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Alkemia International » Messaggio di Chiara Castellani  

Messaggio di Chiara Castellani che lavora per l'Aifo all'ospedale di Kimbau.


Kenge 20 marzo 2006

Mentre la cittadina di Kenge è quasi paralizzata nell'attesa del Ministro degli Interni, leggo con entusiasmo (anche se con ritardo) su un articolo di Peace Link che numerose ONG ed organizzazioni europee tra le quali l'associazione « Beati i Costruttori di Pace" di Padova (e non solo di Padova) si sono proposti come osservatori indipendenti affianco dei membri della Società Civile e delle Chiese per essere presenti in Congo al momento delle prime libere elezioni della sua storia. E' importante questo ruolo di osservatori veramente indipendenti e non solo perché, come è stato dichiarato, "la presenza di stranieri può funzionare da deterrente per chi volesse compiere intimidazioni o scorrettezze". Sono convinta che questo scambio potrà avere effetti positivi che vanno ben aldilà del garantire sicurezza e trasparenza: parlo specificamente del compito storico che la società civile congolese ed alcuni membri delle Chiese di differenti confessioni (Cattolica, Protestante, Kimbangwista) si sono assunti con l'obiettivo di formare l'elettorato alla partecipazione attiva al processo elettorale.
Guardiamo solo il ruolo che hanno saputo giocare gli osservatori della società civile europea, affiancati ai membri della Società Civile congolese come osservatori indipendenti del referendum che si è svolto in RDC il passato 18 dicembre. Gli osservatori indipendenti, pur riconoscendo la CEI (Commissione Elettorale Indipendente) per i risultati conseguiti, non hanno omesso di rivendicare che vengano messi a disposizione molti più mezzi per l'educazione civica ed elettorale della popolazione.
E ciò sarà ancora più fondamentale in vista delle prossime elezioni.
Sono questi ossevatori indipendenti che hanno potuto constatare la determinazione di uomini e donne di tutti gli strati sociali e di tutti i livelli culturali di intraprendere un cammino cosciente e responsabile verso le elezioni, e questo aldilà dei problemi organizzativi che si sono manifestati in molti seggi ed uffici elettorali, e nonostante la prima tappa, quella del Referendum, si sia scontrata con l'ignoranza del testo su cui ci si doveva pronunciare.
Infatti, senza voler togliere nulla al riconoscimento dell'impegno della CEI (Commission Électorale Indépendante) nel riuscire a organizzare almeno quella prima tappa del cammino storico verso le elezioni che è stato il Referendum, è stata fondamentale la presenza di osservatori delle ONG europee per riuscire a leggere nell'evento referendario un test di importanza capitale per il futuro del popolo congolese. D'importanza capitale non solo perché il referendum e la vittoria del sì sono stati momenti necessari a rendere operativo lo scrutinio per le elezioni propriamente dette che sanciranno la fine della lunghissima e sanguinosa Transizione Congolese.
Il Referendum è stato soprattutto un test preliminare per comprendere la capacità e la maturità del popolo Congolese di organizzare e realizzare in modo ordinato e trasparente le elezioni legislative, Provinciali e Presidenziali, e come tale va valutato in profondità per rendersi conto dei problemi insorti e porre già soluzione.
Insieme a loro, che quei problemi li hanno vissuti sulla propria pelle.
Per fare un esempio vanno riviste le disposizioni relative all'orario di apertura e chiusura dei seggi elettorali, all'accoglienza degli elettori, all'ubicazione dei seggi nelle zone rurali dove l'affollamento ha provocato tragici incidenti. Di fonte alla scelta dei candidati, questi problemi rischiano di venir ulteriormente amplificati.
I rappresentanti di queste ONG e associazioni hanno deciso di schierarsi a fianco della società civile Congolese e delle diverse confessioni religiose che si sono confederate nel Cadre de Concertation pour l'Observation des Elections (CDCE), ed è prevista la loro presenza a Kinshasa, nel Basso Congo, a Goma, a Bukavu e nel Nord e Sud Kivu, a Butembo.
Questa presenza quindi è ben più amplia e distribuita sul territorio rispetto alla trentina di osservatori ufficiali che si sono ubicati nelle grandi città, e garantirà libertà di voto e trasparenza nelle zone calde, dove la posta in gioco è più importante che nella Capitale. Ma ciò non toglie che la presenza di osservatori in regioni meno calde ma geograficamente isolate, con una maggioranza di analfabeti e di esclusi dall'informazione e dalla comunicazione come è il Bandundu, e nel Bandundu il Kwango, dove io vivo e da dove scrivo, rischia di essere quasi nulla.

