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Odg. del Consiglio Comunale di Rubiera

Sostegno del Progetto di Legge di iniziativa popolare promosso in Emilia Romagna contro i femminicidi e la violenza sulle donne

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1° PARTE - La lettura del testo

2° PARTE - Il dibattito delle forze politiche

Premesso che
·  Il documento in oggetto si richiama
- ai diritti fondamentali sanciti dall'ONU
-alla Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne CEDAW,
-alle Risoluzioni dell'UE,
-alla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica,
-alla Costituzione italiana,
-ai principi dello Statuto regionale,

e ribadisce che
la violenza degli uomini sulle donne ha motivazioni culturali come precisa un passaggio della risoluzione 54/134 dell’ONU : “[...] la violenza contro le donne deriva da una lunga tradizione di rapporti di forza disuguali fra uomini e donne, situazione che conduce alla dominazione degli uomini sulle donne e alla discriminazione di queste ultime, impedendo loro di emanciparsi pienamente”.

Considerato che
1. Il presente documento vuole affrontare alla radice l’emergenza sociale della violenza degli uomini sulle donne nella vita pubblica e privata, in tutta la sua complessità e in tutte le forme in cui si manifesta anche nella Regione Emilia-Romagna: violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica, minacce, persecuzioni. A livello regionale, attualmente i dati disponibili forniti dall’Associazione “Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia Romagna” parlano di circa 2300 donne accolte dai Centri e 101 donne ospitate con altrettanti minori.
2. La punta dell’iceberg è rappresentata dalle violenze che portano alla morte. I dati sono allarmanti ed esponenziali, se consideriamo la crescita ininterrotta di questo tipo di eventi dal 2005 ad oggi. La maggior parte delle vittime sono donne italiane, così come la maggior parte degli uomini che le hanno uccise. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di mariti, compagni, conviventi o ex, ma anche figli e padri: uomini con i quali le donne avevano una relazione molto stretta.
3. Una ricerca dell’Università di Harvard ripresa dall’ONU (2003) afferma che la prima causa di morte o di invalidità nel mondo per le donne non è la malattia e non sono gli incidenti stradali ma è la violenza domestica (anche sessuale) subita dalle donne da parte del marito, del compagno, del partner. Il teatro dei soprusi sono di solito le mura domestiche ed è per questo motivo che si parla di “violenza domestica”.

Considerato inoltre che
Un anno fa la nostra comunità è stata colpita da un lutto importante: una giovane donna, madre di un bambino di appena un anno, è stata uccisa tra le mura di casa dal convivente, reo confesso. Lo stesso omicida è uscito recentemente dal carcere per decorrenza dei termini di custodia cautelare.
Una vicenda che ha particolarmente scosso le coscienze della comunità, considerando che il pm Maria Rita Pantani ha presentato, prima della scarcerazione, una nuova richiesta di misura cautelare e l'obbligo di dimora, accolta dal gip Antonella Pini Bentivoglio con la motivazione: “La libera circolazione sul territorio e la frequentazione dei luoghi già abitati insieme alla compagna potrebbe indurre il soggetto a voler prendere o entrare in casuale contatto con il figlio minore e la nonna materna” con il “rischio di reiterazione di condotte violente e improvvise, stante la personalità dell'imputato”.
Anche a seguito di questi fatti, è nato il comitato “Uniti per Titti” che riunisce diversi cittadini – spesso amici e conoscenti della vittima – che desiderano attivarsi sia con progetti di solidarietà che con iniziative di mobilitazione civile su questi temi. Sulla vicenda si è registrato il personale interessamento del Ministro di Grazia e Giustizia Annamaria Cancellieri.

Precisato che
Nella nostra Provincia oltre ad aver promosso una Convenzione tra Comuni e Provincia con l’associazione Nondasola che garantisce l’esistenza ed il buon funzionamento della Casa delle Donne, è stato promosso il Tavolo Interistituzionale, di cui fanno parte, oltre al Comune e alla Provincia,le forze dell’ordine, il Servizio Sanitario, i rappresentanti della Casa delle Donne e delle istituzioni, allo scopo di monitorare, prevenire, agire in maniera tempestiva per la difesa e la tutela delle donne. Due indirizzi politici virtuosi ma ancora non diffusi su tutto il territorio regionale. Inoltre è necessario mettere in atto, in modo stabile, coordinato, e opportunamente sostenuto da risorse umane e finanziarie dedicate, una rete di politiche volte al consolidamento della cultura del rispetto della libertà e della dignità femminile su tutto il territorio non solo comunale/provinciale ma anche regionale e nazionale.

