Penne all’arrabbiata in salsa creola.
Continua lo stillicidio di articoli su Liberazione dopo Cuba e Castro ora è la volta del Venezuela e di Chavez
Di Marco Zoboli – Associazione Puntocritico
Dopo
i vergognosi articoli su Cuba e la rivoluzione cubana, Angela Nocioni
continua a dare prova della propria faziosità attaccando la Rivoluzione
Bolivariana del Venezuela e il presidente eletto Chavez .
Negli
articoli su Cuba la Nocioni impostava i suoi attacchi con l’arma
dell’ironia condita con falsità e mezze verità francamente troppo
faziose per essere condonate ad una inviata, senza farsi peraltro
neanche troppi scrupoli nell’attaccare il padre di Fabio Di Celmo
(l’Italiano morto a Cuba in un attentato nel 97’) tacciandolo di essere
divenuto un’arma della propaganda di “regime”in cambio di privilegi di
natura economica. E così un ristorante statale che porta il nome del
povero Fabio diviene di proprietà del padre, colpevole di lavoravi nei
momenti liberi.
Un
padre che sceglie di vivere a Cuba per lottare per la verità sulla
morte del figlio, diviene un’arma della propaganda, un mercenario. Non
entriamo ulteriormente nel merito degli articoli su Cuba in quanto
molto già è stato detto da molti compagni autorevoli o semplici
militanti, associazioni, organizzazioni e rappresentanti di partiti
della sinistra, che hanno condannato ampiamente gli articoli in
questione.
Ora
il bersaglio è il Venezuela Bolivariano. L’articolo : Venezuela, tutti
gli uomini di Chavez a pag. 4 di mercoledì 13 giugno attacca
frontalmente Chavez e il suo governo, mettendo in campo chiacchere di
corridoio e maldicenze tutte da provare sugli uomini di governo,
ministri e militari bolivariani.
L’immagine
che ne esce è quella di un governo di persone succubi del carismatico
leader, quasi come si insinuasse l’idea che la rivoluzione bolivariana
venezuelana, che sta travolgendo e contaminando il continente
dipendesse solo dalla figura dispotica del suo presidente, coccolato,
venerato e temuto.
Si
insinua l’idea che Chavez è circondato da persone poco qualificate
incapaci e timorose di criticare e esprimere giudizio; la rivoluzione
bolivariana quindi è Hugo Chavez e pochi altri fanatici.
Ricorda
molto come quanti insistono tuttora, tra cui la stessa Nocioni, che il
socialismo a Cuba è Fidel e suoi accoliti, nonostante i fatti
dimostrino tutt’altro.
Vogliamo
ora ricordare alcune cose molto significative rispetto l’esperienza
rivoluzionaria bolivariana: innanzi tutto l’aspetto straordinariamente
importante della democrazia partecipativa sospinto anche sotto il
profilo giuridico con la conformazione dei Consigli Comunali (Legge del
giugno scorso – che istituisce queste sottostrutture di base sul
modello dei Comitati in Difesa della Rivoluzione di Cuba, ma con
un’ampia autonomia anche sotto il profilo economico con l’Istituzione
delle Banche Comunali).
La
nascita del partito unico di governo PSUV (Partito Socialista Unificato
del Venezuela), cha ha al momento raccolto l’adesione di più di 5
milioni di venezuelani su una popolazione complessiva di 26 milioni e
mezzo (1 elettore su 4) di abitanti; questa scelta di unificare i
partiti della sinistra venezuelana è frutto della necessità di
mobilitare sempre più maggiormente un numero maggiore di cittadini e
venezuelani in difesa della rivoluzione e nei processi di
trasformazione socialista in atto.
La
nascita dell’economia cooperativistica, dove l’interesse sociale viene
anteposto a quello privato, queste nuove imprese semi statali (statali
– coop) stanno cambiando il panorama economico delle imprese sia
distributive sia produttrici, soprattutto in campo alimentare; oggi
sono più di mezzo milione, cinque anni fa meno di cinquemila.
Le
missioni sono i piani di trasformazione sociale che, congiuntamente
all’apporto di tecnici e specialisti cubani, hanno sradicato dal paese
piaghe come quelle dell’analfabetismo, del deficit dell’assistenza
sanitaria (per non parlare dell’Operazione Milagro in campo
Oftamologico), e dell’istruzione in senso largo su corsi
parauniversitari e una riforma straordinaria del sistema educativo.
Tutto
ciò non è avvenuto perché il petrolio conduce a entrate più alte, non è
frutto della crescita del 9% del PIL annuo, ma di una mobilitazione di
massa di un popolo che sta giorno per giorno conquistando il proprio
futuro.
Ritenere che la Rivoluzione Bolivariana vada dove decide che va una singola persona è piuttosto ridicolo, nonché irreale.
Le
missioni hanno mobilitato decine di migliaia di medici, insegnanti,
giovani, assistenti; le trasformazioni socialiste dell’economia
coinvolgono invece centinaia di migliaia di lavoratori; la nascita dei
consigli comunali comporta la partecipazione dal basso del popolo alle
decisioni più importanti sul proprio futuro.
Questo
avremmo voluto sapere, non la storia fiabesca degli “uomini di Chavez”
ma la realtà oggettiva, concreta e di sostanza che la trasformazione
socialista bolivariana stà conducendo.