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ELEZIONI 2013: LA DANZA DEI POPULISTI
di Boris


“Le votazioni sono la massima espressione di democrazia che un paese libero può esprimere” questo pensiero è stato sempre sostenuto da tutti i Presidenti della Repubblica che si sono nel tempo susseguiti.  Dopo le crisi economiche e quelle di governo, oggi siamo pronti a contribuire con il nostro voto, al trionfo della Democrazia partecipata. Un azione che ci libererà finalmente dalle troppe danze populiste che i partiti hanno utilizzato per cercare di ubriacarci.
Dagli spot con le stesse promesse mai mantenute dalle forze politiche uscenti, enunciate come se fossero comparsi solo ora sulla scena politica nazionale, ai nuovi partiti o coalizioni che provano a dare una visione “altra” del futuro, senza che di “altro” ci sia nulla.
A giudicare dagli slogan utilizzati sino ad ora, pare che il problema Italia sia legato alla mancata tassazione dei redditi sopra ai centomila euro, ai sindacati che sarebbero proprietari delle aziende, alla necessità di riequilibrare l'IMU e dalla mancanza di produttività attribuibile ai lavoratori a cui tanto piace andare in cassa integrazione per attendere tempi economicamente migliori. Dimenticavo i giovani disoccupati che non hanno voglia di adattarsi ai lavori umili disponibili e per i quali sarà necessario pensare a sconti per tasse e contributi rivolte agli industriali che in cuor loro vorranno prendersi cura di questi svogliati ragazzi.
Evidentemente non viviamo nello stesso paese. Sentire la sfilata di dichiarazioni degli ex come il ministro Tremonti, vantarsi di nuove e risolutive proposte o il presidente del Consiglio Monti che per rispondere al Cavaliere di Arcore, promette di rendere più equa l'Imu da lui applicata, mette la nausea. Speriamo che la stessa sensazione colga chiunque indeciso si accingesse a votarli. Soprattutto per la loro totale intercambiabilità politica che ha come unica differenza la lotta per il potere delle rispettive lobby. Comune denominatore: la distruzione dello stato inteso come luogo di cultura e assistenza sociale sostituito da una liberismo senza regole dove il profitto e il dominio dei più forti sia la struttura portante.

Alcune novità però sono emerse o più propriamente sono immaginabili.

Il Movimento 5 stelle a caccia di voti esprime un populista programma non discusso con la sua base dove anche i militanti fascisti di Casa Pound, a dir delle steso Grillo, possono comodamente starci. Una caccia al voto della destra basato sull'espressione “non siamo antifascisti. Il nostro è un movimento ecumenico” o peggio “i sindacati sono delle lobby appartenente al passato. Le fabbriche devono tornare ad essere proprietarie di chi ci lavora”. Ambedue espressioni più vicine al Nazional Socialismo Nazista che a nuove forme di Progressismo Democratico.
Del fascino destroso e fascista altri partiti ne sono stati attratti come il buon partito Radicale o farei meglio a dire il Partito Monarchico Pannelliano che pur a parole Liberale e Democratico, dopo essersi bruciato in questi ultimi venti anni almeno la sua totale affidabilità, parteciperà alle elezione nel Lazio insieme agli anti abortisti della Destra di Storace per evitare di restare fuori dai palazzi del potere. Forse stavolta avremo almeno la fortuna di non vederli in parlamento a contrattare posti e fondi per la loro emittente radiofonica.

Ma cosa si muove nel Centro della Sinistra stavolta?

Se dobbiamo partire dal Centro dello schieramento non possiamo che parlare del Partito Democratico e della sua alleanza con SEL che tanto ricorda quella con il Partito della Rifondazione Comunista con Prodi di anni fa. Con un vantaggio in più però: non comparirà più la scritta Comunista nella coalizione, che non piace tanto al Centro della base elettorale PD.
Sarà curioso vedere, in caso di vittoria, come si comporterà la compagine vendoliana quando dovrà votare la fiducia sull'intervento militare in qualche parte del mondo o sul taglio e magari privatizzazione di parte della sanità nazionale. Certo, SEL potrebbe stupirci, perdendo forse alcuni pezzi del suo elettorato, dato l'esperienza del presidente della Regione Puglia a collaborare con aziende private come il San Raffaele. Comunque, una cosa è quasi certa: nel caso probabile che il PD non raggiunga la maggioranza per governare, altre potrebbero essere le scelte.
Basti guardare l'apertura di Monti che di Bersani, verso entrambi, dopo l'esito dei sondaggi che vedono in risalita il consenso verso il cavaliere Silvio Berlusconi. Proporre, infatti, l'alleanza con la truppa di Monti non sarebbe in fondo così strano, del resto, i loro programmi non si differenziano nella sostanza. Basta cacciare i “quattro” eletti di SEL nel punto più in basso dell'assise parlamentare e chiedergli eventuali voti mancanti, su delibere che gli possono interessare o sostituendoli, in nome di un unità nazionale antiberlusconiana o “Montiana traditrice”, con gli eletti dell'Italia dei Valori e/o del PdCI del buon Diliberto. Speriamo che quella poca base del suo partito sappia tenere a bada il gruppo dirigente parlamentare che è ancora rimasto quello che sostenne il buon governo Prodi.
Non c'è che dire le forze politiche oggi presenti in parlamento hanno il primato di aver trasformato un sistema elettorale  Maggioritario e Bipartitico, grazie a una legge elettorale antidemocratica che tanto volentieri non hanno voluto cambiare accusandosi reciprocamente per nascondere la volontà di poterla sfruttare, nel peggio che il sistema Proporzionale avesse mai mostrato. Una politica partitica parlamentare costruita su alleanze “liquide”. Ovvero Maggioranze che si possono ricomporre e mescolare a secondo del provvedimento in discussione. Senza neanche la necessità di ricorrere, come in precedenza, al voto di fiducia posto su importanti ordinamenti.

