CONTESTATO IL CONSOLE COLOMBIANO A
MILANO!
Mercoledì 25 luglio sono
state convocate dall'ambasciata e dal consolato colombiani in Italia, con sede a
Roma e Milano, due “manifestazioni” alle quali avrebbe dovuto aderire la
comunità colombiana presente nelle due città. Lo scopo doveva essere la denuncia
del fatto che vi sono centinaia di persone detenute dalla guerriglia colombiana
e la raccolta di consensi all'estero nei confronti dell'attuale governo Uribe.
Nonostante il grande impegno profuso nella pubblicizzazione dell'iniziativa, con
spot televisivi sulle reti Mediaset di Berlusconi, la partecipazione alla serata
romana è stata di gran lunga inferiore alle aspettative, segno che nella
comunità colombiana si mantiene un basso indice di credibilità e fiducia nelle
rappresentanze istituzionali dei governi di turno. Nella piazza della Scala a
Milano sono arrivati circa 150 colombiani, molti dei quali non avevano nemmeno
ben chiaro il motivo della kermesse.
La natura manipolatrice e
menzognera dell’iniziativa è stata smascherata dalla presenza di un gruppo di
sostenitori del dialogo tra le parti belligeranti, che hanno contestato la
politica guerrafondaia di Uribe e la sua insistenza nel volere il riscatto a
ferro e fuoco dei prigionieri in potere della guerriglia, metodo scellerato che
inevitabilmente provoca la morte dei detenuti sotto il fuoco “liberatore”, come
nel caso degli 11 deputati del Valle del Cauca morti il 18 giugno scorso durante
un blitz delle forze militari in un accampamento guerrigliero. Sono stati
inoltre distribuiti centinaia di volantini che denunciano il carattere
narcotrafficante, mafioso e paramilitare del governo Uribe, colpevole di mentire
spudoratamente sulla realtà del pluridecennale conflitto sociale ed armato
colombiano e carente di qualsiasi volontà di soluzione politica dello stesso. E'
stato esposto uno striscione che chiedeva lo scambio di prigionieri tra le due
parti belligeranti (ci sono anche migliaia di attivisti politici, sindacalisti e
combattenti nelle impresentabili carceri del regime) e di rifiuto dei tentativi
di riscatto a sangue e fuoco dei soldati e dei politici detenuti
dall’insorgenza.
Quando il console ha preso la
parola, dicendo che la guerriglia sequestra e uccide gli ostaggi, ha suscitato
gli applausi di una trentina di miserabili sostenitori del presidente Uribe e
l'indignazione del gruppo di attivisti per la pace con giustizia sociale, che
hanno risposto con fischi e slogan a favore dello scambio di prigionieri, per la
Colombia Nuova e contro “Uribe guerrafondaio e
narcotrafficante”
. Il console ha
volutamente ignorato le contestazioni, rincuorato dalla presenza complice del sindaco di Milano e del governatore della Lombardia. Legati alle istituzioni
colombiane da interessi commerciali e politicanti, questi hanno parlato di
tolleranza zero nei confronti della guerriglia, ed espresso la loro personale
solidarietà ai familiari dei detenuti politici di una parte sola, ignorando
deliberatamente che quegli stessi parenti sono apertamente impegnati per lo
scambio incruento dei prigionieri di guerra e si sono sempre dichiarati contrari
ai folli tentativi di riscatto militare. La contestazione non ha invece potuto
essere ignorata dai sostenitori di Uribe, che inutilmente e senza successo hanno
cercato di allontanare i contestatori.
Ciò che il mafioso corpo
diplomatico uribista non si aspettava, è avvenuto: una decisa e visibile
contestazione. Come nel caso delle mobilitazioni recenti a Roma, in Spagna, in
Svizzera, in Danimarca ed in Belgio, anche la contestazione di Milano dimostra
ancora una volta che le menzogne ed i crimini del regime paramilitare di Uribe
non sono e non saranno tollerati.