UN’UTOPIA
MODERNA : NO ALLA GUERRA
Mirca Garuti
17 marzo 2007 -
Giornata mondiale per la pace -
Non è una data
qualsiasi: è una data che vuole ricordare l’inizio dell’invasione Usa dell’Iraq
(20 marzo 2003).
E’ un appuntamento
importante che, ogni anno, si ripete. L’appello, lanciato dal Forum Sociale
Mondiale di Nairobi è contro le guerre. In tutto il mondo ci sono state
iniziative e manifestazioni. La mobilitazione più massiccia è stata negli Stati
Uniti. A Washington la “marcia sul Pentagono”, ha ricalcato lo stesso percorso
del 1967, contro la guerra del Vietnam. Lo slogan di allora era “ Dalla
protesta alla resistenza” , quello di oggi “ Stati Uniti fuori dall’Iraq,
ora”. A Londra la contestazione non si
è fermata solo alla guerra in corso, ma ha trattato anche dei cambiamenti
climatici.
La piattaforma
della manifestazione italiana è invece stata più complessa, soprattutto
perché,
dopo pochi giorni, si sarebbe votato al Senato sul rifinanziamento
delle
missioni militari. Gli obiettivi della protesta comprendono, oltre la
fine
delle guerre, il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan e da
tutti i
fronti di guerra, la chiusura delle basi Nato, il disarmo atomico e il
no alle
spese militari. In quattro anni nulla è cambiato, anzi, la
situazione è peggiorata. La ”paura”
indiscriminata di un mondo sconosciuto, la voglia di potere, allontana
anche la
più piccola illusione di poter raggiungere un mondo di pace, di
diritti, di giustizia. Continuano, infatti,
sistematiche le violazioni dei diritti umani, in nome della cosiddetta
guerra
contro il terrorismo. Ci troviamo immersi in un clima di odio, dove i
mezzi e i
fini si confondono, a danno completamente solo delle popolazioni
civili. E’ una
necessità tornare a scendere in piazza contro le guerre, e, se era
doveroso
quattro anni fa, lo è ancora di più, oggi. Perché allora le grandi
associazioni
come per esempio l’Arci, i sindacati e i partiti della sinistra non
hanno
aderito?? Perché sabato non c’erano?
Dove sono finite le loro parole d’ordine: “Senza se e senza ma” ?
Esiste ancora la parola “ Coerenza” ?? Hanno invece aderito
all’iniziativa coloro
che non accettano questo modo di agire, quelli che non vogliono
arrendersi e
vanno avanti. Erano inoltre presenti numerose sigle del mondo pacifista
e
dell’estrema sinistra, dai Cobas alla Rdb-Cub, dal movimento umanista
alla rete
Disarmiamoli, dai centri sociali del Nord Est alla adesione individuale
dei
senatori dissidenti, dai Carc al partito di Alternativa Comunista.
Nonostante
tutto, una bella manifestazione, circa ventimila persone che hanno dato
ossigeno ad una situazione stagnante e priva di speranze. Nessun
incidente,
nessuna bandiera o fantocci bruciati. Forse proprio da qui si può
ripartire a
ricostruire il movimento contro la guerra. E’ naturale che, a questo
punto, si
debba confrontare questa manifestazione con quelle degli anni
precedenti, per
cercare di comprendere la triste
situazione di oggi.
20 marzo 2003 - subito dopo la notizia dell’attacco
anglo-americano all’Iraq, in tutte le città d’Italia, si sono organizzate,
spontaneamente, iniziative da parte di lavoratori, studenti e comuni cittadini.
Lo sgomento, l’indignazione per questa guerra è stato talmente forte che ha
immediatamente sviluppato la voglia di scendere in piazza. Nelle più importanti
fabbriche del paese la produzione si è fermata. Molte stazioni ferroviarie sono
state occupate per ore, così come alcune facoltà universitarie. Cgil-Cisl e Uil
hanno indetto uno sciopero generale dalle 15 alle 17. L’imperativo era “
fermare la guerra” (purtroppo, a
distanza di quattro anni, possiamo dire che il nostro tentativo è fallito!) In
questo momento erano partecipi tutte le forze politiche di sinistra, le
associazioni sindacali e i movimenti per la pace.
