venerdì 19 aprile 2024   
  Cerca  
 
wwwalkemia.gif
  Login  
Mondo lavoro  
tempi.jpg
gjhgkhgjhg
Intervista a Giorgio Cremaschi  Intervista a Giorgio Cremaschi Riduci

  
Approfondimenti  Approfondimenti Riduci

  
PRESENTAZIONE LIBRO
“IN BASSO A SINISTRA”
di Gabriele Polo e Gianni Rinaldini
ed. Manni


con GIANNI RINALDINI
Sindacalista: nel 1989 è stato eletto segretario generale della Camera del Lavoro di Reggio Emilia, dal 1996 è stato segretario generale della Cgil Emilia Romagna e dal 2002 al 2010 della Fiom-Cgil nazionale.
GABRIELE POLO
Giornalista, ha iniziato a collaborare con "il manifesto" nel 1988, lo ha diretto dal 2003 al 2009, diventandone poi direttore editoriale, fino al dicembre 2012. Si è occupato sopratutto di conflitti sociali e sindacato

coordina la serata Novara Flavio di Alkemia

Politica, sindacato e conflitti sociali tra globalizzazione e crisi. L'anomalia chiamata FIOM. Negli ultimi trent'anni il panorama politico italiano è cambiato radicalmente. Due testimoni privilegiati ricostruiscono le tappe e i passaggi di questa trasformazione: Rinaldini con un racconto in prima persona, e poi in dialogo con Polo. Ne viene fuori un "diario di viaggio" nella storia della sinistra, del sindacato e dei movimenti negli anni in cui la lotta di classe è stata fatta dal capitale: dall'autunno '80 in Fiat al crollo del muro di Berlino, dalla fine del PCI all'era berlusconiana, dalla ritirata sindacale alla precarietà del lavoro, dalla finanziarizzazione alla recessione economica.

ASCOLTA L'AUDIO DELLA SERATA

1° parte     2° parte

Modena, 28/03/14



UN REFERENDUM PER LA CENTRALITA' E LA DIGNITA' DEL LAVORO
di Alessandro Fontanesi


I diritti dei lavoratori stanno subendo uno smantellamento senza precedenti, nemmeno al governo Berlusconi-Confindustria era riuscito tanto, dopo 60 anni di lotte e conquiste sociali determinanti per la condizione delle persone nei luoghi di lavoro, si assiste purtroppo ad un loro pauroso e palese arretramento.
La politica, non quella che governa e che è d'accordo e che per giunta spaccia precarietà e flessibilità per innovazione, ma la politica che ha ancora a cuore il destino dei lavoratori italiani, da oggi si assume un impegno nei loro confronti e lo fa in modo chiaro, attraverso la raccolta delle firme per giungere al referendum che ripristini l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e la cancellazione dell'articolo 8 che di fatto deroga il contratto collettivo nazionale dei lavoratori stessi. Le forze politiche e sociali di avanguardia di questo Paese, unitariamente, da oggi ripartono e lo fanno mettendo al centro dell'iniziativa politica il lavoro e la sua dignità e lo fanno con i referendum.
Alcoa, Fiat, Ilva, sono solo gli esempi più eclatanti di una condizione sociale ormai al collasso, la disperazione sociale in Italia oggi è ormai a livelli limite, oltre non è più possibile spingersi, perchè col futuro delle persone e delle loro famiglie non si può scherzare. Il tempo del profitto ad ogni costo è terminato, dimostrato con i fatti  e con la complice ignavia della politica degli ultimi vent’anni.
L'Italia non può assolutamente più permettersi di rincorrere personaggi come Merchionne, per dirla alla Gramsci, simbolo del sovversivismo delle classi dirigenti italiane. Ciò che la politica e l'unità delle forze progressiste mette in campo oggi è un patto sociale per il Paese, con al centro il lavoro, l’occupazione, la cultura e la ricerca scientifica, temi su cui non sono più ammissibili ambiguità.
Per questo dal 13 ottobre in oltre millecinquecento piazze Italiane è iniziata la raccolta delle firme per i due quesiti referendari sul lavoro e per il ripristino di quelle norme di dignità e di civiltà nei luoghi di lavoro, scritte nella Costituzione, ma che la legislazione vigente ha manomesso. Lottare e unire ogni sigla ed ogni soggetto politico, sociale, progressista e di avanguardia, affinchè lavoro, salario ed occupazione tornino ad essere diritti delle persone e non merce di scambio per i tornaconti della politica, è un compito che l'attualità impone.


“MODELLO” MARCHIONNE ALL’IVECO DI BRESCIA
Alessandro Fontanesi


Se servivano altri esempi, per mettere in chiaro quale sia la situazione dei lavoratori negli stabilimenti Fiat, giunge puntuale il caso della Iveco - Fiat a Brescia, dove il “modello” Marchionne è degenerato come la peggiore delle malattie. Senza tanto smentirsi, infatti, Fiat opera in completo spregio della condizione di lavoro dei dipendenti, mettendoli gli uni contro gli altri, disdicendo ogni accordo che in passato era stato assunto dall’azienda.
La storia ha inizio diversi anni fa, per la precisione nel 1999, anno in cui la Fiat cede il reparto stampaggio lamiere della Iveco di Brescia, alla Mac Magnetto di Torino. In quell'occasione, attraverso la trattativa con i sindacati a trovare soluzioni per il futuro dei lavoratori, il gruppo dirigente FIAT si era assunto l’impegno a tutelare l'occupazione nel caso i nuovi acquirenti decidessero in futuro di cessare ogni attività. Per un po’ tutto va bene, poi quel “futuro”, che pareva soltanto la peggiore delle ipotesi, si trasforma in realtà.
Nel 2009 Mac Magnetto decide la cessazione delle attività e la chiusura del reparto rilevato dieci anni prima da Fiat. Il che significa perdita del posto di lavoro per ben 91 dipendenti, “ridimensionati” in seguito ad 85. Inizia così, da quel 2009, una lotta durissima per il riconoscimento di quegli accordi sottoscritti al momento della cessione del reparto, che Fiat non intende rispettare.
L’inerzia con cui la politica nell’ultimo decennio ha assistito inerme al brigantismo sociale operato da Marchionne, ha generato questo stato degenerativo delle cose. I sindacati organizzano così ben 75 giorni di presidi ai cancelli della Iveco bresciana e soltanto dopo l’imponente mobilitazione, Fiat si fa carico di riassorbire nello stabilimento, i lavoratori in esubero.
La questione però riesplode nei primi mesi di quest’anno perchè, terminata la cassa integrazione per gli 85 “esuberi” della Mac Magnetto di Torino, viene aperta la mobilità, ovvero, nessun posto di lavoro è salvo.
E’ a luglio 2012 che il prefetto di Brescia prende in mano la situazione convocando tutte le parti sociali, ma Fiat rifiuta di sedersi allo stesso tavolo con la Fiom. Gli incontri si susseguono, ma la Fiat poco alla volta si defila. Il “modello” Pomigliano si fa strada, anche perchè avuta carta bianca su quell'accordo, anche altrove non ci saranno più vincoli. Tanto che Fiat non si presenta neanche all’ultima convocazione del 20 novembre.
A questo punto è la Fiom che rompe ogni indugio, ricominciano i presidi ai cancelli dal giorno seguente, ma la risposta della Iveco – Fiat è drammaticamente vendicativa ed immediata, 2400 lavoratori vengono messi in libertà.
“I blocchi di protesta impediscono la normale attività produttiva” è questa la giustificazione addotta dalla Fiat. Una chiara ritorsione fascista uguale al licenziamento dei 19 dipendenti di Pomigliano, in conseguenza della sentenza di riassunzione dei 19 tesserati Fiom.
Ritorsioni, ricatti, vendette, lavoratori messi gli uni contro gli altri, è questo il “modello” Pomigliano, il “progetto” Fiat,  a cui tutta la politica aveva guardato come “modello” di innovazione.
Fiat, grazie a questa politica assente per manifesta inettitudine, crede di confondere le acque e nascondere le evidenti responsabilità per ognuno degli accordi che non ha mai rispettato. Ed è veramente insopportabile che al teatrino redentorio delle primarie, di tutto questo non sia stata proferita parola.

02-12-2012


MARCHIONNE: A POMIGLIANO DOPO I RICATTI, LE RITORSIONI
Alessandro Fontanesi


La Fiat, dopo essere stata obbligata da una sentenza di un tribunale della Repubblica a riassumere nello stabilimento di Pomigliano i 19 dipendenti iscritti al sindacato Fiom perché discriminati,   annuncia che ne licenzierà altri 19. Una ritorsione di stampo nazista, voluta da quello che ormai anziché un manager, è diventato un invasato capo popolo anti operaio e anti sindacale.
Questa vicenda, che segue il ricatto referendario messo in scena sempre a Pomigliano, col benestare di Cisl e Uil, dell’allora governo con a capo l’ex ministro di Confindustria Sacconi e della concorde indifferenza di tutti i massimi dirigenti nazionali del Partito Democratico, esprime nei fatti, la totale mancanza di rispetto della dirigenza FIAT della Costituzione italiana.
In un solo colpo Fiat e Marchionne non solo se ne infischiano della Costituzione che ha nel suo primo articolo proprio il lavoro quale principio fondante, ma non rispettano in nome del profitto, ciò  che decreta un tribunale, l'organo preposto proprio dalla Costituzione a fare rispettare le leggi.
Finalmente qualcuno comprenderà che l’interesse di Fiat e di Marchionne per quel referendum voluto ad ogni costo a Pomigliano, non era di mettere ai voti un “progetto”industriale che solo pochi mesi dopo l’azienda annuncerà abortito, ma avere via libera sulla manomissione dei diritti dei lavoratori. Come non è stato un caso che successivamente è stato cancellato anche l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Il “progetto” Fiat, era verificare nel Paese quanto era possibile fare per riportare le condizioni dei lavoratori ai livelli di inizio ‘900. Un risultato ben riuscito, non c’è che dire. Non è bastato dividere i lavoratori, mezzo subdolo per manovrarli, ora vengono messi gli uni contro gli altri con ritorsioni di stampo fascista. Persino un liberale come De Benedetti non ha potuto esimersi dal denunciare una simile vergogna.
Il ritornello della crisi, per la risoluzione della quale sarebbe lecito rinunciare anche ad un po’ di diritti, come disse la ex sindacalista Polverini, quasi fossero generi da acquistare un tanto al chilo al supermercato, è un paravento che solo l’attuale e concorde politica che “sgoverna” questo Paese poteva addurre come scusante per giustificare una simile porcheria. E dire porcheria è un complimento.
Il “progetto” Fiat era già un fallimento allora, ma a tutti ha fatto comodo tesserne le lodi, perché la politica tutta, da destra a sinistra, in vent’anni di alternanza al governo non ha saputo dare un progetto industriale vero e serio per questo Paese. Questo è quello che manca oggi all’Italia, ed è  per questo che serviva un “Marchionne” per supplire alle inefficienze della politica.
Anche Cisl e Uil, hanno rinunciato a considerare sindacalmente la vicenda Fiat, preferendo immergersi nella disputa tutta politica e accettare di mettere in un anglo il sindacato dei metalmeccanici che è bene ricordarlo, è il più rappresentativo dei lavoratori. Evidentemente anche per loro, la Costituzione è un feticcio da mostrare alla bisogna. Hanno dovuto aspettare che Marchionne lo comunicasse attraverso i Tg nazionali, che il “progetto” Fabbrica Italia non esisteva più, per “indignarsi” e riprendere a fare il loro mestiere. Bentornati!
E’ facile oggi accorgersi della grave irregolarità del progetto FIAT, come è stato facile per convenienza accettare che ciò avvenisse. Anche il “buon” Renzi, adoratore di Marchionne, per un pugno di voti in più alle primarie, non ha potuto fare altro che constatare il fallimento della politica della più grande fabbrica di auto del nostro paese.
Avevamo già denunciato le ambiguità e le responsabilità di tutto questo.
Non si può prediligere il profitto ad ogni costo anziché il rispetto dei diritti e delle regole.
Cosa aspetta questo Governo, primo garante della Costituzione in Italia, ad intervenire per impedire che questa rimanga fuori dai luoghi di lavoro?

07/11/12


FIAT: IL FALLIMENTO DI MARCHIONNE E DELLA POLITICA A SUO SOSTEGNO

di Alessandro Fontanesi



Le ultime dichiarazioni dell’amministratore delegato di FIAT auto dott.Marchionne hanno impietosamente messo a nudo quello che è rimasto oggi del "progetto" Fabbrica Italia. Produzione della Nuova Punto rimandata a data da destinarsi; la Nuova 500 verrà prodotta in Serbia; Mirafiori ferma senza prospettive o garanzie e su Pomigliano, dopo il referendum vendetta, investiti (si fa per dire) 800 milioni. Ovvero, assunti 2200 lavoratori e altrettanti lasciati a casa, in cambio di licenziamenti facili e defenestrazione della FIOM CGIL, il maggiore sindacato metalmeccanico nel nostro paese.
Nonostante questo risultato politico, lo scenario dell’auto FIAT non sembra il migliore: cassa integrazione, produzione e vendite a picco. Senza Chrysler i conti della casa Torinese segnerebbero un pesante passivo di 246 milioni di euro. Vendite Alfa -32,6%, vendite Lancia -26,9%, vendite Fiat -16,7%. Questo è quello che rimane delle "promesse" di appena due anni fa, quando coi ricatti referendari, Marchionne impose il "salvifico" progetto "Fabbrica Italia", lodato ed incensato dalla politica di ogni pensiero partitico.
Quando Marchionne divenne AD Fiat, a Mirafiori si producevano sette modelli e cinque linee di montaggio funzionavano a regime, oggi a pochi anni di distanza resta un solo prodotto, più il Suv la cui produzione è anch'essa continuamente rimandata. Nel solo 2012 i dipendenti di Mirafiori hanno lavorato tre, ebbene solo tre giorni al mese. E questo hanno persino avuto il coraggio di chiamarlo progetto? La politica che si schierò con Marchionne, giustificandone i metodi a dir poco dittatoriali, seduta nei salotti televisivi a pontificare sulle cifre e percentuali del referendum vergogna a Pomigliano, oggi non vede tutto questo?
Oggi come allora, che non tutta la politica si accodò al più forte tanto meno un sindacato sempre solo come la Fiom, non ammettono che la loro valutazione era errata e prona sul Gruppo FIAT. Questi “strateghi sociali” si dimostrano inermi e assenti non tanto per pura impotenza ma vera e propria incapacità programmatica. Lo stesso atteggiamento tenuto con il governo Monti: in attesa che lui dica o faccia qualcosa.
I dati esibiti del Gruppo, non sono frutto di una “mente estremista” (così definiti dalla politica a chi decide di non unificarsi al pensiero unico) e non si prestano ad alcuna interpretazione di comodo. Una qualsiasi azienda seria che vuole produrre macchine e non guadagnare con sotterfugi finanziari, avrebbe messo alla porta il suo amministratore delegato. Ma probabilmente tutto questo non è casuale, dato che Marchionne più che un manager dell’auto, è stato delegato a far politica.
La verità è che in Italia non esiste alcun piano industriale FIAT. Il "progetto" Marchionne è fallito e con esso la politica che lo sostenne. La stessa che ha impietosamente sbattuto fuori la Costituzione dai cancelli della Fiat. Altro non si può dire se un dipendente non può lavorare solo perchè è iscritto a un sindacato non compiacente. Una vergogna che ci riporta in un balzo, indietro più di quarant'anni, quando Di Vittorio, con l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori e l’istituzione dell’art.18, portò la Costituzione, con i suoi diritti, dentro alle fabbriche italiane.
Sarebbe interessante sapere i sinceri "Democratici di Sinistra" che pensano oggi di questo. In Italia si parla di tutto. Di alleanze improbabili, candidature di giovani contro meno giovani, rottami e rottamatori, ma nessuno che chieda conto a Marchionne del suo pesante fallimento. Un assenza importante che evidenzia la totale mancanza di programmazione e progettualità per l'Industria Italiana per i prossimi 10 anni. Questa è l'urgenza d’oggi. Senza scorciatoie di comodo o crociate ideologiche anti sindacato, come fatto per anni dal ministro Sacconi. Fingere di non vedere quanto sta avvenendo, produrrà altri danni irreparabili. Anche il Presidente della Repubblica potrebbe chiedere al governo equità e rigore anche per chi ha fallito in questa vicenda.
 
