Caro
Onorevole….Berlusconi.
Mi permetta di non chiamarla Presidente
come in molti, tra giornalisti, politici e ruffiani di società
la chiamano in pubblico. Mi consenta, per cortesia, di distinguermi
perché vorrei parlarle seriamente del nostro paese. Quello che
conosco e che quotidianamente vivo.
Non starò a soffermarmi sui
processi da lei evitati con leggi fatte “a proposito” o da amici
in odore di mafia, perché credo che Marco Travaglio, anche se
con qualche eccesso, in questo sia uno specialista. Credo che
dobbiamo guardare oltre, a ciò che farà del nostro
paese una volta vinte le elezioni.
Fin da quando vinse le elezioni la
prima volta fui incuriosito da quello che avrebbe costruito. Dal
paese impresa, alla scuola produttiva. In poche parole a quel patto
firmato con gli italiani, dove echeggiava lo slogan delle tre “I”:
Impresa, Inglese, Internet. Anche i principi di liberalizzazione e
internazionalizzazione dei mercati, suonava a noi comuni mortali
ubriacati dal successo delle sue imprese e del suo Milan, una cosa
fattibile. Ma purtroppo non è stato così. Delle
liberalizzazioni, ammesso che fossero necessarie, non si è
visto nulla. Come del resto, delle altre importanti e urgenti riforme
che, a parer suo, i “vecchi” partiti della repubblica non avevano
realizzato. Per non parlare della finanza creativa del suo Ministro
Tremonti che con arrocchi di bilancio è riuscito a inserire il
tre nel due, nascondendo il fatto che l’uno se lo era già
fregato qualcuno. In questo panorama, (non il suo giornale) e alla
luce di questo nuovo millennio, oggi cosa ci propone? Praticamente la
medesima cura. Un po’ più di AN e un po’meno di Casini (in
termini non solo del politico). Per non parlare poi dei fascisti
dichiarati e finti nemici, disposti per amor di patria a servirla in
caso di vittoria, contro la pericolosa sinistra. Qualunque essa sia.
Vede Onorevole, all’Italia non serve
più una nuova fiction contro la presa del potere da parte dei
Comunisti o dei nulla facenti pensionati d’oro della politica.
All’Italia servono “fatti e non parole” come citava un ormai
sorpassato spot di lavatrice passato sulle reti Mediaset.
Ho ascoltato con interesse i suoi
comizi, mi permetta, divertendomi anche un po’, e la cosa che mi ha
maggiormente deluso, sono le sue non precisazioni riguardo al “che
fare” con il futuro governo. Traspirava solamente la convinzione di
“vincere senza saper fare”, al contrario del “fare per poter
vincere”. Mi è sembrato, se posso permettermi di darle un
consiglio, più impegnato a copiare l’avversario che a
costruire un programma sufficientemente credibile.
Le cito giusto un caso di questi ultimi
giorni: quello dell’Alitalia.
Ma le sembra attendibile che dopo un
anno e sei mesi, lei sfoderi, di fronte all’offerta di Air France,
una possibile cordata d’imprenditori italiani, guidata magari dai
suoi figli? Non le sembra veramente utopico e poco corretto,
sventolare il problema dei lavoratori, come del resto hanno fatto
anche i partiti della sinistra in genere, per racimolare ulteriori
voti?
La vita della nostra compagnia di
bandiera è ormai agli ultimi respiri e il suo atteggiamento in
questa direzione credo non miri a salvarla ma a prolungarne l’agonia.
Una mossa in funzione del dopo elezioni dove, nel caso lei vincesse,
interverrà in modo nazionale e decisivo. Ho paura, infatti,
che forse qualche suo figlio e suo amico, acquisterà veramente
l’Alitalia però utilizzando una buona parte dei soldi del
nostro paese. In fondo come darle torto, sono in gioco oltre
cinquemila posti di lavoro e la mortificazione di alcuni membri della
sua coalizione che hanno dichiarato che si commuovono quando vedono
il tricolore sfrecciare sui nostri aerei.
Io credo, non solo per questo, che se
le è stato concesso di comportarsi come in questi ultimi anni,
è perché gli italiani l’hanno votata. E sarebbe assai
stupido contrastarla ridendo del suo parrucchino o delle sue battute
a una bella precaria di “sposasi un miliardario”. Lei in fondo
non ha fatto altro che personificare, rendere reale, ciò che
purtroppo molti italiani pensano della vita e della “cosa”
pubblica. L’intrallazzatore furbo che si trasforma potere; il
sotterfugio che diventa giustificato; la propria necessità che
diventa diritto. Non è infatti un caso se dagli ultimi
sondaggi, masse popolari sottopagate e vilipese da una classe
politica inadeguata e dominante, di cui lei fa parte, credono più
in lei che in se stessi. Ovvero nel diritto-dovere di rivendicare,
proprio ad imprenditori come lei, un salario adeguato al giusto
recupero del potere d’acquisto sino ad ora perduto. E non vivendo,
invece, nella speranza di realizzare soldi facili in tempi brevi o
diventare famosi in qualche sua tv.
Le dico questo perché spero in
fondo che lei non vinca. Soprattutto per le persone che la circondano
e per quel pensiero politico che nei fatti rappresenta in questo
paese. Un pensiero apparentemente libero che in realtà di
liberò ha solo la possibilità di ogni cittadino di
indebitarsi ulteriormente. Un pensiero che cavalca il malessere
generale, non lo risolve e lo utilizza per rafforzare il proprio
potere. Questo paese, glielo ripeto, non è un’azienda dove
un capo fa la differenza. Purtroppo neanche il periodo in cui ha
governato, glielo ha fatto comprendere. L’Italia è un paese
dove le regole esistono ma nessuno le rispetta e quando questo viene
fatto, i politici intervengono con decreti e persecuzioni. Certo non
è tutta colpa sua e accusarla di questo, assolverebbe con
troppa facilità “gli altri” che certamente a questo
bailamme hanno ampiamente contribuito.
Mi perdoni se mi sono permesso di darle
alcuni consigli ed averlo tediato con alcune mie riflessioni. Spero
per questo, di non essere accusato di essere un comunista altrimenti,
credo lo siano, tutti quelli con un po’ di buon senso e amore per
il proprio paese.
21/03/08