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Documenti di approfondimento » I NO ad un accordo ingiusto  

New.gif I NO ad un accordo ingiusto!

Delegati FIOM RETE 28 Aprile

Noi sottoscritti delegati/e e lavoratori diamo un giudizio profondamente negativo dell’accordo firmato da Federmeccanica e Fim-Fiom-Uilm per il rinnovo del contratto nazionale. Con questo appello invitiamo tutti i lavoratori e lavoratrici metalmeccanici a votare NO al referendum che si terra tra il 25 e il 27 febbraio in tutte le aziende.

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I principali punti critici dell’intesa con Federmeccanica sono:

  1. Sulle flessibilità si aumenta di 8 ore lo straordinario obbligatorio, portandolo a 40 ore per le aziende sopra i 200 dipendenti e a 48 per quelle sotto. E’ un fatto negativo perché, oltre che aumentarlo, rischia di rilanciare nelle aziende l’utilizzo dello straordinario obbligatorio, che in molti posti di lavoro era progressivamente venuto meno. Inoltre le aziende potranno trasferire all’anno dopo un giorno di riposo tra quelli collettivi (Par). L’orario flessibile (64 ore all’anno), viene esteso anche ai picchi produttivi e in questo caso le aziende hanno la possibilità, previo accordo con le Rsu, di non effettuare più il riposo, ma di trasformare tutto in straordinario.

Nella sostanza c’è un aumento dell’orario di fatto dei metalmeccanici di due giornate di lavoro e un peggioramento del regime delle flessibilità.

  1. Sul mercato del lavoro non vengono realizzati gli obiettivi della piattaforma. L’unico risultato è il limite di 44 mesi, dopo il quale c’è la conferma, per chi fa sia lavoro a tempo determinato sia lavoro interinale. Però per chi fa solo contratti a termine i limiti sono quelli dell’accordo del 23 luglio 2007, mentre per chi fa solo contratti interinali non c’è alcun limite né vincolo, se non quelli di legge.

Il mancato conseguimento degli obiettivi di riduzione della precarietà del lavoro contenuti nella piattaforma è anche conseguenza dell’accordo del 23 luglio 2007, che accetta la Legge 30.

  1. Sull’inquadramento unico non c’è nulla rispetto alla piattaforma presentata, se non il rinvio ad una commissione. La 5^S diventa una categoria a tutti gli effetti e si introduce la 3^ ERP (3^ più). Quest’ultima soluzione è molto negativa, perché rischia di bloccare, invece che favorire, i passaggi dei lavoratori dal 3° al 4° livello.

Complessivamente uno degli obiettivi fondamentali della piattaforma, la riforma dell’inquadramento unico, quello che più era stato valorizzato dalle organizzazioni sindacali, non viene realizzato.

  1. La parità normativa operai-impiegati, che era stata richiesta dalla Federmeccanica e non dalle organizzazioni sindacali, viene realizzata con diverse penalizzazioni per i lavoratori. In particolare aumenta il periodo di prova per gli operai, sulle ferie ci vogliono 10 anni per avere un giorno in più e ben 18 per ottenere la settimana in più che hanno già gli impiegati e, infine, c’è la penalizzazione salariale per i nuovi assunti. Infatti la mensilizzazione del salario crea uno svantaggio per gli operai. Chi è al lavoro riceve 11 ore e 10 minuti di salario (circa 110 euro all’anno) per compensare lo svantaggio. I nuovi assunti e coloro che si licenziano e cambiano lavoro, non hanno questa compensazione e quindi perderanno ogni anno una quota di salario rispetto agli altri lavoratori.

Considerato che la Federmeccanica aveva dichiarato che nessuno ci avrebbe rimesso e che molti ci avrebbero guadagnato, la penalizzazione degli operai sul periodo di prova e sulla mensilizzazione del salario è ingiusta, mentre il mancato calcolo dell’anzianità di lavoro per le ferie rende il risultato concretamente inesistente.

  1. Sul salario il risultato è insufficiente rispetto agli obiettivi della piattaforma, che erano di 117 euro entro i due anni e di 101 al 3° livello per lo stesso periodo. L’aumento finale è di 127 euro, al prezzo del prolungamento di 6 mesi della durata del contratto. E’ bene ricordare che gli industriali offrivano spontaneamente 120 euro per allungare di 6 mesi. Inoltre, gli scaglionamenti sono ingiusti. Per tutto il 2008 l’aumento è di 60 euro al 5° livello e di 51 euro lordi al 3°. Nell’arco dei due anni, luglio 2007-luglio 2009,

di durata formale del contratto, l’aumento al 5° livello è di soli 97 euro, quello del 3° poco più di 80. I 30 euro successivi scattano da settembre 2009, quindi già nei sei mesi del prolungamento contrattuale.

Inoltre nel testo dell’accordo si definisce una clausola di assorbimento di alcuni aumenti dati individualmente dalle aziende. E’ un punto negativo, perché così diverse aziende non pagheranno alcun aumento reale ai lavoratori, ma assorbiranno nei minimi contrattuali una parte della paga individuale già corrisposta.

Di fronte al disastro delle buste paga e alle concessioni sulle flessibilità, il risultato salariale è largamente insufficiente, anche rispetto alla piattaforma presentata. E’ bene inoltre ricordare che questa volta il prolungamento di 6 mesi del contratto non si giustificava, come due anni fa, con la durata della vertenza, si poteva quindi puntare a un aumento più consistente nell’arco dei due anni, senza accettare le posizioni della Federmeccanica che sono determinate anche da una Confindustria che vuole portare il contratto nazionale a 3 anni.

Complessivamente questi punti negativi rendono il risultato della vertenza per noi non accettabile. Riteniamo che un risultato migliore sarebbe stato possibile se il sindacato avesse fino in fondo scelto di far pesare nella vertenza il dramma delle condizioni di lavoro, degli infortuni, delle buste paga. C’era un’opinione pubblica favorevole ai metalmeccanici e contraria alle aziende. C’erano lotte in corso che potevano diventare più forti e decise, come hanno dimostrato altre categorie.

Sarebbe poi stato poi giusto chiedere ai lavoratori di pronunciarsi sulla flessibilità e sui cambiamenti della piattaforma, prima di giungere a un’ipotesi conclusiva che cambiava e cancellava molte richieste. Questo non è stato e ora tocca ai lavoratori esprimere un giudizio.

Non è accettabile che l’accordo venga presentato con il solito ritornello: “o mangi questa minestra o salti dalla finestra”. I lavoratori devono poter dire se questo accordo va bene o no. Noi diciamo di no e pensiamo che se lo diranno anche tante lavoratrici e lavoratori metalmeccanici sarà chiaro che bisogna ascoltare molto di più chi lavora e, soprattutto, che non si può continuare a scambiare un salario insufficiente con il continuo peggioramento delle condizioni di lavoro.

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