 


Il difficile rapporto tra il mondo del lavoro e il futuro. È questo l’argomento alla base di “Lavoro, quale futuro?”, dibattito svolto un caldo 14 giugno presso la casa aperta del parco dei Popoli.
La nova riforma del lavoro riuscirà a rilanciare l’occupazione? L’abrogazione dell’art.18 lascerà la possibilità ad ogni lavoratore di difendere i propri diritti?
Queste ed altre domande hanno provato a rispondere i relatori invitati all’iniziativa organizzata dalla Cgil zona Scandiano. Al dibattito hanno partecipato:

Il segretario provinciale Cgil Guido Mora, il presidente di Confindustria ceramica Franco Manfredini, il sindaco di Castellarano Gianluca Rivi e il giurista Bruno Pezzarossi.

A coordinare i lavori, il caporedattore della Gazzetta Andrea Mastrangelo.

 Introduce: Enrico Folloni - Coordinatore CGIL zona Scandiano

 

Franco Manfredini 

 

 

 

Guido Mora

 

 

ART.18 E INTERVENTI SUL TERREMOTO 

 

 

GIANLUCA RIVI e BRUNO PEZZAROSSI 

 

 

INTERVENTI DEL PUBBLICO 

 

22/6/12


Riforma del Lavoro e modifica dell'art.18
SERVI, DEI SERVI, DEI SERVI...
di Novara Flavio


Pare assai difficile intervenire in opposizione della manovra proposta dalla Ministra del Lavoro Elsa Fornero. Tutt'intorno sembra univocamente schierato a suo favore, se si tralascia chi in queste ultime ore sta ritrattando il suo immediato assenso, come i sindacati della CISL e l'UGL o partiti come la Lega Nord che da subito per fini populisti ed elettorali si sono dichiarati contrari. Sembra proprio, per tutti, che il rilancio dell'occupazione del nostro paese sia strettamente legato all'abrogazione dell'art.18 dello Statuto dei Lavoratori. Ovvero rilanciare l'occupazione, la produttività e la qualità del prodotto, alla possibilità di poter licenziare “meglio” gli attuali occupati. Strano modo di concepire la globalizzazione dei prodotti e dei mercati.
Diversi sono a nostro avviso i fattori principali che devono essere presi in considerazioni e per questo che per l'ennesima volta, infatti, non ci convincono le parole del Presidente della Repubblica che definisce la manovra necessaria e il problema dell'articolo 18 una questione di parte.
Anche le parole del futuro presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ne sono un esempio «... in linea generale, non credo che sia l' articolo 18 a bloccare lo sviluppo del Paese.... Le urgenze sono altre. La burocrazia, la mancanza di infrastrutture, il costo eccessivo dell'energia».

Articolo 18 lo spartiacque della riforma

Prima però, di entrare nei dettagli della manovra redatta da questo governo (VEDI TESTO), credo sia necessario analizzare la spinosa questione dell'articolo 18.
Un passaggio significativo della riforma, approvato dal consiglio dei ministri il 23 marzo 2012 dal titolo “La riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita“, al cap. 3.1 (pag.10) Revisione della disciplina in tema di licenziamenti individuali si legge:

“… per quanto concerne, in particolare, il regime sanzionatorio dei licenziamenti illegittimi, previsto dall’art. 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, cd. Statuto dei lavoratori... il nuovo testo prefigura, fondamentalmente, l’articolazione fra tre regimi sanzionatori del licenziamento individuale illegittimo, a seconda che del licenziamento venga accertata dal giudice:

a) Per i licenziamenti discriminatori, le conseguenze rimangono quelle del testo attuale dell’art. 18: condanna del datore di lavoro a reintegrare il dipendente nel posto di lavoro e a risarcire al medesimo i danni retributivi patiti (con un minimo di 5 mensilità di retribuzione), nonché a versare i contributi previdenziali e assistenziali in misura piena. Inoltre, il dipendente mantiene la facoltà di chiedere al datore di lavoro, in sostituzione della reintegrazione, il pagamento di un’indennità pari a 15 mensilità di retribuzione, la cui richiesta determina la risoluzione del rapporto di lavoro.
Il medesimo regime si applica per i licenziamenti disposti nel periodo di maternità, in concomitanza del matrimonio, nonché disposti per motivo illecito ai sensi dell’art. 1345 del codice civile. (...)

b) Per i licenziamenti soggettivi o disciplinari, il regime sanzionatorio prevede nell’ipotesi in cui accerta la non giustificazione del licenziamento per l’inesistenza del fatto contestato al lavoratore (...) il giudice annulla il licenziamento e condanna il datore di lavoro alla reintegrazione del dipendente e al risarcimento dei danni retributivi patiti, dedotto quanto percepito 10 o percepibile dal lavoratore, entro un massimo di 12 mensilità di retribuzione. (...) In questa ipotesi, il lavoratore mantiene, infine, la facoltà di scegliere, un’indennità sostitutiva pari a 15 mensilità.
Il regime di cui sopra (reintegrazione) si applica anche ai licenziamenti intimati, prima della
scadenza del periodo cd. di comporto, a causa della malattia nella quale versa il lavoratore, ed a
quelli motivati dall’inidoneità fisica o psichica del lavoratore, ma trovati illegittimi dal giudice.
Nelle altre ipotesi di accertata illegittimità del licenziamento soggettivo o disciplinare, non v’è condanna alla reintegrazione bensì al pagamento di un’indennità risarcitoria che può essere modulata dal giudice tra 15 e 27 mensilità di retribuzione, tenuto conto di vari parametri. (...)

c) Per i licenziamenti oggettivi o economici, ove accerti l’inesistenza del giustificato motivo
oggettivo addotto, il giudice dichiara risolto il rapporto di lavoro disponendo il pagamento, in
favore del lavoratore, di un’indennità risarcitoria onnicomprensiva, che può essere modulata dal
giudice tra 15 e 27 mensilità di retribuzione, tenuto conto di vari criteri. (...)”

Diviene, oltremodo obbligatoria l’indicazione nella lettera del datore di lavoro, la motivazione attribuita al licenziamento.

Il testo è ben chiaro. Come si fa a tollerare che una volta riconosciuto, nel caso di licenziamento per motivi economici, un torto da parte del datore di lavoro riferito al licenziamento illegittimo, questo non debba essere reintegrato? Come se la “variabile occupazione” con tutto quello che questo significa nel nostro paese, ovvero accesso al credito o possibilità di adempire a tutti gli oneri statali obbligatori come tasse, affitti, scuola ect., sia liquidabile con una quota economica da definire magari con una tabella che tenga pur conto degli anni d'impiego e del ruolo svolto sino a quel momento dal salariato alle loro dipendenze.
Il diritto al lavoro, sancito anche dalla nostra Costituzione, non può essere solo ed essenzialmente una variabile attribuibile alle ragioni del profitto e dei mercati.
Questa è la differenza sostanziale tra un governo neo-liberale, che non si vedeva in Italia dai tempi di Giolitti, e una forza politica di governo che deve democraticamente tutelare tutti i suoi cittadini. Qui in gioco non c'è solo la questione economica del nostro paese ma la tenuta stessa dell'ordinamento democratico, non nella sua forma cerimoniale ma nella sua vera e propria sostanza
rappresentativa. Altro non è possibile definire il principio per cui un lavoratore può essere espulso anche senza motivazioni tangibili.

Anche giuridicamente non ha senso questa differenziazione.
Sono esaustive in questo senso le parole pronunciate da Giorgio Pighi, attuale sindaco di Modena del PD e noto penalista, che su questa disciplina interviene così:
“Non funziona. A mio avviso, si otterrà l'effetto contrario e cioè si moltiplicherà il contenzioso. La disciplina dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non si riferisce al licenziamento in generale, ma al licenziamento che il lavoratore ritiene illegittimo e che, nella nuova disciplina, non riguarderà soltanto la decisione su tale illegittimità cui oggi consegue sempre il reintegro, ma potrà riguardare tre situazioni e in particolare il cosiddetto licenziamento economico che il lavoratore, al contrario del datore di lavoro, riterrà illegittimo; quindi il licenziamento dichiaratamente economico ma che il lavoratore riterrà , oltre che illegittimo, anche discriminatorio nella sostanza; e, infine, il licenziamento dichiaratamente economico ma che il lavoratore riterrà oltre che illegittimo, anche di natura disciplinare nella sostanza. Contro la decisione di primo grado il lavoratore ed il datore di lavoro potranno proporre appello e poi ricorso in Cassazione per le decisioni che riterranno sfavorevoli.
Dopo la sentenza di primo grado alle suddette ipotesi si aggiungeranno anche quelle concernenti l'avvenuta condanna al reintegro, che sarà sempre impugnata dal datore di lavoro, e quella al risarcimento, che sarà sempre impugnata dal lavoratore che sosterrà la tesi del licenziamento disciplinare mascherato da economico, o ancora quella della necessità del reintegro e non del mero risarcimento per il licenziamento già riconosciuto come discriminatorio.
Insomma la norma verrebbe complicata, certo non semplifica, con la magistratura chiamata ad esprimersi non solo sulla legittimità o meno del licenziamento, ma anche su tutte le altre ipotesi formulate”.
 
La differenziazione delle diverse tipologie di licenziamento, spiegano la malafede della Ministra Elsa Fornero. Non è infatti, un caso se la tutela del reintegro nel posto di lavoro è stata lasciata per i licenziamenti discriminatori, che di fatto tutelerà essenzialmente i rappresentanti sindacali e pochissime altre reali situazioni, soprattutto perchè spesso indimostrabili, o per quelli eseguiti per motivi disciplinari e soggettivi, difficilmente contestabili. Mentre non riguarda i licenziamenti per motivi oggettivi ed economici che, proprio per questo, saranno i più utilizzati anche e soprattutto a causa proprio di questa differenziazione.
Un esempio chiaro? Basterà assumere un lavoratore ed inserirlo in un reparto con uno delle 46 formule contrattuali disponibili o magari prevedere un periodo di affiancamento con la formula del “formazione lavoro” e poi, per ragioni economiche legate anche al solo “non previsto aumento della produzione /fatturato auspicato” per eliminare il lavoratore che ha accumulato una retribuzione maggiore a causa anche del suo contratto o degli scatti economici d'anzianità accumulati. Il tutto legalmente riconosciuto o non riconosciuto da un giudice che al massimo potrà chiedere il risarcimento come previsto.  

Una riforma necessaria

Certo non possiamo negare che la riforma della normativa che concerne la disciplina del lavoro non fosse necessaria. Troppe le difficoltà normative e le specifiche contrattuali che regolamentano il lavoro in Italia a partire proprio, tra l'altro solo sfiorata in questa proposta, dei contratti “precari” totalmente slegati dalle logiche di produzione globalizzate ma finalizzate al puro, ma sempre vero, “meccanismo di sfruttamento e di deregolamentazione”.
Come non è neanche possibile che aziende morte produttivamente e con i loro proprietari ricchi al riparo dai creditori, possano accedere, senza un piano industriale affidabile, alla copertura per anni di fondi pubblici prelevate dalle casse dell'INPS da destinare a cassa integrazione e ammortizzatori sociali vari. Ovvero prelievi dal fondo delle pensioni dei lavoratori stessi.
Per non parlare delle piccole e medie imprese, sono oltre il 70%, che al contrario non possono accedere a crediti necessari al mantenimento della loro forza lavoro, al loro rilancio anche attraverso sgravi finalizzati a nuove assunzioni. Spesso i lavoratori di queste aziende sono la forza vitale delle aziende stesse. Lavoratori che hanno accumulato capacità tecniche specifiche anche attraverso investimenti diretti dei loro datori di lavoro. In un azienda, per esempio, di diciotto persone, tre licenziati non pesano in percentuale come su una grande azienda.
Questa manovra certamente contiene anche punti importanti che non si nega possono essere fondamentali e che dovrebbero far impallidire tutte le forze politiche parlamentari, in particolar modo quelle del governo Berlusconi. Peccato che sia la proposta alla modifica dell'articolo 18 a vanificarne l'effettivo valore sociale.

Il metodo tedesco e svedese
La ministra parla in modo coercitivo e a sproposito della volontà di realizzare un “Metodo Tedesco” ma per fare questo, non solo non definisce dove recupererebbe le risorse ne quanto queste sarebbero. Come si fa a parlare di Metodo Tedesco, che prevede l'accompagnamento anche formativo dei lavoratori espulsi ad una nuova collocazione di lavoro, in un paese dove si è distrutto completamente la funzione degli uffici di collocamento e i corsi di formazione sono spesso inconcludenti o finalizzati al finanziamento indiretto alla CISL come ringraziamento all'appoggio alle manovre dei Governi sino ad ora che si sono succeduti. (vedi accordo separato del 2009).
Mi deve spiegare come senza questa struttura, la Ministra può procedere a ridurre a 18 mesi la mobilità del quei lavoratori licenziati che hanno superato i 50 anni. Prima costruisca il sistema poi abolisca l'attuale struttura di sostegno sociale. E poi è impensabile fare questa riforma in un momento di recessione perchè faciliterebbe solo il bisogno di questo Governo di “fare cassa” per il suo bilancio grazie all'espulsione, senza costi per Stato ed Imprese, dei “costosi” salariati. Anche perchè non si capisce come farebbe un'azienda a pagare le mensilità dovute ad un lavoratore se si trova in carenza di liquidità e sull'orlo del fallimento.
Sogno anch'io di vedere una riforma del lavoro come in Svezia dove il lavoratore espulso viene seguito da un Tutore che dopo aver analizzato le sue caratteristiche ne indirizza la sua formazione e la sua collocazione presso le aziende nel rispetto del contratto nazionale e in base alle esigenze delle richieste aziendali. Una prassi a cui il lavoratore non può rifiutarsi pegno la perdita del sussidio di disoccupazione.

