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VIOLENZA CONTRO LE DONNE

conferenze e riflessioni sul tema


  
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GLI AMICI DEL COMITATO

 

   

  


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a cura di Flavio Novara


COMITATO

UNITI PER TITTI

"Perchè ciò che è accaduto a Tiziana non possa più accadere a nessuno"

 

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  Leggi: "DIARIO DI UN COMITATO"

19 aprile 2012
Tiziana Olivieri, 41 anni nata il 11 maggio viene uccisa la sera dal suo compagno/convivente, Ivan Forte. Dopo aver assassinato la compagna, ha incendiato l’abitazione nel tentativo di “coprire” con il fuoco ciò che aveva fatto. Dopo aver portato in salvo il figlioletto, nel cuore della notte (alle 3.45 del 20 aprile) aveva dato l’allarme ai vicini di casa, invitandoli a fuggire perché la casa stava bruciando e Tiziana era bloccata in casa.

4 novembre 2013
Questa mattina, in tribunale a Reggio Emilia, il gup Angela Baraldi ha condannato Ivan Forte a 20 anni di reclusione per l'omicidio di Tiziana Olivieri. Pena stabilita con rito abbreviato, nonostante il pubblico ministero Valentina Salvi avesse chiesto l’ergastolo. Il GUP non ha riconosciuto nè le attenuanti generiche nè le aggravanti. Nemmeno ha disposto la carcerazione ma solo l'obbligo di firma a Castrovillari (Cosenza). Del milione di euro circa chiesto dalla parte civile come risarcimento in favore del bimbo della coppia, Nicolò, della madre e del fratello di Tiziana, Rosella Carlini e Alessandro Olivieri, la cifra concessa è stata dimezzata. Ancora una volta, nonostante la condanna, Ivan Forte lascia il tribunale da uomo libero. Se non farà ricorso o scapperà, entrerà in carcere tra 90gg, dopo il deposito della sentenza.

6 novembre 2013
Il dott. Francesco Caruso presidente del tribunale di Reggio Emilia, concede un intervista in cui sostiene che “La sentenza è severa” e che la precedente scarcerazione è stato “Un errore che ha rivelato però che il carcere non era necessario”. Ma non finisce qui. Afferma anche che «Basta con le pressioni» e che «Alla luce di quello che è accaduto, ovvero il fatto che Forte ha rispettato rigorosamente la misura alternativa che gli è stata applicata, quell’errore non è poi stato un errore. Il carcere preventivo dovrebbe essere un’eccezione, per evitare il pericolo di fuga, la reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove. In questo caso c’era solo il primo rischio e Forte ha dimostrato, finora, che non ha intenzione di fuggire. E poi non dimentichiamo che in Italia si sta andando verso una limitazione della carcerazione preventiva perché si continua a dire che troppe persone vanno in carcere prima di essere giudicate». (leggi intervista).
Il Comitato per voce di Novara Flavio e Alessandro Arrighi, rispondono al presidente. (Leggi il comunicato)

7 novembre 2013
Ore 17,30 Ivan Forte viene arrestato per pericolo di fuga a Castrovillari (Cosenza) su richiesta del PM, e condotto in cella. Il suo avvocato annuncia ricorso.


CARA TIZIANA...

di Novara Flavio

Cara Tiziana

ti scrivo perchè in questi giorni, sono numerosi gli eventi organizzati per ricordare le donne maltrattate e uccise nel mondo. Una giornata internazionale per gridare, “Basta violenza sulle donne!”. Un urlo che deve uscire dalla bocca di tutti per colpire dritto al cuore ogni uomo, ogni violento.
Il giorno che Ivan ti ha strappata dalla vita e dal tuo bambino che tanto avevi desiderato,  lo sgomento ci ha travolto come una colpo di vento gelido che congela ogni emozione. Dopo, solo il vuoto. Sospeso ed in attesa di essere colmato purtroppo, solo dal dolore di tua madre e di tuo fratello.

Pensavamo che il tempo avrebbe aiutato tutti noi a superare la tempesta che ci aveva colto impreparati ma, purtroppo, la liberazione del tuo assassino per superficialità ed incuria della giustizia degli uomini, ha risvegliato il nostro sgomento trasformando il dolore in rabbia.
Rabbia, non vendetta. Quella sete di giustizia che non vuole e non crede che uccidendo il tuo carnefice possa riportarti in vita e rendere onore al tuo sacrificio. Ma per quell'onestà degli uomini, che nella giusta pena verso gli assassini, si riconosce come Comunità che vive condividendo quei valori e quei principi guida, che devono difendere un paese civile dai più forti e dai potenti.

Quando Ivan, il tuo compagno, l'uomo con cui avevi deciso di mettere al mondo Nicolò, ti ha stretto quel foulard intorno al collo sino ad arrestare il tuo respiro, certamente neanche tu pensavi che potesse arrivare a tanto. Del resto le discussioni familiari e le divergenze di opinioni quando arrivano ad un punto di non ritorno, da tempo si risolvono con il lasciarsi, interrompendo quel ricordo d'amore iniziale, che troppo spesso viene seppellito in fondo al nostro cuore.
Non conta la differenza d'età, la provenienza regionale, l'appartenenza religiosa o nazionale. Questi sono solo condizionamenti sociali che mirano, come ben sai, a classificarci, a dividerci, a non riconoscerci. Gli stessi condizionamenti che, con la scelta fatta, anche tu avevi deciso di combattere. Un inquietudine che ti aveva anche convinta, tempo addietro, a partecipare alla marcia della Pace Perugia-Assisi. Non solo come atto di pace ma per ricordare che in amore conta quello che siamo disposti a mettere in gioco per l'altro, soprattutto per quella parte di noi con cui abbiamo deciso di condivide la nostra vita.

Chissà quanti “Perchè?” e pensieri rivolti al tuo bambino, sono passati nella tua mente durante le due ore di attesa che hanno preceduto la decisione di Ivan di usare il fuoco per nascondere il suo gesto violento. Una fiamma non purificatrice da ancestrali usanze, ma mistificatrice e risolutrice per lui di “un fastidioso ed insistente problema”.
Cara Tiziana, questo è proprio il punto che ci ha e credo ti abbia, maggiormente stupito. Un gesto così lontano dalla nostra e dalla tua cultura, da non poter esser compreso, quantomai giustificato.

