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Mondo lavoro » FIAT: il fallimento di Marchionne  
FIAT: IL FALLIMENTO DI MARCHIONNE E DELLA POLITICA A SUO SOSTEGNO

di Alessandro Fontanesi



Le ultime dichiarazioni dell’amministratore delegato di FIAT auto dott.Marchionne hanno impietosamente messo a nudo quello che è rimasto oggi del "progetto" Fabbrica Italia. Produzione della Nuova Punto rimandata a data da destinarsi; la Nuova 500 verrà prodotta in Serbia; Mirafiori ferma senza prospettive o garanzie e su Pomigliano, dopo il referendum vendetta, investiti (si fa per dire) 800 milioni. Ovvero, assunti 2200 lavoratori e altrettanti lasciati a casa, in cambio di licenziamenti facili e defenestrazione della FIOM CGIL, il maggiore sindacato metalmeccanico nel nostro paese.
Nonostante questo risultato politico, lo scenario dell’auto FIAT non sembra il migliore: cassa integrazione, produzione e vendite a picco. Senza Chrysler i conti della casa Torinese segnerebbero un pesante passivo di 246 milioni di euro. Vendite Alfa -32,6%, vendite Lancia -26,9%, vendite Fiat -16,7%. Questo è quello che rimane delle "promesse" di appena due anni fa, quando coi ricatti referendari, Marchionne impose il "salvifico" progetto "Fabbrica Italia", lodato ed incensato dalla politica di ogni pensiero partitico.
Quando Marchionne divenne AD Fiat, a Mirafiori si producevano sette modelli e cinque linee di montaggio funzionavano a regime, oggi a pochi anni di distanza resta un solo prodotto, più il Suv la cui produzione è anch'essa continuamente rimandata. Nel solo 2012 i dipendenti di Mirafiori hanno lavorato tre, ebbene solo tre giorni al mese. E questo hanno persino avuto il coraggio di chiamarlo progetto? La politica che si schierò con Marchionne, giustificandone i metodi a dir poco dittatoriali, seduta nei salotti televisivi a pontificare sulle cifre e percentuali del referendum vergogna a Pomigliano, oggi non vede tutto questo?
Oggi come allora, che non tutta la politica si accodò al più forte tanto meno un sindacato sempre solo come la Fiom, non ammettono che la loro valutazione era errata e prona sul Gruppo FIAT. Questi “strateghi sociali” si dimostrano inermi e assenti non tanto per pura impotenza ma vera e propria incapacità programmatica. Lo stesso atteggiamento tenuto con il governo Monti: in attesa che lui dica o faccia qualcosa.
I dati esibiti del Gruppo, non sono frutto di una “mente estremista” (così definiti dalla politica a chi decide di non unificarsi al pensiero unico) e non si prestano ad alcuna interpretazione di comodo. Una qualsiasi azienda seria che vuole produrre macchine e non guadagnare con sotterfugi finanziari, avrebbe messo alla porta il suo amministratore delegato. Ma probabilmente tutto questo non è casuale, dato che Marchionne più che un manager dell’auto, è stato delegato a far politica.
La verità è che in Italia non esiste alcun piano industriale FIAT. Il "progetto" Marchionne è fallito e con esso la politica che lo sostenne. La stessa che ha impietosamente sbattuto fuori la Costituzione dai cancelli della Fiat. Altro non si può dire se un dipendente non può lavorare solo perchè è iscritto a un sindacato non compiacente. Una vergogna che ci riporta in un balzo, indietro più di quarant'anni, quando Di Vittorio, con l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori e l’istituzione dell’art.18, portò la Costituzione, con i suoi diritti, dentro alle fabbriche italiane.
Sarebbe interessante sapere i sinceri "Democratici di Sinistra" che pensano oggi di questo. In Italia si parla di tutto. Di alleanze improbabili, candidature di giovani contro meno giovani, rottami e rottamatori, ma nessuno che chieda conto a Marchionne del suo pesante fallimento. Un assenza importante che evidenzia la totale mancanza di programmazione e progettualità per l'Industria Italiana per i prossimi 10 anni. Questa è l'urgenza d’oggi. Senza scorciatoie di comodo o crociate ideologiche anti sindacato, come fatto per anni dal ministro Sacconi. Fingere di non vedere quanto sta avvenendo, produrrà altri danni irreparabili. Anche il Presidente della Repubblica potrebbe chiedere al governo equità e rigore anche per chi ha fallito in questa vicenda.
 
 

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