SVILUPPO
ECONOMICO DI MODENA, DIBATTITO IN CONSIGLIO
Approvato
un ordine del giorno presentato in occasione del Consiglio
sull’economia
"Garantire
il coordinamento tra gli attori locali dello sviluppo e promuovere un
percorso di concertazione per definire un Patto Economico e Sociale
per lo Sviluppo", che contenga gli assi strategici di sviluppo
futuro della nostra città". È quello che il
Consiglio comunale chiede alla Giunta in occasione del Consiglio
comunale tematico sull'economia, con l'ordine del giorno presentato
in aula da Michele Andreana (Pd) e approvato con il voto favorevole
della maggioranza e il voto contrario di Forza Italia, Modena a
colori e Popolari liberali.
È
stata invece respinta, con il voto favorevole di Forza Italia e
Popolari liberali e il voto contrario di maggioranza e Modena a
colori, la mozione presentata in aula da Sergio Celloni (Ppl) sul
tema "la crisi economica del territorio modenese -emiliano non
va ricercata nelle aziende e nella mancanza di loro competitività,
ma nella politica territoriale che non vuole fare impresa e
privilegia esclusivamente le cooperative".
Le
mozioni sono state presentate dopo gli interventi dell'assessore alle
Politiche economiche Stefano Prampolini e degli esperti del Centro di
analisi delle Politiche pubbliche dell'Università di Modena e
Reggio Emilia Giuseppe Fiorani e Paolo Bosi.
Giuseppe
Fiorani ha sintetizzato alcuni dei temi principali delineati
nell'indagine "L'economia modenese e il suo distretto"
realizzata mettendo a confronto i dati su economia, occupazione,
mondo delle imprese nel decennio 1996-2006.
Paolo
Bosi ha sottolineato nel suo intervento le nuove sfide poste
all'economia modenese dalla congiuntura globale: "sembra
evidente, dai dati che abbiamo messo insieme, che la peculiarità
di Modena rischia di appannarsi e che c'è una tendenza
all'omologazione tra il nostro territorio e altri. Ci saranno, in
futuro, dei tassi di crescita non molto elevati, con ritorni non
elevatissimi della crescita in termini di occupazione. La
ristrutturazione è avvenuta in molti settori e continuerà.
La globalizzazione, anche se non assume le forme estreme della
delocalizzazione, cambia però radicalmente il rapporto tra
economia e società". Secondo Bosi, a Modena la
disponibilità di capitale sociale elevato garantiva, in
passato, che i profitti delle imprese si trasformassero in benessere
locale. "Ora, questo non è più garantito. E allo
stesso tempo, i meccanismi di sostegno delle reti familiari sono
messi in discussione dai fenomeni migratori. Ci sono alcuni grandi
nodi come l'immigrazione, la congestione urbana, l'invecchiamento
della popolazione, l'aumento delle disuguaglianze e della povertà
in alcuni strati deboli della popolazione".
Nel
presentare la propria mozione, Michele Andreana ha evidenziato come
linee d'azione per il futuro "lo sviluppo dei servizi alle
imprese, la tutela del lavoro, il governo dei fenomeni migratori
tramite l'integrazione, l'investimento continuo nel capitale umano,
la programmazione e la scelta del modello di welfare locale di
medio/lungo periodo in relazione all'evoluzione della struttura
demografica, il perseguimento di una programmazione territoriale e di
mobilità delle merci e delle persone finalizzata
all'ottenimento di economie urbane e rispetto del territorio".
Sergio
Celloni è poi intervenuto presentando il proprio ordine del
giorno, ribadendo che "dalla produttività nasce il
sociale. Ma io ho vissuto in questi anni, come imprenditore, una
forte penalizzazione. Non soltanto a causa della globalizzazione e di
tutti quei problemi che vive oggi la piccola media impresa. Eppure
oggi ci sono tante aziende, come in Cina e in altri paesi dove non si
bada al sociale e alla qualità del lavoro. La crescita deve
essere libera e senza privilegi, senza distinzioni e disuguaglianze
sul mondo del lavoro. Ci devono essere strumenti che stabiliscano
quanto costa un prodotto a Modena, in Italia o all'estero. Ci deve
essere una meritocrazia".