Tu certamente ti chiederai come è possibile che la giustizia terrena, abbia sviluppato il tuo processo in quel modo. Come è stato possibile che le forze dell'ordine, il Pubblico Ministero, il Magistrato e gli avvocati difensori, abbiamo guidato il procedimento giudiziario con tanta superficialità e meccanicità procedurale. Come è stato possibile concedere uno sconto di 1/3 della pena “d'ufficio” al tuo assassino, solo perchè ha scelto una forma processuale inventata per nascondere l'incapacità organizzativa di uno Stato? Come è stato possibile lasciare libero un uomo che ti ha uccisa ed è stato condannato a 30 anni, di cui 10 scontati immediatamente dopo la sentenza?

Ti sarai certamente arrabbiata, conoscendo il tuo carattere deciso ma addolcito dal nuovo ruolo di madre, cercando di comprendere come noi, senza riuscirci, il motivo per il quale il Giudice ha deciso di rendere inattendibili “l'aggravante per futili motivi” come le minacce, la questione dei furti, la sua mancata presenza come padre etc., senza sentire le persone  a te vicine? Senza nessuna testimonianza diretta che potesse avvallare quanto tua madre e tuo fratello hanno da subito sostenuto.

So quanto ti dispiaccia vedere soffrire, nella loro battaglia, tuo fratello ed in particolare tua madre che oltre ad aver perso sua figlia, viene anche accusata dalla difesa del tuo omicida, di essere falsa ed di essersi inventata tutto quello che tu gli confidavi. Peccato che tu non possa più parlare, almeno avresti potuto chiedere a chi doveva svolgere le indagini e non le ha fatte, anche il motivo per il quale nella fase processuale sono per esempio completamente assenti le analisi su i tuoi cellulari.

Non so se anche tu hai avuto la sensazione, anche a causa dello scandaloso errore iniziale che ha portato alla scarcerazione di Ivan, che questo processo andasse chiuso prima possibile perchè scomodo e apparentemente facile? Una cosa nata male da superare quanto prima.

Lo so, ci sono procedure e lati oscuri che come te, non afferriamo. Del resto non siamo del mestiere perchè è di questo che si parla. Non di logica. Il diritto non è logica. Quella stessa logica da te applicata e che ora non ti consente di comprendere come mai la difesa presenta una perizia “cromosomica aggressiva” che viene accettata; un PM chiede l'ergastolo nella sua arringa conclusiva ma non l'arresto; un GIP che condanna e lo lascia uscire da uomo libero, salvo riarrestarlo per la medesima imputazione perchè “pericoloso confermato dalla perizia presentata dalla difesa” due giorni dopo, guarda caso a casa sua. Nella sua terra natia, vicino ai suoi genitori, dove viene poi rinchiuso.

Come avrai saputo ora Ivan vuole scontare la pena. Non credo sia pentito, almeno per ora, ma sta solo cercando di aprire la strada per una futura riduzione del periodo di detenzione, apparendo così agli occhi di chi lo dovrà giudicare, come una persona matura e responsabile. Un motivo che penso lo abbia spinto, dato che al massimo se si comporta bene non farà più di 8 anni, a non chiedere il ricorso e così procedere con gli altri due gradi di giudizio.
Forse non lo sai ma in Italia, il paese dei condoni e delle assoluzioni facili, comportarsi bene consente di avere uno sconto di 42 giorni ogni 6 mesi di carcere. Il che significa tornare a casa presto e perdonato.

Non ti preoccupare però, noi continueremo ad aiutare i tuoi famigliari e a vegliare su Nicolò. Anche per questo abbiamo fondato un comitato “Uniti per Titti”, il tuo soprannome. Proveremo, finché avremo voce, ad urlare che nessuna donna e uomo deve essere ucciso e che i loro assassini non devono più girare impuniti per il nostro paese; che il movente per un omicido sia definito per “scatto d'ira” solo se non occulta l'orrendo gesto in modo calcolato e preciso e che non possa usufruire di sconti di pena “d'ufficio”. Proveremo a fare in modo e credo sia giunto il momento, che la giustizia faccia veramente il suo corso.

Un abbraccio

(Comitato Uniti per Titti)

25/11/13


TI AMO DA VIVERE
GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Una serata all'insegna della riflessione sul triste fenomeno del femminicidio.
Del resto gli ospiti non potevano che affrontare in modo caparbio l'argomento proposto.
Durante la discussione, che ha visto anche la partecipazione attiva del pubblico, si è cercato di affrontare il fenomeno violenza sulle donne non solo riferito al rapporto di genere uomo-donna ma a un più ampio aspetto. Dalla violenza sociale, come fenomeno strettamente legato alla crisi economica, all'applicazione delle pene verso omicidi e persecuzioni. Passando attraverso le possibili patologie e la reazione attiva o passiva delle nuove generazioni, si è cercato infine di comprendere anche quale poteva essere quel filo conduttore che portasse a possibili soluzioni. In particolare sul perchè questo compito non può esser lasciato solo alla scuola.

 

1° Parte: Novara – Marini – Arrighi – Montanari 

2°Parte: discussione con il pubblico


evento organizzato dal circolo PRC di Casalgrande - NOTTI ROSSE
spazio sala espositiva incontro teatro De Andrè
21 novembre 2013

 


DELITTO DI RUBIERA IL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE: «LA SENTENZA È SEVERA»
Di Tiziano Soresina

