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DOMENICA 7 OTTOBRE, A MARZABOTTO PER NON DIMENTICARE
di Alessandro Fontanesi
Per tre giorni, nei paesi di Marzabotto, Grizzana e Vado di Monzuno, il famigerato Reder compì la sua più tremenda rappresaglia. A Casaglia di Monte Sole i nazisti irruppero nella chiesa dove don Ubaldo Marchioni aveva radunato i fedeli per recitare il rosario, venne immediatamente freddato con una raffica. Le persone furono condotte nel cimitero adiacente e lì tutte sterminate a colpi di mitraglia e bombe a mano, fu l'inizio della strage. Una violenza inenarrabile, non fu risparmiato nessuno perché ogni abitante era considerato sostenitore dei ribelli della Brigata "Stella Rossa". A fine inverno sotto la neve riaffiorerà il corpo martoriato del parroco Don Fornasini e con lui, quello del celebre "Lupo", il comandante Mario Musolesi, oggi oggetto della peggior retorica anti resistenziale.
Nella frazione di Castellano fu uccisa una donna coi suoi sette figli, a Tagliadazza furono fucilati undici donne e otto bambini, a Caprara vennero rastrellati e uccisi 108 abitanti compresa l'intera famiglia di Antonio Tonelli (15 componenti di cui 10 bambini).
Infine, la ‘morte nascosta’: prima di andarsene Reder ordinò di disseminare il territorio con le mine che continuarono a uccidere fino al 1966 altre 55 persone.
Complessivamente le vittime di Marzabotto, Grizzano e Vado di Monzuno furono 1.830. Fra i caduti, 95 avevano meno di sedici anni, 110 ne avevano meno di dieci, 22 meno di due anni, 8 bimbi di un anno e quindici con meno di un anno. Il più giovane si chiamava Walter Cardi: era nato da due settimane. Il 7 ottobre di ogni anno, la memoria di quei fatti verrà rinnovata, in rispetto a quelle persone che pagarono, da innocenti, il prezzo più alto. Quella di Marzabotto è una memoria quanto mai viva e attuale, capace di parlare al presente ed al futuro, poiché dopo 68 anni, per tanti di quegli eventi sanguinosi e drammatici, manca ancora una doverosa e dignitosa giustizia.
Su questi fatti, a prevalere è spesso l'ipocrisia di chi vorrebbe dimenticare e confondere la storia (e gli ultimi vent'anni hanno purtroppo tracciato un solco profondo) derubricando, per convenienza politica, la Resistenza e l'antifascismo a valori minoritari o ‘di parte’ mentre tutti sappiamo bene, che essi sono scritti nella nostra Costituzione.
Non dimenticare Marzabotto è un dovere. E' testimonianza attiva. E' tener fede alle idee di coloro che, per la libertà di tutti, non esitarono ad offrire la loro vita. Oggi, più che mai, occorre ripeterlo, soprattutto alla luce di quanto accaduto in questi giorni. Gli otto imputati nazisti responsabili di un'altra grande strage di 560 civili a Sant'Anna di Stazzema non verranno perseguiti dalla giustizia tedesca per insufficienza di prove.
I ritardi e la lentezza della giustizia per ‘salvaguardare’ la ragione di Stato sono stati una mannaia per la storia di questo Paese. Troppe reticenze, troppe collusioni, troppe ambiguità, e gli interessi della politica che hanno finito per prevalere sempre su quelli delle vittime e delle persone, trovando così un punto d'incontro col presente, che oggi ha certamente altre urgenze. Ma, da parte delle Istituzioni e dei governi di turno, la civiltà ed il buon senso pretendono anche impegni completamente differenti da una insopportabile indifferenza.
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