20 marzo 2004 - la guerra continua in Iraq, come in Afghanistan,
in Palestina e Israele ed in tante altri parti del mondo, anche con il silenzio
dell’Unione Europea. Lo slogan della manifestazione di Roma era “ Mai più
guerre, Mai più terrorismo, Mai più violenza” La partecipazione è stata
massiccia: due milione di persone!! Nello stesso momento altri milioni di persone si
mobilitavano in centocinquanta città
degli Usa, in Centro America, in Medio Oriente; in Asia, in Africa e in Europa.
Si chiedeva la fine di una guerra
infinita nel mondo, un riequilibrio dei
rapporti tra gli stati dell’Impero e la cessazione dell’occupazione straniera
in nome di una Onu sepolta e riesumata a seconda delle convenienze. In questa
meravigliosa giornata c’è però un Ma…. Infatti, il giorno dopo, la notizia
apparsa su tutti i giornali, non è stata quella relativa alla straordinaria
manifestazione per la pace, ma, con grande amarezza, è stata oscurata
dall’”aggressione” subita dal segretario dei Ds, Fassino, ad opera dei
Disobbedienti.
19 marzo 2005 - il
popolo della pace è sceso di nuovo in piazza, quasi centomila, per la giornata
mondiale contro la guerra. E’ un corteo popolare, sfilano centri sociali,
cobas, rdb, donne in nero, studenti, militanti di rifondazione, verdi e pdci,
sincobas, migranti, scienziati contro la guerra, cooperative sociali, gente di
Emergency e varie associazioni. È’ ancora una volta un successo, nonostante sia
stata oscurata dai giornali e dalla Tv. La piattaforma si è adeguata alla posta
in gioco: via subito dall’Iraq, sovranità dell’Iraq e riconoscimento della
legittimità della resistenza all’occupazione, via le basi militari Usa e Nato
dal nostro paese. Una manifestazione motivata e determinata. Non ha arretrato
di un millimetro anche di fronte all’impressionante schieramento della polizia
18 marzo 2006 - il
clima sta cambiando…. Terzo anno di guerra …. Il movimento pacifista
statunitense ha indetto una giornata mondiale di mobilitazione per la pace,
rilanciata poi dai forum mondiali ed europei.
In Italia però c’è un
piccolo problema: le elezioni! Ci sono state, infatti, pressioni arroganti e
varie telefonate, da parte di dirigenti Ds e del Pdci, che chiedevano di
annullare il corteo, di trasformarlo in un semplice presidio, con la scusa di
probabili incidenti e disordini. Ma in realtà si doveva solo “stare buoni” fino al 10 aprile, non doveva
succedere niente, per non compromettere
l’esito delle elezioni.
Non ci saranno, quindi,
la Margherita, l’Udeur, la Rosa nel pugno e la Cgil.
Il congresso Cgil si era
chiuso, in verità, con un No alla guerra
senza se e senza ma, ma a congresso finito, la segreteria nazionale Cgil
limitava l’adesione alle sole manifestazioni “istituzionali” previste nella
giornata del 18 al Palazzo Valentini ed al teatro Eliseo. Non si parla più,
quindi, della possibilità di sfilare con il movimento contro la guerra. Solo la
Fiom e la “rete 28 aprile” della Cgil hanno mantenuto l’adesione alla
manifestazione. Questa scelta della
segreteria nazionale dimostra l’assoluta noncuranza delle conclusioni
congressuali volute dalla sua base e una preoccupante subordinazione di un
fronte istituzionale moderato. Nonostante, il totale oscuramento dei mass
media, quasi settantamila donne e uomini sono scesi in piazza, hanno camminato,
hanno urlato, hanno cantato, sono stati visibili e, quello che importa, è che
lo continueranno a fare, finchè ce ne sarà bisogno.
I dati quindi parlano chiaro: il primo anno
(governo Berlusconi) due milioni di persone, poi centomila, settantamila ed
infine, oggi ventimila (governo Prodi) !!!!
cosa dire? Tutto è abbastanza chiaro, i giochi di potere sono più forti,
la gente è sfiduciata, la guerra fa parte, ormai, della nostra cultura, ed è
lontana dal nostro vivere quotidiano, quindi interessa a pochi. L’importante è
che, comunque, quei “pochi” continuino
ad esserci ed a far sentire la loro voce.