Nel
dibattito è intervenuto Davide Torrini (Udc) affermando: "è
oramai consolidato a livello demografico il fattore sostitutivo degli
immigrati rispetto alla bassa natalità degli italiani. Credo
che questo possa aiutarci ad affrontare il tema dell'immigrazione
senza ideologia. I lavoratori stranieri fanno i lavori che gli
italiani non sono più disposti a fare, e spesso svolgono
compiti importanti nelle nostre famiglie. Per noi, come Udc, è
un elemento importante, un dato reale che riguarda le imprese e le
famiglie. È sempre più evidente come si debba
accogliere gli immigrati da una chiarezza di posizioni culturali.
Solo così il tema non si trasforma in automatico nel tema
della sicurezza. È necessario riaffermare le nostre radici,
che sono anche cristiane. Non è vero che si debbano ridurre le
nostre particolarità per accogliere chi è diverso.
Credo che la nostra società debba essere anche multietnica e
multiculturale, nel rispetto della diversità di tutti. L'altro
elemento è che questo principio sostitutivo non deve andare
all'infinito. Non è possibile che la nostra nazione vada
avanti senza che noi riprendiamo a fare dei figli. Dobbiamo chiederci
perché le donne e le coppie rinunciano a investire nei figli.
Avviene perché non li vogliamo, per una libera scelta o perché
in questo contesto significa fare troppi sacrifici ed essere poveri?
Credo dunque che si debbano aiutare le famiglie, specie le più
numerose. Quello dei nidi aziendali, fortunatamente, è un tema
in cui l'ideologia ha lasciato il posto alla realtà".
Mara
Masini (Pd) ha posto l'accento sulla crisi della filiera del
Parmigiano reggiano che investe numerose aziende del settore
agroalimentare del territorio modenese, riportando però come
un dato positivo la varietà della popolazione di imprese
insediate a Modena: "la contemporanea presenza di imprese
artigianali, individuali e società di capitali costituiscono,
a mio parere, un patrimonio importante. I gruppi multinazionali che
hanno investito a Modena hanno tenuto conto dell'elevata
specializzazione della nostra manodopera. Il tessuto produttivo
esprime inoltre una forte presenza di società cooperative,
fortemente legate con il territorio, non per motivi ideologici ma per
il modo in cui creano valore. È difficile che una cooperativa
possa delocalizzare, perché ne verrebbero meno i presupposti
stessi. Un modello di impresa che restituisce al territorio vantaggi
diretti e indiretti. Quando si vende un prodotto tipico, si promuove
anche il territorio. Occorre però investire sulla conoscenza,
ponendosi come cerniera tra il mondo della ricerca e quello delle
imprese, soprattutto piccole e medie, qualificando ulteriormente il
sistema dell'innovazione e del trasferimento tecnologico".
Mauro
Manfredini (Lega Nord) ha affermato che il materiale presentato era
più proprio di una lezione universitaria che di una sede
politica, rilevando che "l'attuale equilibrio della rete è
stato realizzato sul sangue delle piccole imprese, che hanno solo
pagato, non hanno mai chiesto nulla e mai ricevuto aiuti né
dallo Stato né dai Comuni. Da un'attenta analisi di questo
rapporto risulta che ci sono vincitori e perdenti: si sostiene che
abbiano vinto i consumatori, ma io non mi accontento di un ammasso di
dati e chiedo all'assessore di indicare tempi certi per gli
interventi che l'Amministrazione metterà in campo per le
piccole imprese commerciali". In particolare, Manfredini ha
fatto riferimento al Mercato ortofrutticolo all'ingrosso, magari che
abbia anche le caratteristiche di un grande Farmer market. Ha inoltre
definito "scandalosa" l'esperienza di Modenamoremio, "che
ora si trova a rappresentare circa un quarto dei commercianti del
centro storico". Ha infine ricordato che "è
necessario ripristinare la rettitudine nella spesa pubblica e
tagliare ciò che non ha altra finalità che il
consenso". Ha poi ricordato che la richiesta di un Consiglio
comunale tematico veniva da una propria interrogazione presentata nel
2006.