La conclusione a cui voglio arrivare è:
Gli osservatori della società Civile europea devono saper soprattutto sorvegliare la carenza evidente di informazione anche sul piano più elementare di cui è vittima una fetta troppo grande della popolazione chiamata alle urne. Durante il Referendum costituzionale stato evidente agli occhi degli osservatori indipendenti che la gente che dialogava in prossimità del seggio elettorale al momento del referendum costituzionale non aveva mai potuto leggere il testo della Costituzione sul quale era chiamata a pronunciarsi con un rifiuto o un'approvazione. Ma nello stesso tempo gli osservatori hanno potuto constatare che quegli stessi elettori non avevano porto l'orecchio alle dicerie che alcuni oppositori al referendum avevano diffuso in merito al testo.
Comunque la bassa partecipazione al Referendum nel Kasaï, roccaforte di Tshisekedi, ha dimostrato la necessità di un più largo coinvolgimento di tutti i partiti politici nel dibattito democratico, soprattutto se il fine che le ONG e le associazioni si propongono è di potenziare la presenza degli osservatori elettorali per impedire di lasciar spazio a manipolazioni ed intimidazioni verso tutti coloro che chiedono di partecipare al dibattito politico. E' inoltre cruciale di prevedere dei dispositivi che dovranno permettere alla gente di far comprendere ai singoli candidati, in modo non violento ma fermo, che non verrà permesso a nessuno di vincere in modo fraudolento, e che le colpe e gli errori di ciascuno, soprattutto dei signori della guerra, non verranno ignorati.
Gli osservatori delle ONG avevano formulato una richiesta ufficiale, lo scorso 5 di dicembre, a tutte le cooperazioni Europee, invitandole a un maggiore impegno anche finanziario nel sostegno alle Iniziative delle Chiese per l'Educazione Civica ed Elettorale della popolazione, nonché alla promozione di meccanismi di osservazione indipendente da parte di ONG di statura internazionale che dovranno affiancare i membri della società civile Congolese.
La dimensione dell'educazione civica deve comunque essere assunta anche dai finanziatori del processo elettorale, che fino al momento attuale si sono concentrati soprattutto sugli aspetti logistici e procedurali che dovranno garantire il corretto svolgimento dell'intero processo elettorale.
Dimenticando che la vera libertà di scelta sarà garantita solo da un'informazione corretta ed esauriente su programmi di governo ed altre proposte operative concrete dei singoli candidati e partiti. E questa garanzia passa dalla presenza degli osservatori internazionali non solo durante le elezioni propriamente dette, ma anche nei giorni immediatamente precedenti. Ed è importante che gli osservatori rappresentino tutti i Paesi europei implicati attraverso le più di 40 ONG europee che sono attive in Congo e in Africa Centrale nella cooperazione allo sviluppo e nell'aiuto umanitario.

PACE - I "Beati i costruttori" cercano osservatori per le elezioni in Congo.
"La presenza di stranieri può funzionare da deterrente per chi volesse compiere intimidazioni o scorrettezze".
PADOVA - I Beati costruttori di pace cercano osservatori della società civile europea per le elezioni in Congo e vista la dimensione del Paese "maggiore sarà il numero di osservatori che accompagneranno il popolo congolese in questo importante passo, maggiori saranno le probabilità di portare a termine le elezioni in modo democratico e trasparente".

"Siamo convinti -spiega l'associazione - che le elezioni presidenziali, legislative, provinciali e locali rappresenteranno per la Repubblica democatrica del Congo un primo passo sulla strada della democrazia e della costruzione della pace.

Abbiamo raccolto dai vari interlocutori un lungo elenco di ostacoli ancora da superare, prima di poter arrivare all'esercizio del diritto democratico, ma ci siamo anche fatti l'idea che è possibile farcela. Tutti hanno apprezzato lo spirito con cui intendiamo offrire il nostro contributo.
Abbiamo ribadito più volte la nostra volontà di essere accompagnatori cordiali e non semplici ispettori, sottolineando l'importanza delle elezioni. Ma sappiamo che la presenza di stranieri può funzionare anche da deterrente nei confronti di chi volesse compiere intimidazioni o scorrettezze di varia natura".

L'organizzazione attende che venga reso pubblico il testo definitivo della legge elettorale, approvato in questi giorni dal Parlamento di Transizione; sarà poi compito della Commissione Elettorale Indipendente elaborare un calendario definitivo, con le scadenze per l'iscrizione dei candidati, le date delle campagne elettorali e le scadenze di ciascuna tornata elettorale. "Anche il nostro percorso, per costruire una missione di osservatori elettorali, sarà lungo e impegnativo. - sottolineano - Ad oggi possiamo solo ipotizzare che la prima scadenza elettorale verrà decisa per fine maggio, metà giugno. Poiché sarà necessaria una seria formazione per chiunque voglia partecipare a questa iniziativa, abbiamo la necessità di informare e di stabilire almeno una data iniziale di incontro.  Siamo già in contatto con varie istituzioni che valuteranno in che modo aiutarci nell'organizzazione della formazione: il gruppo di esperti che si occuperà della formazione degli osservatori istituzionali per conto del Ministero degli Esteri e altri di nostra conoscenza".

Chiunque fosse interessato a partecipare al progetto può farlo attraverso la mail

<mailto:beati@libero.it>(concopia a<mailto:lisa.clark@libero.it>);

è necessaria una conoscenza almeno elementare del francese. "Costituiremo un gruppo ristretto di coordinamento che dovrà occuparsi, in Nord e Sud Kivu, di tutta l'organizzazione. - spiega l'organizzazione - La missione degli osservatori avrà una durata di circa dieci giorni, compreso il viaggio. (.) E' nostra intenzione svolgere la missione di osservazione principalmente nelle zone orientali del Paese, purtroppo le più turbolente. E' quindi essenziale che ognuno sia consapevole delle difficoltà che la presenza in quelle zone può rappresentare".

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Per altre informazioni:
Beati i costruttori di Pace
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