L'attuale quadro sociale
Non possiamo, infatti,  non collocare questa proposta in un contesto già da tempo modificata in sfavore dei diritti dei lavoratori. Come dimenticare alcune normative che lo hanno preceduto.
Molta strada infatti, si è percorsa dall'approvazione di quel famoso “Pacchetto Treu” che per primo aveva aperto a possibili flessibilità del lavoro. Decreto su decreto oggi sono ben 46 le tipologie di contratto che non solo sottopagano i giovani ma non permettono nessun percorso di formazione e crescita professionale. Per non parlare poi dei contratti di categoria firmati in questi anni in cui si è progressivamente perso salario diretto e spazi di democrazia nei luoghi di lavoro. Come quello del commercio dove è previsto il recupero delle ore di straordinario con riposi comandati dalle aziende e l'eliminazione dei nuovi assunti degli scatti d'anzianità, per farne un piccolo esempio; o ancora la possibilità di andare “in deroga” ai contratti nazionali di categoria; l'abolizione, per il rilancio delle ferrovie locali dell'obbligo di applicazione del contratto dei ferrotranvieri; o la legge europea che prevede la futura possibile applicabilità nei nuovi contratti nazionali di un monte ore medio di lavoro previsto sulle quattro settimane. Che significa possibilità di poter imporre ai lavoratori l'obbligo di lavorare sino a 50 ore settimanali con recupero nelle settimane successive. Alla faccia delle compatibilità dei tempi di lavoro e quelli di vita familiari.  

Per non parlare poi del poco famoso ma per nulla abolito da questo governo, articolo 8 del decreto omnibus Tremonti del 2011 che prevede la possibilità di utilizzare la formula dell'arbritrato, ovvero senza passare dal giudice del lavoro, per definire i contratti, i contrasti e le modalità di interruzione dei rapporti di lavoro. Un articolo in netto contrasto con quanto proposto e sostenuto in questa modifica dell'art.18.  Se uno vale, l'altro come si annulla?

Anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha dichiarato nella sua prima intervista dopo la sua elezione, che le cose «su cui impegnarsi da subito», sono altre. E porta ad esempio il caso della British Gas che da dodici anni attendeva di poter realizzare un gassificatore già approvato e «che dopo tre anni se ne è andata da Brindisi perché non arrivavano i permessi».

Questi sono solo alcuni motivi fondamentali per avere il diritto di contrastare, insieme alla CGIL,  questa riforma. E su questo dovrebbero riflettere anche il PD nella nuova fase che si aprirà in parlamento riguardante la sua approvazione.
In sostanza, questa proposta di riforma presuppone un progetto sociale medesimo a quello proposto negli anni 80' dal presidente degli Stati Uniti Ronald Regan e che tanto sfacelo sociale ha causato in tutta l'America Latina. Un progetto pericoloso che oltre a prevedere l'annientamento delle soggettività del lavoratore e del lavoro stesso come valore di creatività sociale, mira a trasformare il diritto ad un salario degno di vita a una variabile da riscattare con la cessione dei propri diritti e della democrazia. Una competitività giocata sui mercati non per qualità e innovazione ma solo al ribasso e in netta concorrenza con quei lavoratori “servi, dei servi” cinesi, asiatici o indiani che tutt'oggi non hanno questa possibilità democratica.

26/3/12


DALL’ACCORDO INTERCONFEDERALE ALLA SENTENZA FIAT:
quali prospettive per il mondo del lavoro?


Incontro pubblico promosso dai delegati RSU e lavoratori

Distretto di Scandiano di Reggio Emilia

 

Intervento di Gianni Rinaldini (Direttivo Nazionale della CGIL)

Introduce: Novara Flavio direttore ALKEMIA


 

 

 


UN AZIENDA DA BOICOTTARE


La redazione di ALKEMIA nell’esprime la propria solidarietà alle lavoratrici dell’OMSA di Faenza decide di sostenere il boicottaggio dei prodotti indicati nel comunicato sotto pubblicato.  


E' con grande tristezza che inoltro questo messaggio...
La stessa cosa è successa alle lavoratrici della Perla, che ora ha trasferito la produzione in Cina, della Mandarina Duck, ecc.
Anche se il nostro caro presidente del consiglio parla di segni positivi ho la netta impressione che quest'anno e i prossimi a venire saranno davvero disastrosi per l'Italia.
Amiche e amici, vi porto via un po' di tempo raccontandovi quello che sta succedendo in questi giorni a Faenza, più o meno nell'indifferenza generale.
Lo stabilimento OMSA di Faenza (RA) sta per essere chiuso, non per mancanza di lavoro, ma per mettere in pratica una politica di delocalizzazione all'estero della produzione per maggiori guadagni.

Il proprietario dell'OMSA, il signor Nerino Grassi, ha infatti deciso di spostare questo ramo di produzione in Serbia, dove ovviamente la manodopera, l'energia e il carico fiscale sono notevolmente più bassi.
Questa decisione porterà oltre 300 dipendenti, in maggior parte donne e non più giovanissime, a rimanere senza lavoro.
Le prospettive di impiego nel faentino sono scarse e le autorità hanno fatto poco e niente per incentivare Grassi a rimanere in Italia o per trovare soluzioni occupazionali alternative per i dipendenti, salvo poi spendere fiumi di parole di solidarietà adesso che non c'è più niente da fare.
Da giorni le lavoratrici stanno presidiando i cancelli dell'azienda, al freddo, notte e giorno, in un tentativo disperato di impedire il trasferimento dei macchinari, (tentativo documentato anche da Striscia la Notizia sabato scorso, ma ad onor del vero il servizio è stato brevissimo e piuttosto superficiale)
.
Trovo sempre più allucinante che in Italia non esistano leggi che possano proteggere i lavoratori dall'essere trattati come mere fonti di reddito da lasciare in mezzo a una strada non appena si profili all'orizzonte l'eventualità di un guadagno più facile.

Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali con loro, boicottando i marchi - Philippe Matignon - Sisi - Omsa - Golden Lady – Hue Donna - Hue Uomo - Saltallegro - Saltallegro Bebè - Serenella.

e vi sarebbero grate se voleste dare il vostro contributo alla campagna, anche solo girando questo messaggio a quante più persone potete se non altro per non alimentare l'indifferenza.
Le lavoratrici OMSA ringraziano quindi per l'aiuto e il supporto che vorrete dargli quali ennesime vittime di una legislazione che protegge sempre più gli interessi unicamente lucrativi degli imprenditori che non la vita e la condizione lavorativa dei dipendenti.

18/01/11


Tavola rotonda su
DIRITTI INALIENABILI E DIFESA DEI BENI COMUNI


In una società civile, quali sono i diritti inalienabili?
Nella nostra società esiste il pluralismo dell'informazione?
Perchè la Democrazia non può entrare nelle fabbriche?

partecipano:
Maurizio Landini (Segretario Generale Nazionale FIOM – CGIL)
Donato Pivanti ( Segretario Generale CGIL Modena)
Loris Campetti (Giornalista Manifesto)
Marco Bensani (Rapp. Forum Italiano Movimento per l'acqua)

coordina:
Felicia Buonomo (La Nuova Gazzetta di Modena)

Il dibattito:

Maurizio Landini interviene sulla questione dell'accordo di Pomigliano, la rottura del tavolo con Fiat a Mirafiori, la questione della dignità del lavoro, della democrazia e la possibile vendita futura della Fiat Mirafiori alla Chrysler.

  1° parte
 2° parte

 

 

 

Donato Pivanti: la lotta degli anni 70', la violazione delle regole del nostro Governo come per i dipendenti pubblici, Il problema della rappresentanza e le difficoltà anche per Confindustria dell'atteggiamento delle FIAT.

Loris Campetti:La crisi dell'informazione e la necessità che diventi un problema sociale. Lo scandalo che “in Italia non faccia più scandalo nessun scandalo” e la democrazia dell'informazione come conoscenza dei misfatti.

   

Marco Bersani: “Siamo difronte a tre fattori: crisi economica, politica e ambientale, che vanno affrontati insieme...E' una crisi di sistema e non ne usciremo nello stesso modo in cui ci siamo entrati”.

 

 

 

 

03/12/10 – Camera del Lavoro di Modena


27 NOVEMBRE 2010
LA CGIL TORNA IN PIAZZA IN DIFESA DEL LAVORO


Maestosa manifestazione quella che i media hanno fatto finta di non vedere. Giovani e anziani insieme per dire che il contratto nazionale va difeso sino in fondo. Una manifestazione che da subito ha suscitato dibattiti, a volte anche accesi, nei luoghi di lavoro e nelle strade.
Per rendere onore a diversi pensieri e riflessioni, vi proponiamo un rapporto epistolare che ci hanno segnalato, tra due colleghi di un azienda della provincia di Reggio Emilia. Un dibattito iniziato con la lettera indirizzata a tutti i dipendenti, da parte di un delegato, Giovanni, RSU CGIL.
Buona lettura e … se volete partecipare…

 



Cari colleghi

rivolgo questa mia, sopratutto a quelli che non sono iscritti al sindacato.
Il 27 ci sarà una manifestazione a Roma per la difesa del contratto di lavoro nazionale. Ovvero l'unica legge che tutela il nostro diritto di essere ancora dipendenti ma non sudditi.
L'unica legge che ci permette di evitare che "chi ci da lavoro", possa disporre liberamente della nostra vita e di quella dei nostri familiari, solo in funzione della produttività e del suo guadagno.
Questo diritto che voi considerate assodato, come l'acqua che bevete o il sole che guardate tutte le mattine, oggi sta per diventare non più così garantito. Una garanzia che solo con una mobilitazione generale, dal lavoro come nella scuola etc., è possibile difendere. Il 27 è una di queste.

Noi non vi stiamo proponendo una mobilitazione partitica, indipendentemente dalle possibili strumentalizzazioni, ma politica che dice:
"Noi non siamo disposti a tornare indietro! Per il futuro nostro e dei nostri figli".

Avete ora tre possibilità:
1.    La più importante: partecipare a questa come alle future mobilitazioni (iscrizioni entro martedì 23);
2.    Contribuire con una sottoscrizione a partire da 2 euro, per le spese della manifestazione (viaggio gratuito per i partecipanti), soprattutto tu che non sei neanche iscritto a nessuna organizzazione sindacale, pensando anche che sia giunto il momento di iscriversi e difendere così il diritto sindacale;
3.    Far finta che tutto vada bene, considerare il sindacato inutile, la tessera troppo cara e continuare a godere a spese di altri, di quell'ombrello di diritti che ancora oggi esistono grazie solo al nostro lavoro politico e sociale.

Ora non potete dire di non saperlo e siete in grado così di assumervi le vostre presenti e future responsabilità.
Noi ci assumiamo e non da oggi, le nostre. Anche quelle sbagliate.

Giovanni

.................................



Premesso, che ti stimo come persona e come collega, anzi ti riconosco una grande dedizione per il tuo impegno sindacale in azienda, però, giusto per questo motivo, ritengo precisare il mio pensiero in merito.
Sono anni che lavoro, non sono mai stato iscritto ad un sindacato, per il semplice motivo che non ritengo così utile esserlo. Non solo per il costo. Motivo non dettato dal mio pensiero politico, ma semplicemente dal fatto che non credo nel movimento sindacale come tale.
Non entro nel merito della divisione nazionale dei vari movimenti sindacali, perchè non sono così preparato in merito per dare un'opinione,  però dall'esterno non è di certo un bel biglietto da visita.

Sono anche convinto e lo riconosco, che certe conquiste da parte del movimento, mi abbiano giovato personalmente,  però, molto serenamente, credo che nel mondo del lavoro, sia giusto distinguere i doveri e i diritti, entrambi sacrosanti.

Forse sbaglio, e sono certo di non avere la tua condivisione, però io non ritengo giusto fare un discorso di massa. Nella vita, come nel mondo del lavoro, a mio avviso chi merita, chi si comporta correttamente, onestamente, chi lavora con professionalità, indipendentemente dall'incarico, possa ritenersi sempre in diritto di "chiedere" e non solo perchè deve essere così per tutti.

Perchè i "lavativi" debbano avere gli stessi diritti degli onesti? Opinabile, ma la penso così.
Può anche accadere che ciò non avvenga, in particolare, come negli ultimi anni di crisi mondiale, dove son venuti a meno tanti punti di riferimento e tanti lavoratori onesti ne hanno pagato dazio ingiustamente, non me lo auguro, ma potrei essere in futuro "inchiappettao" anch'io, però è un rischio che preferisco correre.

Mi sono permesso di risponderti e non agire con indifferenza al tuo appello, proprio perchè rispetto la tua grande serietà e l'abnegazione con cui tratti questi argomenti.
Grazie per l'attenzione.

Valerio

.................................................................


Ti ringrazio moltissimo per le tue parole soprattutto perchè il confrontarsi, soprattutto tra le differenze, non può far altro che contribuire ad individuare i pregi e difetti d'entrambi i pensieri.

Forse ti stupirà per questo, ma sono d'accordo con la maggior parte delle cose che hai detto.
Soprattutto sull'errata distinzione tra lavativi e non, tra diritti e doveri i secondi sempre più abbandonati o superati da tutti.
MA c'è un PERO' che credo faccia la differenza.

Le conquiste sociali di democrazia e libertà nell'arco di tutto il 900', con radici che iniziano con la rivoluzione francese del 1789, non sono state ottenute "individualmente". Come la costruzione di un percorso che ha condotto all'identificazione di "doveri" su cui si deve fondare una vera democrazia.

Proprio su quest'ultima distinzione che sono costretto a parlare di "impegno di massa". Non nel termine comunista della sua relazione con la storia ma riferita a battaglia sociale che, ci piaccia o no ha permesso lo sviluppo anche del pensiero liberare, il libero mercato e la costruzione di un sistema economico capitalistico basato sul consumo.

Oggi, quello che si profila non è un processo di diversificazione e di ridistribuzione che proprio in quegli anni del 900' ha portato alla nostra attuale ricchezza anche e sopratutto INDIVIDUALE.
Oggi si profila un processo, attuato da chi si professa oltremodo liberale, di distruzione di tutto questo per creare  "sempre meno ricchi" e "sempre più sudditi" da sottomettere.
Un ritorno al periodo feudale di tragici ricordi. Sono i fatti che ci conducono a questa analisi.

Qui non è in gioco la distruzione di un sistema economico, qui è il sistema stesso che così proposto finirà per distruggere se stesso.
A noi il compito di difendere i nostri diritti distinguendoli in modo determinate dai doveri. Confonderli si rischia di distruggerli. E poi, non è il tuo caso, spesso chi parla di mancato rispetto dei doveri, è  il primo ad arrogarsi anche il diritto di cambiarli a proprio tornaconto.

Senza diritti non possono esistere doveri perchè il pericolo, come oggi avviene nell'ultimo dei lavoratori come dal presidente del consiglio, lascia campo libero al dominio dei più forti. Il dovere, per me significa nessuna bandiera/tutte le bandiere che abbiano come fine il rispetto di tali per me inalienabili diritti che devono essere contemporaneamente doveri. Sul resto sono disposto a discutere come ormai faccio da anni come ad esempio con la direzione di quest'azienda. Mai considerata Padrona ma necessariamente diversa e distinta da noi. Due forze che insieme possono fare la differenza, con i rispettivi ruoli e il rispettivo rispetto.
Sino a quando questo avverrà, nessun problema.

