LA FIERA DEL LIBRO 2008
A TORINO
(MANIFESTAZIONE
CULTURALE O MANIFESTAZIONE DI POTERE?)
(BOICOTTARE
? SI O NO)
L’appuntamento con la
Fiera internazionale del libro si rinnova puntualmente, al Lingotto
di Torino, ex stabilimento Fiat, a maggio di ogni anno. La fabbrica,
inizialmente, era stata progettata in modo che i dirigenti potessero
guidare intorno all’edificio, visionando così tutti i
processi produttivi, senza dover scendere dalle loro auto. Un
“drive-inn” moderno ed efficace!!!
Lo stabilimento Fiat,
diventato, nel 1982, ormai insufficiente, iniziò la sua fase
di restauro. Fu, quindi, rinnovato e convertito in un impianto
polifunzionale con spazi espositivi, centro conferenze, hotel,
negozi, uffici e spazi per la formazione. Nel 1992, il Salone del
libro di Torino, giunto alla quinta edizione, per l'aumento del
numero degli espositori e la necessità di introdurre spazi
espositivi dedicati a nuovi settori dell'editoria, fu trasferito al
Lingotto.
Il Salone, nel 1999 è rilevato dalla
Regione Piemonte, Provincia di Torino e Città di Torino, che
ne affidano la promozione alla Fondazione del Libro. L’evento ne
modifica il nome, diventando così la “Fiera del
libro”. La Fiera diventa così parte della metamorfosi
di Torino, da città-fabbrica a città dei servizi, della
cultura e dell’innovazione. Nel 2002 la manifestazione diventa
internazionale, potenziando i suoi legami con il mondo e rafforzando
i suoi settori con due nuove aree: l’International Book Forum ed il
Book Film Bridge. La fiera inaugura anche la tradizione di avere,
ogni anno, un diverso paese ospite, presente con un proprio stand,
autori ed editori, mostre, spettacoli, artisti, sguardi ed
approfondimenti.
Oggi è la più
grande manifestazione in Italia dedicata all’editoria, alla
lettura, alla cultura. La ventunesima edizione si terrà dall’8
al 12 maggio prossimo. Fin dalla sua prima edizione, il Salone del
libro si caratterizza con un tema annuale, che vuole essere un filo
conduttore che unisce i convegni più importanti. Il tema del
1988 fu “ Brevi istruzioni per una bussola”, quello del 2008 sarà
“ Ci salverà la bellezza?”
L’edizione di
quest’anno, però, si presenta molto diversa da tutte le
altre. Un’edizione difficile, molto discussa, per la scelta del
paese ospite. Il 19 dicembre 2007, la Stampa, quotidiano torinese,
riportava, infatti, la notizia che il paese ospite d’onore
dell’edizione 2008 della Fiera del Libro sarebbe stato “
Israele”. Il 2008 rappresenta per Israele il sessantesimo
anniversario della sua fondazione, quale dunque vetrina migliore
potrà essere Torino per celebrare quest’evento??
Naturalmente, questa decisione ha
aperto subito una discussione fra chi la sostiene e chi invece ne è
decisamente contrario. Anche intorno a come si è arrivati alla
scelta d’Israele, è sorto un “giallo”.
Inizialmente la Fiera del Libro doveva
essere dedicata all’Egitto, ma poi, dopo varie pressioni e riunioni
da parte dell’ambasciata israeliana avute con gli enti locali di
Torino e del Piemonte, il programma ha subito varie modifiche ed è
stato rivisto l’accordo con l’Egitto. L’ente fieristico, però
ha subito rifiutato quest’informazione, specificando che, il paese
ospite doveva essere in origine il Cile, ma che si era già
impegnato nella partecipazione alla Fiera di Lima in Perù,
quindi con una conseguente indisponibilità economica per poter
anche intervenire a Torino. Nello stesso periodo, la Fiera aveva
allacciato rapporti con le autorità della Repubblica Araba
d’Egitto, interessate alla partecipazione alla Fiera del Libro. Le
varie istituzioni culturali piemontesi avevano però espresso
il desiderio di portare a Torino, nella primavera del 2009, la mostra
“ Tesori sommersi d’Egitto”, già esposta a Parigi, a
Bonn e Madrid, in contemporanea con altri due grandi eventi sempre
legati al mondo egizio (una mostra dedicata ad Akhenaton e
l’esposizione dei progetti di riallestimento del nuovo museo
egizio). La fondazione del Libro ha quindi comunicato, il 20 aprile
2007 all’ambasciata d’Egitto, l’opportunità di spostare
al 2009 la sua presenza a Torino.
