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editoriale » ARBEIT MACHT FREI  
ARBEIT MACHT FREI
(Lavoro fa liberi)
scritta all’ingresso del campo di Auschwitz
Flavio Novara

Il 27 gennaio 1945 l'esercito sovietico varcava i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, rendendo così vero l'inverosimile e atroce l'innominabile.

Sino a quel momento sembra che nessuno sapesse ciò che Hitler stava compiendo. Molte furono le sofferenze e il dolore portato in quegli anni a chi apparteneva a gruppi etnici considerati "maledetti" o si opponeva a regimi considerati dal Vaticano o dai cosiddetti governi democratici "salvatori dal pericolo comunista".

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Il giorno della memoria, questo è il nome dato a questo ciclico anniversario. Il giorno in cui ricordare è importante non solo per non dimenticare, ma perchè il ricordo atroce di quei giorni, dovrebbe impedire agli uomini di commettere i medesimi orrori.Una regola questa che in verità, in tutto il mondo, viene sempre più vanificata.

Se la celebrazione di questo giorno può, per la nostra memoria, esprimere tanta positività, l'identificare il male solo ed essenzialmente nel "mostro nazista" elude tante altre verità.

Attraverso i camini di quei campi di sterminio non sono passate solo generazioni di "giudei", come in modo dispregiativo amavano chiamare gli ebrei, ma anche comunisti, cattolici partigiani, nomadi, handicappati e malati di mente. Esseri umani spesso dimenticati, che meritano come gli altri il rispetto e il ricordo del loro martirio.

A quel massacro istituzionalizzato non parteciparono solo le feroci "SS" e non tutto il popolo tedesco si macchiò di tali orrori.

Non possiamo dimenticare, se vogliamo degnamente celebrare questo "giorno della memoria", che e tale mattanza contribuirono anche e soprattutto i governi loro alleati.

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Oggi dobbiamo, per correttezza storica spesso volutamente dimenticata, ricordare ciò che anche noi, sotto il Regime Fascista, abbiamo commesso. Tutte le nostre atrocità, sferrate come un maglio d'acciaio sopra tutto e tutti. Senza rispetto neanche per donne e bambini.

Non dobbiamo dimenticare quanto quel regime fascista abbia infierito in modo becero ed spietato contro quegli uomini in forza che ritenevano assurdo, per la ricchezza e il dominio di pochi, soffocare e morire sfiancati dalla fatica e dalla fame.

Come è possibile non ricordare le leggi speciali, i rastrellamenti e le deportazioni di donne e bambini. Fratelli della nostra terra, madri dei nostri figli.

Non possiamo dimenticare i campi di Fossoli, Risiera di San Saba e Bolzano luoghi dove si forgiava col sangue e con il fuoco, il mantenimento del potere a tutti i costi. Una lotta fratricida per il potere che si è mantenuta nel tempo e che ritroviamo, anche se non dovremmo, ancora in molte parti del mondo. Vittime, a volte oggi carnefici, senza rispetto e memoria. Nel delta del Niger come in Palestina; nel Darfur come in Ruanda, Kurdistan, Tibet, Iraq o Somalia. Tutti con il medesimo denominatore. Annientare le opposizioni, depredarle dei loro territori, tentando in tutti i modi di disperdere popoli e culture con storie millenarie.

Ricordiamo questo giorno con l’orgoglio di chi vuole che tutto ciò non avvenga più ma, per una volta almeno, proviamo a non far finta di non vedere quello che è chiaro ai nostri occhi.

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