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Visti per Voi » Maleficent  
MALEFICENT
di Enrico Gatti


Regia: Robert Stromberg
USA, 2014


Com’era prevedibile, Maleficent è stato il caso cinematografico delle ultime settimane e forse non solo per la presenza della super diva Angelina Jolie, ma perché La bella addormentata nel bosco rimane, a distanza di ormai 55 anni, uno dei film Disney che più ha affascinato i bambini, e gli adulti, col suo essere così medievale, così fantastico, così autenticamente fiaba. E in una fiaba, cosa c’è di più carismatico del cattivo?
Maleficent, opera tutta incentrata sul villain del cartone, riesuma e ridefinisce la cupa figura di Malefica, vera icona del male disneyano.
Questo film però non è un preludio, e non è un remake, nemmeno un epilogo, è piuttosto un “la vera storia di …”. Gli sceneggiatori infatti (fra i quali compare il nome di Linda Woolverton, già sceneggiatrice dell’Alice di Tim Burton) riscrivono completamente la storia classica per raccontarci ciò che realmente fu, e non ciò che venne erroneamente tramandato. La bella addormentata nel bosco quindi resta, ma come leggenda inesatta, costruita su menzogne e superstizioni, tramandata forse per troppo tempo.
La nuova storia tenta invece di dare tridimensionalità ai vecchi personaggi, a quanto pare troppo ‘fiabeschi’ per il nuovo millennio. Lo si fa, e si sceglie di farlo, in chiave estremamente moderna, potremmo dire psicoanalitica: scavare nel passato per capire le radici del comportamento umano.
Quello su cui si gioca maggiormente nel film è l’ambiguità dei protagonisti nel loro essere mai del tutto buoni, mai del tutto cattivi. Nulla a che vedere certo con le stilizzazioni, con le ‘maschere’, delle fiabe classiche. Ai nuovi personaggi è concessa la possibilità di cambiare, di passare attraverso sofferenze e vendette, sbagli, per infine redimersi.
Il notevole sforzo, coraggioso, di arricchire con nuovi significati una storia scarna e apparentemente priva di morale, viene in parte ripagato. Ormai lontane sono la seicentesca La belle au bois dormant di Perrault e la Rosaspina ottocentesca dei Grimm, con le loro riflessioni sulla passività della donna, nobilitata dall’attesa e dal sacrificio, facendone primaria virtù.
Il film sicuramente cambia linguaggio, modernizzando una fiaba molto antica e adattandone la morale al sentire contemporaneo, ma allo stesso tempo recuperando, è qui il merito più grande, quegli elementi orrorifici tanto importanti, da sempre, nelle storie fantastiche e nell’educazione dei bambini, che sempre meno sono abituati a vederli, sentirli, sperimentarli e affrontarli nella sicurezza di un libro, di un film, insomma di una finzione, creata per loro.
Il risultato finale è sicuramente gradevole, per tutti, esteticamente incantevole e ben diretto, pur dovendo comprimere in 97 minuti una storia ricca e dovendo rimanere didascalico per un pubblico di giovanissimi. Consigliato dunque per un cinema in famiglia, con qualche riflessione e piccolo spavento.




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