Francesco Caruso risponde alle critiche sull’entità della condanna a 20 anni di Ivan Forte: «Basta con le pressioni». E torna sulla precedente scarcerazione: «Un errore che ha rivelato però che il carcere non era necessario»
La scia di polemiche sembra non lasciare mai il nostro tribunale quando s’affaccia il caso giudiziario che ruota attorno al delitto della 40enne Tiziana Olivieri, strangolata nell’aprile 2012 – a Fontana di Rubiera – dal convivente 28enne Ivan Forte. Nella “centrifuga” delle critiche gridate c’è ora la sentenza di condanna a vent’anni di reclusione e il fatto che l’assassino non sia entrato subito in carcere, mentre in precedenza la famiglia della vittima e il comitato “Uniti per Titti” sono insorti per l’errore del giudice che portò alla scarcerazione di Forte (“confinato” dal 7 maggio a Castrovillari con l’obbligo di firma) e poi per il rinvio del processo due settimane or sono per l’assenza, agli atti, di alcuni tabulati.
Francesco Caruso, come presidente del tribunale di Reggio, cosa risponde alle critiche “piovute” sulla sentenza emessa dal gup Angela Baraldi? «Premesso che il tribunale di Reggio ha giudici seri, scrupolosi e d’altissimo livello, dico che siamo di fronte a una sentenza severa. Il gup Baraldi non ha ritenuto provata l’aggravante dei futili motivi e spiegherà le sue ragioni nelle motivazioni della sentenza. Considerando poi che il processo si è tenuto con il rito abbreviato, che dà diritto ad uno sconto di pena di un terzo, i 20 anni di reclusione sono il risultato dell’applicazione del massimo della pena per il reato principale d’omicidio e per quelli “satelliti”. Ma voglio aggiungere che i magistrati non devono lasciarsi condizionare dalle emozioni che un certo delitto ha provocato tra i familiari o nell’opinione pubblica».
Discorsi non facili da accettare per i familiari delle vittime... «Sono comprensibili i sentimenti dei parenti o dei conoscenti delle vittime, ma la giustizia non è vendetta. Il nostro è un sistema di civiltà giuridica, da Paese civile. Il processo è tecnico, freddo, oggettivo, deve resistere alle pressioni esterne. La sentenza tiene conto delle due parti in causa e il giudice la spiega, motivandola. Per cui cerchiamo di evitare un clima da Colosseo».
Altro tasto delicato: Ivan Forte rimane fuori dal carcere e i familiari della vitima s’attendevano in aula la richiesta della misura restrittiva da parte del pm Valentina Salvi. Lei come la pensa su questo versante? «La nuova richiesta deve basarsi sul pericolo di fuga del condannato. Quindi è giusto che non sia stata fatta in aula: il pm Salvi avrebbe sbagliato se avesse agito diversamente».
Ritorniamo a sei mesi fa, a quell’errore del giudice che ha portato alla decorrenza dei termini di custodia cautelare in carcere per l’omicida. Un errore che è tornato spesso, durante il processo, nelle parole dei familiari e del comitato “Uniti per Titti”... «Alla luce di quello che è accaduto, ovvero il fatto che Forte ha rispettato rigorosamente la misura alternativa che gli è stata applicata, quell’errore non è poi stato un errore. Il carcere preventivo dovrebbe essere un’eccezione, per evitare il pericolo di fuga, la reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove. In questo caso c’era solo il primo rischio e Forte ha dimostrato, finora, che non ha intenzione di fuggire. E poi non dimentichiamo che in Italia si sta andando verso una limitazione della carcerazione preventiva perché si continua a dire che troppe persone vanno in carcere prima di essere giudicate».
Per quell’errore venne annunciata un’ispezione ministeriale in tribunale a Reggio. E’ ancora incombente? «Ho inviato le relazioni richieste e da allora non ho avuto più notizie. Non credo vi sia un’inchiesta».
Ritiene corretto che venga applicato il rito abbreviato, con sconto di pena, nei casi omicidio? «Io lascerei le cose come stanno, perché l’ergastolo si può infliggere anche con il rito abbreviato, facendo valere determinate aggravanti».

6/11/13 – Gazzetta di Reggio Emilia


“MA QUALE COLOSSEO. DOVE' IL RISPETTO DELLE VITTIME”
di Novara Flavio e Alessandro Arrighi*

Non c'è che dire questo processo è cominciato male e sta finendo peggio. Manca solo che l'imputato, Ivan Forte, scappi in qualche paese del Sud America e la questione è completa.
Ci mancavano anche le dichiarazione del dott. Francesco Caruso, presidente del tribunale di Reggio Emilia per farci superare lo sgomento e scaturire la nostra rabbia. Perchè le sue parole sono incredibili, certamente schiette ed oggettive rispetto all'applicazione della legge, ma incomprensibili per il valore sociale attribuibile alla stessa. Quello che sostiene il dott. Caruso, su cui noi non ci siamo mai scagliati in riconoscimento dei molti altri processi scomodi sostenuti, è ancora una volta che la Giustizia di questo paese non considera la vita dei suoi cittadini, il bene primario, il più prezioso. Un principio fondamentale che va difeso sopra tutto. Com'è possibile accusarci di cercare vendetta quando a più riprese abbiamo chiesto solo giustizia? Se “Il nostro è un sistema di civiltà giuridica, da Paese civile” come è possibile considerare un omicida alla stregua di un comunissimo borseggiatore? Ma quale “evitare un clima da Colosseo” siete voi che lo volete e avete provocato questo clima. Con la superficialità con cui avete permesso che un assassino possa girare indisturbato a causa di un vostro errore. E avete anche il coraggio di definire che “quell’errore non è poi stato un errore” perché “il Forte ha rispettato rigorosamente la misura alternativa che gli è stata applicata”?
Qui non si tratta di vendetta ma di Giustizia, che non si amministra solo con una sentenza a 20 anni che, attraverso lo sconto previsto di 46 giorni ogni 6 mesi per buona condotta, rimarrebbero al massimo 7 anni.
Noi vi abbiamo sempre rispettato anche quando avete commesso degli errori gravi attribuiti alle vostre scarse risorse ma ciò che avete fatto è permettere che un assassino possa girare per la città solo perché “ha dimostrato, finora, che non ha intenzione di fuggire”. E poi se davvero in Italia, come lei afferma, “non dimentichiamo si sta andando verso una limitazione della carcerazione preventiva perché si continua a dire che troppe persone vanno in carcere prima di essere giudicate” , cosa centra questo con Ivan Forte che è stato condannato a 20 anni di carcere per accertato e confesso omicidio di Tiziana? Come si può considerare, anche giuridicamente, un omicidio alla stregua di un comune reato contro il patrimonio, considerando, inoltre, che il Forte, come sostenuto dalla difesa, avrebbe un difetto genetico che lo condurrebbe a facile reazioni violente? Non è forse allora un pericolo per la comunità?
Come si può anche per questo, permettere che Ivan possa andare al mare mentre una famiglia che reagisce a uno sfratto a causa del mancato pagamento di un debito alle banche viene rinchiusa per mesi? Per non parlare poi del trattamento riservato ad un cittadino extracomunitario che vuole migliorare la propria vita scappando anche dalla guerra e dalla fame, che viene dimenticato rinchiuso nei CEI perché in attesa d'identificazione?
Voi continuate a gestire la Giustizia come dei burocrati che non tengono conto minimamente delle reazioni sociali e delle conseguenze che queste possono avere sulla cultura disfattista ed egoista che ormai da troppi anni domina incontrastata questo paese. Un Far West di sopraffazione e dominio del più forte sul più debole. Per voi è più utile colpire con il carcere manifestanti NO TAV, omettere terre inquinate dalla mafia che uccidono o essere complici di quelli che caricano con lacrimogeni e manganelli i lavoratori in sciopero per un pezzo di pane, che incarcerare assassini.
Comprendiamo che forse la legge vigente ha dei limiti ma voi avete però la possibilità di interpretarla al meglio nel rispetto di noi cittadini. Siete o non siete un organo indipendente come previsto dalla nostra Costituzione? E allora chiedete al vostro Consiglio Superiore della Magistratura di esprimersi in merito all'assurdità che venga applicato il rito abbreviato anche nei casi di omicidio, per via della riduzione della pena e che sia inammissibile la possibilità di scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare per un omicida reo confesso o colto in flagranza di reato. Denunciate l'assurdo di questo Governo che nel decreto contro il femminicidio ha inserito norme repressive che nulla hanno a che fare con questa tragedia sociale.
Come può ben vedere noi non siamo un comitato di forcaioli e lo ripetiamo: un assassino non può girare indisturbato.
Chiedere ai cittadini di operare in rispetto della Legge implica vicendevolmente il loro Diritto di pretendere pari Giustizia. Ciò che troppo spesso non avviene. Se non volete un clima da Colosseo, non basta dirlo. Scendete dal palco di quell'arena e provate a comprendere il dolore e l'assurdità del vostro agire. Provate ad entrare nei cuori di quelli che nella sabbia di questo circo quotidianamente combattono per sopravvivere. E provate finalmente a non mettere sullo stesso piano vittime e carnefici, tutelando molto più i primi. Comprendiamo le vostre difficoltà nel svolgere il vostro lavoro ma se non riuscite ad agire in modo Democratico e paritetico, bloccate le Procure e chiedete Vera Giustizia e l'applicazione del pari diritto sancito dalla nostra Costituzione. Anche se questo significa smettete di essere complici di quei politici che su questo stato delle cose, stanno mantenendo il loro potere e difendendo il “diritto dei pochi”. Fatelo e vedrete che noi cittadini non vi criticheremo e saremo al vostro fianco.

