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La testimonianza di chi non può più raccontare
di Novara Flavio

Tratto da “Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana”

Bruno Frittaion

Di anni 19 – studente – nato a San Daniele del Friuli (UD) il 12 ottobre 1925 – Sino dal 1939 si dedica alla costruzione delle prime cellule comuniste nella zona di San Daniele. Dopo l’8 settembre abbandona gli studi unendosi alle formazioni partigiane operanti nella zona. Prende parte a tutte le azioni del Battaglione “Pisacane”, Brigata “Tagliamento” e quindi, con funzioni di commissario di distaccamento del Battaglione “Silvio Pellico”.

Catturato il 13 dicembre 1944 da elemeti delle SS italiane in seguito a delazione, viene più volte torturato nelle carceri di Udine. Processato il 22 gennaio 1945 dal T.M.T. tedesco di Udine, viene fucilato il 1 febbraio 1945 nei pressi del cimitero di Trecento (UD).

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31 gennaio 1944

Miei cari,

nelle ultime ore è più vivo che mai il mio affetto per voi e voglio dedicarvi queste ultime righe.
Il nostro comune nemico vuole fare di me solo un triste ricordo per voi, per tutti coloro che mi conoscono e mi vogliono bene.
Mi hanno condannato a morte e mi vogliono uccidere. Anche nelle ultime ore non sono venuto a meno nella mia idea, anzi è più forte e voglio che anche voi siate forti nella sventura che il destino ci ha riservato. (…)
Muoio ma vorrei che la mia vita non fosse sprecata inutilmente, vorrei che la grande lotta per la quale muoio avesse un giorno il suo effetto.
Termino per sempre salutandovi e chiedendovi perdono di tutto ciò che ha potuto rattristarvi.
Addio papà, mamma, Ines, Anita, salutatemi Elio il giorno che lui potrà ritornare. Addio per sempre.
Bruno

31 gennaio 1945

Edda,

(…) Edda, mi hanno condannato alla morte, mi uccidono; però uccidono il mio corpo e non l’idea che c’è in me.
Muoio, muoio senza alcun rimpianto, anzi sono orgoglioso di sacrificare la mia vita per una giusta causa e spero che il mio sacrificio non sia vano anzi sia di aiuto alla grande lotta. Di quella causa che sino ad oggi ho servito senza nulla chiedere e sempre sperando che un giorno ogni sacrificio abbia il suo ricompenso.
Per me la miglior ricompensa era quella di vedere fiorire l’idea che purtroppo per poco ho servito, ma sempre fedelmente.
Edda il destino ci separa, destino uccide il nostro amore quell’amore che io nutrivo per te e che aspettava quel giorno che ci faceva felici per sempre.
Edda, abbi sempre un ricordo di chi ti ha sempre sinceramente amato. Addio a tutti.
Addio Edda,

Frittaion Bruno

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Franco Balbis

Di anni 32 – ufficiale in servizio permanente effettivo – nato a Torino il 16 ottobre 1911 – Captano d’artiglieria in Servizio di Stato Maggiore, combattente a Ain El Gazata, El Alamein ed in Croazia, decorato di medaglia d’argento e di bronzo e croce di guerra di 1° classe – all’indomani dell’8 settembre 1943, entra nel movimento clandestino di Torino – è designato a far parte del 1° Comitato Militare Regionale Piemontese con compiti organizzativi e di collegamento. Arrestato il 31 marzo 1944 da elementi dei Fasci Repubblicani di Torino, viene processato dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. Fucilato il 5 aprile 1944 al Poligono Nazionale del Martinetto di Torino da un plotone di militi della GNR.

4 aprile 1944

Babbo adorato,

il tuo unico figlio si allontana da te.

Con la vita mi hai dato un nome onorato, con la costante ed amorosa cura e con il tuo lavoro mi hai creato una posizione e mi hai creato una posizione e mi hai indicato una linea di condotta ed una vita di rettitudine e di probità. (…)
Iddio ha voluto che io ti precedessi nella morte: sia fatta la sua volontà. Non perderti d’animo e accetta quest’ultimo volere di Dio. Ti raccomando la mamma; anche per lei devi essere forte ed imporle che si sappia far forza e non si abbandoni. (…)
Con la coscienza sicura d’aver sempre voluto servire il mio Paese con lealtà e con onore, mi presento davanti al plotone d’esecuzione col cuore assolutamente tranquillo e a testa alta.
Possa il mio grido di “viva l’Italia libera”, sovrastare e smorzare il crepitio dei moschetti che mi daranno la morte; per il bene e per l’avvenire della nostra Patria e della nostra Bandiera, per le quali muoio felice!

Franco Balbis


Arnoldo Avanzi

Di anni 22 – impiegato al municipio di Luzzara (Reggio Emilio) – nato a Luzzara il 17 aprile 1922 – Prima dell’8 settembre svolge alle Officine Meccaniche Reggiane propaganda antifascista – dal 26 giugno 1944 appartiene alla 77° brigata SAP – partecipa a requisizioni di generi alimentari e bestiame destinato ai tedeschi e all’affondamento di barche traghetto sul Po adibite ai trasporti destinati ai tedeschi.
Arrestato l’8 aprile del 1945, al suo posto di lavoro, con Ermes Ferrari, da elementi della Brigata Nera “Pappalardo” di stanza a Ferrara. Torturato e poi fucilato dalle Brigate Nere il mattino del 17 aprile 1945 dietro il muro di cinta del cimitero di Reggiolo, con Ermes Ferrari.
(biglietto trovato, dopo la Liberazione, nascosto tra i calcinacci d’una parete di una cella)

13/4/45

Carissima mamma,

mi trovo qui a Reggiolo in attesa di essere giudicato con le relative conseguenze. Fatti coraggio e se la giustizia degli uomini sarà come quella di Dio, vedrai che non mi sarà attribuito del male che non ho fatto.
Sono ancora qui con Ferrari che pure lui saluta tanto i suoi cari.

17/4/45

Carissimi,
non piangetemi, sono morto per la mia idea, senza però far nulla di male alle cose ed agli uomini. Non odio nessuno e non serbo rancore per nessuno, ci rivedremo in cielo.

Arnoldo

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Giuseppe Anselmi (Pippo)

Di anni 61 – sarto – nato a Sanremo (Imperia) il 12 febbraio 1883. Dichiaratamente ed attivamente antifascista – fermato per misure di pubblica sicurezza ogni qualvolta un gerarca fascista si recava a Sanremo in visita ufficiale. Tra i fondatori del CNL di Sanremo, attivissimo nella raccolta delle armi, nell’avviamento degli sbandati in montagna e nelle organizzazioni delle formazioni armate. Comanda una formazione operante nei dintorni di Sanremo, che ebbe uccisi il 70% dei suoi effettivi. Catturato negli ultimi giorni del 1944, viene più volte seviziato e poi fucilato il 6 novembre del 1944 a Castelvecchio per rappresaglia all’uccisione di militi della GNR, con Armando Denza e Luigi Novella.

Cari figli e mamma e sorelle e fratelli
Mi annunciano che questa sera sarò fucilato.
Voi più di tutti sapete che la mia vita fu tutta di onestà e dedita esclusivamente alla famiglia.
Armando, Anita andate sempre d’accordo e amatevi sempre.
Sapete che sono innocente e solo vittima di una montatura preparata da un uomo indegno.
Potete quindi alzare la testa più di prima.
Mamma cara non ti disperare e perdonami il dolore che ti procuro non per colpa mia.
Baci a tutti, vi assicuro che muoio con coraggio.
Baci, baci, baci.

Anselmi Giuseppe

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