Purtroppo però, non basta l'onestà e l'impegno individuale per fare una nazione, un luogo di lavoro, una società.
E' necessario una condivisione delle regole e dei doveri, nel rispetto dei diritti, costruito a maggioranza.
Questo è quello che si chiama democrazia altro non conosco se non ciò che mi fa paura pensarlo.

Grazie ancora per l'amicizia e la stima che spero avrò con questa mia contraccambiato.

Giovanni


19/11/10


IL MIO NO A SUSANNA CAMUSSO SEGRETARIA CGIL

Intervento di Gianni Rinaldini

Coordinatore dell'Area Programmatica "la Cgil che Vogliamo"

sulle dichiarazioni programmatiche di Susanna Camusso

La riserva di voto sul segretario generale da me espressa in consultazione è sciolta:non sono d’accordo con le dichiarazioni programmatiche di Susanna Camusso.
E’ in corso un confronto tra le parti sociali cui la CGIL partecipa senza nessun coinvolgimento né mandato del Comitato Direttivo. E’ stato sottoscritto un primo blocco di intese da inviare al Governo del tutto sconosciuto agli organismi della CGIL.
Ho avuto modo nei giorni scorsi di vedere i testi pubblicati sui siti delle controparti senza peraltro trovarne traccia alcuna nell’informazione interna.
Ho letto, tra l’altro,che “le parti sociali ritengono essenziale che siano incrementate e rese strutturali tutte le scelte normative volte a incentivare la contrattazione di secondo livello che collega gli aumenti retributivi all’aumento della produttività e redditività”.Così si interviene direttamente sulla stessa dinamica della contrattazione, così si assume una parte significativa del modello contrattuale che Confindustria, CISL, UIL hanno già sottoscritto in dissenso con la CGIL che non ha firmato quell’accordo.
Dove come quando abbiamo assunto questa decisione?
Camusso ci ha appena spiegato che continuerà il confronto, affrontando il capitolo della produttività sulla quale sono chiare le posizioni di Confindustria, così come espresse da Bombassei nel recente convegno di Genova.
Con quali posizioni la CGIL si è seduta e si siederà a quel tavolo?
Aprire questo confronto mentre il Collegato sul lavoro,costruito sulla base di un avviso comune tra le parti sociali, CGIL esclusa, distrugge il diritto del lavoro, mentre il Governo blocca la contrattazione nel pubblico impiego , mentre Federmeccanica e Confindustria annullano il contratto nazionale di lavoro rappresenta una scelta sbagliata e subalterna.

Camusso ci ha spiegato che l’eventuale sciopero generale sarà deciso dal Comitato Direttivo di dicembre sulla base di una valutazione sullo stato di avanzamento delle risposte delle nostre controparti.
Cosa significa?
Che il Governo deve ritirare il Collegato sul lavoro?Che deve annullare il blocco della contrattazione pubblica?Che Federmeccanica deve cancellare le deroghe?
Pare evidente che quando si parla di “avanzamenti” ci si riferisce solo al patto sulla produttività, quello che la presidente di Confindustria chiama il patto sociale, annunciandolo per dicembre.
Se questo è, si apre un gigantesco problema di democrazia in CGIL.
Camusso ha annunciato un Comitato Direttivo prima della manifestazione del 27 Novembre per discutere la proposta della CGIL su democrazia e rappresentanza:se le coordinate di tale progetto sono quelle espresse oggi se nessun riferimento è presente al referendum io non sono d’accordo.
Non c’è chi non veda che il referendum è ben altra cosa di una consultazione certificata.
Per quanto riguarda infine la vita interna dell’organizzazione, non c’è stato alcuna visione realmente democratica sull’esercizio del pluralismo interno:non è rispetto del pluralismo pensare ad una pregiudiziale adesione al programma.
La storia della CGIL ha visto differenti soluzioni al tema.
Questa è decisamente la peggiore, la meno rispettosa delle diversità, la meno autenticamente democratica.
Per l’insieme di queste ragioni esprimo il mio dissenso alle dichiarazioni programmatiche.
Ovviamente, una volta eletta dal Comitato Direttivo, Camusso sarà il segretario generale di tutti.

3/11/10


UN FUTURO INESISTENTE CONTRATTO

 

E’ ormai evidente che la “manovra Marchionne” sulla riorganizzazione delle FIAT ITALIA e le dichiarazione rilasciate alla trasmissione di Fazio “che tempo che fa” hanno lasciato un messaggio, aperto un dibattito nel paese. Inutile dire che il suo atteggiamento non miri a rilanciare in modo serio la questione dell'auto Fiat in Italia e in Europa, basandosi su qualità ed efficienza, ma ad avere mano libera sulla riorganizzazione dell'azienda senza alcun compromesso, con dipendenti sottomessi,  ricattabili e a disposizione solo del profitto dei suoi azionari. Sudditi costretti a barattare il proprio lavoro in cambio dei diritti. Una trasformazione del rapporto di lavoro che riporterà questo paese non solo a prima dell'approvazione dello statuto dei lavoratori ma ai primi anni del dopoguerra. Uno scenario che Maurizio Landini, segretario nazionale FIOM, ha in modo preciso e diretto riassunto nel suo intervento tenuto a Roma durante la manifestazione della Fiom del 16 settembre 2010. Un intervento che abbiamo deciso di riproporvi e che merita di essere ascoltato.

  


Cassa integrazione, raggiunto l'accordo per la Dimes

 

Reggio Emilia, 13 giugno 2009

 

L'azienda ha il suo stabilimento produttivo a Reggiolo. Interessati 25 lavoratori su 35. L'assessore Ferrari: "Lavoriamo per ricollocare nel mercato del lavoro gli esuberi"

 

E' stato sottoscritto nei giorni scorsi nella sede del Ministero del Lavoro a Roma, per la ditta Dimes srl, un accordo di Cassa integrazione straordinaria (Cigs) per parziale cessazione di attività, con una durata di due anni. L'azienda, che opera nel settore della produzione e commercio di scale, ha sede legale a Novi di Modena, ma lo stabilimento produttivo a Reggiolo, oltre che una sala mostra a Milano. La Cassa integrazione intereresserà 25 dipendenti su un totale di 35. L’azienda ha infatti deciso proseguire l’attività commerciale e amministrativa, cessando invece l’attività produttiva.

 

"Ancora una volta è stata utile l’azione informale di mediazione svolta dalla Provincia di Reggio Emilia - ha sottolineato l'assessore al Lavoro Gianluca Ferrari - al fine di predisporre la bozza di accordo da proporre ai funzionari ministeriali". L'assessore Ferrari ricorda inoltre come "la Cigs sia uno strumento che permette di avere una tutela sociale in un arco di tempo anche di due anni, attraverso una positiva applicazione del piano di gestione degli esuberi nel primo anno. A questo proposito continua l'impegno della Provincia e delle parti sociali, per questa come per altre aziende, al fine di al ricollocare nel mercato del lavoro il 30 per cento degli esuberi, percentuale a cui è subordinata la Cassa integrazione per il secondo anno. In particolare la Provincia sta lavorando in maniera consistente sul fronte della formazione professionale, perché occorre attivare nuove competenze al fine di agganciare meglio la futura ripresa produttiva, attivando gli adeguati strumenti di riqualificazione e riconversione del personale in esubero".


Bassa, la situazione socio-economica si fa allarmante

Reggio Emilia, 1 giugno 2009

Nuova riunione del Tavolo Anteverto: boom della cassa integrazione, +53% di disoccupati


Tende a farsi allarmante la situazione economica e sociale nella Bassa reggiana. E' quanto emerso l'altro giorno dall'incontro dal Tavolo-osservatorio Anteverto promosso dalla Provincia, tenutosi al Centro per l'impiego di Guastalla, che ha registrato un aumento del 53%, da inizio anno, di iscritti alle liste di disoccupazione (rispetto ad una media provinciale del +44%) ed un calo del 30% degli avviamenti al lavoro. Ma il vero allarme arriva dall'esplosione dei dati sulla cassa integrazione, aumentata in maniera vertiginosa nell'ultimo mese, in controtendenza con gli altri distretti della provincia, che in aprile hanno visto un parziale rallentamento della crescita dei lavoratori sospesi dal lavoro.

L'imprenditore Ivan Tirabassi, titolare dell'omonima ditta, ha confermato le peggiori previsioni preannunciate a marzo: il calo degli ordinativi e delle commesse è arrivato all'80%, purtroppo non si sta arrestando e non si vedono segnali di ripresa.

Gli hanno fatto eco Paolo Burani dell'Api e Luciano Montecchi della Cna, confermando questa tendenza generale per le imprese associate, soprattutto per il metalmeccanico ed in particolare per quelle più piccole: se non ci sarà un minimo di ripresa degli ordinativi, a settembre diverse di loro saranno costrette a chiudere.

L'altra riflessione sottolineata da Tirabassi è stata quelle legata al futuro della produzione di questo distretto, che non potrà che essere fortemente innovativa o non sopravviverà; ugualmente si tratta di mettere in conto che un 30% circa di mano d'opera verrà espulsa definitivamente dai processi produttivi, in particolare quella più dequalificata, che nel territorio spesso coincide per la stragrande maggioranza con la popolazione immigrata.

Ciro Maiocchi della Cgil territoriale ha condiviso le analisi di Tirabassi, sottolineando il rischio che una situazione del genere possa riflettersi sulla sostenibilità sociale dell'intero territorio. Per Maiocchi è dunque giunto il momento di un rilancio produttivo complessivo del distretto, in cui tutti debbano fornire il loro contributo, a partire da istituzioni, forze sociali, mondo imprenditoriale e del lavoro.

Utile- secondo Franco Bisi di Formart e Mario Mazzei del centro di formazione Bassa reggiana - sarebbe anche una sorta di piano straordinario che veda al centro un forte investimento in formazione delle maestranze, ma anche degli imprenditori, così da innalzare il livello delle competenze professionali di larga parte di lavoratori dequalificati e non specializzati: "Solo in questo modo - hanno aggiunto - sarà possibile agganciare la ripresa economica e mantenere nella Bassa un distretto produttivo competitivo sui segmenti alti e più innovativi, garantendo quella coesione sociale che altrimenti può rischiare di trasformarsi in tensione e scontro sociale".

Tutti hanno poi sottolineato ancora una volta il ruolo negativo del sistema creditizio che in questo frangente non sta aiutando il sistema produttivo locale: anche le banche devono attivare un atteggiamento di vera e propria responsabilità sociale nei confronti di una realtà produttiva da cui, per altro, sono dipese molte delle loro "fortune".

Forte apprezzamento è stato espresso, invece, per il ruolo giocato dal Tavolo distrettuale Anteverto, in grado di favorire quel dialogo tra istituzioni e parti sociali che è indispensabile per far fronte ad una situazione veramente drammatica.

Un ultimo grido di allarme è arrivato dai rappresentanti dei Comuni: per tutti vale l'intervento di Luciano Semper del Comune di Luzzara, che ha segnalato come il Governo con i provvedimenti adottati in materia finanziaria rischi di mettere in ginocchio gli enti locali che, con le ultime disponibilità di bilancio, hanno dirottato tutto sugli aiuti alle famiglie più bisognose, ma che ormai stanno esaurendo i fondi e pensano ai bilanci 2010 con forte preoccupazione.

"Questi dati - ha concluso l'assessore provinciale al lavoro Gianluca Ferrari - confermano le previsioni emerse dagli altri Tavoli distrettuali Anteverto: non solo non si vedono segnali di ripresa nell'economia reggiana, ma la situazione sta peggiorando di settimana in settimana. Proprio per questo che la Provincia sta dispiegando tutta una serie di azioni, a partire dalle indicazioni dell'Unità anticrisi oggi reperibili anche sul sito www.reggiobattelacrisi.it, che vedono in primo luogo l'investimento in qualificazione e riqualificazione dei lavoratori come uno dei più importanti per il rilancio produttivo e sociale dei territori: a questo rispondono le attività formative appena approvate per disoccupati e cassintegrati, a cui faranno seguito, nei prossimi mesi, quelle rivolte alla riqualificazione delle imprese e dei lavoratori, alle fasce più deboli dei disoccupati e alla creazione di nuove imprenditorialità particolarmente innovative. Contemporaneamente, si sta lavorando per l'anticipo della cassa integrazione straordinaria per diverse aziende in forte collaborazione con le banche, l'Inps e la Direzione provinciale del lavoro".

Con queste azioni crediamo sia possibile aiutare questo territorio ad uscire dalla situazione di difficoltà e a costruire le basi per un futuro più solido e di qualità."


 Dalla Provincia un pacchetto anticrisi da 2 mln di euro

Reggio Emilia, 30 maggio 2009

Destinato a circa 650 persone, è rivolto prioritariamente a disoccupati, precari, lavoratori cassintegrati o in mobilità. L'assessore Ferrari: "Le risorse umane sono il principale investimento per uscire dalla crisi e agganciare la ripresa produttiva"

 

Proseguono gli interventi della Provincia volti a contrastare la crisi economica, attraverso azioni di immediato sostegno a lavoratori, famiglie e imprese in difficoltà, ma anche con progetti che guardano già al dopo-crisi. In questa direzione va un "pacchetto anticrisi" rivolto prioritariamente a disoccupati, precari e lavoratori cassintegrati o in mobilità, per cui la Provincia ha stanziato 2 milioni di euro, con l'obiettivo di riqualificare questi soggetti in funzione della ripresa produttiva. I dettagli degli interventi sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa a cui erano presenti l'assessore al Lavoro della Provincia Gianluca Ferrari, la dirigente dell'area Welfare locale Angela Ficarelli, il consigliere amministrativo del Servizio Lavoro Armando Sacchetti e Vanni Salatti del'Unità anticrisi della Provincia.

L'obiettivo principale di questi percorsi formativi è offrire una qualificazione professionale a chi ne è privo, specializzare soprattutto diplomati con titoli di studio difficilmente spendibili sul mercato del lavoro, riqualificare o riconvertire professionalità sempre meno occupabili o a rischio di espulsione lavorativa a seguito dell'attuale crisi galoppante. Complessivamente si tratta di quaranta operazioni approvate, che riguarderanno quasi 650 persone per un importo complessivo di circa 2 milioni di euro.

Tra le attività approvate un'attenzione particolare è stata riservata a quelle che si inseriscono in comparti e professionalità particolarmente innovativi, come la gestione del risparmio energetico, i sistemi integrati di qualità, sicurezza e ambiente per le imprese, l'installazione di pannelli fotovoltaici e le nuove fonti energetiche rinnovabili. Accanto a questi corsi, vengono confermati i profili già consolidati negli scorsi anni in materia di information technology, di commercializzazione dei prodotti, di acquisizione di nuovi mercati esteri per le imprese reggiane.