* Comitato Uniti per Titti
7/11/13


PROCESSO OLIVIERI: FINALMENTE CONDANNA?
Novara Flavio e Alessandro Arrighi

 

Lunedì 4 Novembre 2013 salvo altri errori, omissioni o sparizioni di documenti, la vicenda dell’omicidio di Tiziana Olivieri, uccisa dal suo compagno Ivan Forte, che ricordiamo reo confesso dopo aver tentato con il fuoco di occultare l'omicidio, dovrebbe volgere finalmente al termine. Almeno alla conclusione, con sentenza in primo grado, di condanna del Forte al massimo della pena. Un omicidio, è bene ricordarlo, “per futili motivi” che ha privato Nicolò di soli 11 mesi della propria madre. Una condanna che speriamo le istituzioni non deludano, esemplare per tutti noi e per tutti coloro che hanno seguito questa triste vicenda, in particolare per la famiglia di Tiziana da troppo tempo sfiduciata soprattutto nei confronti delle istituzioni stesse.
Noi del comitato “Uniti per Titti“ fino ad oggi ci siamo battuti al fianco della madre Rossella e del fratello Alessandro per non farli sentir soli. Abbiamo cercato di dare risalto mediatico e politico a questo barbaro e macabro caso di omicidio che ha colpito la nostra comunità e nel profondo ogni membro del nostro comitato, senza mai attaccare le istituzioni, che con i loro errori hanno reso un caso apparentemente semplice (il Forte non ha mai ritrattato la propria colpevolezza) in un caso terribilmente complesso.
Ci sono per esempio punti, alcuni di natura attribuibili al processo ed altri al ruolo della Procura e degli organi del Tribunale di Reggio Emilia, su cui sarebbe bene soffermarsi.
Innanzitutto le precedenti udienze hanno evidenziato, secondo quanto emerso dalle dichiarazioni degli avvocati o parenti presenti in aula, un ruolo di Tiziana alquanto discutibile.
Nefandezze che noi del Comitato non possiamo accettare. Proprio per quel forte senso di giustizia che ci ha spinto ad unirci in un Comitato in difesa del diritto sancito dalla nostra Costituzione che prevede pari Giustizia a tutti i cittadini. Non possiamo accettare fandonie come quelle trapelate dalla camera di consiglio del processo, dove si afferma che Tiziana prevaricava e umiliava continuamente il suo compagno addirittura accusandolo di provenire dal sud, quando le origini stesse di Tiziana certamente non erano Altoatesine. Un atteggiamento razzista che non si addice certo al profilo educativo di Tiziana.

