Indipendenza del Kossovo
UNA SPINA NEL FIANCO
DELL'EUROPA
di Flavio Novara
Erano ormai alcuni mesi che si
attendeva questo giorno. Il giorno in cui il Kossovo avrebbe
proclamato la sua indipendenza con il beneplacito appoggio degli
Stati Uniti e dell'Unione Europea. Un giorno apparentemente di festa,
che in realtà nasconde non poche ombre oscure.
Una storia che ha radice nel passato
Non è ancora trascorso molto
tempo, da quando dalle nostre basi si alzavano in volo i caccia
bombardieri della NATO in direzione Balcani. Terra di assalti
tribali e vendette etniche che con duelli fratricida all'arma bianca,
annientavano sogni e speranze di un popolo un tempo unito. Un
conflitto provocato ed alimentato soprattutto dagli stati europei
che, con bieche speculazioni geopolitiche, giocò sulla pelle
di questo popolo, una delle più classiche partite a Risico.
Obiettivo: la strategica lotta per il dominio su quei territori, per
quei mercati.
Non scordiamo infatti, che fu solo a
causa dell'immediato riconoscimento della Repubblica “cattolica”
di Croazia da parte dello Stato del Vaticano e a seguire gli altri
stati europei, che la Serbia scatenò la sua sanguinosa
vendetta. Azione giocata principalmente sulla Bosnia, unico stato
multietnico, dove mussulmani, cattolici e cristiani ortodossi avevano
vissuto in pace per anni. Una guerra ampiamente finanziata dalla
Russia alla Serbia, per il mantenimento di uno sbocco sul mar
mediterraneo e dagli Stati Uniti alla Croazia, perchè vedevano
di buon occhio, un conflitto nel cuore dell'Europa in via di
formazione e rafforzamento politico.
Il medesimo finanziamento che alcuni
anni dopo, attraverso la CIA, elargivano ai gruppi paramilitari
dell'Uck in Kossovo sino a quel momento sconosciuti alla maggior
parte della popolazione locale ed internazionale. Questo è il
punto fondamentale.
Prima degli attentati eseguiti e
firmati Uck, a danno della minoranza serba, in Kossovo, le due etnie
viveva separate ma in pace. Questo modo di agire, invece, ha
contribuito ad allargare il conflitto in termini civile con il
preciso obiettivo di provocare l'intervento della madre patria
Serbia. Quella capeggiata dal corrotto Milosevic, che non aspettava
altro che l'occasione per rilanciare un intervento militare in difesa
della sua minoranza aggredita. Un piano strategico militare che come
purtroppo sappiamo, ci ha condotto sino ai giorni nostri. A questa
dichiarazione d'indipendenza, in parte oscurata e guidata dalla lunga
mano degli stati sovrani e da organizzazioni mafiose e senza
scrupoli.
Gli interessi in gioco sono alti e per
questo, sia per i favorevoli come per quelli contrari, a nessuno
interessa veramente la sorte del popolo kossovaro. Ancora una volta,
in Kossovo come in altre parti del mondo, le differenze religiose,
politiche ed etniche vengono strumentalizzate per dividere e
scatenare sanguinosi conflitti.
Gli interessi dei non kossovari
Tra i favorevoli in prima linea ci sono
gli Stati Uniti che, attraverso il loro diretto sostegno, riescono a
provocare importanti reazioni politico economiche. Non dimentichiamo
che in questo momento storico, che li vede schierati su più
fronti di guerra, la sua economia si sta avviando verso una forte
recessione interna. Il debito pubblico aumenta vertiginosamente e il
dollaro, ormai su molti mercati internazionali riesce ancora a
reggere a fatica il confronto con l'euro, grazie ad acrobazie
finanziarie legate al taglio degli interessi e all'acquisto dei
titoli di stato da parte del governo Cinese.
Fronteggiare l'euro, sostenuto da una
forte economia europea messa solo in parte in crisi dalla mancanza
reale di materie prime e fonti energetiche che ne condizionano lo
sviluppo, rimane il principale obiettivo. Come quello di rivendicare
sull'Europa un diritto di prelazione a fronte ancora dalla nostra
passata liberazione da Hitler e dal possibile allargamento del
comunismo sovietico. Un diritto che l'Europa non riesce e non vuole,
con l'aiuto delle forze conservatrici europee, scrollarsi di dosso.
Rompere quel guinzaglio ormai obsoleto chiamato NATO per una vera
forza militare di stampo europeo.
Nel paradosso di questa vicenda e
proprio per quanto esposto, l'Europa si sta affrettando a riconoscere
questa scomoda indipendenza, sperando di trarne vantaggio. Come una
sorta di pesce guida che nuotando al fianco dello squalo, si nutre
con i resti del suo cibo.
In realtà non comprende che
anche se questo Kossovo libero e indipendente (?) non porterà
per il momento a un nuovo conflitto nei Balcani (nel territorio sono
presenti più di 20.000 soldati tra USA e ONU) riuscirà
a provocare una forte reazione della Russia che non dimentichiamolo,
è il nostro primo fornitore di energia. Una Russia che da anni
sta combattendo per impedire l'indipendenza della Cecenia e a fatica
riesce a mantenere, anche con ingerenze che con la democrazia non
hanno nulla a che fare, il dominio sugli stati ex Repubblica
Sovietica ricchi di giacimenti di petrolio e gas. Le ultime
dichiarazioni di Putin nei confronti dei paesi europei, sono state
eloquenti: attenti perchè se riconoscete questo stato
rischiate di andare incontro a sanzioni importanti nei vostri
confronti.
