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Visti per Voi » The Grandmaster  
THE GRANDMASTER
di Enrico Gatti


Regia: Wong Kar-wai
Cina, USA, 2013
Voto: 7


Versione cinematografica della biografia del grande maestro di kung fu Ip Man, maestro fra gli altri del leggendario Bruce Lee, The grandmaster segna il ritorno di Wong Kar-wai sugli schermi internazionali. Dopo il misconosciuto Ashes to time redux, presentato a Cannes nel 2008, il regista cinese completa un progetto assolutamente ambizioso, sia in termini di produzione, sia in termini stilistici.
Il kung fu come arte e filosofia di vita, prima che come disciplina sportiva, viene qui esaltato, e allo stesso tempo imbrigliato, dentro a coreografie spettacolari, ricche come non mai di effetti digitali e ralenti. In questa cornice, creano particolari suggestioni le musiche, originali, onnipresenti, ma non invadenti, e sempre adatte alla situazione narrata. Insomma, nessuna voglia di eccentricità; tutto viene invece calibrato per ottenere la giusta armonia d’insieme.
E poi, la storia d’amore. Valorizzata, come raramente accade in un film di arti marziali, da un regista che non poteva lasciarsi sfuggire una simile occasione; lui, poeta delle occasioni mancate, non poteva non ritrarre due protagonisti così unici nella loro delicatezza e coinvolti, anche questa volta, da un amore tanto sincero quanto impossibile. A separare Ip Man, lui, e Gong Er, lei, ci si mette dapprima la rivalità, che presto si trasformerà in rispetto poi in attrazione, ed in seguito la storia, con le sue guerre e le sue circostanze, quelle che alcuni chiamerebbero ‘ il destino’. Storia, questa sì, particolarmente invadente. Ricca di dettagli, personaggi e fatti storici, la trama risulta particolarmente complessa (non difficile da capire) e sovrabbondante, tanto, che per scandire gli avvenimenti si finisce per abusare della voce fuori campo e, forse troppo spesso, della suddivisione in capitoli.
Questo film racchiude dunque tanti punti di forza e alcune debolezze. Se ha infatti la potenza, e in un certo senso la prevedibilità, del blockbuster, contemporaneamente riesce ad emanciparsi da un genere troppo codificato grazie alla rilettura storico-sentimentale attuata dal regista. Altri pregi, più di natura tecnica, come le immagini, gli effetti digitali e le musiche, vengono sorprendentemente utilizzati per valorizzare non solo le scene dei combattimenti, ma anche i personaggi e i loro sentimenti, creando quell’aura, intesa come coinvolgimento, magica ed estremamente intima, tipica dei film di Wong Kar-wai.
Grande prova anche per gli attori, Leung e Zang in primis, capaci di interpretare con autenticità e delicatezza la forza e le fragilità dei loro personaggi.




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