giovedì 18 aprile 2024   
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editoriale » Democrazia Liquida  

DEMOCRAZIA LIQUIDA
di Boris


Il risultato elettorale è evidente: il Movimento 5 stelle ha vinto le elezioni, non solo per il numero di seggi ottenuti, come prima vera presenza alle politiche nazionali, ma anche culturalmente. Soprattutto tra i giovani. Certo, alcuni di loro possono aver votato il movimento di Grillo “per simpatia”, del resto senza la sua presenza le piazze non sarebbero mai state così gremite, ma un tale fenomeno di massa non si vedeva da tempo. Una mobilitazione che non solo ha reso invidioso chi soprattutto “a sinistra ed estrema sinistra” da anni prova a muovere, scuotere, liberare uno scenario politico sociale imbrigliato da sindacati e Partito Democratico, ma è riuscito a rendere politicamente attuabile un sogno: cacciare a casa questa massa di politici corrotti che ormai da tempo hanno perso il contatto reale con la società che presuntuosamente pretendono di rappresentare.
Non c’è che dire, il risultato di queste elezioni è stato eclatante e molti sono a chiedersi cosa succederà ora. Quale governo, come risponderanno i mercati e quale rapporto con l’Europa ed in particolar modo con la Germania vorremo costruire.

L'ombra del Grillo parlante sul Parlamento
I numeri l’evidenziano: il PD alla Camera, grazie al premio di maggioranza non avrebbe problemi al mantenimento del nuovo Governo ma, al Senato le cose sono assai diverse.
Il PDL può realmente bloccare il tutto e solo il Movimento 5 Stelle, dato il marginale risultato ottenuto dalla Lista Monti, può decidere le sorti del nostro paese.
Devo dire che l’addetta stampa del Movimento non è stata chiara e anzi continuando a ripetere che “voteremo solo le cose che sono nel nostro programma” ha evidenziato o una mancanza di conoscenza delle basilari forme organizzative istituzionali (un Governo deciso con un voto di fiducia è necessario per legiferare leggi o decreti) o la volontà di non partecipare a governare e pensare a una rendita futura costruita sull’opposizione a tutto e a tutti. Entrambe le scelte lasciano perplessi.
La mancanza di partecipare a un possibile Governo non credo renderà felice gli elettori del Movimento anche perché una simile vittoria e la possibilità di poter incidere sul nostro futuro non capita spesso. Neanche nel 1992 dopo Tangentopoli si era arrivato a tanto.
Dato che ritengo che a nessuno interessi tornare a votare con questa legge elettorale, una decisione andrà ben presa.
Grillo non vuole sporcarsi con il PD ma ha a cuore alcune proposte sostenute dai sui elettori? Verifichi i punti programmatici che li accomuna, ne proponga alcuni SOLO suoi e misuri in Parlamento la disponibilità di Bersani.
Basterebbe per esempio fare un accordo su tre leggi importanti: Conflitto d’interesse, Penalizzazione del falso in Bilancio e la riforma della legge elettorale.
In cambio potrebbe offrire il voto di astensione degli eletti a 5 stelle al Senato su un possibile governo a tempo determinato PD/Monti che ovviamente approvata la legge elettorale, si sciolga e prepari le nuove elezioni entro massimo la fine di settembre. Un operazione questa utile a raggiungere a breve un buon risultato anche per il paese e in futuro una maggiore forza elettorale. Il tutto senza che il Movimento si sporchi le mani con la cosiddetta casta.
Forse troppo facile per i vecchi politici del PD presenti in parlamento e per un Beppe Grillo padre-padrone del Movimento che è consapevole di non avere eletti con le capacità di amministrare. Restare lontano dal Governo può servire per costruire questa esperienza stando all'opposizione per i prossimi anni. Oppure, peggio, altro potrebbe essere il programma del signor Casaleggio e le premesse per uscire dall'Euro e il ritorno alla Lira ne mostrano le prime avvisaglie. Confidiamo nell'intelligenza dei militanti non fanatici e spero sostenitori e difensori della nostra Costituzione.
E', infatti, in questo contesto elettorale che si può veramente costatare la capacità politica delle segreterie del PD e del Movimento 5 Stelle. Anche perchè, se a qualcuno questa situazione post elezioni, può apparire una sconfitta e un pericolo “instabilità”, se giocata con intelligenza e non solo come puro dominio, può veramente rappresentare un'opportunità da non sottovalutare.

Il Silvio degli Italiani
Purtroppo però Grillo, non è stato il solo ad ottenere un buon successo. Silvio Berlusconi è riuscito a far risorgere un partito ormai defunto, con una coalizione, che ha raccolto 9.405.786 voti solo al Senato, seppellita da scandali, ladrocini e ipotesi di reato non solo in attesa di verifica della magistratura ma veri e propri atti di accusa e condanne eseguite. Non ultima la vicenda dell’acquisto di un eletto dell’Italia dei valori per far cadere il governo Prodi pagato dal faccendiere Lavitola, con ben 3 milioni di euro di cui 2 in nero.
La vittoria del PDL, ancora una volta tutta personale e il trionfo di Roberto Maroni in Lombardia, hanno evidenziato che quel partito è ancora forte. Con queste votazioni ancora una volta hanno dimostrato che i legami economici costruiti da Silvio Berlusconi e Comunione e Liberazione nel nostro paese, sono fortemente radicati. Un consenso costruito a distribuzione di “favori” che in alcuni casi ha accumulato appalti e malavita. Un connubio che, soprattutto in Lombardia in occasione dell’EXPO, non poteva e non doveva essere interrotto.
Lascia anche perplessi, che proprio tra i loro candidati eletti sia stato escluso Guido Crosetto, l’unico che in modo sensato provava a dialogare in modo costruttivo sui problemi del nostro paese. Peccato che però abbia osato mettersi contro il suo Capo Padrone, fondando i “Fratelli d’Italia”. Tradito dalla stessa Giorgia Melloni, guarda caso rieletta, che per cameratismo ha accettato l’ingresso di Ignazio La Russa e quindi anche il ritorno a casa Berlusconi di tutto il suo entourage.
Ma esiste tra loro anche un voto degli Italiani onesti verso quel partito che può apparire inaudito se paragonato al livello di crisi, di sfascio culturale e sociale in cui ci troviamo ma è figlio della volontà di credere ancora che solo attraverso la difesa del proprio piccolo spazio di potere ed economico si riesca a sopravvivere. Una parte importante di società che, come definito dal filosofo Bauman, vede il pericolo di un esclusione sociale causata dal non poter comprare per sentirsi parte della modernità.