Giorgio
Prampolini (Sinistra democratica) ha espresso apprezzamento per
l'indagine realizzata, osservando: "una riflessione seria va
fatta proprio a partire da questo lavoro, di cui condivido il metodo.
Una discussione in Consiglio comunale, poi in Camera di commercio, ma
credo sarebbe utile discuterne anche con il terzo settore e con le
banche. Credo che sarebbe anche utile confrontarsi con i sindaci dei
paesi vicini, nonostante le difficoltà che spesso ci sono nei
rapporti tra le istituzioni, superando le gelosie. La dimensione
delle città europee è sui 300 mila abitanti e credo che
dovremmo imparare a gestire questa dimensione, sia considerando
Modena strettamente legata ai comuni confinanti, sia considerando
quella che la Fondazione Del Monte ha chiamato "Città
Emilia". Qui da noi, l'occupazione ha già raggiunto i
livelli di Lisbona, mentre invece non siamo così veloci in
termini di ricerca e sviluppo e di capitale umano e siamo in
sofferenza per l'ambiente".
Achille
Caropreso, Pd, ha espresso alcune considerazioni sul calo della
natalità, chiedendosi "perché gli stranieri fanno
figli e gli italiani no. Gli stranieri", ha affermato, "fanno
figli perché hanno uno stile di vita che prevede molte meno
spese del nostro, non prevede vacanze al mare o settimane bianche, e
può basarsi sui proventi di un semplice negozietto di
alimentari. Questo è un aspetto etico e di radici su cui è
opportuno riflettere. Nel campo dell'edilizia, gli accenti del centro
e del sud Italia sono stati sostituiti dalle lingue del Maghreb. E
questo ha conseguenze anche sul welfare. Le persone che vengono a
lavorare e vivere nel nostro paese non vanno considerate soltanto in
termini di forza lavoro, ma come nuovi cittadini che poi porteranno
la nostra cultura, la conoscenza del nostro territorio, le nostre
eccellenze, in tutto il mondo".
Sergio
Celloni (Ppl) è nuovamente intervenuto definendo il Consiglio
comunale "non abbastanza attento al territorio" e
sottolineando che "un sistema meritocratico è anche
democratico, mentre l'appiattimento non porta a nulla". Celloni
ha inoltre portato l'esempio di giovani coppie con stipendi di 1100
euro al mese, osservando: "un bimbo nella scuola materna costa
sui 400 euro al mese, cosa rimane alle famiglie dopo che hanno pagato
l'affitto? In Francia ti danno 100 o 200 euro al mese per ogni
figlio. Vorremmo che le istituzioni e le banche fossero realmente
trasparenti, con un'economia reale e non virtuale. La piccola e media
impresa è il tessuto portante di un'economia che tutto il
mondo ci invidia. Ci sono un'orda di ragazze slave, lettoni, che
stanno arrivando in Italia e rovinando il Nord Est, con una levata di
scudi delle signore cui vengono rubati i mariti. Sull'integrazione si
gioca il futuro e la vita di domani. Ci sono 50 mila immigrati
regolari e altrettanti non regolari. Non si può dire che li
prendiamo e basta: devono dormire, lavorare, mangiare, portare i loro
bimbi a scuola senza che siano un deterrente per i nostri".
