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IL SIGNOR PETRO

Negli ultimi giorni, in Colombia è venuta alla ribalta la contraddizione insanabile tra chi, nella coalizione di centro-sinistra del Polo Democratico Alternativo, lavora ed agisce opportunisticamente in funzione dei propri interessi politicanti e personalistici, e chi, coerentemente, continua a ritenere necessaria la soluzione politica del conflitto sociale ed armato interno, ben sapendo che essa deve immancabilmente tener conto delle proposte politiche dell’insorgenza delle FARC.
Nella schiera dei primi, alcuni rappresentanti di vecchia data dell’oligarchia (come Emma Mejía) ed altri rinnegati e traditori della causa popolare (come il sindaco di Bogotá Lucho Garzón), troviamo il senatore Gustavo Petro.
Ex militante del movimento guerrigliero M-19, che ha contribuito a smobilitare propiziandone il “reinserimento” nel quadro istituzionale del regime (che lo ha ricompensato con una comoda scrivania presso l’ambasciata colombiana a Bruxelles), costui non perde occasione per scagliarsi contro la guerriglia delle FARC-EP con il j’accuse tipico di chi, per ingraziarsi i poteri forti ai fini elettorali (leggasi presidenziali del 2010), esibisce senza ritegno la propria incontinenza verbale bollando i rivoluzionari come “criminali”, ed il regime narco-terrorista colombiano come una “democrazia che deve essere resa più profonda” (sic!)
Diffondiamo questo chiarificatore articolo del Comandante guerrigliero Iván Márquez, che con lucidità e puntualità smaschera il comportamento infame e la natura viscida di questo inutile politicante sedicente “di sinistra” e “democratico”.  

Commissione Informazione dell’Associazione nazionale Nuova Colombia


Di Iván Márquez, membro del Segretariato delle FARC-Esercito del Popolo  

In aperto sostegno al Plan Patriota del South Command degli Stati Uniti, spara contro le FARC dalla sua fatua trincea uno stonato cecchino, smobilitato del M-19, dal nome Gustavo Petro.

Questi spari, siamo certi, non vengono dal Polo. Dopo i suoi strani dibattiti contro la narco-para-politica al Senato, nei quali sospettosamente discolpava il capo di questa vergogna nazionale, il presidente Uribe, consigliandogli di depurare il suo entourage, adesso annuncia con squilli di trombe un dibattito contro le FARC, secondo lui per smascherare i nessi dei politici con la guerriglia. E’ ovvio che le spettacolari confessioni degli stessi capi narco-paramilitari lo hanno lasciato senza lavoro, ed è probabile che rimpianga il fumo del proprio incenso di quei dibattiti. Petro è uno di quei pentiti che oggi chiamano “guerra” il terrorismo dei forti, e “terrorismo” la risposta dei deboli. Sembra vergognarsi della lotta di Bateman ed Iván Marino (antichi dirigenti del M-19, N.d.T.).
Di certo considera insufficiente lo sterminio dell’Unión Patriótica, con i suoi oltre 5000 dirigenti e militanti uccisi dal terrorismo di Stato; o i massacri, le fosse comuni e lo sfollamento forzato della popolazione come criminale strategia contro-insorgente dello Stato, e gli oltre 150.000 cittadini incarcerati da Uribe con l’accusa di nessi con la guerriglia. O forse vuole inasprire il delitto d’opinione, miserabile bandiera della politica di Sicurezza Democratica dei gringos. No. Non lo vogliamo vedere come uno del milione di delatori del programma fascista di Uribe, come alcuni suggeriscono, ma crediamo di capire dove sono diretti gli spari del signor Petro. Il minimo che si può pensare è che stia cercando di stendere una densa cortina fumogena sullo scandalo della narco-para-politica, che nel bel mezzo della più profonda crisi istituzionale reclama le dimissioni del governo Uribe, essendo questo illegittimo ed illegale. E che stia mettendo il primo mattoncino di marketing per vendere la propria candidatura a Wall Street ed alle oligarchie. A tutti è noto che, nel continente, la destra neoliberista è messa male e screditata, è che per questo motivo si prefigge di cooptare come spalla o prestanome i dirigenti opportunisti della sinistra, in modo da continuare a governare attraverso di loro al fine d’ingannare ed en passant disinnescare e colmare di nuove frustrazioni l’anelito di cambiamento e vita dignitosa che muove i popoli della Nostra America. Ad un’organizzazione politico-militare sollevatasi contro lo Stato, che nemmeno il fuoco del Plan Patriota ha potuto zittire, nessuno impedirà di emettere opinioni politiche e di cercare di costruire e proporre alternative di nuovo governo, attraverso un gran Patto Sociale o per la via delle armi e dell’insurrezione popolare. Tutti sanno che senza l’inclusione dell’insorgenza non è possibile alcuna soluzione duratura al conflitto sociale ed armato che vive la Colombia. Solo la destra vorrebbe un’alternativa politica di cambiamento senza la guerriglia, giacché sa che una simile alternativa sarebbe facile da sottomettere. Da tempo Petro sta diffondendo vere e proprie stupidità sulle FARC. Non possiamo sentire gelosia di fronte all’ammirevole lavoro di tanti leader democratici e rivoluzionari che ci sono nel Polo. Quello che abbiamo è diffidenza nei confronti di personaggi come Petro, dalla cui bocca non abbiamo ancora sentito il primo dibattito di messa in discussione delle politiche di ricolonizzazione neoliberista dell’impero. Ed ammettiamo pure di non avere affinità alcuna con la “sapientissima” valutazione che fa di ciò che è l’ignoranza. Ci basta sapere che non tradiremo la speranza del popolo.
 

Montagne della Colombia, 8 settembre 2007
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