"Si tratta di un pacchetto di iniziative formative e di specializzazione - ha spiegato l'assessore al Lavoro Gianluca Ferrari - finalizzate ad innalzare le competenze professionali dei lavoratori, affinchè l'economia reggiana sia attrezzata per agganciare la ripresa produttiva, non solo sul versante tecnologico, ma anche e soprattutto su quello delle risorse umane. Quest'ultimo infatti è il principale investimento per ripartire dall'attuale situazione di crisi economia lavorando sui segmenti più alti dell'economia globale".

L'assessore Ferrari ha infine sottolineato che "questo Piano di attività si iscrive nel quadro delle iniziative anticrisi promosse e sviluppate dall'Unità provinciale anticrisi e rappresenta una risposta concreta ai fabbisogni dell'economia locale come a quelli di tante persone in cerca di lavoro o a rischio di espulsione dall'attuale mercato del lavoro. Da quest'ultimo punto di vista ricordiamo infine i protocolli per l'anticipazione della cassa integrazione straordinaria firmato con 7 istituti di credito, che sta fornendo un concreto sostegno al reddito di alcune centinaia di lavoratori".

Per ogni ulteriore informazione è possibile consultare anche il sito web (www.reggiobattelacrisi.it) o telefonare al numero verde 800.513822 appositamente istituiti dall'Unità anticrisi della Provincia.


 MISURE ANTICRISI

FIRMATO UN PROTOCOLLO D’INTESA FRA COMUNE, 9 BANCHE E 9 ASSOCIASZIONI DI CATEGORIA ADERENTI AL TAI PER SOSTENERE IL LAVORO DELLE IMPRESE E L’ACCESSO AL CREDITO

 

Giovedì 7 maggio 2009

 

Un protocollo d’intesa, per sostenere il lavoro delle imprese edili e l’accesso al credito nell’attuale fase di crisi, è stato firmato oggi nel Municipio di Reggio Emilia dal sindaco Graziano Delrio, dai rappresentanti di nove istituti di credito – Banca Carige, Banca di Cavola e Sassuolo Credito Cooperativo, Banca Monte dei Paschi di Siena, Banca Monte Parma, Banco San Geminiano e San Prospero, Banca Reggiana, Cassa di risparmio di Ferrara, Cassa Padana, Unicredit Banca – e dai delegati di nove associazioni di categoria - Confesercenti, Cna, Confartigianato imprese, Associazione Industriali, Api, Confcooperative, Legacoop, Cia, Confagricoltura – aderenti al Tavolo delle associazioni imprenditoriali (Tai).
Il documento è stato presentato dallo stesso Delrio, dal coordinatore del Tai Giovanni Teneggi, in rappresentanza delle imprese, e dal dirigente bancario Andrea Manzotti per gli istituti di credito.

Il protocollo, che sarà presentato come buona pratica al Tavolo provinciale sulla crisi, prevede – ha spiegato il sindaco Delrio - l’attivazione di strategie a favore delle imprese, in particolare edili ma non solo, soprattutto piccole e medie perché sono le più vulnerabili alla crisi. Si semplificano le procedure negli appalti di lavori pubblici e si assicura una maggiore accessibilità al credito, con le adeguate garanzie e qualità, a quelle imprese aggiudicatarie di appalti pubblici. 

Si tratta quindi di una misura anticiclica a sostegno delle imprese che il Comune di Reggio sta promuovendo, nell’ambito della stessa strategia, assieme ad altre: ad esempio, il finanziamento di 15 milioni di euro in sei mesi per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria su beni pubblici (strade, verde pubblico, edifici pubblici, scuole… ); il finanziamento di 6 milioni di euro per interventi di manutenzione straordinaria su alloggi di edilizia residenziale pubblica e i 250mila euro per implementare il fondo Confidi. Tali interventi e finanziamenti consentono di immettere sul mercato risorse economiche, liquidabili in tempi brevi, a cui le imprese appaltatrici possono accedere traendo benefici immediati per la loro attività. Benefici che si riflettono immediatamente sul sostegno all’occupazione, sui lavoratori e le loro famiglie.

Teneggi ha evidenziato come il protocollo sia il valido prodotto di una collaborazione fra Comune, imprese e banche, e sia esempio di una semplificazione amministrativa assai utile per le imprese, che si traduce nel sostegno al credito e al lavoro. Manzotti ha sottolineato fra l’altro come le misure introdotte con il protocollo migliorino la qualità del credito, anche dal punto di vista degli istituti bancari.
 

Il protocollo firmato oggi prevede, dunque, procedure di semplificazione negli appalti di lavori pubblici e possibilità di assicurare l’accesso al credito integrando tutti gli strumenti normativi e procedurali disponibili. Si prevede quindi di:

  • utilizzare, per i lavori di importo inferiore a 500.000 euro, la procedura negoziata con un sistema a rotazione nel rispetto dei principi di non discriminazione, trasparenza, parità di trattamento;

  • utilizzare il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa laddove la tipologia dell’ appalto lo consente;

  • semplificare le procedure di gara dei lavori pubblici e favorire la rapidità dei pagamenti alle imprese aggiudicatarie anche utilizzando gli strumenti della cessione dei crediti o della certificazione dei crediti e/o delle opere appaltate;

  • assicurare l’accesso al credito necessaria alle imprese per realizzare i lavori pubblici affidati dal Comune;

  • favorire accordi tra banche e imprese per assicurare le migliori condizioni di mercato sul credito a breve termine alle imprese che lavorano per il Comune.

Il Comune utilizzerà dunque tutti gli strumenti disponibili per contribuire ad aiutare le imprese in questo momento di crisi economica.
Le imprese titolari dei lavori affidati dal Comune potranno accedere al credito per avere la liquidità necessaria al fine di realizzare i lavori e mantenere i livelli occupazionali.

Le banche si impegnano ad accompagnare questi processi, nel favorire l’accesso al credito alle imprese assegnatarie dei lavori, secondo le migliori condizioni di mercato.


 VERBALE DI ACCORDO TRA COMUNE di REGGIO EMILIA E ORGANIZZAZIONI SINDACALI PROVINCIALI CGIL CISL UIL SUL BILANCIO DI PREVISIONE 2009 E MISURE ANTICRISI

La Giunta Comunale di Reggio Emilia e le Organizzazioni Sindacali prendono atto delle disposizioni contenute nella Finanziaria 2009 e del fatto che continuano a mantenersi norme sul patto di stabilità palesemente assurde, lesive dell’autonomia degli Enti Locali e punitive dell’azione fondamentale che esercitano e dovrebbero esercitare i poteri locali nel contesto istituzionale democratico ed in particolare nell’attuale momento politico.

 

La Giunta Comunale e le Organizzazioni Sindacali rilevano come la drastica riduzione della spesa per investimenti, il blocco sostanziale della spesa corrente, le forti riduzioni di fondi destinati anche ai Comuni, come quello riguardante le politiche giovanili, edilizia scolastica, trasporto pubblico, Fondo per le politiche sociali, fondo per l’inclusione sociale, stanno creando anche nella realtà reggiana, difficoltà serie e pesanti.

 

Per queste ragioni è necessario proseguire l’iniziativa per rivendicare modifiche sostanziali all’attuale patto di stabilità nonché le risorse necessarie a garantire continuità e sviluppo delle prestazioni sociali sia a livello quantitativo che qualitativo.

 

Le Organizzazioni Sindacali esprimono apprezzamento per le scelte di politica sociale contenute nella proposta di Bilancio di Previsione 2009 del Comune di Reggio Emilia, in particolare l’aumento della spesa sociale, l’invarianza tariffaria e tributaria, l’adeguamento del Fondo sociale per l’affitto, il sostegno alle famiglie numerose e in difficoltà.

 

Le risorse destinate a questi capitoli, che assommano a 3.211.000,00 euro finalizzate all’aumento della spesa sociale, all’aumento del fondo affitti ed alle agevolazioni sulle utenze delle famiglie numerose e/o in difficoltà, vengono ritenute coerenti con le politiche concordate sin dal passato esercizio finanziario in ordine all’utilizzo del gettito aggiuntivo IRPEF a favore del potenziamento del welfare locale e del sostegno al potere d’acquisto dei lavoratori e di pensionati.

 

Le Organizzazioni Sindacali e la Giunta Comunale esprimono forte preoccupazione per la situazione allarmante che sta vivendo il sistema produttivo locale, ulteriormente aggravato dal taglio degli investimenti pubblici locali previsti dal Governo. La crescita della cassa integrazione, della mobilità e della disoccupazione sta producendo anche a Reggio Emilia un notevole impatto sulle condizioni di vita di molte famiglie. E’necessario pertanto che le imprese assumano la responsabilità sociale a partire dalla prioritaria salvaguardia dell’occupazione.
Le misure previste dal “Fondo Finanza Sociale” (portabilità dei mutui; mutui prima casa; prestiti sull’onore; copertura ratei mutui in caso di perdita di lavoro rappresentano prime risposte utili a cogliere le richieste avanzate dalle Organizzazioni Sindacali per sostenere il reddito delle famiglie nell’attuale fase di crisi.

 

Si concorda di approfondire tra il Comune e le Organizzazioni Sindacali ilcapitolo relativo agli interventi di anticipazione della Cassa Integrazione Guadagni, tenuto conto di quanto potrà scaturire dal confronto aperto sulla stessa materia con l’insieme delle Istituzioni locali e le parti sociali a livello provinciale.

A questo si aggiunge un importante capitolo di misure a sostegno e per lo sviluppo delle imprese (sostegno ai Consorzi fidi ed alle attività imprenditoriali giovanili, prestiti sull’onore).

La Giunta riconosce la necessità di sostenere i redditi fissi, oltre alle misure già individuate dall’Istituzione Scuole e Nidi dell’Infanzia. Tali misure riguardano l’orientamento dell’intero sistema tariffario ad una sempre maggiore equità e progressività con una attenzione particolare alle famiglie numerose o in difficoltà. A partire dall’anno scolastico 2008/2009 si è ulteriormente ampliato il numero delle fasce dirette per i servizi all’infanzia e si sono introdotte delle agevolazioni per coloro che hanno contratto un mutuo per l’acquisto della prima casa, permettendo ai nuclei familiari con mutuo, iscritti ai Nidi d’Infanzia di considerare il mutuo alla stregua dell’affitto nelle dichiarazioni ISEE.

L’ Amministrazione Comunale si impegna a sostenere il reddito delle famiglie dei lavoratori dipendenti il cui rapporto di lavoro è oggetto di ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria o che si trovano in una situazione di risoluzione del rapporto di lavoro con o senza indennità di mobilità, lavoratori disoccupati causa licenziamento, dimissioni giusta causa o a scadenza di un precedente contratto di lavoro (contratti a termine, contratti di collaborazione, a progetto e di somministrazione non rinnovati) con misure di riduzione o esenzione delle rette a carico dei nuclei familiari i cui figli frequentano gli asili nido e le scuole dell’infanzia. Per l’accesso ad altri servizi a domanda individuale erogati dal Comune (altri servizi educativi, servizi sociali domiciliari, semiresidenziali e residenziali) le parti concordano di:

 
  • attivare confronti periodici per l’analisi e il reperimento delle risorse disponibili di carattere nazionale, regionale e locale volte a corrispondere ai bisogni verificati ed eventualmente a ridefinire modalità e criteri di utilizzazione delle risorse.

 

  • Concordano altresì di procedere alla verifica delle coperture finanziarie di sostegno esistenti nei servizi sociali e nelle aziende di servizi alla persona.

Le OOSS, nel richiamare l’obiettivo da esse posto di adottare in modo generalizzato la cosiddetta. tariffazione sociale per tutti i servizi pubblici, evidenziano la necessità di introdurre per queste famiglie delle ulteriori, temporanee misure di sostegno per far fronte al pagamento delle utenze domestiche quali gas, acqua ed igiene ambientale, attraverso la definizione di un meccanismo regolamentato di accesso ai fondi in essere per agevolazioni sulle utenze ed interventi per famiglie in difficoltà.
L’Amministrazione Comunale conviene con l’esigenza espressa dalle Organizzazioni sindacali di promuovere insieme agli altri Comuni e alla Provincia, le aziende pubbliche o controllate dal pubblico la verifica delle azioni possibili da intraprendere per supportare i nuclei familiari e i lavoratori sopraindicati.

Per la determinazioni delle misure di sostegno di cui ai punti precedenti si utilizzerà l’attuale articolazione ISEE adottata dal Comune per le tariffe di riferimento, attraverso un sistema di attualizzazione del reddito famigliare di riferimento.

Per la gestione del presente accordo l’Amministrazione Comunale si impegna a predisporre un sistema informativo finalizzato all’incrocio delle banche dati in possesso del Comune e di quelle in possesso dell’INPS, al fine di monitorare in tempo reale le ricadute del ricorso alla cassa integrazione, la perdita di lavoro e le conseguenze sul reddito (per i cittadini del Comune di Reggio Emilia

Le modalità del presente accordo inerenti la definizione dei relativi criteri applicativi, saranno sottoscritte consensualmente dalle parti entro Febbraio 2009 con l’obiettivo di dare la possibilità ai lavoratori di ottenere la rideterminazione dell’importo delle rette e tariffe dei servizi comunali, anche fino all’azzeramento della quota di compartecipazione, aggiornato alla nuova situazione reddituale, nell’ambito del sistema in vigore che partendo dalla soglia d’esenzione, consente un’equa ed estesa progressività di rette e tariffe.

L’esenzione riguarderà i lavoratori dipendenti appartenenti a nuclei familiari che siano stati oggetto di atti di risoluzione del rapporto di lavoro e che non fruiscano dell’indennità di mobilità. Relativamente a questi casi sarà inoltre valutata la situazione patrimoniale immobiliare e mobiliare del nucleo che dovrà essere caratterizzata dalla proprietà della sola abitazione principale e relative pertinenze e da un patrimonio mobiliare non superiore a 50.000 euro.
 


 REGGIO EMILIA: MISURE ANTICRISI

11 aprile 2009

E’ POSSIBILE LA RATEIZZAZIONE DEL PAGAMENTO DEI DEBITI VERSO IL COMUNE

Famiglie e persone che stanno attraversando difficoltà dovute alla crisi economica e non hanno la necessaria disponibilità di risorse per onorare i debiti vero il Comune di Reggio, potranno avvalersi del pagamento rateizzato.

Lo ha deciso la giunta comunale con una deliberazione, proposta del vicesindaco e assessore al Bilancio Franco Ferretti, che si inserisce fra le misure anti-crisi messe in campo dall’Amministrazione.

In particolare, con la delibera di recente approvazione, si affida alla società Equitalia Emilia Nord spa la rateizzazione dei crediti del Comune, quindi per i cittadini la possibilità di rateizzare il pagamento dei debiti verso il Comune di Reggio.

I cittadini stabiliranno con Equitalia le modalità di rateizzazione, un volta ricevuta dalla società la cartella di riscossione. Ciò sulla base delle modalità - indicate dalla stessa delibera - per la definizione del numero di rate, fissato anche in riferimento all’entità del debito. Le rate possono raggiungere il numero massimo di 36, e vengono stabilite in proporzione all’ammontare dovuto.

Il provvedimento riguarda anche il pagamento di multe comminate e non pagate per le quali, a termini di legge, non era fino a questo momento possibile effettuare il pagamento tramite rateizzazione.

