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Visti per Voi » Il bene ed il male  

All’ombra del potere tutto si confonde

THE DEPARTED – IL BENE E IL MALE – voto : 8,5

Finalmente “Martin” c’è l’ha fatta!

E’ la prima esclamazione che ho pronunciato alla notizia della conquista degli Oscar Hollywoodiani come miglior film, regia, montaggio e sceneggiatura non originale di “The Departed”, ultima opera di Martin Scorsese. Il regista, nato a Queens, New York, il 17 novembre 1942, ottiene il riconoscimento più prestigioso alla sesta nomination. Le precedenti cinque, raggiunte con titoli come “Toro scatenato”, “L’ultima tentazione di Cristo”, “Quei bravi ragazzi”, “Gangs of New York” e “The Aviator”, racchiudono solo in parte una vita e una carriera costellata di lavori entrati nella storia del cinema.

Professione orfana sino ad ora della statuetta degli Academy Award, ma capace di consentirgli il raggiungimento di altri riconoscimenti come il “Leone D’Oro” alla carriera a Venezia nel 1995, e premi come il “David di Donatello”, oscar del cinema italiano al miglior film straniero per “Taxi Driver”(1977), la “Palma D’Oro” a Cannes per “Fuori Orario”(1986), il “Leone D’Argento” sempre a Venezia per “Quei bravi ragazzi”(1990) e il “Golden Globes” americani per “Gangs of New York”(2003).

Un Palmares già straordinario che ora diviene stellare.

Non è insolito sospettare che l’assegnazione di un oscar ad artisti non giovanissimi, possa costituire una sorta di compensazione per torti subiti in passato, quasi un premio ufficioso alla carriera non legato all’indiscutibile qualità del singolo lavoro in oggetto. Non è questa la circostanza. “The Departed, il bene e il male” è un film bellissimo: duro, cinico, ironico, spietato, splendidamente in linea con lo stile del miglior Martin Scorsese.

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Il regista Newyorkese si avvale per il soggetto della collaborazione del sceneggiatore William Monaham che prende spunto da un thriller del 2002 ambientato a Hong Kong “Infernal affairs”. Il duo ci regala una storia intrigata, emozionante, dal ritmo serrato, dove lo scontato non esiste, a cominciare dal brusco e duro finale. Una pellicola nella quale gli amanti di Scorsese ritrovano in parte le atmosfere assaporate in “Quei bravi ragazzi”, dove la violenza regna sovrana su tutto e tutti senza però mai risultare fine a se stessa o gratuita, ma per divenire uno strumento di potere, di sopraffazione, di controllo, per alcuni un autentico stile di vita, per altri una estrema via d’uscita.

La trama si sviluppa a Boston, teatro della contemporanea e senza tempo lotta tra malavita e polizia. Billy Costigan (Leonardo Di Caprio) e Colin Sullivan ( Matt Demon) sono entrambi poliziotti che hanno da breve superato i corsi d’ammissione. Provengono da storie e famiglie diverse ma identico, anche se su sponde avverse, sarà il loro destino. Il comune denominatore che li lega ha il nome di Frank Costello (Jack Nicholson), scaltro, spietato e sanguinario boss criminale che da anni è cacciato senza successo da polizia locale e FBI.

Sullivan, cresciuto nel suo quartiere sin da bambino, sarà obbligato ad essere ancora “un suo ragazzo” anche quando le sue brillanti qualità lo portano ad un ruolo di rilievo tra i federali. Diverrà la talpa di Costello infiltrata tra le alte sfere delle forze dell’ordine.

Costigan proviene da una “famiglia” da sempre inquinata da personaggi malavitosi ed il suo tentativo di crearsi un’identità nuova che lo allontani dal passato familiare, naufraga quando il suo nome diviene un motivo per ricattarlo. La sezione infiltrati della polizia lo obbliga ad accettare anch’egli un incarico da talpa, ma da introdurre nella gang di Costello. Sarà la sua unica possibilità di fare il mestiere di poliziotto.