Il riferimento non è casuale.
Basti ricordare quello che aveva provocato in Europa due anni or
sono, la chiusura del gasdotto proveniente da quei territori.
Paese d'illeciti
Oggi il Kossovo indipendente rimane un
paese dove non esiste un'economia produttiva avviata ma una sorta
d'indotto legato alle forze d'occupazione che nei fatti ha lasciato
ampio spazio al proliferare di traffici illeciti legati al
contrabbando delle armi, droga e prostituzione. Merce preziosa che
dall'Europa alla Russia e Stati Uniti, produce un fiume di denaro che
deve, in un modo o nell'altro essere reinvestito è protetto. I
dati economici di quel paese lo confermano e come affermato il 16
febbraio 2008 durante un'intervista al Corriere della Sera, dal
Generale Fabio Mini: “Il nuovo stato conviene solo ai clan.
Quel che serve ai clan, d'una parte e dell'altra, è un posto
in Europa che apra nuove banche. Un porto franco per il denaro che
arriva dall'Est. Montecarlo, Cipro, Madeira non son più
affidabili.”. Un pare contro, che non risparmia l'attuale
classe dirigente del paese: “ ...alle elezioni ha votato solo il
45% e Hashim Thaci ha preso il 32. L'indipendenza conviene a chi
comanda: allo stesso Thaci che fa affari col petrolio, a Bexhet
Pacolli che ha bisogno d' un buco dove ficcare i soldi del suo mezzo
impero, a Ramush Haradinaj che è sotto processo all'Aja, ad
Agim Ceku che vuole diventare il generalissimo di se stesso. ...
L'anima nera è un signore di
cui non le dico il nome, perché se lo scrive vengono lì
e la ammazzano. È il mandante di almeno 28 assassinati del
partito di Rugova. Uno che, come molti dei capi Uck, non ha mai
spiegato la fine d'un migliaio di rom, serbi e albanesi accusati di
collaborazionismo, desaparecidos negli anni del primo dopoguerra”.
Affermazioni forti ed importanti se si
pensa che a rilasciarle è un Generale che nel 2002-2003 è
stato il comandante della Nato in Kosovo.
«Io capisco la fretta dei
kosovari. È giustificata. Pensano a se stessi. È
legittimo avere uno status definito, dopo anni di prese in giro e
tante promesse da Stati Uniti e Gran Bretagna. Quella che non capisco
è la fretta della comunità internazionale. Questi
processi non si risolvono in pochi anni. E non si affidano a chi ha
partecipato allo sfascio. Ci si rende conto che ora all'Aja non
testimonierà più nessuno, contro gente che comanda uno
Stato? E le modifiche al quadro internazionale? La minaccia d' una
proclamazione unilaterale c' è sempre stata. Questa è
la quarta volta che il Kossovo la mette in pratica. Quando c' ero io
e la proclamò Rugova, dovetti scrivere a mezzo mondo:
attenzione, ci saranno conseguenze sul campo... Nei Balcani non sai
mai quale mano arma il coltello: al primo incidente, sarà uno
scarico di responsabilità. Lo sto notando con le bombe di
questi giorni: le bombe non sono tipiche dei Balcani. Le hanno sempre
messe personaggi venuti da fuori. Quando scoppiano, è il
segnale che qualcuno sta ficcando il naso».
Si teme un effetto domino. «Certo,
questa proclamazione fa saltare il diritto internazionale fondato
sulla sovranità degli Stati. Uno scempio voluto dagli Usa, che
in questo diritto non credono e l'hanno dimostrato in Iraq. Sotto
quest'aspetto, il Kosovo è l' altra faccia dell'Iraq. Se
all'Onu passa il riconoscimento, dopo domattina saranno tutti
autorizzati a fare lo stesso: l'Irlanda del Nord, i baschi, i ceceni,
i catalani... I primi ad agitarsi sono già i serbi di Bosnia:
hanno uno status di Repubblica più alto del Kossovo, possono
staccarsi subito dalla federazione bosniaca. In fondo, chiedono la
secessione che voleva Milosevic. Per bloccare Milosevic, però,
sono morte decine di migliaia di persone. E noi ora gliela regaliamo
così?».
Purtroppo D'Alema ha affermato in
commissione Esteri che presto l'Italia riconoscerà lo stato
indipendente del Kossovo. Perseverando così nell'errore già
commesso anni fa quando, da Presidente del Consiglio affermava al
parlamento che l'Italia non avrebbe mai bombardato il Kossovo.
Peccato però che proprio in quel momento i nostri bombardieri,
sotto il comando NATO, lo stavano già facendo.
Se gli stati europei riconosceranno
l'indipendenza del Kossovo, commetteranno l'ennesimo errore politico
internazionale che non permetterà ancora una volta, alla
Nazione Europa, di rafforzarsi credendo soprattutto nella propria
storia.