Curioso anche il cambio di movente dell'omicidio che è passato dal banale litigio sul luogo dove passare le ferie quell’anno, con i genitori di lui o in Romagna, come dichiarato dal Forte nella sua confessione, ad un atto di violenza che Tiziana avrebbe perpetrato ai danni del piccolo Nicolò. Ovvero gettare il bambino a terra dopo l'ennesima lite. Una dichiarazione questa rilasciata anche dall'avvocato Lombardi non solo ai giornali ma anche ad Alessandro, membro del nostro Comitato, che sarebbe confermata “dal certificato del medico che ha visitato Nicolò dopo l'accaduto e ha accertato presenze di ecchimosi”.  Insomma quasi ad affermare, mentre si accendeva la sua immancabile pipa, “chi non lo avrebbe fatto?”.
Peccato che da una nostra personale indagine scopriamo che esiste veramente il certificato del pronto soccorso redatto quella stessa notte dal medico che ha visitato Nicolò, ma che del trauma in questione non vi è alcuna traccia. Gli atti in nostro possesso affermano nessuna presenza di ecchimosi ma il valore di “CPK elevato, che va interpretato alla luce della storia clinica del piccolo che da pochi giorni ha iniziato a fare i primi passi e conseguentemente cade spesso” (note del medico Riva Marika riportate sul certificato).
Chi ha dato questa informazione ai medici se non il Forte stesso dato che Tiziana era già stata uccisa? Inoltre chiunque si occupi o abbia un minimo di basi mediche, sa che basta fare di corsa due volte una scala senza essere allenati o per un bambino cadere sul sedere una volta sola, che il valore di CPK si elevi al massimo.
Per  non parlare poi dell'altra, a nostro avviso, assurdità medica non confutata in toto, espressa agli atti dall'avvocato Lombardi riguardo alla perizia medica che avrebbe accertato un “difetto genetico” nel Forte, come causa d'aggressione. Speriamo che il processo riesca a fare chiarezza su tutto questo, convocando esperti non solo di parte.
C'è un altra questione in questo processo che ci lascia perplessi. E' il comportamento della Procura e del Tribunale di Reggio Emilia.
Il 23 ottobre 2013, mentre tutto il comitato era presente in diligente silenzio davanti all’aula del tribunale, attendendo di conoscere la sentenza, arriva l’ennesima doccia fredda: “rinvio dell’udienza“ perché miracolosamente riappaiono i tabulati telefonici che non erano stati inseriti nel fascicolo durante la prima udienza conoscitiva.
Come è possibile che una Procura che aveva con grave responsabilità permesso la scarcerazione dell'assassino per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva, abbia permesso con allucinante superficialità di rinviare l'udienza al 4 novembre per la mancanza dei documenti? Non era bastato al GIP o chi per esso, il rinvio a causa dell'adesione allo sciopero degli avvocati indetto il 8 luglio che aveva fatto slittare l'udienza al 23 di settembre, per controllare la presenza dei documenti necessari? Non è bastato lo sconcerto dell'opinione pubblica e la pressione mediatica esercitata dai mezzi di comunicazione riguardo questo primario errore, la scarcerazione del Forte, per aumentare l'attenzione verso questo processo? Non osiamo pensare come devono essere trattati gli altri processi che non “godono” a loro malgrado, di tale attenzione.
E allora ci viene un dubbio: non è che su questo processo si sta giocando una “questione politica” tutta interna al Tribunale stesso che vede i soggetti giuridici direttamente coinvolti? Un tentativo di mettere in cattiva luce il PM o il GIP o viceversa qualcuno all'interno delle Procura per assecondare o promuovere altri al loro posto? E ancora, come mai per costruire un'immagine corretta di Tiziana e così fronteggiare la possibile costruzione di una macchina del fango nei confronti della nostra amica, il PM non ha sentito o convocato nessun collega o amica della vittima?
Non vorremmo mai che questa superficialità della Procura, alla fine sia utilizzata per confondere il reale obiettivo o guadagnar tempo per consentire all'imputato di costruirsi un'onorabilità che non può e non deve essere concessa. O peggio poter usufruire di numerosi rinvii che nel corso dei tre gradi di giudizio possano condurre ad una sua scarcerazione per prescrizione del reato.
Noi del Comitato vogliamo giustizia, lo ribadiamo, non vendetta. Non è questo che anima il nostro cuore e crediamo che di tutte le parole, il nostro pensiero stia nell'appello del nostro Alessandro Arrighi, che per la prima volta e a titolo prettamente personale si rivolge ad Ivan Forte:
“Se come trapelato anche dalle affermazioni del tuo avvocato, che però io ritengo non più attendibile, tu sei veramente pentito, prova a riflettere sul fatto che in futuro potresti trovarti di fronte ad un ragazzo, tuo figlio, che ti chiederà spiegazioni; che vorrà sapere perchè oltre ad aver assassinato sua madre hai voluto ulteriormente infangare la sua memoria. Non credi che questo sia davvero troppo? Mostra, invece, un minimo di umanità e restituisci la dignità che merita alla tua vittima, una volta tua compagna. Supera veramente il tuo gesto scellerato! Dichiara la verità e ritira le tue affermazioni che infangano la sua memoria. Accetta la tua condanna e sconta la tua pena. Se veramente le hai voluto bene credo che almeno questo tu lo debba a lei e a tutti noi.

1/11/13


VITTIMA CARNEFICE
di Flavio Novara

In risposta all'articolo pubblicato (leggi)

il 5 ottobre 2013 sul Resto del Carlino - Modena

Certamente il processo a carico di Ivan Forte per l'omicidio di Tiziana Olivieri, da lui strangolata dopo l'ennesima discussione, ha fatto più scalpore per il suo rilascio, a causa di un errore procedurale che ha portato alla scadenza dei termini di carcerazione preventiva, che per l'assassinio stesso dell'ennesima donna che aveva deciso di ribellarsi a uno stato inaccettabile di convivenza.(...)


OMICIDIO DI TIZIANA OLIVIERI, IL COMUNE SARÀ PARTE CIVILE

Il sindaco di Modena Pighi e l’assessore Nordi lo hanno annunciato incontrando il comitato “Uniti per Titti” che protesta per la scarcerazione dell’imputato reo confesso

Il Comune di Modena si costituirà parte civile nel processo per l’omicidio di Tiziana Olivieri. Lo ha annunciato il sindaco Giorgio Pighi incontrando venerdì 7 giugno in Municipio, insieme all’assessore comunale alle Pari opportunità Marcella Nordi, i rappresentanti del Comitato “Uniti per Titti” che si è formato all’indomani della scarcerazione, per motivi burocratici, dell’imputato reo confesso.
Il sindaco Pighi ha ottenuto nei giorni scorsi l’autorizzazione a costituirsi parte civile in quanto a suo tempo nominato tutore del figlio di Tiziana Olivieri.
Sindaco e assessore hanno ascoltato con attenzione le richieste del Comitato, rivolte anche alle più alte cariche istituzionali. Innanzitutto, che l’omicida, che era il compagno della vittima, sia sottoposto nuovamente a custodia cautelare in attesa del processo. Poi, che il governo adotti un decreto legge che precluda la possibilità di usufruire della scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare in caso di omicidio, specialmente quando la prova evidente (confessione, flagranza eccetera) impone la celere fissazione dell’udienza. Infine, che sia al più presto approvata la legge che permette di contrastare il femminicidio e sia inasprita e resa più facilmente applicabile la disciplina del reato di stalking.
Il sindaco Pighi, sottolineando il moltiplicarsi di episodi di inaudita violenza nei confronti delle donne, ha osservato come “la presunzione di innocenza sino alla condanna è prevista dalla nostra Costituzione assieme alla possibilità di applicare la custodia cautelare prima della condanna e alla previsione dei termini massimi di tale custodia. Occorre garantire equilibrio – ha sottolineato Pighi – tra le tre norme evitando che errori del procedimento possano determinare la scarcerazione di imputati per reati gravissimi”. L’assessore Nordi ha aggiunto: “Dobbiamo educare alla tolleranza e al rispetto dell’altro partendo dai cittadini più giovani, ma davanti ai livelli intollerabili per una società civile che sta assumendo il fenomeno della violenza sulle donne e dei femminicidi servono anche leggi adeguate e incisive”.

08/06/2013


INTERVENTO ALLA FIACCOLATA DEL COMITATO “ UNITI PER TITTI “
di Alessandro Arrighi

GUARDA I VIDEO DELLA SERATA


Pubblicato su LIBERA TV


Colgo l’occasione per ringraziare tutti i partecipanti a questa nostra fiaccolata commemorativa per la  nostra amica TIZIANA.
In particolare tutti i membri del comitato UNITI PER TITTI di cui mi vanto di far parte e che oggi, con il mio intervento rappresento.