I due giovani si troveranno ad ingaggiare una sfida spietata senza regole. Dovranno fare della menzogna un’arte per sopravvivere, tanto che mentire diverrà naturale come respirare, e metteranno sul piatto astuzia e scaltrezza per scoprire l’identità dell’altro e salvarsi la vita.

Anche l’amore costituirà una barriera tra loro perché finiranno per innamorarsi della stessa donna alla quale regaleranno ciò che gli è possibile donare con enormi differenze nel segno che lascerà l’incontro.

Un cast straordinario, capitanato da tre pilastri quali Jack Nicholson, Leonardo Di Caprio, Matt Demon e arricchito da figure come Alec Baldwin ( Capitano Ellerby) e Martin Sheen ( Capitano Queenan), ci consegna un prodotto recitato in maniera superba.

Una ennesima prova magistrale di Nicholson. Il 70enne attore del New Jersey, oscar come attore protagonista con “Qualcuno volò sul nido del cuculo”(1975) e “Qualcosa è cambiato”(1997), da vita ad un personaggio maledetto. Frank Costello racchiude ironia, cinismo, crudeltà, e la “saggezza” di chi conosce la vita e la strada con le sue spietate regole. Il ghigno e lo sguardo che lo accompagnano sono un manuale di recitazione assoluto, una dimostrazione di capacità espressiva straordinaria.

Matt Demon era chiamato a dare un ulteriore segno della sua maturità artistica e non ha mancato l’appuntamento. Sullivan è il personaggio che scandisce il ritmo agli eventi. La sua corsa al potere dettata da un’ambizione sfrenata lo trascinerà sempre più verso una zona di non ritorno, spinto in quella area oscura dove si smarrisce il senso per i reali valori della vita.

Leonardo Di Caprio si è da tempo lasciato alle spalle l’aurea di star celebre unicamente per la sua androgena bellezza. Le interpretazioni di spessore che negli anni ha inanellato lo elevano ad attore di primissimo piano del panorama hollywoodiano.

La nomination raggiunta questo anno per “Blood Diamonds” ne è solo una conferma. Il sodalizio che ha stretto con Martin Scorsese è giunto con “The Departed” al terzo episodio, dopo “Gangs of New York” e “Aviator”( altra nomination all’oscar e Golden Globe vinto). Il Di Caprio visto in questa occasione è tosto, convincente, dotato di una presenza scenica importante, grazie anche al notevole lavoro in palestra che ne ha forgiato il fisico. Scompare l’aspetto da giovane sbarbatello, sostituito dal carisma di un attore maturo dalle intense virtù drammatiche. Le sfide che ingaggia in alcuni dialoghi con Nicholson sono di grande effetto. Costigan è l’anima della pellicola, ne incarna i sentimenti più positivi, costituisce la speranza che Scorsese concede agli uomini di conservare il coraggio di essere se stessi nonostante tutto, di sfidare il destino per superare le difficoltà e costruirsi una possibilità.

Prestigiosa ed efficace la colonna sonora in grado di donare una magia ulteriore alle sequenze. Impreziosita da perle quali Rolling Stones, Pink Floyd, John Lennon, sprigionano emozioni sotto forma di musiche suggestive e forti che si fondono a quelle che giungono da trama e interpretazione.

Un lavoro di classe per un messaggio che è già insito nella traduzione letteraria del titolo: l’espressione “The Departed”, è un vocabolo che nel linguaggio usato nei riti funebri, viene attribuito ai soggetti della dipartita, di coloro che dipartendo, muoiono.

Un film che ti avvolge nelle sue strette maglie, ti conduce in un mondo apparentemente senza speranza, privo di regole, senza punti di riferimento saldi. Il bene ed il male sono mescolati, si confondono l’un l’altro, e lo spettatore ne esce smarrito incapace spesso come nella vita, di definire i ruoli che lo circondano, di saper interpretare la giusta via che non conduca al baratro.

Martin una strada la indica: è quella che scorre lontano dal potere e da quella ambizione nociva all’anima che spinge l’uomo a mostrare la parte più nera di se.

Una via maledetta, che conduce spesso alla “dipartita” in tutte le sue forme, perché alla fine, presto o tardi, all’ombra delle sue dorate cupole saranno solo i “ratti” gli unici esseri a muoversi.

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