La candidatura d’Israele avviene in
seguito solo dopo nell’estate 2007, attraverso esponenti della
società civile torinese vicini alla realtà ebraica. La
coincidenza della Fiera 2008 con le celebrazioni del 60°
anniversario della nascita dello Stato d’Israele, risulta essere,
secondo il parere dell’ente fieristico piemontese, puramente
casuale………
Strano……veramente solo un caso?
Perché allora l’Unione degli Scrittori arabi (Awu) ha
inviato una lettera all’Unione degli scrittori italiani per
protestare contro la designazione d’Israele, come ospite d’onore
della Fiera del libro di Torino?? Il presidente dell’Awu, Mohamed
Salmawy ha dichiarato inoltre che, visto l’attuale assedio imposto
da Israele alla Striscia di Gaza, la scelta del paese come ospite
d’onore, presa per celebrare il 60° anniversario della sua
nascita, costituisce una provocazione nei confronti degli arabi. La
candidatura dell’Egitto è stata fatta slittare al 2009 dagli
organizzatori della Fiera torinese, mentre l’Italia è stata,
lo scorso anno, ospite d’onore della Fiera del Libro del Cairo, la
più importante del Medio Oriente.
La fiera 2008, sempre secondo gli
organizzatori, sarà l’occasione per conoscere meglio la
cultura di questo paese anche attraverso storici, saggisti, artisti,
musicisti e scienziati; un’occasione di dialogo per discutere e
mettere a fuoco anche un modello di una convivenza possibile. Ma
il dialogo fra chi?
La letteratura israeliana gode negli
ultimi anni di un’attenzione crescente e si è cristallizzata
attorno a tre nomi: David Grossman, Amos Oz e Abraham Yehoshua.
L’importanza della cultura per Israele è bene espressa in
un’intervista di Shiri Lev-Ari, su Ha’artez, quotidiano
israeliano, il sei agosto 2007 a Dan Orian, ex capo del dipartimento
per gli affari culturali (Dcsa - divisione del Ministero degli esteri
israeliano), ora console presso l’ambasciata di Copenhagen.
Intervista tradotta in italiano da Michelangelo Cocco, giornalista
del quotidiano “Il Manifesto”.
“ Negli ultimi tre anni la
letteratura israeliana è fiorita all’estero ed ha stretto
buone relazioni pubbliche. Scrittori hanno viaggiato, sono rientrati
in patria, hanno vinto premi ed i loro lavori sono stati tradotti in
molte lingue. La cooperazione tra scrittori israeliani e il ministero
degli esteri è basata su un interesse reciproco: gli
scrittori e i poeti cercano all’estero la massima visibilità
per i loro lavori e il ministero degli esteri vuole usarli per
presentare il volto sano e attraente
d’Israele. Qui ci sono, sottolinea Orian, scrittori
magnifici che sanno come parlare e che hanno qualcosa da dire e va
benissimo che abbiano opinioni politiche differenti dalla posizione
ufficiale d’Israele. David Grossman o Sami Michael, per esempio,
sono molto a sinistra nella mappa politica. Il messaggio che viene
trasmesso è che siamo così un paese pluralistico, nel
quale ad ognuno è data la possibilità di esprimere le
proprie opinioni. Orian vede la letteratura israeliana come parte
dello sforzo di pubbliche relazioni prodotto da Israele. La
cultura è uno strumento magnifico per aiutare la
carretta a correre liscio. Il dipartimento di letteratura opera
attraverso diversi canali: finanzia in parte o completamente i viaggi
all’estero degli scrittori, abitualmente dopo la pubblicazione di
uno dei loro libri; aiuta ad ospitare scrittori e fornisce assistenza
finanziaria per tradurre lavori in diverse lingue. Ma come fa il
ministero a scegliere quali aiutare? Generalmente mandiamo
all’estero quelli in prossimità dell’uscita di un loro
libro, oppure ci arrivano richieste da una casa editrice estera, o da
una fiera del libro che vuole invitare certi autori. Sono sicuro,
però, continua, che ci siamo dimenticati di qualcuno! In
quale misura la letteratura esportata dal ministero degli esteri deve
essere in linea con il consenso politico israeliano?