Ringrazio inoltre l’intera giunta comunale di Rubiera, qui rappresentata dal Sindaco LORENA BACCARANI che con la sua disponibilità sensibilità con la quale si è approcciata a quella che io definisco personalmente la nostra crociata ci ha decisamente aiutati moltissimo, a muovere quelli che noi del comitato chiamiamo i primi passi costituzionali con le istituzioni stesse, per far sentire la nostra voce.

   

Ringrazio, inoltre, per la partecipazione alla fiaccolata ROBERTA MORI Presidente Nazionale delle Commissioni Regionali di Parità,SONIA MASINI Presidente della Provincia di Reggio Emilia. La loro presenza qui questa sera, oltre ad essere molto gradita dal comitato UNITI PER TITTI, dimostra la sensibilità che le stesse istituzioni hanno nei confronti di quello, che troppo spesso ormai succede nel nostro paese. (e permettetemi di dire anche che forse se sono qui questa sera significa che anche il nostro movimento và nella giusta direzione)

Di casi di omicidio come quello di Tiziana infatti ne sono pieni i Giornali ed i telegiornali alcuni di questi casi  addirittura “annunciati“ per le troppe violenze subite dalla vittima prima di diventare tale! Alcune denunciate alcune taciute ... come nel caso di Tiziana … tutte però con un denominatore comune … spessissimo questi reati che si rivelano anche i più atroci ed efferati sono compiuti da persone che la vittima conosceva …….. un familiare……. Un amico…….. un marito, un compagno. E altrettanto spesso queste vittime sono DONNE!!! DA QUI è STATO CONIATO IL TERMINE FEMMINICIDIO…… già…. FEMMINICIDIO un termine per definire un FENOMENO sempre più dilagante che colpisce indistintamente nel nostro paese! Che non fa differenze per ceto sociale, per religione, o per il colore della pelle… ma solo perché Donne e come tale spesso viste e vissute come una PROPRIETA e non come esseri viventi e pensanti….ma quasi come un oggetto che appunto si possiede e che quindi se ne può disporre come meglio si crede…….

Quello che è successo a Tiziana appena un anno fa a tutti noi sembrava solo un incubo…..quante volte abbiamo letto o ascoltato in tv di casi come questo…..eppure ci sembravano così lontani……poi il fatto di Tiziana! Come un fulmine a cel sereno Così terribilmente vicino a tutti noi da toglierci il fiato…… tutto questo ci ha proiettati tutti in un vortice di sentimenti contrastanti…….Rabbia…..dolore……. disperazione ed infine rassegnazione…..già tutti noi qui presenti questa sera ci eravamo RASSEGNATI a quello che era successo! E dopo la confessione di IVAN FORTE un senso di giustizia ci ha almeno consolato….sapendo che il colpevole era in carcere e che vi sarebbe rimasto per molto tempo a venire! Poi a distanza di un anno si sono ripresentati con ancor più vigore i sentimenti di cui parlavo prima…… a questi sentimenti si è aggiunto sgomento ed indignazione e un forte senso di IMPOTENZA per quanto accaduto! Con la scarcerazione del Forte per “ decorrenza dei termini di custodia cautelare “ Tiziana è stata uccisa per la seconda volta…….. e la famiglia di Tiziana….tutti noi abbiamo rivissuto quel tragico evento!
E’ stato proprio uno di questi sentimenti che ha dato vita a questo COMITATO……perché guardandoci negli occhi una sera tra noi amici di Tiziana CI SIAMO DETTI NO! NON POSSIAMO NON FARE NIENTE!!! Non possiamo stare qui immobili a subire una tale ingiustizia!! Quello che ci muove come comitato UNITI PER TITTI non è un senso di Rabbia…….. non è un senso di Vendetta MA UN PROFONDO E CONDIVISO SENSO DI GIUSTIZIA!!
A dimostrazione di ciò che il comitato sostiene vi sono le prime iniziative che lo stesso comitato ha promosso! Abbiamo cercato e ottenuto contatti con le istituzioni, questa serata ne è la prova…abbiamo esposto il nostro progetto e la nostra iniziativa a tutti coloro che abbiano veramente avuto voglia di ascoltarci! Tra questi per prima il Sindaco di Rubiera LORENA BACCARANI e l’intera giunta comunale che ha accettato di integrare in un ordine del giorno che già avevano in programma sul femminicidio, dandosi disponibili ad essere promotori presso le autorità competenti per condividere la nostra battaglia (documento approvato all'unanimità nel Consiglio Comunale di Rubiera il 27 maggio 2013).Questa battaglia civile vogliamo combatterla insieme alle istituzioni! Con le istituzioni! Perché l’ingiustizia subita dalla famiglia di Tiziana non la debba in futuro subirla più nessuno!

Un errore da parte di un giudice ha rimesso in libertà IVAN FORTE! Un banalissimo errore……..che però ha avuto conseguenze devastanti per la psiche della famiglia di Tiziana….noi non colpevolizziamo il giudice in questione in quanto essere umano e lavoratore e si sa chi lavora a volte può sbagliare…… ma la legge che ha permesso questo errore!!! E' proprio in questi casi che servono leggi adeguate per non permettere questo tipo di errori!!! E chiediamo ad alta voce che le istituzioni intervengano per restituire alla famiglia di Tiziana la fiducia nelle istituzioni stesse e un senso di giustizia a tutti noi!!!! La legge sulle scarcerazioni per decorrenza dei termini VA ASSOLUTAMENTE RIVISTA E CORRETTA!!!! Perché nel 21° secolo in un paese che si dice civilizzato non può esistere una legge che permetta ad un omicida per giunta reo confesso di tornare in libertà in attesa di giudizio solo perché è un suo diritto! Ricordiamoci che nel caso di Tiziana …come in altri mille casi per sancire un diritto verso l'omicida reo confesso si trascura o passa come in questo caso in secondo piano il diritto che aveva Tiziana di veder crescere suo figlio……diritto che le è stato negato e tolto proprio dal padre di suo figlio che ora però è LIBERO.E tutto per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva!!! NOI CHIEDIAMO CHE QUESTA LEGGE SIA CAMBIATA!  E proporremo nelle giuste sedi un testo di legge popolare contro il femminicidio, che non permetta più ad un reo confesso di omicidio o chi preso in flagranza di reato di usufruire della scarcerazione per decorrenza dei termini. Noi non ci fermeremo fino a quando tutto questo non si sarà avverato!!!

