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Documenti di approfondimento » Cara Tiziana, ti scrivo  

CARA TIZIANA...

di Novara Flavio

Cara Tiziana

ti scrivo perchè in questi giorni, sono numerosi gli eventi organizzati per ricordare le donne maltrattate e uccise nel mondo. Una giornata internazionale per gridare, “Basta violenza sulle donne!”. Un urlo che deve uscire dalla bocca di tutti per colpire dritto al cuore ogni uomo, ogni violento.
Il giorno che Ivan ti ha strappata dalla vita e dal tuo bambino che tanto avevi desiderato,  lo sgomento ci ha travolto come una colpo di vento gelido che congela ogni emozione. Dopo, solo il vuoto. Sospeso ed in attesa di essere colmato purtroppo, solo dal dolore di tua madre e di tuo fratello.

Pensavamo che il tempo avrebbe aiutato tutti noi a superare la tempesta che ci aveva colto impreparati ma, purtroppo, la liberazione del tuo assassino per superficialità ed incuria della giustizia degli uomini, ha risvegliato il nostro sgomento trasformando il dolore in rabbia.
Rabbia, non vendetta. Quella sete di giustizia che non vuole e non crede che uccidendo il tuo carnefice possa riportarti in vita e rendere onore al tuo sacrificio. Ma per quell'onestà degli uomini, che nella giusta pena verso gli assassini, si riconosce come Comunità che vive condividendo quei valori e quei principi guida, che devono difendere un paese civile dai più forti e dai potenti.

Quando Ivan, il tuo compagno, l'uomo con cui avevi deciso di mettere al mondo Nicolò, ti ha stretto quel foulard intorno al collo sino ad arrestare il tuo respiro, certamente neanche tu pensavi che potesse arrivare a tanto. Del resto le discussioni familiari e le divergenze di opinioni quando arrivano ad un punto di non ritorno, da tempo si risolvono con il lasciarsi, interrompendo quel ricordo d'amore iniziale, che troppo spesso viene seppellito in fondo al nostro cuore.
Non conta la differenza d'età, la provenienza regionale, l'appartenenza religiosa o nazionale. Questi sono solo condizionamenti sociali che mirano, come ben sai, a classificarci, a dividerci, a non riconoscerci. Gli stessi condizionamenti che, con la scelta fatta, anche tu avevi deciso di combattere. Un inquietudine che ti aveva anche convinta, tempo addietro, a partecipare alla marcia della Pace Perugia-Assisi. Non solo come atto di pace ma per ricordare che in amore conta quello che siamo disposti a mettere in gioco per l'altro, soprattutto per quella parte di noi con cui abbiamo deciso di condivide la nostra vita.

Chissà quanti “Perchè?” e pensieri rivolti al tuo bambino, sono passati nella tua mente durante le due ore di attesa che hanno preceduto la decisione di Ivan di usare il fuoco per nascondere il suo gesto violento. Una fiamma non purificatrice da ancestrali usanze, ma mistificatrice e risolutrice per lui di “un fastidioso ed insistente problema”.
Cara Tiziana, questo è proprio il punto che ci ha e credo ti abbia, maggiormente stupito. Un gesto così lontano dalla nostra e dalla tua cultura, da non poter esser compreso, quantomai giustificato.

Tu certamente ti chiederai come è possibile che la giustizia terrena, abbia sviluppato il tuo processo in quel modo. Come è stato possibile che le forze dell'ordine, il Pubblico Ministero, il Magistrato e gli avvocati difensori, abbiamo guidato il procedimento giudiziario con tanta superficialità e meccanicità procedurale. Come è stato possibile concedere uno sconto di 1/3 della pena “d'ufficio” al tuo assassino, solo perchè ha scelto una forma processuale inventata per nascondere l'incapacità organizzativa di uno Stato? Come è stato possibile lasciare libero un uomo che ti ha uccisa ed è stato condannato a 30 anni, di cui 10 scontati immediatamente dopo la sentenza?

Ti sarai certamente arrabbiata, conoscendo il tuo carattere deciso ma addolcito dal nuovo ruolo di madre, cercando di comprendere come noi, senza riuscirci, il motivo per il quale il Giudice ha deciso di rendere inattendibili “l'aggravante per futili motivi” come le minacce, la questione dei furti, la sua mancata presenza come padre etc., senza sentire le persone  a te vicine? Senza nessuna testimonianza diretta che potesse avvallare quanto tua madre e tuo fratello hanno da subito sostenuto.

So quanto ti dispiaccia vedere soffrire, nella loro battaglia, tuo fratello ed in particolare tua madre che oltre ad aver perso sua figlia, viene anche accusata dalla difesa del tuo omicida, di essere falsa ed di essersi inventata tutto quello che tu gli confidavi. Peccato che tu non possa più parlare, almeno avresti potuto chiedere a chi doveva svolgere le indagini e non le ha fatte, anche il motivo per il quale nella fase processuale sono per esempio completamente assenti le analisi su i tuoi cellulari.

Non so se anche tu hai avuto la sensazione, anche a causa dello scandaloso errore iniziale che ha portato alla scarcerazione di Ivan, che questo processo andasse chiuso prima possibile perchè scomodo e apparentemente facile? Una cosa nata male da superare quanto prima.

Lo so, ci sono procedure e lati oscuri che come te, non afferriamo. Del resto non siamo del mestiere perchè è di questo che si parla. Non di logica. Il diritto non è logica. Quella stessa logica da te applicata e che ora non ti consente di comprendere come mai la difesa presenta una perizia “cromosomica aggressiva” che viene accettata; un PM chiede l'ergastolo nella sua arringa conclusiva ma non l'arresto; un GIP che condanna e lo lascia uscire da uomo libero, salvo riarrestarlo per la medesima imputazione perchè “pericoloso confermato dalla perizia presentata dalla difesa” due giorni dopo, guarda caso a casa sua. Nella sua terra natia, vicino ai suoi genitori, dove viene poi rinchiuso.

Come avrai saputo ora Ivan vuole scontare la pena. Non credo sia pentito, almeno per ora, ma sta solo cercando di aprire la strada per una futura riduzione del periodo di detenzione, apparendo così agli occhi di chi lo dovrà giudicare, come una persona matura e responsabile. Un motivo che penso lo abbia spinto, dato che al massimo se si comporta bene non farà più di 8 anni, a non chiedere il ricorso e così procedere con gli altri due gradi di giudizio.
Forse non lo sai ma in Italia, il paese dei condoni e delle assoluzioni facili, comportarsi bene consente di avere uno sconto di 42 giorni ogni 6 mesi di carcere. Il che significa tornare a casa presto e perdonato.

Non ti preoccupare però, noi continueremo ad aiutare i tuoi famigliari e a vegliare su Nicolò. Anche per questo abbiamo fondato un comitato “Uniti per Titti”, il tuo soprannome. Proveremo, finché avremo voce, ad urlare che nessuna donna e uomo deve essere ucciso e che i loro assassini non devono più girare impuniti per il nostro paese; che il movente per un omicido sia definito per “scatto d'ira” solo se non occulta l'orrendo gesto in modo calcolato e preciso e che non possa usufruire di sconti di pena “d'ufficio”. Proveremo a fare in modo e credo sia giunto il momento, che la giustizia faccia veramente il suo corso.

Un abbraccio

(Comitato Uniti per Titti)

25/11/13

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