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MANIFESTO DELLE FARC-EP
Compatrioti:
1. La dignità ci
chiama alla resistenza, nell’unità, contro il governo fuorilegge, illegittimo ed
illegale che si è preso il Palazzo di Nariño, alla convergenza ed all’Accordo
Nazionale per superare la profonda crisi istituzionale e di governabilità che
affligge il paese, e per concertare veri cammini verso la pace duratura. La
Colombia merita rispetto. Non possiamo tollerare ulteriormente questa mafia
narco-paramilitare di latifondisti ed allevatori, narcotrafficanti ed
imprenditori, che con l’appoggio militare del governo degli Stati Uniti e gli
squilli di trombe dei mezzi di comunicazione ha fatto diventare la Colombia un
inferno di guerra, massacri, arresti di massa di cittadini, sparizioni, miseria,
saccheggio e tutti gli abusi del terrorismo di Stato.
2. Il governo Uribe marcia al passo delle direttrici di
Washington e delle esigenze di potenti capi paramilitari come Salvatore Mancuso,
Jorge 40, Castaño, Cuco Vanoy, Isaza, Báez, Macaco, Don Berna, El Alemán,
Giraldo, El Tuso, Gordo Lindo ed altri sinistri personaggi della motosega e
della cocaina, soci del Presidente. Questa mafia ha finanziato, con valige piene
di dollari, le due campagne presidenziali di Uribe. Sì, loro lo hanno eletto e
sono loro a comandare. Hanno imposto a colpi di fucile, terrore e brogli
elettorali decine di cong... quale principale capo dei paramilitari, è invasa
dal mostro della narco-para-politica che si è impossessato della Colombia. Il
Vicepresidente è stato l’ispiratore del blocco paramilitare che ha agito nella
capitale. I comandi dell’esercito e della polizia non possono negare di aver
sempre agito coi paramilitari in un’associazione a delinquere. Il ministro della
Difesa ha cospirato con Carlos Castaño. La ex ministra degli Esteri Araújo era
quota politica di Jorge 40. L’ex capo del DAS Jorge Noguera, oltre a mettere in
piedi con loro il noto imbroglio elettorale in favore di Uribe, somministrava la
lista dei dirigenti sindacali e popolari che dovevano assassinare. Il paese se
lo stanno rubando i pezzi grossi paramilitari ed Ur ibe non dice niente. Si sono
rubati i fondi della sanità, hanno agguantato tutti gli appalti e saccheggiato
gli stanziamenti dipartimentali e municipali, e gli è stato anche permesso di
riscuotere tasse… L’Accordo del Ralito, patto delle tenebre tra il governo ed
i suoi paramilitari, è stato il patto dell’impunità in cui il primo si è
impegnato a garantire ai secondi pene irrisorie e simboliche, partecipazione in
politica, la non estradizione, il rispetto delle loro ricchezze rubate ed
accumulate con la spoliazione, il narcotraffico ed il riciclaggio di denaro.