Busseremo ad ogni porta, che se aperta ci permetterà di fare un altro passo avanti per raggiungere il nostro obbiettivo. Perché quel dolore che ci accomuna alla famiglia di Tiziana non lo debba provarlo mai più nessuno!!!! Personalmente e concludo, SONO CERTO di interpretare il sentimento di tutti i membri del comitato UNITI PER TITTI nel dire questo, mi muove un sentimento…….faccio tutto questo perché un domani a Nicolò il Figlio di Tiziana qualcuno racconterà questa triste storia che lo vede suo malgrado protagonista……. Sappia che un gruppo di amici di sua madre ha contribuito a cambiare le cose! e guardando negli occhi quello che ormai sarà diventato un ragazzo io possa dirgli……io c'ero!!!!!! E non sono stato zitto!!!!!!

06/06/13



ORDINE DEL GIORNO

Consiglio Comunale di Rubiera

Sostegno del Progetto di Legge di iniziativa popolare promosso in Emilia Romagna contro i femminicidi e la violenza sulle donne

GUARDA I VIDEO DEL CONSIGLIO COMUNALE

1° PARTE - La lettura del testo

2° PARTE - Il dibattito delle forze politiche

Premesso che
·  Il documento in oggetto si richiama
- ai diritti fondamentali sanciti dall'ONU
-alla Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne CEDAW,
-alle Risoluzioni dell'UE,
-alla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica,
-alla Costituzione italiana,
-ai principi dello Statuto regionale,

e ribadisce che
la violenza degli uomini sulle donne ha motivazioni culturali come precisa un passaggio della risoluzione 54/134 dell’ONU : “[...] la violenza contro le donne deriva da una lunga tradizione di rapporti di forza disuguali fra uomini e donne, situazione che conduce alla dominazione degli uomini sulle donne e alla discriminazione di queste ultime, impedendo loro di emanciparsi pienamente”.

Considerato che
1. Il presente documento vuole affrontare alla radice l’emergenza sociale della violenza degli uomini sulle donne nella vita pubblica e privata, in tutta la sua complessità e in tutte le forme in cui si manifesta anche nella Regione Emilia-Romagna: violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica, minacce, persecuzioni. A livello regionale, attualmente i dati disponibili forniti dall’Associazione “Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia Romagna” parlano di circa 2300 donne accolte dai Centri e 101 donne ospitate con altrettanti minori.
2. La punta dell’iceberg è rappresentata dalle violenze che portano alla morte. I dati sono allarmanti ed esponenziali, se consideriamo la crescita ininterrotta di questo tipo di eventi dal 2005 ad oggi. La maggior parte delle vittime sono donne italiane, così come la maggior parte degli uomini che le hanno uccise. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di mariti, compagni, conviventi o ex, ma anche figli e padri: uomini con i quali le donne avevano una relazione molto stretta.
3. Una ricerca dell’Università di Harvard ripresa dall’ONU (2003) afferma che la prima causa di morte o di invalidità nel mondo per le donne non è la malattia e non sono gli incidenti stradali ma è la violenza domestica (anche sessuale) subita dalle donne da parte del marito, del compagno, del partner. Il teatro dei soprusi sono di solito le mura domestiche ed è per questo motivo che si parla di “violenza domestica”.

Considerato inoltre che
Un anno fa la nostra comunità è stata colpita da un lutto importante: una giovane donna, madre di un bambino di appena un anno, è stata uccisa tra le mura di casa dal convivente, reo confesso. Lo stesso omicida è uscito recentemente dal carcere per decorrenza dei termini di custodia cautelare.
Una vicenda che ha particolarmente scosso le coscienze della comunità, considerando che il pm Maria Rita Pantani ha presentato, prima della scarcerazione, una nuova richiesta di misura cautelare e l'obbligo di dimora, accolta dal gip Antonella Pini Bentivoglio con la motivazione: “La libera circolazione sul territorio e la frequentazione dei luoghi già abitati insieme alla compagna potrebbe indurre il soggetto a voler prendere o entrare in casuale contatto con il figlio minore e la nonna materna” con il “rischio di reiterazione di condotte violente e improvvise, stante la personalità dell'imputato”.
Anche a seguito di questi fatti, è nato il comitato “Uniti per Titti” che riunisce diversi cittadini – spesso amici e conoscenti della vittima – che desiderano attivarsi sia con progetti di solidarietà che con iniziative di mobilitazione civile su questi temi. Sulla vicenda si è registrato il personale interessamento del Ministro di Grazia e Giustizia Annamaria Cancellieri.

Precisato che
Nella nostra Provincia oltre ad aver promosso una Convenzione tra Comuni e Provincia con l’associazione Nondasola che garantisce l’esistenza ed il buon funzionamento della Casa delle Donne, è stato promosso il Tavolo Interistituzionale, di cui fanno parte, oltre al Comune e alla Provincia,le forze dell’ordine, il Servizio Sanitario, i rappresentanti della Casa delle Donne e delle istituzioni, allo scopo di monitorare, prevenire, agire in maniera tempestiva per la difesa e la tutela delle donne. Due indirizzi politici virtuosi ma ancora non diffusi su tutto il territorio regionale. Inoltre è necessario mettere in atto, in modo stabile, coordinato, e opportunamente sostenuto da risorse umane e finanziarie dedicate, una rete di politiche volte al consolidamento della cultura del rispetto della libertà e della dignità femminile su tutto il territorio non solo comunale/provinciale ma anche regionale e nazionale.

Ribadisce inoltre la necessità di
·  creare le condizioni favorevoli per la diffusione di una cultura di valorizzazione della differenza di genere, della dignità e del rispetto delle donne per prevenire e ridurre il fenomeno della violenza sulle donne in tutta la complessità delle forme in cui si manifesta;
·  ottimizzare l’efficacia degli interventi a sostegno dei percorsi di autonomia delle singole donne vittime di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica affinchè le stesse possano tornare ad esercitare i propri diritti umani e di cittadinanza;
·  contribuire a finanziare il rafforzamento e la diffusione delle Case e Centri antiviolenza e delle Case rifugio in tutto il territorio regionale tendendo al raggiungimento dei parametri europei;
·  mettere a sistema gli interventi di prevenzione della violenza sulle donne attraverso progetti educativi e culturali diffusi, permanenti e puntuali;
·  diffondere, finanziandoli, i servizi di accompagnamento al cambiamento degli uomini violenti.