Ercole
Toni, Pd, ha esordito riportando l'inizio dell'ordine del giorno
presentato dalla maggioranza: "lo sviluppo e la crescita
economica di una comunità locale deve essere supportata da
forme di relazione tra il mondo produttivo, le istituzioni locali, le
associazioni e i sindacali in una logica di valorizzazione e messa a
sistema degli interessi dei singoli soggetti, in una visione più
complessiva che abbia come prioritario sempre l'interesse collettivo.
In una società globale in cui le città diventano un
motore della crescita e in cui l'economia è sempre di meno
un'economia urbana, e sempre più un sistema territoriale in
cui le interazioni tra imprese e comunità si influenzano
reciprocamente, il Comune è chiamato a svolgere un ruolo di
coordinamento e di promozione dello sviluppo economico locale".
Toni si è inoltre complimentato con gli esperti
dell'Università per l'ampio e dettagliato lavoro svolto, e ha
sottolineato l'importanza di investire "sulla creatività
modenese, contro il precariato, sui giovani, sulla formazione di
competenze anche nella manovalanza più umile, nell'interesse
sia del lavoratore che dell'azienda". Ha poi aggiunto: "ho
trovato nel rapporto diversi termini inglesi come sprawl che
sintetizzano bene le problematiche del nostro territorio, quella
dispersione urbana dovuta agli insediamenti selvaggi che crea tanti
problemi. Intervenire sulle criticità non è facile, ma
credo nella solidarietà come alternativa al gioco del
massacro".
Alvaro
Colombo, Prc, ha ringraziato l'assessorato e il Centro di analisi
delle politiche pubbliche per il documento prodotto. Ha poi messo in
evidenza l'importanza dell'equità sociale e di un intervento
serio sul problema dei "cattivi lavori, che non portano
stabilità, non danno salari giusti e relegano i lavoratori
nella trappola della povertà. Questa precarizzazione", ha
osservato, "investe soprattutto i giovani, anche nel pubblico
impiego". Colombo ha poi posto l'accento sul tema del welfare,
"che a Modena abbiamo costruito e stiamo costruendo come welfare
mix per affrontare il tema ineludibile delle risorse. Non è
però possibile giocare con il welfare e le risorse invocando
sempre dall'altra parte il bisogno di un basso prelievo fiscale. Il
prelievo fiscale deve essere equo ma adeguato a garantire un welfare
universale. Il welfare non può essere marginale, se vogliamo
che sia una politica di sviluppo per il nostro territorio".
Anche
Michele Andreana, Pd, ha esordito con un apprezzamento per
l'impostazione del lavoro presentato: "trovo importante guardare
all'economia tenendo conto delle imprese ma anche delle persone e del
mercato del lavoro". Ha inoltre evidenziato come anche gli altri
soggetti economici e sociali del territorio siano chiamati al
dibattito nell'incontro pubblico programmato per il 10 ottobre. "Il
rapporto sottolinea la vocazione manifatturiera del territorio",
ha aggiunto Andreana, "smentendo in parte la propaganda in base
alla quale non avremmo saputo gestire la globalizzazione. Restano dei
problemi, ma abbiamo verificato che la struttura manifatturiera ha
tenuto di fronte alla globalizzazione. Il nostro sistema produttivo è
vitale. Le criticità ci sono, sono anche conseguenza del
declino del nostro paese. Le imprese però hanno recuperato
competitività anche attraverso il processo di
terziarizzazione, sia attraverso l'economia della conoscenza sia per
abbassare il costo del lavoro. L'efficienza dei sistemi di tutela nel
terziario non è infatti così alta come nell'industria.
Si altera così la distribuzione del reddito, con le
caratteristiche presentate nel rapporto. Se non vogliamo assistere
passivamente a una crescita di questa area di competizione, dobbiamo
intervenire perché i servizi alla persona e alle imprese
crescano in termini di qualità".