E quanto vale oggi la Federazione Ingroiana della Sinistra?
Per descrivere quello che è stata il percorso inconclusivo della Federazione della Sinistra basterebbe  spiegare gli ultimi venti anni di politica parlamentare e il risultato simil-Arcobaleno ottenuto ne è la conferma.
Il migliore strategicamente è stato sicuramente il PdCI che con il progetto Ingroia, che risale forse ancor prima del congresso del 2012 a quando Diliberto era ministro di Giustizia, ha consentito a questa forza politica nazionale di poter tenere aperto più canali di confronto. Nella Federazione della Sinistra con Rifondazione, nel caso si fosse corso da soli; con il Partito Democratico con la giustificazione di dover impedire la vittoria del PdL e come ultima carta, l'egemonia su una nuova possibile forza di coalizione sorretta dal “premier di lista” Ingroia nella lista Rivoluzione Civile. Obiettivo: arrivare in Parlamento, perchè “solo così si conta e si ha visibilità”. Una sorta di radicalizzazione sul territorio di stile gramsciano, realizzato però alla rovescia.
Incredibile, invece, è stato l'atteggiamento del Partito della Rifondazione Comunista.
Anche se il segretario Ferrero vuole farci credere che “non avesse altra scelta”, la loro adesione a  Rivoluzione Civile è stata dettata più dalla paura di restare per l'ennesima volta da soli, che dalla reale volontà di costruire qualcosa da sviluppare nel prossimo futuro. Prova è stato il timido tentativo di costruire un movimento/partito gestito “dal basso” con il progetto “Cambiare si può” miseramente fallito perchè abbandonato in nome di una nuova coalizione con all'interno anche l'Italia dei Valori. Altro che ampia partecipazione della società civile.
Del resto l'onorevole Di Pietro prima di firmare l'accordo con il suo ex collega della procura di Palermo, era il capo assoluto dell'opposizione in Parlamento. Peccato che un gruppo di giornalisti di Report, che hanno provato a fare il loro mestiere, sono riusciti a mostrare alcuni scheletri di cui Di Pietro in persona non ha voluto sbarazzarsi.
Morale: l'Italia dei Valori aveva i soldi per pagare la campagna elettorale anche degli altri due partiti, grazie non solo al rimborso elettorale; PRC ha gli uomini e le sedi dislocate sul territorio che possono sostenere la campagna elettorale e PdCI ha il candidato premier giusto. Certo il programma  politico è apprezzabile ma le persone e le premesse della loro possibile attuazione lasciano alquanto perplessi.
Riuscirà dunque l'ex magistrato Ingroia, unico reale portavoce di un programma antiliberista,  a mettere tutti d'accordo e formare un gruppo unico in Parlamento?
E perchè mai dovrebbe, del resto oggi la politica può essere “liquida” non solo per gli altri. 

In mezzo a tutto questo ci sono i militanti, uomini e donne che ancora oggi si mobilitano con la speranza di riuscire a cambiare le cose. Gli unici che rimangono, nel bene e nel male, a reagire e a sorreggere, rendendole immortali, le grandi idee che hanno sino ad oggi cambiato il corso della storia. Gli unici ad avere il diritto, oggi sempre più in pericolo, di poter parlare ed agire per il bene comune, per quello Stato di uomini liberi costruito con tanto sacrificio. Un impegno spesso tradito dalle stesse classi dirigenti politiche italiane che di questa forza, hanno usufruito per costruire il loro impero dominante. Speriamo che questo non si perpetui nel tempo e che tutti i candidati comprendano che una nuova politica della sinistra può ricominciare solo dai principi ben esposti dal video/appello lanciato dall’ANPI con questo video.

http://video.repubblica.it/dossier/elezioni-politiche-2013/anpi-per-le-politiche-2013-la-fiaba-della-memoria-italiana/117951/116417

09/02/2012
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