L’AQUILA: LA ZONA ROSSA
Visita nei luoghi del sisma
di Enrico Gatti
Un convegno all’Aquila. Una possibilità di visitare uno dei luoghi più colpiti dal sisma.
A più di un anno di distanza la zona rossa è completamente chiusa ai cittadini e sorvegliata da militari giorno e notte. Entriamo accompagnati dai vigili del fuoco e da una responsabile dei beni culturali. Dopo poco il personale dell’esercito ci blocca e fa l’appello dei presenti in base alla nostra lista. Possiamo muoverci, in gruppo, alla scoperta di quello che rimane della parte più antica del capoluogo abruzzese.
La strana sensazione che si ha percorrendo quelle vie deserte e silenziose è indescrivibile. Nessun rumore, nessun passante. Dopo 18 mesi ancora si sente l’odore della polvere. Microscopici frammenti continuano a volare per le vie rendendo l’aria densa e opprimente. I palazzi non esistono più, sono oramai scatole vuote. I muri esterni ancora in piedi grazie ai puntellamenti mostrano solo la faccia, dentro tutto è crollato. Quattro, cinque metri di detriti che dovranno essere rimossi per dare nuova vita a importanti frammenti della nostra storia. Anche le chiese soffrono. Le facciate hanno abbandonato le navate e le cupole. Dalle piazze si intravedono gli affreschi che un tempo decoravano le sacre volte.
Un branco di cani ci accompagna. Sono rapidi e conoscono le strade. Forse i loro padroni sono quei diecimila sfollati che ancora non hanno una casa.
Gli aquilani sono tenaci, sono forti, ma si sentono soli e hanno chiesto a noi di raccontare quello che abbiamo visto. Sanno che la ricostruzione sarà lunga. Bertolaso aveva lanciato lo spot dei 10 anni che subito sono diventati 25, o forse 30, a telecamere spente. Questo però non li spaventa più di una città morta. Il centro deve continuare ad essere il riferimento per la vita sociale e culturale, e non sostituito da qualche centro commerciale di periferia. Già in passato la città fu ricostruita in seguito a terremoti, ma nessuno l’ha mai abbandonata. La paura è che possa essere questo il giorno. Gli aquilani amano il loro patrimonio e vogliono salvarlo. Chiedono una cosa che viene assegnata di diritto alla zone colpite da calamità, ovvero una legge che garantista dei finanziamenti costanti negli anni da parte dello stato. Risorse sicure sono l’unico modo per pianificare seri interventi di recupero. Non è pensabile proseguire solamente con le preziose adozioni, anche onerose, attivate dai paesi stranieri.
Solo all’uscita, nella zona verde, incontriamo i veri aquilani, ascoltiamo le loro voci fissate a reti metalliche. Sono voci di speranza e di forza, voci protesta e di ringraziamento. Sono voci di memoria. Sono voci di futuro.
FOTO DELLA VISITA