Questa è la ragione che ha spinto il Presidente Uribe all’insubordinazione ed
alla insolita sfida nei confronti della Corte Suprema di Giustizia, che ha
sentenziato che il paramilitarismo e l’associazione per delinquere non sono
sedizione. Egli sa che senza l’etichetta artificiosa di “delitto politico”, che
pretendeva di attaccare al paramilitarismo per santificarlo, gli svanisce il più
importante strumento d’impunità su cui contava non solo per favorire i
paramilitari ma anche per discolpare lo Stato, genitore di quella disumana
strategia controinsorgente in cui sono coinvolte pure la CIA e la DEA. Uribe
si è meritato il ripudio dei popoli, che nei suoi viaggi internazionali lo
ricevono gridandogli “assassino-assassino”
Con l’obiettivo di sconfiggere la guerriglia hanno mobilitato decine di
battaglioni e brigate mobili verso il sud, ed hanno lanciato grandi e sostenute
operazioni in altre aree del paese. Hanno insediato postazioni di comando con
ufficiali La perfidia con cui agisce lo Stato dev’essere contrastata con la
mobilitazione del popolo, azioni di piazza e blocchi stradali che paralizzino il
paese chiedendo i diritti conculcati, per costatare nella lotta di massa la
forza di chi sta in basso e cercare la convergenza di tutti i settori
democratici con una sola bandiera politica e sociale, guardando alla formazione
di un nuovo governo che lavori per la pace, la giustizia sociale ed il riscatto
della dignità e della sovranità del popolo della Colombia. Per imbecillità o
demagogia elettoralista, Uribe ha annunciato di essere disposto ad
ufficializzare una zona di incontro per firmare la pace in tre mesi. Ma
quarantatre anni di scontro non si superano in un periodo così breve. La
problematica politica, economica, sociale, culturale, ambientale e di sovranità
del paese non si può risolvere in tre mesi, a meno che -e non è questo il caso-
una delle parti abbia sconfitto il contendente. Uribe non è l’uomo adatto alla
pace in Colombia: non è programmato per questo dai , e “paramilitare,
illegittimo ed illegale dimettiti!” Qualunque governo al mondo, in simili
circostanze, sarebbe già caduto senza possibilità d’appello. E noi colombiani
non siamo da meno a tal punto da tollerare siffatti governanti, quand’anche essi
contino sul sostegno degli Stati Uniti.
3. La Colombia
è violentata inoltre dalla politica della “Sicurezza Democratica”, disegnata da
Washington come sviluppo della vecchia Dottrina della Sicurezza Nazionale e come
strategia di predominio imperiale sui popoli della Nostra America. In sostanza,
tale politica (spiegata dal generale Craddock del Comando Sud) mira ad
assicurare, nell’ambito della ricolonizzazione neoliberista, gli investimenti ed
i saccheggi delle transnazionali mediante l’applicazione di leggi severe e della
forza, al fine di reprimere ed annichilire la resistenza dei popoli ed il
malcontento sociale. Non possiamo restare impassibili di fronte a questa
politica che inizia ad essere applicata anche da altri governi dell’emisfero.
Nel caso della Colombia, la “sicurezza Democratica” ha come ingrediente militare
il Plan Patriota il cui obiettivo principale è la sconfitta militare della
guerriglia delle FARC, o quantomeno la riduzione della sua volontà di lotta allo
scopo di portarla prostrata al tavolo dei negoziati. Certamente non si sentono
tranquilli con questa alternativa di potere costruita dal popolo come resistenza
a decenni di violenza statale ed oppressione. gringos a Larandia e Tres
Esquinas, nel Caquetá, alle porte dell’Amazzonia che tanto bramano. Hanno
attivato satelliti-spia ed apparecchiature con tecnologia militare di punta,
spiegato accerchiamenti strategici, imposto blocchi a zone contadine, sfollato
la popolazione, assassinato e fatto sparire civili, incendiato appezzamenti di
terra, rubato bestiame, bombardato giorno e notte e battuto selve e cordigliere;
ma in cinque anni non hanno potuto mostrare un solo risultato contundente se non
il logoramento e l’incrinatura del morale dei soldati ufficiali, che muoiono
nella selva o ne escono feriti per volontà di un pazzo guerrafondaio che
straparla a Bogotá, e che manda via generali a causa dell’assenza di risultati e
bollettini di vittoria. Dalla polvere e dal fragore dei combattimenti sta
nascendo una forza guerrigliera di tipo nuovo, forgiata col fuoco nelle manovre
nemiche e nello scontro con le nuove tecnologie dell’operatività
controinsorgente; una guerriglia che è il vero potere di fuoco politico e
militare al servizio della causa popolare. Ma parallelamente allo sviluppo del
Plan patriota nei diversi teatri operativi, il governo ha sacralizzato il
delitto d’opinione e la repressione della coscienza, fino al punto di
incarcerare oltre 150.000 cittadini accusati di simpatizzare con la guerriglia.