Giuseppe
Campana, Pd, ha affermato: "dobbiamo tenere presente che
l'immigrazione, oltre ad essere una risorsa, crea anche delle
problematiche. Non c'è sempre bisogno di fare punti al
teatrino elettorale rivendicando le radici cristiane della società.
Credo che i principi di laicità e pluralismo della nostra
Costituzione tutelino tutti, senza bisogno di privilegi. Certo, se
dilaga il disprezzo per la Costituzione allora ci sono dei rischi.
Esprimo infine un alto consenso sulla necessità di sostituire
il rituale riferimento alla crescita del pil come valore assoluto con
il riferimento al livello di reddito percepito, se ho ben inteso le
osservazioni di Bosi. Il livello di reddito pro capite è
riferito anche al contesto in cui si colloca: servizi, ambiente
urbano, tutela della persona. Le mie sottolineature personali vanno
all'esigenza di lavorare a un nuovo patto sociale e a un progetto di
città nuovo. Con tutto il rispetto a chi ha ben operato fino
ad ora, dobbiamo essere consapevoli che si deve lavorare per i
prossimi decenni, con grande impegno intellettuale di tutte le
istanze cittadine e non solo degli addetti ai lavori: il settore
pubblico, i privati, per essere all'altezza di questi grandi problemi
che ci aspettano. La mia ultima sottolineatura è per la
centralità della scuola italiana e modenese e del sistema
formativo".
Antonio
Maienza (Popolari per il centrosinistra), ha osservato: "credo
che, nonostante le diverse crisi che si sono succedute, il nostro
sistema economico abbia tenuto grazie all'innovazione, alla capacità
dei cittadini modenesi di concertazione, e alle oculate politiche del
nostro Comune. Credo che si debba difendere il meglio della nostra
tradizione, ma anche guardare in avanti e affrontare i nuovi
problemi, avendo sempre a cuore la persona, il potenziamento dei
servizi sociali, per la famiglia, per le persone anziane e sole.
L'immigrazione a Modena ha portato significativi cambiamenti
demografici. Ad oggi Modena supera i 180 mila abitanti e ci stiamo
avviando, nel 2025, ad averne circa 220 mila. Tutto questo inciderà
sul mercato del lavoro e sull'occupazione, dove potrebbe esserci
qualche segno di crisi o flessione, nonostante rispetto ad altre
regioni italiane ci si possa ancora ritenere fortunati. La
disoccupazione in Italia in totale va sempre peggio nel secondo
trimestre del 2008 e credo che le politiche del Governo siano fragili
e inesistenti in questo ambito. Si sentono i segni della crisi, della
stagnazione, della recessione, della caduta delle borse mondiali".
Enrico
Artioli, Pd, ha esordito sottolineando la centralità del tema
della formazione. Ha espresso apprezzamento per la definizione di
"impresa come prodotto sociale che si sviluppa all'interno della
società. Il focus evidenzia che l'economia riguarda non la
sola città ma un'area vasta che comprende anche i comuni
confinanti. Anche l'aspetto della mobilità e altri fenomeni
connessi non riguardano solo il Comune di Modena, quindi credo che
sia necessario un forte raccordo tra le diverse istituzioni. Emerge
una città ricca, con un forte benessere, una popolazione che
invecchia, elementi forti di congestione. È in crescita la
disuguaglianza e sarebbe importante individuare dei meccanismi di
redistribuzione del reddito. Siamo in una situazione positiva frutto
di miglioramenti e riorganizzazioni delle aziende, ma lo scenario che
ci aspetta richiede delle scelte politiche. Ci sono comparti maturi e
saturi come quello ceramico, si tratta di pensare a strategie che ci
consentano di conservare il nostro benessere. L'economia della
qualità richiede conoscenza. Il sistema formativo è
articolato tra istruzione, formazione professionale e università
e necessita di un forte raccordo con il sistema produttivo. Inoltre,
deve essere meglio definita la formazione post diploma con i poli
tecnologici di eccellenza".
