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Contratto Metalmeccanici: No ad un accordo bidone!

di Paolo Brini

Domenica 20 gennaio è stato siglato l’accordo tra Fim-Fiom-Uilm e Federmeccanica per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Il testo firmato non prevede solo sostanziali peggioramenti ed arretramenti nelle condizioni di vita e di lavoro della categoria più forte e rappresentativa del nostro paese.

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Tale accordo sancisce la capitolazione della Fiom e la rinuncia da parte sua di tutti quei contenuti che da oltre 6 anni la caratterizzavano e che erano stati approvati in ben due congressi dalla sua base. Non solo; il contratto è stato firmato sostanzialmente alle condizioni volute da Federmeccanica e questo dà il semaforo verde al rinnovo del modello contrattuale sulla base dei diktat imposti in questi mesi da governo, Cisl e Confindustria. Un modello contrattuale che sarà peggiore di quello siglato nel luglio del ’93.

Cosa prevede l’accordo

Leggendo anche sommariamente i termini dell’accordo si può affermare che non è stata ottenuta nessuna delle rivendicazioni proposte nella piattaforma votata dai lavoratori. Inoltre la Fiom, fin da subito, aveva precisato che non avrebbe accettato nessuno scambio orario/salario, non avrebbe accettato che l’aumento salariale fosse al di sotto dei 101 euro per il 3°livello e non avrebbe accettato alcun allungamento della durata del contratto. Nell’accordo finale la Fiom si è rimangiata anche queste promesse minime fatte ai lavoratori. Al contrario, avendo accettato di trattare non sulla piattaforma sindacale ma sulla contro piattaforma proposta dai padroni, Fim-Fiom-Uilm hanno firmato quello stesso testo (con una modifica migliorativa e una peggiorativa) che solo una settimana prima (il 14 gennaio) avevano giudicato irricevibile.

Per quanto riguarda la parte normativa i sindacati hanno accettato di aumentare non solo la flessibilità ma anche l’orario di lavoro. Infatti il nuovo contratto prevede l’aumento dello straordinario comandato di 8 ore e la possibilità da parte dell’azienda di impedire ai lavoratori di usufruire di una giornata di permesso collettivo all’anno monetizzandola o rinviandone la fruizione all’anno successivo in maniera individuale. Per quanto riguarda l’orario plurisettimanale, si accetta che d’ora in avanti possano usufruirne non solo le aziende stagionali ma tutte indiscriminatamente. Si prevede altresì la possibilità che le 64 ore di flessibilità diventino, previo accordo con la Rsu, 64 ore di straordinario “secco” in più. Insomma, a chi andrà male, da quest’anno l’orario di lavoro sarà allungato di 80 ore! Questo dopo la tragedia alla Thyssen di Torino dove è emerso in maniera evidente il collegamento tra carichi di lavoro, aumento dell’orario ed infortuni.

In termini di mercato del lavoro, non si è ottenuto sostanzialmente nulla di quanto chiesto in piattaforma. Il tetto massimo di 44 mesi di precariato oltre cui ci sarebbe la conferma a tempo indeterminato è prevista solo per coloro che nella stessa azienda saranno sottoposti sia a contratti a termine che interinali. Quale padrone sarà così sprovveduto da fare una scelta simile quando potrà far altrimenti? Infatti per coloro che avranno solo contratti a termine vale quanto previsto dalla legge, ovvero 36 mesi di contratto più una proroga. Mentre non c’è limite per chi lavora esclusivamente come interinale: potrà restare tale anche tutta la vita! Non vi è traccia né di tetto massimo per il numero di precari né alcun bacino preferenziale per il personale precario già in forze. Nella sostanza si sdogana la legge 30 così come fatto dalla Cgil nell’accordo del 23 luglio 2007 avversato dalla Fiom.

Per quanto riguarda la fantomatica parificazione tra operai ed impiegati (anche questa non chiesta dai sindacati ma pretesa dai padroni), essa prevede l’allungamento progressivo del periodo di prova degli operai. Dai 12 giorni attuali ad 1 mese e mezzo per i 3° livelli, 3 mesi per il 4° ecc. Saranno esentati, bontà loro, i lavoratori che avranno svolto quel periodo come precari nella medesima azienda. Si allunga altresì per gli operai il periodo di preavviso per le dimissioni che passeranno a 10, 20 o 30 giorni per un 3° livello, un mese e mezzo, due mesi o due mesi e mezzo per un 4°livello e così via a seconda dell’anzianità di servizio. Gli operai, e questa sarebbe la parte positiva della questione, avranno diritto ad avere un giorno di ferie in più tra 10 anni e ad averne 5 in più tra 18 anni. Diamo 1 giorni di straordinario e uno di PAR in più oggi ai padroni per avere 5 giorni di ferie in più tra 18 anni..davvero un gran risultato non c’è che dire!!

In termini di inquadramento non vi è nulla di quanto richiesto in piattaforma, ma passa la proposta di FEDERMECCANICA di introdurre la categoria 3° ERP. In questo modo si ritorna agli anni ’50, a prima della rivolta di piazza statuto(1960) e a prima delle lotte che negli anni 70 hanno eliminato quella che allora si chiamava 3° . Infatti con questa nuova categoria “intermedia” si impedisce definitivamente ai lavoratori di 3°livello di passare al 4°. Esattamente l’opposto di quanto chiedevamo nella piattaforma sindacale!