L’azione dell’Amministrazione comunale verso i lavoratori, i pensionati, le famiglie e le fasce sociali più deboli, continua ad essere al centro di un impegno politico e amministrativo che ha preso avvio in sede di variazione al bilancio 2008 per continuare con le iniziative contenute nel bilancio 2009 e con gli accordi definiti con gli istituti di credito per quanto concerne i mutui e con le organizzazioni sindacali per quanto riguarda tutti i servizi sociali del Comune.

L’Amministrazione comunale ha varato per il 2009 fondi straordinari anti-crisi rivolti alle famiglie per tre milioni di euro, a cui si aggiungono il fondo di finanza sociale di oltre 250mila euro, per il sostegno ai mutui per la casa, realizzato con la collaborazione di sei banche; la riduzione o esenzione rette, in base al reddito, per le Suole e nidi d’infanzia e i servizi agli anziani; la rateizzazione delle bollette Enìa; la Carta etica Unicredit per mamme sole con figli minorenni (120mila euro).

Per il sostegno alle imprese e all’occupazione, oltre al versamento di 200mila euro al fondo Confidi, il Comune ha avviato cantieri di manutenzione straordinaria di spazi pubblici (strade, verde e scuole) che immetteranno 15 milioni in sei mesi e altri sei milioni per le manutenzioni straordinarie degli immobili di edilizia residenziale pubblica.

 

Sabato 21 marzo 2009

 

GAS E ACQUA: le Amministrazioni Comunali ed Enìa a sostegno delle famiglie in difficoltà

Le Amministrazioni comunali ed Enìa insieme in campo per dare sostegno alle famiglie che stanno subendo in modo più grave le conseguenza della negativa congiuntura economica.

L’iniziativa è rivolta in particolare a chi, nel corso del 2009, ha perso il lavoro, ha subito una significativa riduzione oraria o è entrato in cassa integrazione.

La misura, coordinata dalle Amministrazioni comunali e sostenuta da Enìa, prevede la possibilità di dilazionare in tre rate e senza interessi il pagamento delle fatture di energia elettrica e/o gas, emesse da Enìa Energia a partire da aprile e fino a dicembre 2009.

Con le opportune certificazioni, che attestano la situazione di difficoltà, gli interessati dovranno presentarsi agli sportelli Enìa per ottenere la dilazione, a condizione che non ci siano nei rapporti con il Gruppo Enìa situazioni di fatture pregresse scadute e ancora non liquidate. 

“Gli effetti della congiuntura economica negativa che stanno avendo ripercussioni anche sulle famiglie del nostro territorio – sottolinea il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio – ci hanno spinto a proporre a Enìa, che si è dimostrata interlocutore pronto ed attento, una soluzione strutturale per coloro che risentono in modo diretto delle conseguenze negative della crisi. Riteniamo che anche questa, insieme alle altre contenute nel pacchetto di aiuti straordinari anti-ciclici di 3 milioni di euro varato dal Comune di Reggio, possa essere una misura importante, tanto più se consideriamo che i servizi gas ed energia elettrica sono tra i più significativi nel bilancio delle famiglie”.

“L’80% del totale delle bollette che una famiglia paga in un anno – afferma Cesare Beggi, presidente provinciale dell'Anci-Legautonomie – riguarda le spese per l’energia elettrica ed il gas ed, in particolare, la prossima fatturazione sarà relativa al periodo gennaio e febbraio, mesi significativi per i consumi dovuti al riscaldamento. La possibilità di dilazionare i costi energetici riteniamo possa contribuire a dare maggiore tranquillità alle famiglie che si trovano a vivere una nuova condizione di difficoltà economica”.

“Con questa misura – afferma Andrea Viero, Amministratore Delegato di Enìa – crediamo di interpretare in modo concreto il nostro ruolo di Azienda che vive in stretto legame con le comunità ed il territorio. Abbiamo sempre cercato, anche in passato, di elaborare e concordare soluzioni capaci di rispondere alle particolari esigenze economiche dei nostri cittadini-clienti e riteniamo che, insieme alle Amministrazioni Comunali, anche in questa occasione potremo contribuire ad affrontare con serietà una situazione difficile per molte famiglie”.

Inserito il 17-03-2009

 

Reggio Emilia - La rete di aiuti programmata dal Comune di Reggio per aiutare le famiglie ad affrontare la crisi è attiva. Si articola su due piani principali: a) l’offerta di sostegno economico, con erogazioni immediate o attraverso bandi pubblici (la spesa sociale ordinaria e straordinaria, comprensiva delle erogazioni a Scuole e Nidi d’infanzia, è stimata per il 2009 oltre i 56 milioni di euro); b) le opportunità di ascolto, accoglienza e presa in carico da parte dei Servizi sociali dei Poli territoriali. Una rete agganciata ad alcune misure di recente adozione, altre consolidate negli ultimi anni.

Per informare su come accedere alle opportunità di aiuto, il Comune di Reggio diffonde tre pubblicazioni nella sede dell’Ufficio relazioni con il pubblico (Urp) di via Farini 2/1, negli altri sportelli pubblici del Comune, nei centri della grande distribuzione commerciale e in altri luoghi pubblici. Si tratta della guida Sostegno per i mutui prima casa, di 18 sportelli a misura di cittadino e di 100+100 Cento domande e cento risposte per illustrare le opportunità di ascolto e relazione, l’accoglienza e l’attività dei Poli di servizio sociale territoriale del Comune, impegnati nella messa in rete delle tante risorse presenti sul territorio, pubbliche e private, economiche ma soprattutto umane. La rete di aiuti del Comune e gli strumenti informativi sono stati presentati oggi alla stampa dal sindaco Graziano Delrio, dal vicesindaco e assessore al Bilancio Franco Ferretti, dall’assessore a Pari opportunità e diritti di cittadinanza Gina Pedroni e dal direttore generale del Comune, Mauro Bonaretti.
“Fare rete, tra pubblico e privato, tra servizi e risorse del territorio, è fondamentale più che mai in questa fase di crisi – ha detto il sindaco Delrio – Ed è altrettanto importante la conoscenza, da parete dei cittadini, delle opportunità, delle risorse economiche e di sostegno e accoglienza, che sono disponibili. Perciò, accanto alle opportunità economiche rese disponibili dal Comune e dal Comune insieme con i privati, proponiamo alcune pubblicazioni, di cui inizia la diffusione in città in questi giorni: sono strumenti molto importanti e utili per informare le famiglie sulle offerte di sostegno e sulla rete di aiuto attiva sul territorio. Il tutto rientra in una scelta precisa: rafforzare la rete di aiuti e sostenere il lavoro delle imprese, quindi l’occupazione, nonostante i pesanti limiti imposti dal governo con il Patto si stabilità”.
“Anche Reggio – ha detto il vicesindaco Ferretti – sta entrando nella fase più intensa della crisi. Basti pensare che nei primi due mesi del 2009 il numero di iscritti alle liste di disoccupazione ha eguagliato il numero di iscritti totale dell’anno precedente. Il Comune ha messo in atto varie misure anticicliche urgenti, che si uniscono alla spesa sociale annuale pianificata, cercando di contribuire al superamento di questa fase difficile. Agli aiuti immediati e diretti alle famiglie, associamo il consolidamento dell’offerta scolastica 0-6 anni: abbiamo aumentato di circa 500 posti la disponibilità nei Nidi e Scuole d’infanzia in due anni e mezzo. Nonostante il Patto di stabilità, di cui la quasi totalità dei Comuni italiani chiede urgenti modifiche”.
L’assessore Pedroni ha ricordato fra l’altro l’impegno anche in favore degli anziani e delle famiglie con anziani non autosufficienti, il forte incremento dell’erogazione di assegni di cura. Il direttore generale Bonaretti ha sottolineato la suddivisione dei redditi Isee in 11 fasce, per rendere il più possibile duttile e mirato alle reali necessità ogni tipo di aiuto proposto.

a) OFFERTA DI SOSTEGNO ECONOMICO – La manovra anti-crisi contenuta nel Bilancio 2009 del Comune rende disponibili, 2.700.000 euro destinati a famiglie in difficoltà, di cui:
- 1.649.000 euro per il Fondo affitti, a cui accedono circa 1.800 nuclei familiari;
- 1.032.000 euro per agevolazioni sulle utenze (Fondo gas, Fondo idrico) e altri interventi in favore di oltre 1.400 famiglie numerose o in difficoltà;
- 80.000 euro per Prestiti sull’onore.
L’accesso a questi contributi è stabilito in base all’iscrizione a graduatorie costruite tenendo conto di fattori base come il reddito (per fasce Isee), il numero di figli del nucleo famigliare richiedente, la presenza di portatori di handicap o persone non autosufficienti. In base a questi criteri, che indicano il disagio economico più o meno rilevante delle famiglie, si stabiliscono le priorità di accesso e intervento. I riferimenti, in questo caso, sono i cinque Poli territoriali del Comune (vedere l’allegato ’18 sportelli a misura di cittadino’).

RETTE SCOLASTICHE – A sostegno delle famiglie, sono inoltre previste misure di riduzione o esenzione dalle rette a carico dei nuclei familiari, i cui figli frequentano gli asili nido e le scuole dell’infanzia comunali, e i cui genitori siano cassintegrati o abbiano perso il posto di lavoro.
Il Comune, dopo la firma di un accordo con le organizzazioni sindacali e attraverso l’Istituzione Scuole e Nidi d’infanzia il cui consiglio di amministrazione a deliberato favorevolmente in tal senso lo scorso febbraio, ha attivato aiuti specifici con l’intenzione di garantire a tutte le famiglie la frequenza ai servizi educativi, affinché nessun bambino sia escluso per motivi economici. Sono considerate le seguenti situazioni: perdita del lavoro per cessazione o ridimensionamento dell’attività; mobilità; cassa integrazione ordinaria o straordinaria; riduzioni di ore lavorative di soci lavoratori di cooperative; mancato rinnovo di contratti a tempo determinato. Ad oggi 90 famiglie hanno richiesto tale agevolazione, cambiando la loro fascia di contribuzione. Il risparmio complessivo, proiettato sull'intero anno scolastico, è di circa 38.000 euro.
Inoltre, l'Istituzione da settembre 2008 ha attivato agevolazioni per le famiglie aventi un mutuo sulla casa di abitazione considerando quest'ultimo, al fine del calcolo dell'Isee, alla stregua dell'affitto. Le famiglie che hanno utilizzato tale agevolazione sono 440 e ciò ha comportato un risparmio complessivo sull'anno scolastico di 190.000 euro.
Per ottenere la riduzione della retta le famiglie interessate dovranno recarsi presso l’Ufficio Rette dell’Istituzione Scuole e Nidi d’infanzia (via Guido da Castello, 12) portando una dichiarazione del proprio datore di lavoro che attesti la situazione; l’ufficio provvederà a ricalcolare l’Isee e a determinare la nuova retta conseguente.

PER GLI ANZIANI - L’accordo Comune-Organizzazioni sindacali prevede inoltre, per il 2009, l’esenzione dal pagamento di rette e tariffe dei servizi comunali, per i lavoratori dipendenti licenziati e che non fruiscano dell’indennità di mobilità. Tali misure riguardano in particolare rette per centri Diurni, Case protette e assistenza domiciliare. Una misura che rafforza quanto già messo in campo dall’Amministrazione comunale per gli anziani. L’impegno del Comune di Reggio previsto per il 2009 a favore del sistema di aiuto e protezione agli anziani è di 13,5 milioni di euro con un incremento di 4,5 milioni rispetto al 2006 (più 50 per cento). Nel 2008, intanto, si sono aperti 40 posti in più nelle case protette del distretto di Reggio, con finanziamenti passati da 7,8 a 9,6 milioni di euro rispetto all’anno precedente (più 1,8 milioni). Nei centri diurni, 25 posti nuovi nel 2008, con erogazioni per 900mila euro (più 714mila euro). L’assistenza domiciliare ha richiesto un aumento di impegni per 1.300.000 euro, arrivando a 1.450.000 euro. Gli assegni di cura sono stati richiesti nel 2008 da 800 cittadini, con un incremento delle erogazioni da 986.000 a 1.512.000 euro.

FINANZA SOCIALE, SOSTEGNO PER MUTUI PRIMA CASA - Il fondo di garanzia per la Finanza sociale – frutto di un accordo fra Comune di Reggio, sei istituti di credito (Banca Monte dei Paschi di Siena, Banca popolare dell’Emilia Romagna, Banco San Geminiano e San Prospero, Cassa di risparmio di Parma e Piacenza, Unicredit Banca, Unipol Banca) e le associazioni di consumatori Federconsumatori, Confconsumatori e Adiconsum – dispone di 250mila euro, è a sostegno delle famiglie in difficoltà economia, prevede interventi di anticipazione a favore di lavoratori in cassa integrazione speciale e si articola su tre livelli:
1) il primo a valenza più generale: una convenzione per favorire la portabilità dei mutui e una convenzione per i mutui prima casa per soggetti con redditi non elevati, ovvero fino a 35.000 euro Isee;
2) il secondo livello prevede la garanzia temporanea per mutui prima casa, rivolto alla fascia più svantaggiata, con reddito sotto i 20.000 euro Isee: a loro saranno destinate le maggiori risorse raccolte;
3) il terzo livello di intervento è rivolto ai soggetti in grave e temporanea difficoltà con la concessione di prestiti sull’onore.
L’accordo coinvolge anche il Consiglio notarile che partecipa mettendo a disposizione servizi di consulenza, assistenza, informazione con un risparmio: la tariffa è di 1.000 euro per i mutui contestuali alla vendita e 1.200 euro per i mutui non contestuali alla vendita.
In questo caso, le informazioni per accedere al sostegno si ottengono all’Ufficio relazioni con il pubblico (Urp) del Comune di Reggio (via Farini, 2/1), al Consiglio notarile (via Guido da Castello 35) e nelle sedi delle associazioni di consumatori.

CARTA ETICA – Nella rete di aiuto si inserisce, dal 2006, la Carta etica, la cui convenzione tra Comune e Unicredit è stata rinnovata quest’anno e varrà per altri due anni. Si tratta di un aiuto concreto per le mamme sole con bambini residenti in città. Il servizio non è quindi strettamente correlato alla crisi, ma a maggior ragione in questa fase è un aiuto importante. Sarà il Comune di Reggio Emilia ad individuare, tra quelle ospiti del circuito di accoglienza del Comune, le mamme destinatarie dei 120mila euro messi a disposizione dell’istituto di credito. Queste verranno avvisate per lettera e saranno chiamate presso un’agenzia Unicredit a ritirare una carta prepagata che verrà assegnata loro gratuitamente e ricaricata con 100 euro al mese per un anno. Nella prima esperienza della Carta etica hanno avuto accesso all’aiuto 225 mamme sole con bambini minorenni e di queste soltanto 76 vi hanno fatto ricorso con continuità, cioè più di una volta nell’arco di due anni: segno di una riconquistata autonomia.

FONDO MOROSITÀ – Il fondo Acer per il pagamento di morosità su affitti conta 65 fruitori con una spesa complessiva di 100.836 euro nel 2008.

