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G8 DI GENOVA UNA SENTENZA SCANDALOSA

La fiducia nella magistratura e in particolare nel nostro sistema giudiziario ci dovrebbe indurre a non commentare una sentenza. Anche quando questa può esprimere un parere contro il nostro “onesto” pensare. Ma quando l'esito di un processo non si preoccupa della valutazione dei fatti, delle testimonianze, dei dati oggettivi emersi riguardo alle sevizie compiute dalle forze dell'ordine nei confronti dei manifestanti nella caserma di Bolzaneto, allora lo dobbiamo fare. Non procedere contro i vertici della polizia, carabinieri, finanza e guardie carcerarie e assolvere con la “prescrizione” gli esecutori di quella mattanza, non può che aumentare ulteriormente la nostra profonda indignazione e allarme nei confronti della Democrazia di questo confuso paese.

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LA SENTENZA DIMEZZATA
di Ettore Bozzano

In quel carcere nascosto, in quella caserma sconosciuta il cui nome, Bolzaneto, fece il giro del mondo assieme alle foto dei volti insanguinati e dei corpi che subivano le violenze e le umiliazioni di ogni repressione che vuole fermare il proprio dissenso, per un giorno e una notte la libertà e il diritto si fermarono.

Sospesi, messi da parte, assieme all'habeas corpus e alla dignità delle vittime, ma anche di chi infieriva su di loro: servitori di uno Stato democratico paralizzato per ventiquattr'ore in quel quartiere della periferia di Genova.

Ma poi lo Stato aveva provato a risvegliarsi e aveva cercato di ritrovare i suoi modi e le sue regole civili all'ombra del codice e delle toghe. Una sfida difficile, segnata persino dalla mancanza di una norma che nel nostro paese consenta di configurare l'accusa di tortura, rimessa assieme attraverso il reato di abuso d'autorità e un corollario di contestazioni che sembrava ispirarsi proprio alle scene di quella caserma: la crudeltà, i motivi futili e abbietti, l'acqua negata a chi aveva sete, le botte e le vessazioni militaresche, le offese e le umiliazioni sessuali.

Poteva lo Stato rimarginare la ferita che Genova, il G8 e i fatti di Bolzaneto avevano inferto alla credibilità profonda delle proprie istituzioni? La prova, la scommessa democratica era tutta nelle mani di quei pm che avevano ricostruito i reati, consolidato le prove e riportato il diritto a denominatore unico di ogni realtà, anche se a inseguire la forza del loro impegno c'era il lavacro finale e inevitabile della prescrizione.

Certo, bisognerà leggere la sentenza attentamente, ma la prima impressione è che ieri, i giudici di quella stessa città che ha visto l'ignominia di Bolzaneto e il tentativo del suo riscatto, hanno dato a chi chiedeva giustizia una risposta a metà, una sentenza spezzata. Uno Stato è tale se sa giudicare davvero prima di tutto se stesso, i propri errori e i propri delitti. Se invece non è capace di farlo e non lo vuole, allora lascia aperte le ferite, lascia la sensazione che alcuni siano più uguali degli altri davanti alla legge.
(15 luglio 2008)

Richiamato alle armi il responsabile dell'ospedale di Bolzaneto durante il G8
Il medico in mimetica

Esiste una speciale sezione, nelle Forze Armate italiane, di cui pochi sono a conoscenza. Si chiama 'Riserva Selezionata', fa parte delle Forze di completamento ed è costituita da civili, ai quali può venir conferita la nomina di ufficiale fino al grado di Maggiore. Della riserva fa parte chi è in possesso di spiccate doti professionali, abbia specializzazioni difficilmente reperibili in ambito militare e dia ampio affidamento per prestare la propria opera nelle Forze Armate. Così, deve essere stato il dottor Giacomo Toccafondi, medico chirurgo, nato a Genova il 6 marzo del '54, scelto dalle Forze Armate italiane per partecipare alla missione italiana in Bosnia. E deve essere stato sempre per 'spiccate doti professionali' che il magistrato Alfonso Sabella, capomissione del Dap (Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria), durante il G8 di Genova, lo nominò dirigente sanitario dell'ospedale all'interno del carcere di Bolzaneto, dove decine e decine di manifestanti feriti negli scontri arrivarono per subire ulteriori pestaggi e feroci umiliazioni. Abusi e minacce.

