SE UN PRESIDE PORTA IL DUCE A SCUOLA
di Alessandro Fontanesi

Non c’è da stupirsi se in giro per Reggio Emilia vengono affissi nell'indifferenza manifesti di un circolo "culturale" dichiaratamente fascista, quando un preside ad Ascoli, in barba a tutti i dettami della Costituzione, decide di celebrare il capo del fascismo italiano con l'esposizione di un quadro in una scuola. La stessa che per la Costituzione deve essere pubblica, laica e libera, valori questi scritti, è bene ricordarlo, col sangue dei partigiani che lottarono proprio contro il fascismo. Se questo avviene, allora bisogna avere il coraggio di affermare che c'è qualcosa in questo Paese che non và.
Pur se la volontà di questi anni è quella di confondere e occultare, di far finta di nulla, di derubricare ogni fatto che si riconduca a queste squallide manifestazioni di sbracamento nostalgico, compresa quella di intitolare l'areoporto di Forlì allo stesso Mussolini quasi fossero un diritto che ha a che fare con la libertà di espressione, resta evidente un chiaro cortocircuito culturale.
Perchè altrimenti non si spiega che cosa possa spingere un imprenditore romagnolo a sentire così impellente la rivendicazione politica di una idea fallita, rispolverando un nome di vergogna per l'aeroporto cittadino, invece di occuparsi dei reali problemi della sua terra. E allo stesso modo a Brescia, città della strage fascista del 28 maggio '74, dove si può "ammirare" il busto in bronzo del duce ad una mostra di cultura. Non è chiaro se c'è da ridere o forse da piangere di fronte a tutto questo, di sicuro è ora di finirla di lasciar correre, di voltare la testa dall'altra parte.
Inneggiare al fascismo e al duce, non soltanto è fuori da ogni legge di questo Paese, ma è il frutto volgare negli esempi come questi, del revisionismo storico che ha spalancato le porte non alla riflessione onesta sulla storia, ma alla ipocrisia e all'arroganza vigliacca di chi ancora oggi si considera in quella storia il "vinto". Ma è mai possibile che le istituzioni siano complici con l'indifferenza e sempre più spesso con la loro collaborazione, a tutto questo? Ad Ascoli esiste o no un provveditore agli studi, di quella scuola pubblica come scritto nella Costituzione, che si è sentito in dovere di far notare ad un preside che la didattica è cosa diversa dall'apologia del duce e del fascismo? Ad Ascoli e a Forlì esistono dei sindaci, dei prefetti o dei questori che si ricordano che la Repubblica italiana è nata dalla Resistenza e non dal cretinismo fascista? A Brescia c'è o no un sindaco che ha memoria di ricordare 8 morti e 100 feriti vittime dello stragismo fascista nella piazza principale della sua città, sentendo l'orrore e la vergogna di presenziare ad una iniziativa dove in bella mostra c'è il volto in bronzo di colui che ha fondato il fascismo?