Intende collaborare con gli organi istituzionali per
·  favorire la creazione di una “Rete regionale contro la violenza” formata dagli enti pubblici territoriali, dalle istituzioni pubbliche e dagli organismi del privato sociale che già intervengono nelle reti locali create dalle diverse province e comuni;
·  istituire un Osservatorio regionale sulla violenza di genere che raccolga i dati provenienti da tutti i soggetti coinvolti (forze dell’ordine, pronti soccorso, centri antiviolenza, servizi sociali, ecc.);
·  realizzare direttamente o tramite altri soggetti pubblici e privati (enti scolastici, comuni e province, associazioni femminili, centri di documentazione) progetti e interventi di prevenzione nel campo dell’istruzione e della formazione rivolte a diverse fasce scolastiche e diversi target (uomini/donne ragazzi/adulti);
·  promuovere azioni di sensibilizzazione contro gli stereotipi di genere in particolare nel campo della comunicazione dei media;
·  promuovere corsi di formazione, anche congiunti, fra tutti i soggetti coinvolti nei servizi di prevenzione, contrasto del fenomeno, accoglienza e sostegno delle donne vittime e di accompagnamento al cambiamento per gli uomini violenti;
·  attivare azioni per favorire la soluzione dei problemi abitativi delle vittime con figli minori promuovendo progetti per l’occupazione delle vittime.

Chiede infine al Sindaco e alla Giunta di
·  aderire all’iniziativa suddetta approvando questo documento di sostegno al progetto di legge regionale avente per titolo “Norme per la creazione della rete regionale contro la violenza di genere e per la promozione della cultura dell’inviolabilità, del rispetto e della libertà delle donne” e di promuovere tutte le premesse contenute, per quanto di competenza.
·  Attivarsi presso il Governo – ed in particolare il ministro di Grazia e Giustizia, Annamaria Cancellieri, il ministro per le Pari Opportunità, Josefa Idem, il ministro degli interni, Angelino Alfano – e presso il Parlamento – nelle figure dei presidenti di Camera e Senato, on.li Laura Boldrini e sen. Pietro Grasso, e dei parlamentari reggiani e modenesi - affinchè si giunga al più presto ad una iniziativa legislativa urgente che, modificando l'attuale normativa, impedisca la possibilità di usufruire “automaticamente” per omicidi reo confessi o arrestati in flagranza di reato, della scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Inoltre, affinchè sia approvata al più presto una legge oggi in studio al Parlamento, per contrastare il grave fenomeno dilagante del “femminicidio”.
·  Collaborare alle iniziative pubbliche – utili sul piano civico ed istituzionale - del comitato “Uniti per Titti”, individuando anche le opportune e corrette forme di partecipazione e vicinanza del Comune di Rubiera alle vittime di questo efferato delitto.

Firmato: Uniti per Rubiera
Il Popolo della Libertà
Gruppo Consiliare Il Forte
Lista Civica 5 Stelle Rubiera
Rifondazione Comunista

 20/05/13


 

COMITATO UNITI PER TITTI

Lettera aperta al

Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini
Ministro per le Pari Opportunità, Josefa Idem
Ministro dell’Interno, Angelino Alfano
Ministro di Grazia e Giustizia, Annamaria Cancellieri
Presidente regione Emilia Romagna, Vasco Errani

Poiché in questi ultimi giorni vi siete tutti espressi contro la violenza alle donne e vi siete impegnati a prendere provvedimenti in merito, vorremmo portare alla vostra conoscenza ciò che sta accadendo in questi giorni a Reggio Emilia, dove un uomo, reo confesso di avere ucciso la compagna circa un anno fa è già tornato in libertà a causa di un disguido burocratico…
Siamo un gruppo di amici della giovane donna che è stata brutalmente uccisa da quell’uomo e vorremmo che questo gravissimo episodio potesse servire almeno a migliorare ciò che oggi si può già fare per contrastare il più possibile un fenomeno che ormai registra nuovi atti quasi ogni giorno. E non ci riferiamo “solo” alla violenza, ma agli omicidi, o forse sarebbe meglio dire femminicidi.
Se è vero infatti, come dice la Presidente Boldrini, che si tratta di educare al rispetto e di cominciare dalle scuole, è anche vero che questo lavoro formativo e culturale ha tempi molto lunghi prima di arrivare a dare i suoi frutti.
E nel frattempo? C’è qualcos’altro che si può fare?
Innanzi tutto il caso di Reggio Emilia ci dice che deve esserci CERTEZZA DELLA PENA!
Se si lasciano accadere episodi come questo senza intervenire, senza scandalizzarsi, senza sollevare proteste anche istituzionali, il rischio è di contribuire ad alimentare quella cultura che alimenta la violenza sui più deboli (donne e bambini): “Che c’è di male? Tanto lo vedi che la fanno franca?”
Non è quindi per desiderio o sete di vendetta che chiediamo alle Istituzioni di intervenire sul caso di Reggio Emilia: Tiziana purtroppo non tornerà comunque in vita… Ma almeno sia chiaro a tutti che chi l’ha uccisa non può farla franca. Deve rendersi conto della gravità di quello che ha fatto: ha ucciso una persona che, per giunta, era la madre di suo figlio: a quante persone ha fatto violenza quell’uomo? Suo figlio crescerà senza madre!! Si rende conto del male che ha fatto?
Benvenga dunque il lavoro di prevenzione proposto dalla Boldrini, ma anche interventi immediati come quelli a cui fa pensare la task-force del Ministro Idem per FAR FUNZIONARE SUBITO LE LEGGI CHE GIA’ CI SONO.
Come ha affermato il Ministro Alfano è senz’altro vero che la legge sullo stalking è stato un importante passo avanti per contrastare la violenza sulle donne: almeno adesso è possibile denunciare.
Ma i dati sui femminicidi ci dicono che forse questo non è ancora sufficiente a fermare i gesti più estremi e purtroppo definitivi…
Risale al 28-29 aprile la notizia di una 22enne uccisa con un colpo di pistola dal suo ex che l’aspettava nel parcheggio dell’ufficio.
Quell’uomo era stato denunciato dalla ragazza e i carabinieri lo avevano chiamato in caserma… dopo qualche giorno a quell’uomo è stato possibile comprare legalmente l’arma con cuil’ha uccisa.
Se le cose sono andate davvero così c’è ancora molto da fare per far funzionare quella legge.
Ci auguriamo che la task-force che il Ministro Idem intende istituire sia in grado di intervenire al più presto non tanto sulla legge, quanto sulla sua concreta applicazione, innanzi tutto a partire da una diversa attenzione che tutte le Forze dell’Ordine dovrebbero mostrare nei confronti delle denunce di stalking, in qualunque modo arrivino: non è compito loro valutare l’attendibilità di chi denuncia (ci penserà la Magistratura, che potrà anche perseguire eventuali abusi), ma è loro compito porre in essere tutte le azioni necessarie perché dal maltrattamento non si arrivi all’omicidio.
Perché dopo, purtroppo, è troppo tardi.
Per Tiziana, e per le altre decine di donne uccise in Italia dopo di lei, è già TROPPO TARDI.

16/05/13


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