Il Partito Democratico schiacciato tra passato e futuro.
Se un merito andrà forse riconosciuto al Movimento 5 Stelle sarà certamente quello di essere riuscito ad obbligare ad assumere una chiara posizione politica al più grande partito di sinistra del nostro paese. Questo perché è giunta l’ora che il Partito Democratico decida se vuole essere un partito di Centro che gestisce il gestibile di questo paese compatibilmente con le esigenze economiche dell'Europa o una forza politica che vuole rappresentare il popolo italiano, con tutte le sue esigenze e contraddizioni, in seno ai popoli dell'Europa unita. Questa è la sostanziale differenza. E non è un caso se oggi, dopo una vittoria di Pirro, sia cominciata la resa dei conti interna al Partito. Lo scontra tra chi vuole dialogare con Grillo e chi piuttosto è disposto a lasciare per nuove frontiere è nell'agenda dei prossimi giorni. Del resto era impensabile pretendere di vincere delle elezioni con un partito che vuole proporsi come socialiberale con una spruzzata di socialcattolicesimo sorretto dalla compatibilità del proprio pensiero con il sostegno ai mercati finanziari. Magari con anche la volontà di rappresentare, rincorrendolo, un centro sociale economico moderato che non lo riconoscerà mai come possibile interlocutore politico. Non solo per le sue contraddizioni ma anche perchè questa classe politico-economica ma non esiste più. E' sta atomizzata e distrutta dagli oltre cinque anni di crisi economica e la loro domanda oggi è: più lavoro, più servizi e meno tasse a tutti i livelli. Ma la risposta non può essere il pareggio di bilancio in Costituzione  o la Spending Review, perchè questo significa solo ulteriori sacrifici.
 
Il Governissimo
Credo che alla fine le forze reazionarie interne al Partito Democratico avranno la meglio, data l'ormai pluriventennale politica sostenuta dentro e fuori al Parlamento e la quasi vittoria di Matteo Renzi alle primarie del partito, e purtroppo non prenderanno neanche in considerazione questa opportunità.
Dopo un tiepido e forzato tentativo di apertura verso Grillo, sperando in un suo rifiuto, si sta già pensando al Governissimo modello Monti con magari al suo posto quel bravo fido scudiero internazionale di Giuliano Amato. Regia di tutto, il nostro Presidente della repubblica Giorgio Napolitano.
Del resto neanche a Napolitano piace questo risultato ed è particolarmente adirato con il prof. Monti che scegliendo di tradire l'accordo fatto prima delle elezioni, lo sta forse costringendo a patti con il Movimento 5 stelle che tanto lo ha attaccato in questi anni.
Qui in gioco ci sono gli accordi economici Europei da rispettare e da non contestare. Vanno gestiti da subito e non ci si può permettere che un comico populista possa metterli in crisi. Nonostante questo sia calcolato e sorretto dai denari dei suoi cittadini per il bene di pochi.

Il problema del presidente della Repubblica

C’e un altro ostacolo da superare nell’immediato ed è l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Non sarà facile, dato le maggioranze presenti, e l’unica soluzione plausibile potrebbe essere la rielezione di Napolitano giusto il tempo di approvare una nuova legge elettorale.
Anche perché lasciare la nostra nazione senza un Presidente e con un Governo fantasma non mi sembra il massimo dell’immagine di stabilità, soprattutto per i mercati.
Credo che Napolitano potrebbe accettare soprattutto se il progetto del Governassimo non dovesse andare in porto. Non si fida del Movimento 5 stelle, del loro pensiero anti tedesco e della posizione assunta nei suoi confronti riguardo le intercettazioni con l’ex ministro dell’Interno Mancino per il presunto patto tra stato e mafia.

Lo spettro della Grecia aleggia dunque sull’Italia? Non ancora ma qualcuno comincia anche a mandare segnali “persuasivi” alle classi politiche del nostro paese.
Dall’allarme dei Servizi dei rischi di tensioni sociali causati dalla crisi, al pericolo minaccia cibernetica.
Certamente l’ultimo dato ISTAT ha decretato che la disoccupazione ha raggiunto livelli record:  a gennaio 11,7% con quella giovanile attestatasi al 38,7% ma sino ad oggi, rispetto ad altre nazioni, nulla è accaduto nonostante molto si sia già fatto. Nessuna reazione all’aumento delle tasse, della manovra delle pensioni, alla riforma del lavoro, al taglio all’istruzione etc. Nessuna reazione consistente di piazza ma la rabbia tutta espressa in quell’urna che non può e non deve essere sottovalutata. Come si addice a una vera democrazia.

28/02/13

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