Al fine di scoraggiare il sostegno al progetto politico e sociale
dell’insorgenza, in Colombia si sta calpestando il diritto universale alla
scelta politica. Non gli è bastato eliminare fisicamente una generazione intera
di rivoluzionari incorporatisi nell’Unión Patriótica quale alternativa legale di
cambiamento. Adesso vogliono imporre un pensiero, quello della nuova
inquisizione, della destra e del fascismo. Un pensiero che criminalizza la
protesta sociale con la menzogna secondo cui dietro ogni mobilitazione popolare
contro le politiche del governo ci sarebbe la guerriglia. Un autoritarismo che
vorrebbe cancellare l’autonomia e l’indipendenza degli altri rami del potere
pubblico, per stabilire così, senza soprassalti costituzionali, il regno della
tirannia che tollera esclusivamente quelle opposizioni che non si propongano il
cambiamento dello status quo e delle strutture dell’oppressione.
4. Questa destra fascista ha impiegato il bilancio della
nazione in funzione della guerra, ed il risultato è il disastro sociale: bambini
che muoiono di fame, aumento della povertà e dell’emarginazione, abbandono
totale dei progetti di costruzione di case popolari, la maggioranza della
popolazione senza servizi d’acqua, luce e fognature. Indifferenza del governo di
fronte alle carenze patite da scuole, collegi e maestri perché ha optato per la
privatizzazione dell’educazione, oltre che della sanità; tagli ai fondi delle
regioni, che ne paralizzano lo sviluppo, e vendita delle imprese dello Stato,
economicamente in attivo, per dirottare sempre più risorse verso la guerra.
Privatizzazione progressiva di imprese strategiche come Ecopetrol, incremento
degli indici di disoccupazione e sottoccupazione fatti aumentare dalla
flessibilizzazione del lavoro, che calpesta i diritti dei lavoratori e fa salire
a mille i profitti degli imprenditori, fame e costo della vita elevato a causa
delle politiche dello Stato contro le masse popolari, e prospettive di
acutizzazione della crisi sociale con l’approvazione del TLC, che attenta alla
patria, alla sovranità ed alla qualità della vita dei colombiani.
5. Per la costruzione di questa alternativa sottoponiamo
al paese, alle organizzazioni politiche e sociali ed a tutto il popolo la
Piattaforma Bolivariana per la Nuova Colombia, al fine di aprire la discussione
e lo scambio di idee circa le bandiere ed il programma di un nuovo governo che,
suggeriamo, dev’essere patriottico, democratico, bolivariano, tendente verso un
nuovo ordine sociale ed impegnato nella soluzione politica del grave conflitto
che vive il paese. Un governo la cui parola d’ordine, in politica
internazionale, sia la Patria Grande ed il Socialismo, e che dia priorità
all’integrazione dei popoli della Nostra America. E’ per questo che la “politica
di frontiera” delle FARC opta per la fraternizzazione, e non lo scontro, con gli
eserciti dei paesi vicini. La nostra lotta è di resistenza e liberazione contro
l’oppressore regime colombiano. Un nuovo governo che materializzi il progetto
politico e sociale del Libertador, che formi un nuovo Esercito Bolivariano per
la difesa della patria e delle garanzie sociali. Un nuovo ordine edificato sulla
democrazia e la sovranità del popolo, che affianchi ai rami del potere pubblico
i poteri morale ed elettorale, che istituisca un congresso unicamerale e la
possibilità di revoca del mandato. Un nuovo sistema di governo che castighi
severamente la corruzione e l’impunità, metta fine alla politica neoliberista,
stimoli la produzione nelle sue diverse modalità, assuma il controllo dei
settori strategici, faccia rispettare la nostra sovranità sulle risorse naturali
ed implementi politiche efficaci di preservazione dell’ambiente. Un governo che
lavori per la gratuità dell’educazione a tutti i livelli, articoli la redenzione
sociale e la giustizia agraria, rinegozi i contratti con le transnazionali che
sono lesivi per la nazione, annulli i patti militari, trattati e convegni che
macchiano la sovranità della patria, non estradi i connazionali e si opponga al
pagamento del debito estero contratto con prestiti viziati dal dolo in una
qualunque delle loro fasi. E’ l’ora di analizzare e scegliere la rotta che ci
conduca alla pace, all’indipendenza, alla giustizia sociale, alla democrazia ed
all’unità, quale cammino per sopravvivere ed affrontare con successo le
politiche degli imperi.
