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Notizie Modena » Falde inquinate a Modena  

UN RISCHIO INQUINAMENTO CHE VIENE DA LONTANO
di Flavio Novara

 

Oggi si parla di pericolo inquinamento delle falde acquifere della città di Modena e l'occasione è il nuovo insediamento Peep di via Cannizzaro. Era da tempo che un così accanito approfondimento non interessava le forze politiche presenti sul nostro territorio. Verrebbe da dire: “meglio tardi che mai..” anche se forse è già troppo tardi...
Proviamo a riepilogare: Modena è un luogo dove ben due fiumi, Secchia e Panaro da secoli provvedono ad alimentare gli enormi serbatoi naturali che anche per il futuro dovrebbero garantirci acqua pulita per la flora e la fauna dei nostri territori e potabile, per il mantenimento della vita di tutti noi.
Qualcosa da tempo però ha cominciato a cambiare. L'inquinamento infatti, da metalli pesanti dovuto all'industrializzazione ed urbanizzazione senza regole e l'alta percentuale di nitrati, dovuto al massivo allevamento di suini, sta rischiando di compromettere irrimediabilmente questo equilibrio.
Da tempo era stato segnalato questo pericolo e in particolare questa denuncia, che risale ai primi anni 90', fu argomentata dal gruppo consigliare di Modena del Partito della Rifondazione Comunista di cui ne faceva parte anche l'attuale vicesindaco Alvaro Colombo.
L'occasione di presentare tale obiezione fu in occasione della modifica presentata dall'allora Assessore all'Urbanizzazione Palma Costi, del Piano Paesaggistico. Ovvero la modifica delle tutele previste in base a studi scientifici delle falde acquifere. Specifiche tecniche geologiche che definivano, in sostanza, la possibilità di edificare, realizzare nuovi comprensori industriali o allevamenti di bestiame sul nostro territorio. Una carta dettagliata che suddivideva il nostro territorio in zone definite a: Bassa Pericolosità, Media Pericolosità, Alta Pericolosità ed Altissima Pericolosità. La stessa carta che per esempio definisce la distanza di sicurezza dal gretto di un fiume o torrente dove poter istallare impianti industriali chimici pericolosi o serbatoi e distributori di carburante. Tecnicamente, in tale piano, viene considerata principalmente la differente altezza piezometrica delle aree. Ovvero la distanza in metri dal piano calpestabile e la profondità a cui si trova il flusso dell'acqua della falda da tutelare.
La proposta avanzata dall'allora amministrazione comunale, il cui capogruppo era l'attuale sindaco Giorgio Pighi, fu proprio di eliminare dal piano il vincolo di non edificabilità alle zone ad “Alta Pericolosità”, mantenendo però solo l'impossibilità di installare allevamenti zootecnici. Il che significa via libera a tutto il resto.
A quell'epoca mi occupai personalmente di questo pericolo e coadiuvato da uno staff di tecnici miei collaboratori, presentammo una contro proposta al Piano. Operazione questa mai avvenuta in oltre quarantacinque anni di governo democratico della città.
La nostra relazione, dettagliata tecnicamente e strutturata con osservazioni che in pratica smontava ogni singolo punto della modifica proposta, fu presentata come “osservazioni” previste dalla legge in Provincia e in Regione.
Premesso che tale operazione fu presentata come prima fase di intervento in previsione della successiva stesura del piano regolatore da tempo bloccato, l'operazione per noi, presentava di fatto un illegittimo tecnico di fondo che nascondeva esclusivamente una scelta politica ben precisa. Come mai una zona definita ad Alta Pericolosità, quindi così importante da essere così segnalata dalle carte del CNR di Bologna, veniva considerata alla stregua di quelle di Media e Bassa Pericolosità? La risposta fu esplicitata nel successivo Piano Regolatore presentato che, giusto dopo l'approvazione della modifica al Piano Paesaggistico, concedeva la possibilità di edificare la città in modo selvaggio di questi ultimi quindici anni. Forse con tale modifica bisognava rispondere in modo positivo alle lobby del mattone modenese che dovevano necessariamente ottenere la liberazione da ogni vincolo. Curiosa a tal senso fu la risposta alle nostre osservazioni, fornita sia dai tecnici della Regione Emilia Romagna e della Provincia che di fatto evitava completamente di entrare nel merito tecnico delle nostre osservazioni e ci rispondeva in pratica che venivano respinte perchè si affidavano essenzialmente e solo alla “pluriennale esperienza in questo campo, dei tecnici dell'amministrazione modenese”.
Per questo non mi meraviglio se oggi siamo qui a parlarne...

7/6/10

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