SCIVOLANDO TRA I SIMBOLI
Boris
Canzone: “Prodi Berlusconi
chi le vince ste’ elezioni…Prodi Berlusconi, stivaletto e Apicella o Romano
Prodi, bicicletta e mortadella… 9aprileee…chi sa chi vinceraaaaa!!”.
Sono ormai diversi giorni
che con questo ritornello inizia “w radio 2” felice trasmissione condotta da
Fiorello. Non c’è che dire affrontare la par-condition
con una scherzosa canzone, forse può aiutarci a sopportare questo regolato
dibattito ricco di tutto e saturo di nulla. Contenitori televisivi consueti ed
inventati dove candidati di varia natura e tendenza sfoderando reciproche
accuse, si affrontano sfidandosi nel lancio dell’ultimo insulto o nel tentativo
di camuffare una reciproca incapacità.
Alla destra tutta, ed in
particolare a Berlusconi con le sue fantomatiche ed improvvise apparizioni alla
Hudinì ed esternazioni degne del peggiore dei comici del “Bagaglino”, va
attribuito il merito di aver ridotto ormai da anni la politica, una volta
riflessiva via filosofica alla costruzione del futuro, alla pura e semplice
difesa di una nuova classe oligarchica. Una sorta di moderno medioevo dove oggi
la borghesia, allora in lotta per la propria libertà nei confronti delle classi
nobiliari, si instaura al Quirinale con la stessa arroganza divina.
D’altro canto che dire di un
centro sinistra in balia del vento che nei fatti si propone al paese con una
coalizione il cui collante resta inesorabilmente, l’antiberlusconismo. Si è
vero, il programma di oltre duecento pagine contiene proposte e promesse da
tempo eluse ma, di fatto la firma del Sig. Bertinotti & C. su quel
programma si giustifica solo dall’ormai decennale scusante “della necessaria
sconfitta della destra, che porta allo sfascio il nostro paese”. Una scusante
che di fatto ha aiutato a far digerire alla propria base elettorale, in parte
consolata con la candidatura di Caruso e Luxuria, la propria rivincita sui
Comunisti Italiani ormai ridotti a una mera rappresentanza all’interno dello
schieramento del centro sinistra. Una strategia questa, così lungimirante da
non aver minimamente affrontato le conseguenze che questa avrà sulla ormai
teologicamente debole sinistra antagonista del nostro paese. Un’antagonismo che
sarà progressivamente schiacciato tra una naturale e forte radicalità, e una
futura immobilità sociale per ragioni di stato.
Come giocarsi allora il
fatidico giorno il cui con le nostre due schede elettorali in mano ci recheremo
in quella cabina? Voteremo “turandoci il naso” come anni fa esclamava il più
conservatore dei giornalisti o proveremo a dare un'altra interpretazione del
voto?
Io entrerò in cabina, aprirò
le schede destinate alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica.
Eviterò anche solo di sfiorare i simboli del centro destra e dopo aver superato
l’indisposizione verso il tentativo di annullarle entrambi, in rispetto a chi
ha lottato ed è morto per darmi la possibilità oggi di compiere questo gesto,
traccerò, scivolando tra un simbolo e l’altro come in una sorta di voto
trasversale tanto caro ai nostri amati politici, la mia fatidica e al quanto
tremolante croce. Un segno che forse contribuirà a sconfiggere le destre, pur
restando imprigionata con il suo segreto tra le pieghe di quelle schede che
ormai da troppo tempo, contengono simboli nuovi con vecchi faccendieri o
altisonanti programmi senza costruttivi sbocchi futuri.