L’idea è quella di mostrare
che Israele è molto di più della battaglia tra
israeliani e palestinesi su un pezzo di terra. Quando Zeruya Shalev
va in Germania, c’è gente anche fuori dall’auditorium per
ascoltarla. Noi siamo percepiti come aggressivi, come quelli che
impongono le chiusure sui Territori, ma improvvisamente appare
un’autrice che parla delle relazioni all’interno della famiglia e
il cui modo di scrivere è non politico. Questo può
cambiare l’intera percezione della società israeliana”.
La risposta del perché “
proprio ora” della presenza d’Israele alla Fiera del Libro di
Torino, si trova forse in quest’intervista. Il conflitto tra
Israele e Palestina è tuttora in corso ed in modo sistematico
e cruento, tutti i giorni, ora dopo ora. La scelta di Torino è
davvero molto inopportuna. Invitare Israele, con tutti gli onori, è
come schierarsi dalla sua parte, senza considerare in nessun modo la
sofferenza dell’altro. Non è possibile celebrare la nascita
di uno stato, quando questo significa la perdita di un altro stato.
Se Israele celebra i suoi 60 anni, i Palestinesi sono 60 anni che
vivono nella nakba (catastrofe), e non possiamo far finta di
niente!!
Per tutto questo, è iniziata la
campagna del boicottaggio alla fiera del Libro di Torino, che ha
scatenato una vera grande polemica, alla quale tutti o quasi hanno
voluto dare la propria opinione.
I giornali e la televisione hanno
riportato la quasi totalità del rifiuto di questa proposta di
boicottaggio da parte di quasi tutte le forze politiche del paese, da
Vittorio Feltri a Valentino Parlato, da Fausto Bertinotti ad Alleanza
Nazionale, da Russo Spena al Sindaco di Torino. Pochi, invece, a
favore, accusati subito di antisemitismo e contro-cultura.
Manca appena un mese all’apertura
della Fiera del Libro, tutto può succedere, ma niente di
positivo.
Le ultime notizie da Gaza sono molto
preoccupanti: si prepara per un nuovo black-out ed un’invasione
israeliana. L’emergenza carburante è di nuovo in atto da
giorni, gli automobilisti sono tornati in fila e si teme per il
regolare funzionamento dei generatori autonomi degli ospedali e dei
mezzi di soccorso. Al momento Israele garantisce a Gaza, la
settimana, 70mila litri di benzina contro un fabbisogno di 800mila, e
800mila litri di gasolio contro 2milioni. La scarsità di
carburante alimenta certamente il mercato nero, dove un litro di
benzina oggi può costare anche 30 shekel (circa 5 euro). Non è
possibile continuare a “ non vedere” una tale situazione e
festeggiare ugualmente una cultura di una società che continua
imperterrita a calpestare anche i più piccoli e semplici
diritti umani di un altro popolo.
FAVOREVOLI O CONTRARI?
IL PARERE E LE OPINIONI DI POLITICI,
INTELLETTUALI E GIORNALISTI