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Visti per Voi » Si alza il vento  
SI ALZA IL VENTO
di Enrico Gatti


Regia: Hayao Miyazaki
Giappone, 2013
Voto: 7 ½


Tornato sulle ali dei suoi amati aeroplani Miyazaki, al suo decimo lungometraggio, racconta la storia di Jiro Horikoshi,il famoso progettista giapponese degli altrettanto noti, almeno in Giappone, aerei Mitsubishi A6M Zero, quelli utilizzati dai kamikaze verso la fine della seconda guerra mondiale.
Il progetto del regista, più che mai ambizioso, si concretizza in un film piuttosto lungo (più di due ore) che aggiunge, alla storia di questo grande sognatore, la storia intera di una nazione. Tanti sono i temi del film; c’è l’amore, quasi impossibile, fra i due protagonisti, separati dalla carriera di lui, dal terremoto, dalla malattia di lei, c’è l’occidentalizzazione del Giappone, privato col tempo della sua tradizione e delle sue architetture, tangibili e sociali, c’è l’idea di una umanità globale che tenta di proteggere il sogno di una vita ‘bella’, di una bellezza semplice, concreta, onesta e con un pizzico di ingenuità, ma c’è anche il pacifismo, vero e profondo, visto dalla parte di chi proprio non riesce a capire la guerra, da chi non può per sua natura comprenderne le radici di odio e gli esiti violenti, visto con il poetico pessimismo di chi sembra aver perso la fiducia in un’umanità capace di amare.
La complessità è il punto di forza di questo maestro dell’animazione mondiale, ancor prima che giapponese. La banalità non fa parte dei suoi progetti come invece ne fanno parte la sensibilità e la delicatezza. Anche in questo caso, si riesce a riflettere senza giudicare, pur rimanendo decisi nel condannare le ingiustizie. L’ambiguità del mondo, già ritratta nei suoi film precedenti, è qui uno dei cardini della morale. Un sogno, la passione di una vita, quello di creare splendidi aerei, tradito per aver visto quegli stessi aerei trasformati, dalla macabra ironia della storia, in orribili strumenti di morte. Il cattivo? Forse proprio la storia, con quel suo essere indefinita, impalpabile, apparentemente superiore alle volontà delle singole persone che ad essa partecipano, con le loro vite, pur rimanendo solamente dei semplici spettatori. Ad un incredibile finale è affidata la sintesi di questa malinconica visione, raccolta in poche immagini di rara poesia.
Per concludere, è da ritenere uno dei film migliori di Miyazaki? Forse sì, pur essendo un film che rimane un po’ freddo, emotivamente. Il personaggio è seguito attraverso la sua vita da una storia che non sceglie mai se focalizzarsi sul suo impegno nell’aviazione o sulla sua storia d’amore. Per questo si percepisce una specie di spaccatura che allontana la prima parte del film dalla seconda e interrompe il flusso tracimante della narrazione. L’elemento onirico regala la dimensione poetica nell’assenza dell’elemento fantastico, eppure non sembra sufficiente a scaldare un film che, pur nella sua ricchezza visiva e nella sua autenticità, rischia, non me ne vogliano gli appassionati, di rimanere un tantino ingessato.
Certo, stiamo sempre parlando di un’opera d’arte che va ben oltre a tutto quello che ci si potrebbe aspettare da un film di animazione; un limite raramente, se non mai, superato dalle produzioni hollywoodiane che hanno, e hanno sempre avuto, l’obiettivo del puro e semplice, quando non semplicistico, intrattenimento.




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