L'assessore
all'Istruzione Adriana Querzè ha affermato: "veniamo
criticati per avere cambiato bandiera, invece credo che siamo
un'Amministrazione che riesce a rispondere ai bisogni della
popolazione. Lo facciamo con un welfare sociale e non residuale.
Lisbona ha fissato l'obiettivo di copertura del 33% di posti nido per
il 2010 e noi siamo al 38%. Risultati cui siamo arrivati con le sole
nostre forze. Ed è qui che sta il problema della sostenibilità
del welfare. Il welfare avrà dei problemi in futuro se non
decideremo che lo stato deve assumersi la garanzia dei livelli
essenziali. Se non sarà così, sicuramente i comuni
avranno dei problemi. Non dobbiamo concettualizzare questo problema
come se fosse modenese. È un problema di sistema e a queste
condizioni fatica a stare in piedi, ma dal punto di vista locale
abbiamo cercato di dare risposte con il welfare mix. Credo che la
responsabilità sociale delle imprese sia un valore da
sollecitare. Non risolve i problemi del welfare, ma il primo
indicatore di responsabilità sociale è dato dal fatto
che le imprese applichino le leggi e gli accordi sindacali, evitando
le forme nascoste, presenti anche sul nostro territorio, di
licenziamento o mobbing di donne che stanno a casa in gravidanza o
accudendo il proprio bambino. Il patto sociale sta in piedi se tutti
rispettiamo le regole. Nel rapporto tra formazione e imprese credo
sia importante, oggi, alzare lo sguardo. Da un po' di tempo i tecnici
e i professionali sono diventate le scuole di accoglienza delle
situazioni di disagio, a causa dell'inerzia di tutti i governi di
questo paese a intervenire sulle scuole superiori, mentre c'è
una forte propensione a intervenire sulla scuola elementare. Manca
nel nostro paese la cultura del lavoro. Si è fatta strada
l'idea che per fare soldi servano manovre speculative o la
partecipazione ai telequiz. È questo che dal punto di vista
culturale ha messo in crisi gli istituti tecnici".
Baldo
Flori di Modena a colori ha definito "molto interessante"
il dibattito e ricordato i tempi lunghi che hanno preceduto il
consiglio comunale tematico. "Ci pare però", ha
detto Flori, "che le risposte ai problemi dei modenesi siano
state molto timide. La nostra impressione è che non si
vogliano scoprire le carte in attesa di un confronto elettorale e di
eventuali nuove alleanze. Si dice che al territorio tocca
l'operatività, ma crediamo che questa iniziativa di oggi in
questo senso sia stata e rimanga un'occasione persa. A meno che il
necessario lavoro dell'assessore sia stato sostituito dall'ordine del
giorno di maggioranza che insiste sulla governance. O forse il
documento vero è quello di Sitta sulla città futura,
mai discusso da questo Consiglio comunale e oggi messo all'indice
anche da alcuni potenziali alleati. Non si vogliono ripercorrere qui
le vecchie strade dello sviluppo pianificato dall'alto, ma in ogni
caso servono scelte e proposte. Abbiamo invece l'impressione di una
difesa a oltranza dell'esistente. Servono scelte di cambiamento, come
ha ricordato in modo brillante il professor Bosi, che ci è
sembrato nel suo intervento ancora più netto che nel testo del
documento, individuando punti problematici su cui lavorare. Cosa è
che questa Giunta non sa o non vuole ancora fare? Porre attenzione al
cambiamento e alle strade da percorrere per affrontarlo. A meno che
non si voglia appaltare a qualche benemerita Fondazione il lavoro di
riflessione sul futuro".