CONTRIBUTI ORDINARI – I Poli territoriali erogano contributi economici rilevanti a famiglie in difficoltà per un totale di fruitori che nel 2007 è stato di 826 unità e nel 2008 è salito a 891. In particolare, i contributi economici per l’alloggio nel 2007 sono stati 494 con una spesa di 350mila euro (nel 2008 si ha un incremento stimato nel 60 per cento); i contributi a integrazione del reddito familiare nel 2007 sono stati 272 per 191.708 euro; i buoni spesa sono stati erogati a 266 richiedenti per 135.125 euro totali; i contributi per servizi scolastici ed educativi 117 per 40.322 euro; infine i contributi per prestazioni sanitarie: 19 fruitori per 7.783 euro. In totale, nel 2007, 722.893 euro.

b) I SERVIZI SUL TERRITORIO – Per anticipare situazioni critiche, essere vicini alle persone, costruire una comunità forte e una efficace rete di alleanze sul territorio, sono fondamentali – oltre alla spesa sociale del Comune, che per il 2009 è prevista nell’ordine di 23.197.000 euro (di cui 9 da Farmacie comunali riunite) e delle Scuole e Nidi d’infanzia a cui sono destinati 28.792.311 euro (con un incremento di 2,6 milioni rispetto al 2007) – le azioni quotidiane dei cinque Poli di servizio sociale territoriale, che, nell’arco del 2007 (dati più aggiornati sono in elaborazione) hanno riguardato circa 2.000 nuclei familiari e circa 3.000 minori. Le azioni dei Poli sono illustrate nella guida 100+100. “In una Città delle persone, il valore delle relazioni è un elemento fondamentale – scrive nell’introduzione al volume il sindaco Delrio - Assistenti sociali, operatori di strada, educatori e operatori sociali ogni giorno incontrano i cittadini e parlano con loro, superando la logica del servizio come erogazione di una prestazione a favore di un approccio di ascolto e di costruzione di un percorso di sostegno e affiancamento dei bisogni. Per questo abbiamo voluto parlare ai cittadini dell’attività dei Servizi Sociali attraverso un dialogo che cerca di riprodurre quanto, quotidianamente, avviene nei Poli. Rispondere alle domande dei cittadini è un’attività complessa e delicata che, di certo, non vogliamo esaurire con questa pubblicazione. La maggior parte delle volte, poi, rispondere non coincide con l’individuare una soluzione standard ad un problema ma comporta la comprensione del problema stesso e la costruzione di un percorso su misura per ciascun utente. Trattare questo tema attraverso la formula delle domande/risposte, dunque, significa per noi mettere a valore il ruolo del Servizi sociali territoriali come “luoghi di opportunità” in cui ciascun cittadino può avere un aiuto e sapere che, davanti alle difficoltà della vita, non è solo”.
I Poli territoriali non sono sportelli ma veri e propri attori del territorio, in grado di ascoltare, progettare e agire per il territorio – attraverso progetti pensati e realizzati per i bisogni specifici delle diverse aree della città – e con il territorio – avvalendosi della collaborazione, in rete, dei diversi soggetti presenti.

 

23 febbraio 2009

 

Crisi, protocollo con le banche per anticipare la Cassa

 

Firmato stamattina in Provincia grazie al lavoro dell'Unità anticrisi. Prevista, sempre senza spese, anche la sospensione delle rate del mutuo. Masini: si apre una nuova stagione

 

E' stato firmato questa mattina a Palazzo Allende, primo in Emilia-Romagna, il Protocollo d'intesa per l'anticipazione sociale della Cassa integrazione guadagni straordinaria, frutto del lavoro dell'Unità anticrisi presieduta dalla Provincia. Grazie all'accordo, i lavoratori durante i sei-sette mesi che solitamente impiega l'Inps a corrispondere le indennità di Cigs si vedranno anticipare dalla banca (qualora l'azienda non sia in grado di provvedere) fino a un massimo di 750 euro mensili - senza alcun tasso di interesse o spesa, con la sola eccezione dei bolli di legge - in modo da poter continuare a garantire una entrata alla famiglia. Non solo, il Protocollo prevede anche che il lavoratore in cassa integrazione - qualora manifesti difficoltà nel pagamento delle rate di un mutuo prima casa acceso con una delle banche firmatarie - possa chiedere la sospensione del pagamento, fatte salve le migliori condizioni di legge. Una volta che vi sia l’accoglimento della richiesta da parte della banca, il periodo di sospensione sarà commisurato alla durata della cassa integrazione guadagni straordinaria senza oneri e spese aggiuntive per il richiedente e le rate sospese saranno semplicemente messe in coda al piano d’ammortamento originario.

Al Protocollo è stato firmato da Banca Reggiana, Cassa Padana e Banca di Cavola e Sassuolo, "ma nei prossimi giorni l'adesione sarà formalizzata anche da Banca Popolare dell'Emilia-Romagna, Credem ed Unicredit", ha annunciato la presidente della Provincia Sonia Masini, illustrando una intesa "che rappresenta il primo, importante risultato del lavoro svolto dall'Unità anticrisi presieduta dalla Provincia e ci permette di guardare con maggiore ottimismo al futuro, aprendo di fatto una nuova stagione grazie a questa nuova concertazione di cui - oltre a sindacati, associazioni imprenditoriali, Camera di commercio ed enti locali - anche gli istituti di credito sono protagonisti".

"Attualmente i lavoratori reggiani in cassa integrazione o che beneficiano di ammortizzatori sociali in deroga sono circa duemila, ma il numero è purtroppo destinato a salire", ha detto l'assessore provinciale al Lavoro, Gianluca Ferrari, mentre il vicepresidente con delega all'Economia, Pierluigi Saccardi, ha sottolineato "l'importanza dell'essere riusciti a ottenere, grazie alla sensibilità delle banche, che nessuna spesa o tasso di interesse gravi sui lavoratori".

Commenti positivi all'accordo anche da parte di Matteo Alberini della Cgil, "in particolare per la possibilità di sospendere il pagamento delle rate dei mutui per la prima casa", e del direttore della Direzione provinciale del lavoro, Giulio Bertone, che ha parlato di "un sostegno reale all'economia che conferma la sensibilità della Provincia reggiana a questi temi".

Il Protocollo, oltre che dallo stesso Bertone, è stato quindi firmato dalla presidente della Provincia Sonia Masini, dal rappresentanti delle prime tre banche firmatarie (Giuseppe Alai per Banca Reggiana, Claudia Portanti per Cassa Padana e Guido Tamelli per Banca di Cavola e Sassuolo), nonché dai rappresentanti di Camera di commercio, associazioni imprenditoriali e sindacati.

"Il lavoro dell'Unità anticrisi ora proseguirà su altri fronti, sempre per sostenere in questo difficile momento imprese, lavoratori e famiglie", ha concluso la presidente Masini per la quale "sarà necessario individuare strumenti in grado di aiutare ad esempio anche tutti quei lavoratori che non possono utilizzare ammortizzatori sociali".


 

Intervista a:

Giorgio Cremaschi

Segretario Nazionale FIOM-CGIL

 

La crisi economica mondiale, l'accordo separato e il ruolo del sindacato


 

 


sabato 31/01/2009

BILANCIO 2009 – IL CONSIGLIO COMUNALE HA APPROVATO IL PREVENTIVO: SI RAFFORZANO SISTEMA EDUCATIVO E SPESA SOCIALE, RIDOTTE LE TARIFFE, GLI INVETIMENTI PER LE GRANDI OPERE

Cinque scelte strategiche sono alla base del Bilancio preventivo 2009 del Comune di Reggio Emilia, approvato dal Consiglio comunale intorno alle 3,30 di oggi: impegno negli investimenti sulle grandi opere, grazie anche alla collaborazione con altri enti e con i privati; rafforzamento del sistema socio-educativo; consolidamento delle misure anticrisi a favore di famiglie e imprese; contenimento della pressione fiscale e tariffaria (di fatto invariata); riqualificazione e razionalizzazione della spesa.
La votazione ha avuto il seguente esito: 23 favorevoli (Pd, Rifondazione comunista, Pdci, Italia popolare, La sinistra); 10 contrari (Forza Italia-Pdl, An-Pdl, Udc, Lega nord, Lab Reggio, Gente di Reggio); un astenuto (Achille Corradini-Indipendente).

INVESTIMENTI - Gli investimenti strategici per le nuove grandi opere infrastrutturali sono confermati. In programma alcuni interventi strategici per la Via Emilia Bis, il tecnopolo alle Reggiane e Villa Marchi per l’Università. La collaborazione strategica con altri enti permette di prevedere investimenti per 57 milioni da Anas e Regione Emilia Romagna per interventi su strade e infrastrutture, 40 milioni da euro di Fer per lo sviluppo del trasporto ferroviario, da aggiungersi agli investimenti che verranno fatti da Enìa per la rete idrica e per lo sviluppo di energie alternative e rinnovabili. Sempre in ambito infrastrutturale, l’apertura del tavolo sulla quarta corsia autostradale dovrebbe portare nel nostro territorio fino a 100 milioni per la realizzazione della Via Emilia bis. Inizieranno i lavori (circa 80 milioni) per la stazione Mediopadana. Inoltre, 6.5 milioni di euro saranno destinati alla manutenzione e 3,3 milioni di euro alla riqualificazione di Ville e quartieri già esistenti.

FAMIGLIE E IMPRESE - A sostegno delle famiglie e delle imprese reggiane, il Bilancio comunale 2009 prevede l’adozione di misure anticrisi per un totale di 3.211.000 euro che si aggiungono ai 290.000 euro stanziati in fase di assestamento del bilancio 2008.
Triplice la destinazione delle risorse: 250.000 euro per la Finanza sociale, con l’attuazione di un fondo di garanzia per sostenere le famiglie in difficoltà nel pagamento dei mutui e per interventi di anticipazione a favore di lavoratori in cassa integrazione straordinaria, 2.761.000 euro per aiuti alle famiglie in difficoltà (dei quali 1.649.000 euro di fondo affitti per circa 1800 nuclei familiari assistiti, 1.032.000 euro per agevolazioni sulle utenze ed altri interventi in favore di circa 1.000 famiglie numerose o in difficoltà, 80mila euro per prestiti sull’onore) e 200 mila euro per il sostegno e lo sviluppo delle imprese (Confidi, attività imprenditoriali giovanili).

ESENZIONE O RIDUZIONE RETTE E TARIFFE – A sostegno delle famiglie, sono inoltre previste – come stabilito anche dal Verbale di accordo sul Bilancio 2009 sottoscritto ieri dal sindaco Graziano Delrio, dal vicesindaco e assessore al Bilancio Franco Ferretti e dai segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil - misure di riduzione o esenzione  delle rette a carico dei nuclei familiari i cui figli frequentano gli asili nido e le scuole dell’infanzia, e i cui genitori siano cassintegrati o abbiano perso il posto di lavoro. L’accordo Comune-Organizzazioni sindacali prevede inoltre, per il 2009, l’esenzione dal pagamento di rette e tariffe dei servizi comunali, per i lavoratori dipendenti licenziati e che non fruiscano dell’indennità di mobilità (vedere anche nota sull’Accordo allegata).

SPESA SOCIALE - La spesa sociale complessiva si consolida: 23.197.000 di euro (di cui 9 da Farmacie comunali riunite), con una previsione, rispetto al 2007, di un incremento di oltre  2,2 milioni di euro. Aumentando la spesa sociale, aumento degli utenti che usufruiscono dei servizi di assistenza domiciliare e dei centri diurni.

SCUOLA - Nel 2009 il sistema dei Nidi e delle scuole dell’infanzia sarà dotato di due nuove scuole – a Mancasale e al Centro internazionale Malaguzzi – che consentiranno di raggiungere l’obiettivo dei 450 nuovi posti per i bambini reggiani dal 2007 al 2009, senza ricorrere all’aumento delle rette. Per i bambini della fascia 0-6 anni, il servizio scolastico viene rafforzato: il totale di spesa è di 28.792.311 euro, con un incremento di circa 2,6 milioni di euro rispetto al 2007.

RISPARMI - Si procede al contenimento della pressione fiscale e tariffaria in generale, che è fra le più basse in regione, e ciò si traduce in un altro sostegno complessivo alle famiglie e all’economia. Prevista una diminuzione della spesa corrente (137,3 milioni di euro contro i 135,7 del 2008), la riqualificazione e razionalizzazione delle componenti di spesa e con una riduzione degli acquisti dei beni di consumo per circa 185 mila euro. Ridotte anche le prestazioni di servizi per circa 832mila euro (spese per cultura, politica e altre iniziative) e le consulenze: circa il 10% in meno rispetto al 2008.

La scheda

  • 3,2 milioni di euro a sostegno di famiglie e imprese, per pagamenti di muti e aiuti allo sviluppo
  • 23.196.442 euro di spesa sociale (2,2 milioni in più rispetto al 2007)
  • 28.792.311 euro previsti per il rafforzamento del sistema educativo (Nidi e Scuole dell’infanzia).2,6 milioni di euro in più del 2007
  • 120 milioni di euro in investimenti: 54,6 milioni in risorse dell’Amministrazione e 64,1 milioni in collaborazione pubblico-privato
  • Confermati gli investimenti per le grandi opere fra cui interventi strategici per la Via Emilia Bis, il tecnopolo delle ex Reggiane e Villa Marchi per l’Università
  • 57 milioni di euro da Anas e Regione Emilia-Romagna per strade e infrastrutture
  • 40 milioni di euro per lo sviluppo del trasporto ferroviario realizzati da Fer; fondi di Enìa per la rete idrica
  • Contenimento della pressione fiscale e tariffaria: previsti una diminuzione della spesa corrente a 137,3 milioni di euro contro i 135,7 del 2008 e una riduzione degli acquisti dei beni di consumo per circa 185 mila euro



BILANCIO DI PREVISIONE 2009 - FIRMATO L’ACCORDO TRA COMUNE DI REGGIO E ORGANIZZAZIONI SINDACALI PROVINCIALI CGIL, CISL E UIL - MISURE ANTICRISI

E’ stato firmato l’accordo tra il Comune di Reggio Emilia e le organizzazioni sindacali provinciali Cgil, Cisl e Uil sul Bilancio di previsione 2009 e sulle misure a sostegno dei lavoratori in difficoltà i cui criteri applicativi saranno sottoscritti consensualmente dalle parti entro febbraio 2009, con l’obiettivo di dare loro la possibilità, in base alla nuova situazione reddituale, di ottenere la rideterminazione dell’importo delle rette e tariffe dei servizi comunali, anche fino all’azzeramento della quota di compartecipazione.

Hanno siglato l’accordo il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, il vicesindaco Franco Ferretti, e i segretari provinciali Mirto Bassoli per la Cgil, Giuseppe Pagani per la Cisl e Luigi Angeletti per la Uil.

L’accordo nasce dalla comune preoccupazione della Giunta comunale e delle Organizzazioni sindacali per la drastica riduzione, prevista dalla Finanziaria 2009, della spesa per gli investimenti, della spesa corrente e dei fondi destinati ai Comuni. La preoccupazione espressa dai firmatari è forte inoltre per il trend negativo che sta interessando il sistema produttivo locale, ulteriormente aggravato dal taglio degli investimenti pubblici locali previsti dal Governo. La crescita della cassa integrazione, della mobilità  e della disoccupazione sta producendo anche a Reggio Emilia un notevole impatto sulle condizioni di vita di molte famiglie.

