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Visti per Voi » Un’ ottima annata  
Tra i vigneti della Provenza, il cuore si scioglie

Un’ ottima annata – voto : 6++

Appena si scorge la locandina di questa pellicola, l’attenzione si concentra su due nomi in particolare: Riddley Scott e Russell Crowe. La memoria torna indietro di alcuni anni e anche gli appassionati di cinema meno preparati, non possono non ricordare il capolavoro che nel 2000 vide legati questi due protagonisti del grande schermo contemporaneo: “ Il Gladiatore”.

Un film spettacolare e avvincente, che consentì alla star neozelandese di ottenere l’oscar come attore protagonista, e al regista britannico di conquistare il premio come miglior film alla medesima manifestazione hollywoodiana.

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Di quel lavoro ricordiamo in tanti sequenze e colonna sonora. Di questo ultimo “Un’ottima annata”, credo serberemo memorie assai meno luminose e ferme.

La sua uscita nelle sale durante il periodo natalizio non la ritengo del tutto casuale. Si tratta di un film volutamente leggero, di una commedia sentimentale comunque simpatica che non può e non deve, subire termini di paragone con le vicende di Maximus Decimus Berilius e distante dagli altri capolavori memorabili di Scott ( “Alien”, “Thelma e Loiuse”,”Blade Runner”, “1492 La conquista del paradiso” ).

A dire il vero un piccolo legame esiste e lo troviamo nel nome del personaggio interpretato da Crowe.

Max Skinner è il direttore di una società di transazioni finanziarie londinese e nel suo campo è un vero killer. Possiede un fiuto unico nel saper anticipare le oscillazioni di un mercato selvaggio e all’interno di questa giungla si trova perfettamente a suo agio. A questa dote fonde un cinismo istintivo, che lo porta a sistematiche scorrettezze pur di ottenere gli unici risultati che contano: profitto e utili. Dai suoi collaboratori viene chiamato “MaxMassimo”, tanta è l’aurea di leader indiscusso. E’ odiato dai concorrenti per i suoi giochi sporchi e invidiato da tanti, assistenti compresi. Sentimenti, relazioni personali e lavoro sono da lui affrontati con il medesimo approccio: se stesso su tutto e tutti.

La sua vita verrà scombinata da un evento stimato inizialmente a rapida formalità da sbrigare. Dovrà occuparsi di una grande tenuta vinicola in Francia, ereditata da uno zio suo mentore nell’infanzia, ma oramai da anni dimenticato. Sarà come compiere un viaggio a ritroso nel tempo, alla riscoperta di una dimensione relegata in un anfratto buio del suo cuore. Un percorso difficile, anche doloroso, che lo obbligherà a mettersi in discussione totalmente; sentiero capace di regalargli però anche “splendide sorprese”.

La storia è sinceramente banale, ma è apprezzabile il tentativo di Riddley Scott di stimolare riflessioni sui veri valori della vita, sull’importanza che attribuiamo agli affetti e ai sentimenti, sull’enorme tesoro che può rappresentare la fanciullezza con i suoi ricordi.

Una pellicola comunque gradevole, diretta in modo brillante, in grado di eludere le trappole del sentimentalismo sdolcinato e patetico. Un pochino lenta nella prima parte, trasmette maggiore vivacità nella seconda.

Volutamente marcato, ben oltre le enormi diversità cromatiche, il contrasto tra il grigiore degli uffici londinesi e il carnevale di luce, colori, e calore della solare Provenza e dei suoi vigneti. L’effetto benefico e rilassante dei vini poi, aiuta l’uomo a ritrovare la capacità di assaporare tutti i veri piaceri della vita, amore compreso.

Una freccia scagliata verso l’aridità di vite spese ad inseguire la sola ricchezza materiale per soddisfare l’ambizione individuale.

Una bella prova per Russell Crowe che si allontana dai ruoli drammatici e d’azione che l’hanno reso una star mondiale( oltre a “Il Gladiatore”, ricordiamo“The Beautiful Mind”,”Insider”,”Master and Commander” ).

Bravo nel dar vita ad un Max Skinner londinese appartenente ad una generazione di umanoidi replicanti, freddi e calcolatori; convincente nell’impacciato, simpatico, accattivante essere umano, che ritrova se stesso imbattendosi in un universo dimenticato e da scoprire.

Universo dominato da due volti: zio Henry ( Albert Finley) e Fanny ( Marion Cotillard ). Il primo,con la sua scomparsa riporterà alla luce la tenera e serena infanzia di Max; flashback che aprono ferite, sanguinanti dal rimorso per non aver saputo ricambiare nel tempo il tanto amore ricevuto dallo zio, pensieri che saranno l’alba di un’altra vita. La seconda, una sensuale francese dai raffinati lineamenti mediterranei, dolce ma dalla forte personalità, che dopo burrascosi inizi diverrà la “splendida sorpresa” del nuovo corso di Skinner.

Se per Finley si è trattato di una ulteriore dimostrazione di capacità recitative, il 70enne attore di Manchester ( Gran Bretagna) ha alle spalle una lunga carriera teatrale e cinematografica culminata con la nomination ad attore non protagonista raggiunta nel 2000 per “Erin Brockovic”, diverso il discorso per la Cotillard. Il fascino e la bellezza sono indiscutibili. Si attendono ora prove ancora più convincenti per annoverarla tra le attrici di rango.

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