Ivo
Esposito di Forza Italia ha affermato: "credo si debba premiare
la capacità individuale per valorizzare il protagonismo dei
singoli. Abbiamo dimenticato in questo Consiglio tematico il fatto
che Modena è oggetto di un attacco da parte della malavita,
che inquina anche il mondo economico. Un tema sollevato dal
procuratore capo e anche da tutte le forze politiche. Non possiamo
fare finta di non sapere che a Modena ci sono i casalesi e che tante
persone si sono trovate vittime di vessazioni di quell'orrenda
organizzazione che è la camorra. La camorra non fa morti
eccellenti, ma fatti, entra nell'edilizia, nella ristorazione. C'è
bisogno di fare economia anche attraverso l'ordine pubblico. Dobbiamo
avere il coraggio di dire che Modena non è più un'isola
felice, ma è al centro degli interessi dei casalesi. La
camorra è come la cenere, che quando non riesce ad accendere
un fuoco da una parte si sfoga da un'altra parte. Cosa c'è di
più facile che apparire in un'economia ancora pulita e sana? È
un tema serio che ci deve vedere protagonisti in prima linea con il
coraggio di osare. Trent'anni fa, Castelvolturno non era una terra di
camorra ma di lavoro. Lo stato l'ha dimenticata rendendola un terreno
fertile per queste organizzazioni. Purtroppo sta succedendo anche da
noi e bisogna attivarsi fattivamente per difendere chi ha un'impresa,
non solo i campani ma anche i modenesi figli e nipoti di modenesi. Ci
vuole uno stato presente e degli enti locali forti".
Adolfo
Morandi di Forza Italia ha osservato: "credo che il mondo
manifatturiero sia la parte prevalente della nostra economia, che fa
da traino al commercio e ai servizi. Lo scenario che emerge dalla
relazione, che ho letto solo frettolosamente, mostra un'economia
modenese fortemente radicata e ben funzionante, un mondo delle
imprese che in questi anni ha saputo trovare uno sbocco sui mercati
attraverso la qualità e il miglioramento costante, una ricerca
fatta all'interno delle imprese per cercare la qualità dei
prodotti e i mercati, anche di nicchia, che possono dare i migliori
risultati. Bisogna però ricordare che i nuovi competitor come
Cina e India hanno già grandi capacità in ambito
tecnologico, i cinesi hanno spedito una persona nello spazio. Per
quanto riguarda la ricerca credo che servano investimenti ma anche,
come ha affermato l'assessore Querzè, sugli istituti
professionali per potenziare la cultura del lavoro. L'innovazione va
sostenuta fornendo ciò che è necessario per
l'ampliamento dei poli tecnologici e di ricerca. Per quanto riguarda
l'immigrazione, il professor Bosi ha detto chiaramente che non
necessariamente l'immigrazione porta vantaggi alla nostra economia.
Esistono infatti paesi che riescono a produrre manufatti a prezzi
enormemente più bassi dei nostri. Noi dobbiamo puntare sulla
qualità e invece se puntiamo sull'immigrazione corriamo il
rischio di trovarci con una popolazione che fa un lavoro povero e ha
scarse competenze. La popolazione che deriva dall'immigrazione
potrebbe andare a incrementare il numero dei poveri. L'immigrazione
va governata ma non incentivata all'estremo: si parla del 20-25% ma
mi pare eccessivo per le esigenze della nostra economia".
Michele
Andreana è intervenuto per replica rispondendo a Flori: "il
nostro ordine del giorno è stato giudicato poco coraggioso, ma
credo che il significato stia da un'altra parte. Non proponiamo
soluzioni, ma segnaliamo dei nodi strategici sui quali lavorare
insieme alle parti sociali. Avremmo accettato suggerimenti su quali
temi inserire e considerare strategici, ma non una critica di questo
tipo".
Sergio
Celloni ha invece replicato aggiungendo: "ritengo che una realtà
importante come il mondo del lavoro e dell'impresa debba essere
argomento di maggior trattazione di questo Consiglio. Parlare di
impresa quando oramai la consigliatura si sta chiudendo, non so fino
a che punto conti. Fare proposte su un tema così importante
forse andava fatto in fase preliminare".