Ribadisce inoltre la necessità di
·  creare le condizioni favorevoli per la diffusione di una cultura di valorizzazione della differenza di genere, della dignità e del rispetto delle donne per prevenire e ridurre il fenomeno della violenza sulle donne in tutta la complessità delle forme in cui si manifesta;
·  ottimizzare l’efficacia degli interventi a sostegno dei percorsi di autonomia delle singole donne vittime di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica affinchè le stesse possano tornare ad esercitare i propri diritti umani e di cittadinanza;
·  contribuire a finanziare il rafforzamento e la diffusione delle Case e Centri antiviolenza e delle Case rifugio in tutto il territorio regionale tendendo al raggiungimento dei parametri europei;
·  mettere a sistema gli interventi di prevenzione della violenza sulle donne attraverso progetti educativi e culturali diffusi, permanenti e puntuali;
·  diffondere, finanziandoli, i servizi di accompagnamento al cambiamento degli uomini violenti.

Intende collaborare con gli organi istituzionali per
·  favorire la creazione di una “Rete regionale contro la violenza” formata dagli enti pubblici territoriali, dalle istituzioni pubbliche e dagli organismi del privato sociale che già intervengono nelle reti locali create dalle diverse province e comuni;
·  istituire un Osservatorio regionale sulla violenza di genere che raccolga i dati provenienti da tutti i soggetti coinvolti (forze dell’ordine, pronti soccorso, centri antiviolenza, servizi sociali, ecc.);
·  realizzare direttamente o tramite altri soggetti pubblici e privati (enti scolastici, comuni e province, associazioni femminili, centri di documentazione) progetti e interventi di prevenzione nel campo dell’istruzione e della formazione rivolte a diverse fasce scolastiche e diversi target (uomini/donne ragazzi/adulti);
·  promuovere azioni di sensibilizzazione contro gli stereotipi di genere in particolare nel campo della comunicazione dei media;
·  promuovere corsi di formazione, anche congiunti, fra tutti i soggetti coinvolti nei servizi di prevenzione, contrasto del fenomeno, accoglienza e sostegno delle donne vittime e di accompagnamento al cambiamento per gli uomini violenti;
·  attivare azioni per favorire la soluzione dei problemi abitativi delle vittime con figli minori promuovendo progetti per l’occupazione delle vittime.

Chiede infine al Sindaco e alla Giunta di
·  aderire all’iniziativa suddetta approvando questo documento di sostegno al progetto di legge regionale avente per titolo “Norme per la creazione della rete regionale contro la violenza di genere e per la promozione della cultura dell’inviolabilità, del rispetto e della libertà delle donne” e di promuovere tutte le premesse contenute, per quanto di competenza.
·  Attivarsi presso il Governo – ed in particolare il ministro di Grazia e Giustizia, Annamaria Cancellieri, il ministro per le Pari Opportunità, Josefa Idem, il ministro degli interni, Angelino Alfano – e presso il Parlamento – nelle figure dei presidenti di Camera e Senato, on.li Laura Boldrini e sen. Pietro Grasso, e dei parlamentari reggiani e modenesi - affinchè si giunga al più presto ad una iniziativa legislativa urgente che, modificando l'attuale normativa, impedisca la possibilità di usufruire “automaticamente” per omicidi reo confessi o arrestati in flagranza di reato, della scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Inoltre, affinchè sia approvata al più presto una legge oggi in studio al Parlamento, per contrastare il grave fenomeno dilagante del “femminicidio”.
·  Collaborare alle iniziative pubbliche – utili sul piano civico ed istituzionale - del comitato “Uniti per Titti”, individuando anche le opportune e corrette forme di partecipazione e vicinanza del Comune di Rubiera alle vittime di questo efferato delitto.

Firmato: Uniti per Rubiera
Il Popolo della Libertà
Gruppo Consiliare Il Forte
Lista Civica 5 Stelle Rubiera
Rifondazione Comunista

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