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Alkemia International » Giappone: la calma dopo la tempesta  

Giappone: la calma dopo la tempesta
di Giovanni Bottari
Osaka, Giappone
Ore 5.16 del 13 Marzo 2011
1gg, 14h, 30m dopo

 


La terra trema. Mai così forte prima d’ora. I grandi palazzi del paese dei manga oscillano come fossero ramoscelli mossi dal vento. Il mare si riprende la terra che un tempo fu sua, spazzando via interi villaggi costieri, un inferno di acqua e fango; quello che i giapponesi chiamano yabai (disastro).
Ma è quella calma disarmante a sconvolgere più di tutto, comune denominatrice dei volti di milioni di giapponesi, che quasi non trova spiegazione razionale di fronte alla tragedia.
A Occidente non si toglie lo sguardo dai telegiornali, immagini spaventose giungono dal Levante. Eppure.
Una massa uniforme di uomini e donne che si muovono secondo un determinato codice di condotta. La paura non sembra scorgersi sui loro volti.
Kazuo Miyato è uno di loro. Si fa chiamare così questo ragazzo italiano emigrato dalla Calabria fino alla terra del Sol Levante. “Sono ancora vivo” mi dice appena alzata la cornetta del telefono.
Sono i suoi occhi a parlare, ancora una volta con quella calma, dettata forse da una tradizione mistica e millenaria della terra degli antichi Samurai.
Dov’eri al momento della scossa?
“Ero a casa, stavo dormendo dopo una serata di lavoro quando sento oscillare tutto. Mi sveglio e chiedo alla mia ragazza che cosa sta succedendo. Mi risponde che forse è il terremoto, poi esce e va a lavorare.
Poco dopo, mi metto a studiare e arriva una nuova scossa, questa volta più forte.”
A questo punto ti sei allarmato?
“Qui ad Osaka la scossa è stata molto più breve e meno intensa; diciamo che dopo la seconda scossa c’è stata un po’ di preoccupazione, ma non esagerata. Se le scosse non hanno un magnitudo molto elevato qui non si allarma nessuno.”
Quindi, hai continuato la giornata tranquillamente?
Si … poi accendo la televisione e vedo un inferno su al Nord, la diretta dal luogo dello tsunami.
Sono andato a lavorare, ma solamente due ore; il locale era vuoto, erano tutti a casa a seguire in diretta gli sviluppi della tragedia.”
Era la prima volta che sentivi una scossa del genere?
Si, anche se tre o quattro se ne sentono ogni mese qui.
Hai assistito a scene di panico in strada?
Nessuna. Qui sono millenni che ci sono terremoti e tsunami. L’ultimo prima di questo fu a Kobe nel 1995, vicino a Osaka. Siamo preparati di fronte a questo. Anche se non si può prevedere con certezza la natura.
Cosa ti ha colpito di più di tutto questo?
La sicurezza di questo popolo, la perfezione che mettono in ogni cosa, anche nella più insignificante, la capacità collaborativa, l’organizzazione. Una grandezza d’animo come poche popolazioni al mondo.
Mi sento al sicuro qui, confido nelle autorità giapponesi. Non scappo, io resto qua.
Non posso abbandonare questa gente.
E se ci fosse una nuova scossa? Questa volta più vicina?
Resterei lo stesso, farei ciò che è in mio potere per aiutare i soccorsi. Mi ha donato tanto questa città con i suoi abitanti, non posso abbandonarla. Se così deve essere, il Giappone sarà la mia tomba.
Ti fa onore tutto questo. Che conseguenze credi avrà questo disastro sul Giappone?
In primo luogo sicuramente finanziarie, l’economia di questo paese ancora non uscito dalla crisi riceverà un nuovo pesantissimo colpo. La ripresa sarà molto più lontana.
Dopo l’incidente di Fukujima, che rischia di trasformarsi in un disastro nucleare, penso che si rifletterà a lungo sulla necessità del nucleare. Spero si opti per le energie rinnovabili, già largamente diffuse in tutto il paese.
Quali saranno le prossime mosse del governo giapponese?
Sicuramente in primo luogo si cercherà di tenere sotto controllo la situazione nucleare, evitando a tutti i costi grandi fuoriuscite di materiale radioattivo e evacuare le persone in prossimità delle centrali a rischio.
Risolvere il problema degli sfollati, che continuano ad aumentare nelle zone più colpite dallo tsunami, disponendo accampamenti provvisori, come già sta facendo il governo.
E fondamentale sarà rendere agibile il paese il prima possibile per accelerare l’arrivo dei soccorsi e evitare altre vittime.
C’è paura per l’emergenza nucleare? Ci sono già state delle fughe di materiale radioattivo?
Per il momento grandi fughe non ci sono state, però non si nasconde la preoccupazione per le prossime ore. La situazione potrebbe peggiorare. Comunque fonti governative hanno assicurato che non sarà un'altra Chernobyl.
Quindi si è già preparati al peggio?
Qui si dice che è stata una fortuna che il terremoto sia avvenuto in Giappone. In altri paesi, ora, i morti si conterebbero a milioni. Il Giappone è il paese tecnologicamente più avanzata per quanto riguarda le costruzioni antisismiche, quello che ha causato il vero disastro è stato lo tsunami. Come dicevo prima, la forza della natura è imprevedibile e devastante.
Sono previsti aiuti internazionali?
L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha già fatto sapere che fornirà tutto l’aiuto disponibile. Per il momento sono state avanzate offerte da Russia e Corea del Sud. Penso che tutto il mondo sarà pronto a dare una mano di fronte a questo disastro.
Molto si ha da imparare da tutto ciò. Se i prossimi fossimo noi, sarebbe troppo tardi per qualsiasi lezione. L’Aquila ne è stato un esempio. 

 

 


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