L'assessore
alle Politiche economiche Stefano Prampolini è intervenuto
rispondendo su alcune questioni sollevate dal consigliere Manfredini:
"il commercio a Modena conta circa 3.400 imprese. Distribuite in
modo omogeneo sul territorio comunale, sono articolate in diverse
forme: tre grandi ipermercati, una decina di centri di vicinato di
quartiere, molti minimarket e oltre tremila piccoli punti vendita. Il
turnover è elevato ma l'andamento è positivo. Confermo
la nostra scelta di valorizzare il commercio di vicinato per la sua
insostituibile funzione di presidio del territorio e servizio.
Vogliamo continuare a privilegiare l'innovazione e il commercio
insediato nei quartieri. Si è parlato del Mercato
ortofrutticolo, abbiamo fatto una proposta che i grossisti hanno
accolto con favore. Per la filiera corta, esiste un mercato dei
produttori agricoli all'interno del mercato straordinario, una volta
ogni tre settimane, e il mercato bisettimanale biologico Biopomposa.
I rapporti con i consorzi ci sono e sono buoni. Su Modenamoremio sono
state richiamate situazioni non vere. I soci sono cresciuti e ora
sono oltre 200".
Il
sindaco Giorgio Pighi ha concluso il dibattito affermando: "penso
che non ci sia modo migliore di quello di oggi per il Consiglio di
sottolineare l'importanza della Facoltà di economia per la
nostra città. Negli anni si è cementata una sinergia
che si manifesta con momenti di collaborazione costante con
l'Amministrazione comunale. In questo Consiglio tematico abbiamo
potuto lavorare su un documento scientifico di grande ricchezza, che
nell'ambito di questo mandato rappresenta uno dei più
significativi approfondimenti. Ha coniugato la base scientifica con
la riflessione politica aiutando una discussione di buon livello. Il
nostro territorio si conferma tra i più equilibrati d'Europa,
come coesione sociale e benessere dei cittadini. Nel tempo, le nuove
sfide hanno reso necessario correggere le tendenze e le scelte. I
nodi emergono oramai in tutta la loro forza, più chiaramente
che alcuni anni fa. C'è stato un rafforzamento economico del
capoluogo, grazie anche all'ottimo lavoro per la crescita e
l'evoluzione tecnologica delle nostre imprese. Dal punto di vista
dell'insediamento abitativo serve un riequilibrio: è
inevitabile che il capoluogo attragga movimenti, ma si può
fare molto sul trasporto pubblico e sulla viabilità. Per
quanto riguarda il governo delle migrazioni, condivido le analisi del
professor Bosi, soprattutto una considerazione che ho ripreso anche
parlando di sicurezza urbana. Sul tema della migrazione abbiamo
costruito un sistema di valori. I sistemi legali ed economici hanno
delle compatibilità e delle contraddizioni rispetto alle quali
bisogna essere lucidi nell'analisi. Il tema del lavoro che i modenesi
e gli italiani non vogliono fare, il tema dei contributi e delle
tasse che l'immigrazione porta all'erario, ma anche un certo
riequilibrio dello sbilancio demografico. Oggi risolvono dei
problemi, ma non sono fenomeni a costo zero. Servono soluzioni che
non vadano solo nell'immediato, ma che guardano al futuro. Ci sono
alcune risposte che hanno la testa girata indietro, ma i temi invece
richiedono risposte nuove: la crisi del commercio, lo spaesamento dei
piccoli centri. Mi pare che alcuni elementi degli interventi di Flori
e Morandi vadano colti: bisogna che questo Consiglio accetti fino in
fondo la sfida del dibattito alto, dei temi alti e della loro
complessità. la semplificazione della contumelia politica
oramai non interessa più a nessuno. Questo era il nostro
scopo, che ritengo riuscito. Ringrazio i professori Bosi e Fiorani e
il lavoro tenace dell'assessore Prampolini".