Per entrambi i motivi, le parti ritengono indispensabile proseguire l’iniziativa per rivendicare modifiche sostanziali all’attuale patto di stabilità nonché le risorse necessarie a garantire continuità e sviluppo delle prestazioni sociali sia a livello quantitativo che qualitativo, con una forte sottolineatura sulla necessità da parte delle imprese di assumersi la  responsabilità  sociale a partire dalla prioritaria  salvaguardia dell’occupazione.

Le misure per chi perde il lavoro o a riduzione d’orario


1. Per i lavoratori dipendenti il cui rapporto di lavoro è oggetto di ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, o che si trovano in una situazione di risoluzione del rapporto di lavoro con o senza indennità di mobilità, lavoratori disoccupati causa licenziamento, dimissioni giusta causa o a scadenza di un precedente contratto di lavoro: sono previste misure di riduzione o esenzione  delle rette a carico dei nuclei familiari i cui figli frequentano gli asili nido e le scuole dell’infanzia.

2. Le misure già assunte con il “Fondo finanza sociale”,  (con l’adesione di sei istituti di credito, le associazioni dei consumatori e il Consiglio notarile di Reggio Emilia) relative alla portabilità dei mutui, mutui prima casa, prestiti sull’onore, copertura ratei mutui in caso di perdita di lavoro, rappresentano proposte che rientrano nelle richieste  avanzate  dalle Organizzazioni sindacali.

3. Per l’accesso ai  servizi sociali domiciliari, semiresidenziali e residenziali, a domanda individuale , il Comune e le Organizzazioni sindacali hanno concordato di:
attivare confronti periodici per l’analisi e il reperimento delle risorse disponibili di carattere nazionale, regionale e locale volte a corrispondere ai bisogni verificati ed eventualmente a ridefinire modalità e criteri di utilizzazione delle risorse.
procedere alla verifica delle coperture finanziarie di sostegno esistenti nei servizi sociali e nelle aziende di servizi alla persona.

Inoltre l’Amministrazione comunale conviene sull’esigenza espressa dalle Organizzazioni sindacali di adottare in modo generalizzato la cosiddetta “tariffazione sociale” per tutti i servizi pubblici, di promuovere insieme agli altri Comuni e alla Provincia, le aziende pubbliche o controllate dal pubblico, le  azioni possibili da intraprendere per supportare i nuclei familiari e i lavoratori.

L’esenzione dal pagamento delle rette di compartecipazione per rette e tariffe dei servizi comunali, riguarderà i lavoratori dipendenti appartenenti a nuclei familiari che siano stati oggetto di atti di risoluzione del rapporto di lavoro e che non fruiscano dell’indennità di mobilità. Relativamente a questi casi sarà inoltre valutata la situazione patrimoniale immobiliare e mobiliare del nucleo che dovrà essere caratterizzata dalla proprietà della sola abitazione principale e relative pertinenze e da un patrimonio mobiliare non superiore a 50.000 euro.

A queste misure, si aggiunge un importante capitolo a sostegno e per lo sviluppo delle imprese (sostegno ai Consorzi fidi ed alle attività imprenditoriali giovanili, prestiti sull’onore).

Per la gestione degli impegni previsti dall’ accordo, l’Amministrazione comunale si impegna a predisporre un sistema informativo al fine di monitorare in tempo reale le ricadute del ricorso alla cassa integrazione, la perdita di lavoro e le conseguenze sul reddito .

Le Organizzazioni sindacali hanno così espresso il loro apprezzamento per le scelte di politica sociale contenute nella proposta di Bilancio di previsione 2009 del Comune di Reggio Emilia, in particolare l’aumento della spesa sociale, l’invarianza tariffaria e tributaria, l’adeguamento del Fondo sociale per l’affitto, il sostegno alle famiglie numerose e in difficoltà. Le risorse destinate a questi capitoli, che assommano a 3.211.000 euro, sono finalizzate all’aumento della spesa sociale, all’aumento del fondo affitti ed alle agevolazioni sulle utenze delle famiglie numerose e/o in difficoltà, vengono ritenute coerenti con le politiche concordate sin dal passato esercizio finanziario in ordine all’utilizzo del gettito aggiuntivo Irpef a favore del potenziamento del welfare locale e del sostegno al potere d’acquisto dei lavoratori e di pensionati.





Reggio Emilia, 30 gennaio 2009

 
 

Zona Ceramiche, l'onda di crisi si sta innalzando

 

Dall'Osservatorio Anteverto riunitosi a Casalgrande proposte concrete per alzare le difese

 
 

Incontro partecipatissimo quello di questa mattina a Casalgrande dell'Osservatorio Anteverto del distretto ceramico. Ai lavori, coordinati dall'assessore provinciale Gianluca Ferrari, hanno infatti preso parte rappresentanti di tutti i comuni del distretto ceramico (Casalgrande, Scandiano, Rubiera, Castellarano, Baiso, Viano), sindacati (Cgil di Zona e Filcem), associazioni imprenditoriali (Confindustria provinciale, Confindustria ceramica, Cna, Confcommercio); enti di formazione professionale (Cerform, Cesvip, Iscom), agenzie per il lavoro private (Workopp, Obiettivo Lavoro), nonché la Provincia di Modena, che sta progettando di estendere l'esperienza reggiana dei tavoli Anteverto anche sul proprio territorio. Presente anche Franco Manfredini, titolare dell'azienda Casalgrande Padana, che ha portato al tavolo la sua esperienza di imprenditore in questa difficile situazione economica.

 

Alda Spaggiari, responsabile del Centro per l'impiego di Scandiano, ha illustrato in avvio di lavori la situazione occupazionale, che ha registrato un vistoso calo degli avviamenti (-15% annuo sul 2007, con una punta di -31% nell'ultimo trimestre 2008) ed una crescita delle iscrizioni alle liste di disoccupazione (2.250 iscritti al 31 dicembre 2008 rispetto ai 1.790 dell'anno prima).

 

I rappresentanti di Confindustria hanno confermato il calo degli ordinativi e quindi una situazione di forte difficoltà per le imprese: lo stesso Franco Manfredini ha denunciato una riduzione media degli ordinativi del 15%, mentre il rappresentante della Cna ha segnalato, nel distretto, ben 38 aziende artigiane in difficoltà, che hanno prodotto 25 licenziamenti e la messa in cassa integrazione di 74 lavoratori, più alcune unità che usufruiscono degli ammortizzatori Eber. Situazione per il momento non allarmante, con una sostanziale stabilità dell'attività e delle vendite, sul fronte invece del commercio, stando all'osservatorio dell'Ascom

 

Anche rappresentanti sindacali hanno segnalato una situazione che va progressivamente deteriorandosi sul versante occupazionale: almeno 20 aziende del settore metalmeccanico, una trentina di ceramiche e 25 imprese artigiane hanno lavoratori in Cassa integrazione ordinaria, con richieste del periodo massimo di 13 settimane: in sostanza più di 4.000 lavoratori del distretto, secondo la Cgil, sono toccati da questa pesante crisi, senza contare i lavoratori precari senza più contratto, il cui numero è difficilmente quantificabile.

 

Gli enti locali, in coro, pur dimostrando di resistere in questa pesante situazione, segnalano difficoltà a far fronte alle crescenti domande di tipo assistenziale e a un sostanziale calo di entrate determinato, oltre che dalle incertezze dei trasferimenti nazionali e dai vincoli stringenti del "patto di stabilità", dal calo delle addizionali Irpef locali, delle rette dei servizi e degli oneri di urbanizzazione: in proposito sono stati segnalati alcuni casi di aziende che, a fronte della rinuncia di edificabilità per la propria azienda, hanno richiesto la restituzione degli oneri versati anticipatamente.

 

Gli enti di formazione professionale hanno sottolineato l'esigenza di individuare, con il mondo delle imprese, le professionalità necessarie per il dopo-crisi, manifestando piena disponibilità per favorire la crescita di professionalità dei lavoratori toccati dalla crisi.

 

Dal Tavolo Anteverto sono quindi uscite le prime proposte concrete, a partire dalla necessità di affermare nuove pratiche nelle relazioni industriali che valorizzino forme di condivisione dell'impatto occupazionale determinato dalla crisi, come possono essere i contratti di solidarietà, da estendere in maniera più significativa di quanto fatto sinora. Verrà inoltre sottoposta all'apposita Unità anticrisi istituita dalla Provincia la proposta di sottoscrivere un patto con il sistema distributivo per calmierare i prezzi. E ancora: un forte coordinamento tra le istituzioni locali del distretto per politiche di welfare condivise e il più possibili omogenee tra di loro; la possibilità di usufruire di interventi formativi attraverso il recente bando emesso dalla Provincia per un ammontare di circa 2,4 milioni di euro. "Le imprese, dal canto loro, si debbono impegnare per individuare le nuove professionalità e le nuove qualità professionali necessarie al rilancio qualitativo del sistema economico e produttivo", spiega l'assessore provinciale al Lavoro Gianluca Ferrari, per il quale "in questa situazione di forte difficoltà è necessario fare quadrato da parte di tutti, poiché ci aspettiamo un peggioramento progressivo della situazione socio-economica per la prossima primavera". "Il sindacato e i lavoratori stanno facendo responsabilmente la loro parte, così come gli enti locali, che pur tra mille difficoltà stanno mettendo in campo diversi strumenti anticrisi - continua Ferrari - Lo stesso mondo imprenditoriale, dopo le incertezze iniziali, sta reagendo mettendo a fuoco in maniera più chiara la situazione di forte difficoltà delle imprese, ma incominciando ad individuare i possibili sbocchi e le soluzioni per uscirne positivamente. Rimane un lato oscuro, rappresentato dalle banche, che invece non sembrano reagire alla difficile situazione, così come più volte richiesto anche pubblicamente: in particolare servirebbero aiuti e agevolazioni alle famiglie ed ai singoli lavoratori, attraverso i meccanismi di anticipazione degli ammortizzatori sociali, ma anche una maggiore attenzione nei confronti del mondo imprenditoriale, che segnala continue difficoltà nell'accesso al credito".

 

 


 
 
 
 

Reggio Emilia, 27 gennaio 2009

 
 

Anche in montagna si aggrava la situazione economica

 

Reagiscono gli enti locali e cercano di resistere le imprese, in ritardo le banche.

 

L'assessore Ferrari: "La 'settimana corta' possibile contromisura efficace"

 
 

Anche il tavolo Anteverto di Castelnovo Monti, come quello del giorno prima a Guastalla, ha registrato questa mattina una nutrita partecipazione di rappresentanti di organizzazioni sindacali e imprenditoriali, Comuni ed enti di formazione professionale.

 

Daniela Gigli, responsabile del Centro per l'impiego, ha illustrato i dati relativi all'occupazione in montagna, che confermano il trend negativo già evidenziato sul finire dello scorso anno: il confronto tra il 2008 e il 2007 vede un calo dell'11% degli avviamenti, corrispondente alla stessa percentuale di crescita di iscritti alle liste di disoccupazione, in particolare di utenti maschi (ma due-terzi degli iscritti sono ancora donne e il 17% stranieri). A fronte di questa situazione sono aumentate in maniera esponenziale le attività di orientamento svolte dal Centro per l'impiego, che dai 437 colloqui del 2007 è passato, l'anno scorso, a 660.

 

Il rappresentante della Cna, Piero Ruffini, ha segnala una situazione di forte difficoltà nel tessuto delle imprese artigiane, in 45 delle quali sono stati attivati ammortizzatori sociali per i dipendenti, mentre in altri 30 casi l'imprenditore ha deciso di chiudere l'attività. Questo - ha sottolineato Ruffini - nonostante la forte volontà del tessuto produttivo locale, fatto in prevalenza di piccolissime aziende e microaziende, di resistere nonostante gravi difficoltà soprattutto sul versante creditizio: solo nel 50% dei casi di domanda da parte delle aziende, infatti, le banche concedono prestiti, nonostante l'attivazione degli strumenti di garanzia dei Consorzi fidi regionali. Per quanto riguarda invece le esigenze di fabbisogni lavorativi, da una recente indagine della Cna emerge una grande prudenza da parte delle imprese ad assumere nuove figure professionali, individuate nei segmenti più alti della produzione, come quelle di tecnico specializzato.

 

Stessa valutazione da parte di Antonio Puleo di Assindustria, che ha parlato di una domanda in questo momento molto prudente anche da parte delle aziende di più grandi dimensioni, concentrata soprattutto nell'area attorno al capoluogo e individuata su figure tecniche con esperienza e specializzazione: data la situazione altalenante degli ordinativi, le aziende in questa fase preferiscono alternare momenti di sovrapproduzione, con richieste alle maestranze di straordinari o incremento dell'orario con turnazioni, alternate a periodi di cassa integrazione nelle fasi di calo degli ordinativi. Dopo che Francesco Bergomi, di Confindustria ceramica, ha annunciato per il 19 febbraio un incontro per rappresentare lo stato dell'arte del settore, da parte dello specifico osservatorio ceramico, Dusca Bonini della Cgil di zona ha confermato come anche da parte sindacale si noti il perdurare delle situazioni di crisi già note, come quella in particolare della Dual di Carpineti, ma senza che al momento si rilevino altri casi di particolare rilevanza sul territorio montano.

 

L'assessore di Castelnovo Monti, Paolo Ruffini, ha quindi ribadito l'importanza del tavolo distrettuale per monitorare l'andamento della crisi e per fornire così dal "basso" indicazioni preziose all'Unità anticrisi istituita dalla Provincia, e quindi per praticare a livello locale le indicazione maturate in quella sede, con una visione comune e condivisa da parte dei diversi soggetti. Anche gli enti di formazione presenti (Cremeria, Enaip e Formart) hanno confermato il loro impegno per individuare sbocchi occupazionali possibili e nuove professionalità per la montagna, garantendo il supporto formativo necessario per riconvertire/riqualificare i lavoratori espulsi dai processi produttivi.

 

"Prendo atto con soddisfazione del riconoscimento del lavoro fatto in questi tavoli distrettuali di Anteverto nel recepire i fabbisogni espressi dagli attori locali, che si raccordano con la regia del tavolo provinciale anticrisi - ha commentato l'assessore provinciale al lavoro Gianluca Ferrari - Nello stesso tempo va dato atto che la crisi che si sta sviluppando e che da tutti è segnalata come inedita rispetto a quelle passate, obbliga ad un necessario ripensamento anche delle 'contromisure' da adottare: tra queste approfondirei la proposta, da più parti apprezzata, della cosiddetta settimana corta, che attraverso meccanismi di solidarietà permetterebbe con una calo di ore settimanali lavorate di garantire al massimo numero di lavoratori il mantenimento del posto di lavoro e, nello stesso tempo, all'impresa di contenere i suoi costi, senza disperdere le professionalità acquisite , preziose per il rilancio produttivo al momento della ripresa".


 

DotNetNuke® is copyright 2002-2024 by DotNetNuke Corporation