La
camorra minaccia imprenditore modenese
Rompere
il muro del silenzio e dell’isolamento
A
conferma di quanto ha dichiarato il pentito Domenico Bidognetti, a
riguardo di una Emilia non più “ esente “ dal fenomeno
delle estorsioni di stampo camorristico, la cronaca modenese registra
nei giorni scorsi il caso di un imprenditore locale vittima del
racket delle estorsioni.
Minacciato
e intimidito, si è rivolto all’ufficio legale della sede
provinciale della associazione Libera per richiedere aiuto e
assistenza. L’uomo pare deciso a chiudere la sua attività,
ma la violenza delle minacce lo costringe ora a vivere temendo per la
sua incolumità. Un effetto collaterale dell'estorsione sul
quale gioca la camorra per annichilire le sue vittime, spaventarle a
tal punto da riuscire a costringerle a non esporsi o chiedere
sostegno.
Un
fenomeno che per fortuna l’imprenditore locale è riuscito a
vincere, rompendo quel muro di silenzio che costituisce l’ingrediente
principale per estinguere la legalità.
L’associazione
Libera opera oramai da tredici anni sul territorio nazionale,
intervenendo in azioni di sostegno alla società civile vittima
dei crimini delle organizzazioni mafiose. Un ventaglio di interventi
che parte dalla assistenza legale e psicologica (l’angoscia e il
terrore infliggono pene invalidanti per la qualità della vita
delle vittime e dei familiari), fino alla collaborazione con le
autorità investigative e giudiziarie, costituendo un anello
sempre più importante in quella catena ancora di salvataggio
per chi è bersaglio del racket.
Secondo
i dati forniti da Libera, l’episodio in provincia rimane ancora
isolato, ma non va assolutamente sottovalutato. Le dichiarazioni di
Bidognetti del resto, illustrano una Camorra che da oltre un decennio
ha esteso il riciclaggio del denaro sporco anche nella nostra
regione.
Quasi
a costituire una sorta di prova generale, l’organizzazione
criminosa ha avviato “ esperimenti “ di estorsione su attività
economiche con titolari di origine campana, ampliando ora il suo
tentativo di espansione prendendo di mira imprese in mano ai “
locali “.
Sintomi
di infiltrazioni strutturate
Carabinieri
e Polizia sono concordi nel definire ancora episodici questi
tentativi, ma il quadro delle indagini sulle infiltrazioni
camorristiche nella ricca Emilia, sono preoccupanti e sintomo di
iniziative che non escludono l’avvio di operazioni strutturate.
Negli ultimi anni è già salito a tredici il numero
degli affiliati al clan dei casalesi arrestati nella sola Modena e
provincia e l’indirizzo prioritario degli interessi della camorra
in questo territorio, pare orientato al settore edile, al pizzo da
estorcere a commercianti e imprenditori e all’avvio di attività
legali nelle quali convogliare il denaro da riciclare. Il controllo
dello spaccio di stupefacenti, caposaldo della Camorra in molte altre
regioni, sembra qui un affare secondario e lasciato in mano a bande
di africani, probabilmente perché Modena è al momento
“semplice“ zona di transito e non centro di smistamento della
droga.
La
cultura della legalità, da sempre patrimonio genetico
dell’Emilia Romagna, unita ad une rete che lega Stato e società
civile più efficacemente che in altre zone del paese, da sole
non possono bastare quale antidoto alle infiltrazioni mafiose.
Occorre un innalzamento del livello di guardia fino a qualche anno fa
non ritenuto necessario. Come proposto da Maurizio Guaitoli,
responsabile provinciale dell’Italia dei Valori, occorre che
l’argomento divenga punto fermo nell’agenda politica delle
istituzioni locali, e creare una sinergia tra i rappresentanti
istituzionali e del mondo economico. Guaitoli ribadisce come
nonostante il riciclo del denaro sporco sia da molti anni una realtà
da tutti riconosciuta, non si è effettuata in regione nessuna
confisca di beni, aziende o depositi bancari in mano alla malavita
organizzata. Colpire le ricchezze dei clan è l’unico mezzo
per aumentare la permeabilità del tessuto economico e sociale
alla loro infiltrazione. Le associazioni di categoria e professionali
devono predisporre codici di autoregolamentazione ed espellere tutti
coloro che emergono coinvolti in connivenze con la criminalità
mafiosa, anche solo come fiancheggiatori, o che finiscono vittima del
racket delle estorsioni senza denunciare.