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editoriale » Giochi di Palazzo  

GIOCHI DI PALAZZO
di Boris


Senato: 162 SI, 135 NO, 11 Astenuti (10 finiani) – respinta!
Camera: 311 SI, 314 NO, – respinta!

Quello che che è avvenuto il 14 dicembre 2010, sarà ricordati negli annali della storia del nostro paese. Non solo per l'indecoroso spettacolo teletrasmesso dal parlamento dove i nostri deputati hanno dimostrato atteggiamenti ed azioni degni dei peggiori ultrà ma, anche per la spudorata sfacciataggine con cui si è esternata tutta la voglia di potere, per il potere.

Per decenza, nei giorni precedenti anche alla votazione, non abbiamo volutamente espresso pareri sulla semplicistica non che scandalosa chiusura del Parlamento; periodo in cui fiumi di parole e giochetti da bar, esprimevano la totale mancanza di rispetto per le nostre istituzioni.

La crisi di governo aperta dall'onorevole Fini e dal suo gruppo, giocata totalmente in chiave anti-Berlusconi, dopo alcuni giorni ha dimostrato alcuni limiti non solo strategici ma anche politici.
Dopo attente analisi e consultazioni, il Presidente della Camera, compresa la mancanza numerica dei deputati “contro” e la “buona sorte” che ancora godeva in seno alle Camere il buon Silvio, ha pensato di inoltrare richiesta di accordo. Attraverso Letta, non si è più chiesta la testa del Presidente del Consiglio servita su un vassoio d'argento ma uno straccio d'accordo per un Berlusconi Bis. Il tutto sorretto da un goffo tentativo di sostenere per il bene della patria, l'inventore della “finanza creativa”, Giulio Tremonti. Tentativo che ovviamente non poteva che fallire, non solo a causa della natura imperiale di Berlusconi e di Fini ma, anche per il possibile rifiuto di Tremonti, l'unico in futuro realmente sostenibile dal Centro Destra ed in particolare dalla Lega, per un possibile rimpasto di Governo Tecnico di Transizione.

Stupisce e fa male al nostro paese, sentire il buon onorevole nonché fedele Bocchino, sostenere e accusare con disinvoltura il suo governo di fare interessi di parte e leggi “ad personam”, di mancare di rispetto alla dignità degli stranieri e dell'incapacità di rilanciare il nostro paese per uscire dall'incombente crisi economica. Affermazioni che non potevano far altro che esagitare ulteriormente gli animi di una piazza di giovani “non stupidi”, insultati e schiaffeggiati da tempo con riforme della scuola “per ricchi” e leggi sulla tutela del lavoro da medioevo.
Fa oltremodo male però, vedere una piazza che distrugge ed attacca le istituzioni del nostro paese. Sbagliato, nonostante queste abbiano ormai da tempo dimostrato di contenere non uomini politici ma solo membri di consigli d'amministrazione di lobbis nazionale, estere o di dubbia provenienza. Un azione che si è prestata a facili strumentalizzazioni di varia natura come i soliti “infiltrarti politicizzati e violenti”, tra pacifici studenti o veri Black-Bloc, uguali in ogni nazione: in Italia come in Grecia. Meglio chiamarli tutti così senza comprenderne la vera natura, perché per il potere di qualunque colore, il popolo non si ribella mai perché trattato come suddito, ma perché terrorista o sobillatore. A Genova nel 2001 come a Roma nel 2010.

Bene hanno fatto poi gli studenti ad appellarsi al Presidente della Repubblica, oggi rimasto purtroppo unico vero garante istituzionale della democrazia del nostro paese. Una fiducia contraccambiata con il discorso di fine anno che metteva tutti in guardia su quanto sta accadendo in particolare ai giovani in Italia. Non so quanto queste parole possano ottenere il risultato sperato, visto i precedenti, ma solo il fatto che sia stato citato evidenzia ancor più l'emergenza che soprattutto questo governo e questa classe politica-economica non comprende o sottovalutata appositamente. Un emergenza non affrontabile, causa pericolose reazioni, ne con la repressione, come l'ultimo attacco violento delle forze dell'ordine condotto nei confronti dei pastori sardi appena sbarcati a Civitavecchia, o con accordi di lavoro indecorosi e fuori legge strutturati come quelli di Fiat Pomigliano o Mirafiori.

In questi giorni dunque, è nato il Terzo Polo degli sconfitti e dei disperati: Fini, Rutelli e Lombardo, tutti a scuola da quel buon Democristiano di Casini che insegnerà loro come un “coordinamento parlamentare unitario” riesce a controllare una maggioranza che non esiste più di cui Berlusconi farebbe bene a prenderne atto anche per il possibile agguato della Lega.
Un nuovo Polo che per questo dovrà attuare, nei prossimi mesi, una politica di scambio con l'attuale governo, se vuole veramente modificare la legge elettorale. Senza questo intervento, ad aprile non potrà certamente vincere le elezioni contro il nuovo partito di Berlusconi dal forse emblematico nome “Popolare” o contro la Lega Nord, l'unica ad uscirne pulita e rafforzata da questo trambusto. L'unica determinata a raggiungere il suo programma federalista. Costi quel che costi.

03/1/11
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