Il dottor Toccafondi è uno dei 45 imputati nel processo in corso a Genova per le torture inflitte a molte delle 250 persone, italiane e straniere, che nel luglio del 2001 furono 'ospitate' nel carcere provvisorio di Genova Bolzaneto. Carabinieri, agenti di polizia, agenti di custodia, medici ed infermieri carcerari sono accusati di un vasto campionario di reati: abuso d'ufficio, violenza privata, lesioni personali, percosse, ingiurie, minacce, falso ideologico, abuso di autorità contro i detenuti.

Nessun provvedimento a carico del medico Toccafondi nonostante i Pm avessero contestato anche violazioni dell'ordinamento penitenziario e della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. In particolare, gli era stato contestato di "aver effettuato egli stesso, ed avere comunque consentito che altri medici effettuassero, i controlli e il cosiddetto 'triage' e le visite mediche al primo ingresso con modalità non conformi ad umanità e tali da non rispettare la dignità della persona visitata, così sottoponendo le persone ad un trattamento penitenziario anche sotto il profilo sanitario inumano e degradante". Nonostante i gravi capi di imputazione, il dottor Giacomo Toccafondi non è stato trasferito, rimosso o licenziato, ma, al contrario, è rimasto aiuto chirurgo nell’ospedale di Pontedecimo gestito dalla Asl n. 3 di Genova, continuando addirittura a svolgere la mansione di direttore sanitario nel carcere femminile di Pontedecimo.

Medesima immunità è stata riservata ai poliziotti Alessandro Canterini, (capo del VII nucleo antisommossa responsabile dei pestaggi alla Diaz) e Alessandro Perugini (vice-capo della Digos genovese), promossi da dirigenti semplici a dirigenti superiori benché rinviati a giudizio.

Il dottor Toccafondi, poco più di un mese fa, è stato richiamato in servizio dallo Stato italiano, presso il ministero della Difesa, nella sezione Forze di completamento. Lo attesta una delibera dell'Asl 3 genovese, presso la quale il medico presta servizio con contratto a tempo indeterminato.

Andando a spulciare tra le delibere dell'Asl, si scopre che nel 2004 il medico, per il quale i Pm del G8 avevano già chiesto al Gip il rinvio a giudizio, era stato richiamato in servizio dall'Esercito per un incarico ben più importante e duraturo: il Kosovo. Della richiesta di 'congedo' dal lavoro, l'Asl prende atto nella delibera numero 854 del 22 giugno 2005. Il medico ha prestato servizio nel contingente militare italiano dal 29 settembre al 10 dicembre del 2004.

Nei confronti del dottor Toccafondi, l'Asl numero 3 di Genova comunque ha avviato un procedimento disciplinare, che rimarrà tuttavia sospeso fino a quando non si concluderà l'iter giudiziario che lo vede imputato.

Delle 'gesta' del medico durante i giorni del G8, resta agli atti la testimonianza dell'infermiere che lavorò a stretto contatto con lui a Bolzaneto, Marco Poggi, oggi 55enne. Contattato da PeaceReporter, Poggi ha raccontato per l'ennesima volta come si svolsero i fatti:

"Il medico era quasi sempre vestito con tuta mimetica, con una maglietta blu con scritto 'Polizia penitenziaria'. Io, in tanti anni, non ho mai visto un medico prendere servizio con la mimetica. Non aveva l'atteggiamento che dovrebbe tenere un medico in quelle circostanze, e cioè di mettere a proprio agio i pazienti, specie i traumatizzati. Aveva un modo di fare spavaldo. Diceva ai giovani manifestanti: 'Te lo dò io il Che Guevara', 'Sento puzza di comunismo', oppure 'Sei un brigatista'. Era un esaltato, uno che si sentiva onnipotente. Toccafondi aveva messo da parte alcuni oggetti dei manifestanti. Disse che erano 'trofei'. Si vantava anche dei trofei che aveva raccolto in Bosnia, e che conservava in un sacchetto. Un comportamento e un linguaggio che denunciano uno scarso rispetto della dignità umana. Nella mia decennale esperienza, sia in carcere che in manicomio, non ho mai visto un comportamento così. Mi ha segnato. E se ha segnato me, pensi quei poveri ragazzi, che arrivavano in infermeria feriti e terrorizzati". Cosa si aspetta dalla giustizia? "Per me, sinceramente, niente. Mi aspetto che ci sia giustizia per i ragazzi". Secondo lei il dottor Toccafondi è colpevole?. "Senza il minimo dubbio".

Luca Galassi
tratto da (www.peacereporter.net)

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