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PERCHE’ SIAMO DALLA PARTE DEI LIBRI

Flavio Santi

La Fiera del Libro di Torino 2008 invita come paese straniero Israele e succede il finimondo. Si grida (per fortuna da parte di pochi) alla legittimazione politica a danno della Palestina, si ricordano la tragica emergenza nella Striscia di Gaza, i raid israeliani, tutto il sangue palestinese versato in quella terra, le morti, il dolore, la sofferenza. In parole povere: si strumentalizza (certo in buona fede, così si spera) una situazione gravissima e tragica, che non è proprio il caso di strumentalizzare perché è impressa a lettere di fuoco nella mente e nell'animo di tutti coloro che possiedono un briciolo di sensibilità e voglia di capire, e dunque innanzi tutto nella mente e nell'animo degli scrittori israeliani futuri ospiti a Torino. Ma con quei pochi che propongono il boicotaggio vale sempre e comunque la pena di ragionare e discutere. Per questo insieme ad altri scrittori (Raul Montanari, Gianni Biondillo, Sandrone Dazieri, Marcello Fois ecc..) ho firmato l'appello contro il boicotaggio.
Premetto che se proprio dovessi darmi un'etichetta (con tutte le semplificazioni e le rozzezze del caso) sarei più filopalestinese che filoisraeliano, più o meno, credo, per gli stessi motivi di chi boicotta la presenza di Israele alla Fiera del Libro. Però in ogni questione bisogna distinguere e riflettere. Come non diciamo che tutti i palestinesi sono dei kamikaze, così non ha senso dire che invitare Israele alla Fiera del Libro è un gesto contro la Palestina. La Fiera del Libro non è una kermesse politica (o per lo meno non lo è tout court), ha invitato perciò degli scrittori, degli uomini di cultura, appartenenti sì a una nazione, ma prima di tutto appartenenti a quella che Cicerone chiamava la res- publica literatorum : dunque uomini liberi, di grandissima sensibilità, che pensano con la loro testa, non se la fanno militarizzare e che anzi spingono chi li legge a fare altrettanto, e sempre meglio. Questo significa scrivere (e di riflesso leggere): non opacizzarsi. Non è dunque un riconoscimento politico di Israele a danno della Palestina. Ogni volta che si invita uno scrittore è un riconoscimento all'intelligenza e all'umanità: un riconoscimento super partes. Non vorrei che quei cinici della rinata Casa delle Libertà siano riusciti in un'altra operazione spacca-sinistra, rocambolesca ma evidentemente efficace (non sarebbe la prima che subdolamente insinuano), per cui chi difende Israele è di destra, mentre per essere di sinistra bisogna sempre e comunque obliterare Israele e pensare alla Palestina. Le cose forse sono un po' più complesse. Non cadiamo nella trappola tesa da chi semplifica e innalza, lui sì, muri e ci vuole tutti schiacciati su un pensiero monofase.
Si è detto: perché non invitare sia israeliani che palestinesi? Semplice: perché la Fiera invita un solo paese ogni anno. E perché non fare un'eccezione? Perché? Forse in nome di una certa mentalità relativistica che, spinta agli eccessi, è la stessa che - paradossalmente - alla fine inviterebbe a una tavola rotonda sull'Afghanistan sia i Talebani che Karzai? Un caro amico, poeta fieramente comunista, mi metteva in guardia dagli eccessi che offuscano la ragione: «A volte ci si spinge talmente a sinistra - mi diceva - che poi, senza neppure saperlo, ti ritrovi a destra».
Ancora. Ragionando al contrario: se si fossero invitati gli scrittori palestinesi, quanti avrebbero protestato reclamando anche la presenza di quelli israeliani? In pochi, credo. Si sarebbe applicato il classico metodo "Due pesi, due misure". E stavolta in cattiva fede, appellandosi a una supposta coscienza. Coscienza a intermittenza però.
Informazione tecnica: le date della Fiera del Libro sono scelte all'indomani della chiusura della precedente edizione; nel maggio 2007 il paese ospite doveva essere inizialmente il Cile, quindi la coincidenza con il 60° anniversario della nascita di Israele (altro argomento dei boicottatori) è casuale e non premeditata. O bisogna anche qui pensare in termini di complottismo (come a destra)? In termini di sanguinarie lobby massoniche (ovviamente filoisraeliane) che tramano per il controllo del mondo?
Un'ultima cosa a boicottatori, scettici e perplessi più o meno di primo pelo: l'Egitto sarà il paese ospite del 2009, e visto che è un paese in cui l'antisemitismo è piuttosto diffuso (l'ho toccato con mano personalmente), mi aspetto una reazione altrettanto indignata e un appello a favore stavolta di Israele. Essere di sinistra significa ragionare con la propria testa e non con gli slogan da stadio.

L'appello degli scrittori italiani "Nel nome della letteratura" è online sui blog www. ilprimoamore.com, www.nazioneindiana.com e www.lipperatura.it


07/02/2008

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