6. La pace è un processo, un
bene comune che richiede la preparazione, da parte di tutti, del terreno in cui
possa germinare. Non si ottiene dall’oggi al domani, e necessita di nuove
strutture economiche, politiche e sociali che la sostentino, cambiamenti come
quelli suggeriti dalla Piattaforma Bolivariana per la Nuova Colombia. Non ci
sarà la pace dei sepolcri. Tutti i piani delle oligarchie e dell’impero per
sterminare l’insorgenza, dal LASO (Latin American Security Operation) eseguito a
Marquetalia fino al Plan Patriota, sono falliti perché la sollevazione armata,
le cui cause sono sociali, economiche e politiche, non si sconfigge con bombe,
piombo o nuove tecnologie. gringos. Un tipo che non riconosce nemmeno
l’esistenza di un conflitto armato non otterrà la pace in nessun modo. Solo un
nuovo governo patriottico, democratico e sovrano potrà ottenere la pace
negoziata, ma certamente non un governo fantoccio della Casa Bianca. C’è
necessità di un governo compenetrato con il bisogno di pace, che basandosi sul
popolo e sull’interesse nazionale prenda la decisione di far rientrare le truppe
nelle caserme, di ridurre drasticamente la spesa per la guerra in favore di
quella sociale, e di esigere la fuoriuscita dal paese delle truppe e degli
assessori statunitensi intromessi nel conflitto interno, che sono un fattore che
attizza la guerra, per passare risolutamente ai dialoghi di pace.
Libertador.
E’ necessario iniziare quanto prima
l’interscambio ed il rincontro tra tutti gli attori della trasformazione sociale
e la pace, compresa la guerriglia, a partire da questa prospettiva. Quelli che,
servi dell’establishment, predicano l’esclusione della guerriglia con argomenti
triti e ritriti, lo fanno per indurre alla formazione di un’alternativa
deboluccia che sia preda facile dei potenti sfruttatori di sempre. Proponiamo
di partire il prima possibile con contatti clandestini, senza dare importanza al
governo, per convenire una rotta e per iniziare ad abbozzare collettivamente
alcune tracce programmatiche per la redenzione della Colombia. Invitiamo a
questo dialogo i dirigenti rivoluzionari, i settori democratici dei partiti, le
persone avanzate del clero, i militari patrioti e bolivariani, i leaders operai,
contadini, comunali ed indigeni, le comunità nere, le donne e tutti i dirigenti
popolari, al fine di unire aneliti ed intraprendere insieme il cammino verso la
Nuova Colombia.
8. L’obiettivo è la creazione di
un’alternativa per il cambiamento, nata da un Gran Accordo Nazionale per la
pace, la giustizia, la sovranità ed il decoro della nazione, che si proponga un
nuovo governo per salvare la Colombia dall’abisso e recuperare la dignità
infangata dal governo fuorileg... convochi un’Assemblea Nazionale Costituente
per darci una nuova costituzione che sancisca formalmente i cambiamenti a favore
del popolo, verso la pace e la convivenza, la vera democrazia, la sovranità e
l’integrazione solidale dei popoli, quali mandati emanati da questo gran Patto
Sociale. Non abbiamo altra alternativa che quella di cercare, uniti, il
cammino per uscire dall’oscura notte, orientati dal bagliore della giustizia e
dall’alba della Gran Colombia. Verso la Nuova Colombia, Accordo
Nazionale per la Pace! Segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle
FARC-EP Montagne della Colombia, settembre 2007
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