Infine per quanto riguarda la parte salariale la cosa più grave è che si è accettato di introdurre un vero e proprio salario di ingresso per i neo assunti. Infatti con la parificazione operai-impiegati, la paga degli operai diverrà mensile e non più oraria. Tale passaggio implica la perdita di 11 ore e 20 minuti annui di retribuzione, ovvero circa 5 euro netti al mese in meno. Tali 11ore e 20 saranno garantiti per gli operai che attualmente sono in forze, ma non verrà garantito né per i neo assunti né per coloro che in futuro cambieranno azienda. Per quanto riguarda l’aumento salariale i 127euro lordi al 5°livello in 30 mesi, significano per un 3° livello 87 euro e per un 4° livello 91 euro lordi in 24 mesi. Ovviamente per i neo assunti si devono sottrarre i suddetti 5 euro netti … e in queste ore c’è chi ha il coraggio di dire che abbiamo ottenuto più di quanto chiedevamo in piattaforma!! Inoltre è evidente che aver accettato per la seconda volta consecutivamente di allungare il contratto di 6 mesi, in un contesto nel quale si parla di allungare a 3 anni la durata dei contratti nazionali, significa che anche i sindacati metalmeccanici avvallano politicamente tale ipotesi. Ciò è vero anche se hanno rifiutato la proposta di un aumento di 150 euro in 3 anni fatta dai padroni in sede ministeriale.

Era l’unico accordo possibile?

La giustificazione che viene data dal gruppo dirigente della Fiom alla firma di questo accordo è che questa era l’unica intesa possibile. L’alternativa, dicono sempre in Fiom, sarebbe stato o il lodo del governo o il rischio di non fare il contratto con FEDERMECCANICA che unilateralmente avrebbe elargito gli aumenti salariali. Entrambe le soluzioni avrebbero significato la fine del contratto nazionale. Tali argomentazioni sono davvero di nessuna sussistenza. Chiediamo a quei compagni che erano terrorizzati all’idea che il governo chiudesse la partita con un lodo: a parte il fatto che l’80% dei contratti metalmeccanici nella storia si sono firmati con dei lodi e questo non ha mai significato la fine del contratto nazionale, credete davvero che questo governo, così debole e diviso, avrebbe mai potuto compiere un gesto unilaterale ed emanare un lodo senza l’assenso della Fiom? Non scherziamo. E se le aziende avessero agito unilateralmente come minacciato? Quale reazione avrebbe scatenato questa scelta tra i lavoratori? Avrebbe spaccato il nostro fronte, come sostiene qualche segretario, o non avrebbe al contrario gettato ancora più benzina sul fuoco ed inasprito ulteriormente le lotte? Specie se accompagnato dal rilancio sindacale in merito alla richiesta salariale? Tutti hanno riconosciuto, da Rinaldini a, implicitamente, Calearo, che le lotte di questa ultima settimana hanno smosso le acque e creato contraddizioni enormi tra i padroni. Questo era il punto! Perché non si è fatto leva su questa immensa forza dimostrata dai lavoratori e non si è giocato la carta dell’affondo e dell’inasprimento ulteriore del conflitto?

In realtà, anziché fare leva ed aver fiducia nei lavoratori e nella loro combattività, si è scelto di piegarsi alla minaccia di FEDERMECCANICA e anche la Fiom è passata dall’obbiettivo di fare un buon contratto a quello di fare il contratto a tutti i costi. Questo è il vero senso politico di quella che più che una firma è stata una resa. Chiediamo al gruppo dirigente della Fiom: credete veramente che firmando questo contratto, a queste condizioni (cioè quelle dei padroni), si sia davvero salvato il contratto nazionale? O non si è invece dato semaforo verde a tutti coloro che stanno puntando ad indebolire ulteriormente il contratto nazionale e ad avere un modello contrattuale che demolisce ulteriormente i diritti dei lavoratori? A questa domanda Bonanni e Montezemolo hanno già risposto sui giornali di stamani (21gennaio).

Respingiamo questo accordo nelle fabbriche: votiamo No al Referendum

Al Comitato Centrale della Fiom svoltosi nella notte tra sabato 19 e domenica 20 gennaio solo i compagni della Rete28Aprile hanno respinto quest’accordo, mentre tutti gli altri, compresa l’area Lavoro Società, hanno ceduto avvallando l’intesa. Crediamo tuttavia che nelle fabbriche il malessere per questo accordo sarà ben superiore al 10% espressosi in tale riunione. Pertanto come delegati e lavoratori dobbiamo fare campagna in tutti i luoghi di lavoro per far bocciare un accordo che non può essere definito altrimenti che un bidone. Bene ha fatto il compagno Cremaschi, oltre ad opporsi all’accordo, a dimettersi dall’ufficio sindacale della Fiom anche se a parere nostro erano gli altri componenti della segreteria che avrebbero dovuto dimettersi. Crediamo infatti che accettando questo accordo l’attuale gruppo dirigente della categoria più importante della Cgil sia venuto meno a quelli che erano i suoi mandati congressuali e quelli ricevuti dai lavoratori col voto nel referendum di ingresso a questo contratto. Anche in Fiom è necessaria d’ora in avanti una voce di opposizione perché anche questa categoria è rientrata nei ranghi non tramite documenti scritti od ordini del giorno ma nel merito, attraverso la sigla di questo accordo. Anche nella Fiom serve la costituzione formale della Rete28Aprile come opposizione che lotti per una Cgil, ed una Fiom, di classe.

 

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