LA FINE DI UN ANNO DIFFICILE
Flavio
Novara
Non ho una storiella di natale da
raccontarvi. Una di quelle storie rosa che, come tutti gli anni in questo
periodo, giornali e telegiornali ci propinano, come panacea di tutti i mali.
Dalle mense improvvisate per diseredati, a bambini in pericolo, salvati dal
proprio cane o dal vicino a cui nessuno avrebbe mai parlato. Una sorta di
mielosa ipocrisia religiosa che per piacere al Papa o a qualche parroco di
periferia, ci avvolge inconsapevolmente. Come l'euforia scaturita dall'invito di
raccoglie tutti insieme sotto l'altare giochi di bambini ricchi, da donare a
bambini poveri.
La vita è altra e purtroppo, non
inizia con il paradiso consumistico del natale ne finisce con il cenone del 31
dicembre.
La vita vera, è quella che noi non
volgiamo ne dimenticare ne annebbiare con i fumi dell'alcool o gli zuccheri dei
torroni. Quella degli uomini che oggi, come negli altri mesi, stanno alla
finestra mentre altri festeggiano; dei parenti dei caduti sul lavoro; degli
immigrati onesti che credevano nel nostro paese; dei licenziati a causa dei
facili guadagni in borsa o del trasferimento dell'azienda in quei paesi esteri
dove vivono gli “stranieri cattivi”.
Noi non volgiamo ne possiamo
dimenticare, anche in questi giorni, che viviamo nel paese che libera i ladri e
richiude gli onesti nei CPT; in quello dove si condannano per danni i
manifestanti ma non i poliziotti che hanno picchiato e torturato senza motivo;
quello dove si arrestano i mafiosi che da anni abitano a casa loro; quello dove
in nome dalla lotta al terrorismo, si rapiscono persone sospette senza che
nessuno ne sappia nulla e dove si viene puniti o trasferiti se si indaga sui
politici o sui nuovi faccendieri da antichi cognomi. Un paese dove accalorarsi
per il nulla è all'ordine del giorno, mentre le “cose serie”, si sanno solo
attraverso gli sproloqui di commediografi e comici.
Un paese in fondo, dove
c'è ancora molto da sistemare e da raccontare vigilando.
Buone feste a
tutti.