UN
GIORNO DI RIPOSO
di
Mirca Garuti
Quale
valore ha oggi della festa dei lavoratori ? Dove sono le grandi lotte
per i loro diritti ?
il
1 Maggio è festa, con il grande concerto a Roma organizzato
dai tre grandi sindacati di base, ma si continua a morire per il
lavoro!
Il
1 Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i
lavoratori, per migliorare la propria condizione lavorativa. “Otto
ore di lavoro, otto ore di svago, otto ore per dormire” fu la
parola d’ordine nel 1855 in Australia e condivisa poi dal movimento
sindacale organizzato del primo Novecento. Dal congresso
dell’associazione internazionale dei lavoratori, a Ginevra nel
1866, uscì la proposta concreta delle otto ore come limite
legale dell’attività lavorativa. Furono le organizzazioni
dei lavoratori statunitensi a sviluppare un grande movimento di lotta
su questo tema. Lo stato dell’Illinois, nel 1866, ne approvò
la legge che doveva entrare in vigore il 1 Maggio dell’anno
successivo. Quel giorno fu organizzata a Chicago una grande
manifestazione che vide la partecipazione di diecimila lavoratori.
L’idea del 1 Maggio, come momento unico in cui tutti i lavoratori
di tutti i paesi, in modo simultaneo, potessero chiedere alle
pubbliche autorità, di ridurre, per legge, la giornata
lavorativa a otto ore, fu lanciata dal congresso della Seconda
Internazionale il 20 luglio 1889, a Parigi. La scelta della data fu
simbolica per ricordare una grande manifestazione, avvenuta tre anni
prima, a Chicago, repressa nel sangue. Si legge, in un volantino
diffuso a Napoli il 20 aprile 1890:
“ Lavoratori
ricordatevi il 1 Maggio di fare festa. In quel giorno gli operai di
tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per
provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di
nazionalità, di razza, di linguaggio, i proletari sono tutti
concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di
fronte agli oziosi, il posto che è dovuto a chi lavora. Viva
la rivoluzione sociale! Viva l’Internazionale”. Il clima però
è teso, alimentato da voci allarmistiche sulla stampa
conservatrice. I governi, più o meno liberali, allertano gli
apparati repressivi. La conseguenza fu, che il governo di Franscesco
Crispi, usò la mano pesante, vietando qualsiasi manifestazione
pubblica sia per la giornata del 1 Maggio che per la domenica
successiva, 4 Maggio. Il risultato però, fu una felice
sorpresa: pur mancando un coordinamento nazionale, si svolsero in
numerosi centri, grandi e piccoli, vaste mobilitazioni da parte dei
lavoratori. Ci fu un episodio significativo a Voghera, dove gli
operai, costretti a recarsi al lavoro, ci andarono vestiti a festa.
Il 1 maggio 1891 conferma la straordinaria importanza di
quell’appuntamento e questo, porta la Seconda Internazionale, a
rendere permanente quella che, da quel momento in poi, sarà la
“festa dei lavoratori di tutti i paesi”.
L’obiettivo
delle otto ore lascia il posto ad altre rivendicazioni politiche e
sociali considerate più urgenti. La protesta per le condizioni
di miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di fine
ottocento. Si comincia già allora a discutere intorno al
significato di questa ricorrenza: giorno di festa, di svago oppure di
mobilitazione e di lotta? Viene definita “ festa ribelle”, ma
forse il 1 Maggio può essere entrambe le cose, a seconda delle
circostanze.
Tutto
questo però viene bloccato, vietato, nel momento in cui
Mussolini arriva al potere. La festa del lavoro viene spostata al 21
aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma. Il 1 Maggio diventa
così un’occasione per esprimere, in forme diverse,
l’opposizione al regime. Nel 1948 le piazze diventano lo scenario
di una profonda spaccatura che poi porterà alla scissione
sindacale. Si dovrà aspettare fino al 1970 per ritornare a
vedere i lavoratori, di ogni tendenza politica, celebrare di nuovo la
festa del lavoro.
Le trasformazioni sociali, il mutamento delle
condizioni di vita e le diverse forme di lotta a disposizione del
movimento dei lavoratori per raggiungere i propri obiettivi, hanno
portato al progressivo abbandono delle tradizionali modalità
di ricordare questa data. Oggi, si celebra il momento politico con
una manifestazione unitaria e il momento ludico con il concerto rock,
organizzato da Cgil-Cisl-Uil. Questo però non può
bastare. Oggi, le rivendicazioni sociali da portare avanti sono
tante, come dimostrano le successive documentazioni riportate. Il
mondo del lavoro è cambiato, tutto è diventato
flessibile e precario. La legge n.30/2003 (c.d.Legge Biagi) domina
ormai la vita dei lavoratori. Un altro aspetto importante del mondo
del lavoro è quello legato alla guerra. L’export di armi
italiano è cresciuto nel 2006 del 61% rispetto al 2005. La
speranza di una politica che consenta la riduzione delle spese per
armamenti si è dissolta. Dieci aziende italiane producono
morte e distruzione. Va infatti anche considerata la destinazione di
queste armi che, perlopiù è verso gli Stati Uniti, a
seguire Emirati Arabi, Nigeria, India, Pakistan, Oman, paesi insomma
poco stabili e pacifici. Non è possibile invece sapere la
destinazione delle armi leggere e delle apparecchiature di piccolo
calibro e materiale tecnologico. Rientra tra le battaglie anche
quella inerente alla fiera internazionale delle armi a Brescia (Exa).
Secondo, Francesco Bettoni, amministratore delegato della Brixia
Expo, vengono invece valorizzati il lavoro e l’imprenditoria
bresciana, con la produzione e la commercializzazione delle armi
sportive e da caccia. Ma non è un segreto per nessuno che le
armerie bresciane producono anche armi militari. Le due novità
dell’ultima edizione di questa fiera, che si è conclusa il
17 di questo mese, sono date da due nuove aeree. Una chiamata “
Area Shop” dove si potevano acquistare, oltre gadget legati al
mondo dello sport e della caccia, anche alcuni tipi di armi. L’altra
“ Area D –Force” dedicata a tutti gli strumenti e le
attrezzature normalmente utilizzati dalle forze dell’ordine e in
dotazione ai corpi istituzionali italiani ed esteri.
L’accesso
a questa area era riservata solo agli “addetti ai lavori”. Perché
quindi tanta riservatezza??
Il
1 maggio deve dire quindi anche un NO secco e deciso alla guerra e
alla costruzione di armi.