19 MAG. 2008
CARO IMPRENDITORE TI SCRIVO, SONO UN’ESTORSORE…
10 o 20mila euro in cambio di una vita
tranquilla. Non ci sono minacce esplicite nelle lettere che stanno
arrivando ad alcuni imprenditori o professionisti facoltosi modenesi.
Il tono, però, è quello dell'estorsione.
Lettere dettagliate, chi scrive conosce
il destinatario, la sua famiglia, il suo lavoro, le sue abitudini.
Chi scrive vuole del denaro. Negli ultimi due mesi le lettere
minatorie sono state recapitate a diversi imprenditori, direttori di
banca, avvocati, liberi professionisti modenesi: gente facoltosa che
ha la possibilità di pagare somme importanti. La Procura della
Repubblica di Modena ha già aperto un'inchiesta contro ignoti,
sul tavolo del Procuratore aggiunto Manfredi Luongo ci sono una
quindicina di segnalazioni, ma gli inquirenti pensano possano essere
tanti di più i modenesi minacciati. Le lettere sono scritte al
computer. Si parte da un avvertimento 'leggi attentamente', vengono
descritte le abitudini di vita di chi la riceve, gli spostamenti
quotidiani. Quindi si passa alla richiesta: 10 o 20mila euro 'per il
vostro bene'. Non c'è una minaccia palese, ma il tono è
quello tipico degli estorsori, poche parole, pochi aggettivi e
l'invito a pagare in cambio di una vita tranquilla. Infine le
istruzioni per mettersi in contatto con i ricattatori: far pubblicare
un annuncio immobiliare su una rivista specializzata, del tipo
“affitto appartamento a Cortina” e indicare la cifra richiesta,
10 o 20mila euro a seconda delle disponibilità economiche
della vittima prescelta. Come detto, le indagini sono avviate, si sta
cercando di capire da dove siano state spedite. Difficile pensare a
dei professionisti, probabilmente si tratta di balordi. Dalla procura
l'invito a coloro che ricevessero lettere di questa natura a
presentare immediatamente denuncia.
© Emilianet/Trc Telemodena
07-02-2006
ASSOCIAZIONI
DI CATEGORIA SU ATTENTATO INCENDIARIO NEL CENTRO STORICO DI MODENA
Solidarietà
ai titolari ed ai dipendenti per l'attentato incendiario contro il
negozio di abbigliamento 'Luisa Spagnoli', in corso Duomo, da parte
di Ascom Confcommercio e Confesercenti.
Possibile, data
la dinamica e il metodo estorsivo adottato, che l’atto di
intimidazione subito dal negozio 'Luisa Spagnoli' sia opera di uno o
più balordi o squilibrati. Tuttavia - si legge in una nota -
Ascom Confcommercio, espressa tutta la solidarietà agli
imprenditori che hanno subito oltre al danno economico quello più
ambiguo e subdolo che tocca personalmente chi viene minacciato,
manifesta una preoccupata attenzione.
Se tali atti vengono
compiuti da sprovveduti (ammesso che siano tali), scaturiscono dalla
sensazione che sia possibile intimidire gli operatori economici
attraverso atti ispirati a modelli di criminalità organizzata.
Si deve combattere il diffondersi di questo genere di pericolose
sensazioni, sia tra la criminalità, che tra gli operatori
economici, che tra i cittadini, ad evitare che possa crearsi nella
nostra provincia anche solo un’abitudine a notizie di questa
natura.
Ascom Confcommercio è sicura che le Forze
dell’Ordine svolgeranno attente indagini e conta sulla
professionalità che le contraddistingue nella nostra
provincia, affinché i responsabili vengano assicurati alla
giustizia.
Ascom Confcommercio ritiene comunque non sia da
sottovalutare questo segnale di allarme e sollecita un incontro tra
Istituzioni, Forze dell’Ordine e Associazioni degli Imprenditori al
fine di: fare chiarezza sullo stato della sicurezza nella nostra
provincia sotto questo particolare aspetto; assegnare alle
Associazioni il ruolo di rendere alle minacce una risposta collettiva
che non lasci isolato nessun imprenditore; trasmettere agli operatori
la sicurezza necessaria e sufficiente a denunciare qualsiasi atto di
intimidazione, minaccia o velata richiesta di 'pizzo'.
La
prudenza in questi casi è d'obbligo, ma l'attentato
incendiario contro il negozio di abbigliamento 'Luisa Spagnoli' -
dichiara Confesercenti - crea davvero molto apprensione ed accentua
la percezione di maggiore insicurezza che da un pò di tempo i
commercianti del centro storico manifestano con sempre maggiore
frequenza. Ad una prima analisi l'episodio criminoso sembra
riconducibile ad una matrice estorsiva e quindi rappresenterebbe un
salto di qualità preoccupante del crimine ai danni delle
attività commerciali. Se verrà dimostrato il legame fra
la richiesta di 10.000 euro e l'azione dolosa che ha prodotto danni
ingenti al negozio dovremmo arrivare alla conclusione che l'episodio
pone inquietanti interrogativi rispettoalla presenza di fenomeni
criminali sul territorio modenese. Per questa ragione Confesercenti
auspica che le indagini degli inquirenti si svolgano con la massima
rapidità possibile per dare risposte efficaci e certe, che
consentano di assicurare alla giustizia i colpevoli, ma che ci
permettano anche di comprendere se e come sta cambiando la situazione
nel nostro territorio e, soprattutto, come s'intende agire.
È
opportuno ricordare che già nell'indagine promossa
nell'autunno 2005 su sicurezza urbana e attività commerciali
il 9% degli intervistati individuava nell'estorsione-usura il maggior
rischio criminalità. Una percezione che dai primi riscontri
obiettivi pareva essere di dimensioni assai contenute, quasi
marginali. L'episodio grave verificatosi nel centro storico della
città parrebbe invece avvalorare la preoccupazione di una
parte significativa di commercianti. Certo è che cresce il
senso di disagio da parte degli operatori commerciali.
E'
auspicabile che nel territorio modenese - conclude Confesercenti -
s'intensifichino le azioni di monitoraggio e controllo del territorio
con il coinvolgimento delle Forze dell'Ordine, a cui chiediamo uno
sforzo maggiore sul terreno dell'intelligence, e delle Istituzioni
locali.
06/04/2006 - 02:11
OPERAZIONE CC MODENA, ARRESTI PER
ESTORSIONE MODENA
- I carabinieri di Modena, nell'ambito
di attivita' investigative coordinate dalla direzione distrettuale
antimafia di Napoli, hanno arrestato alcuni camorristi accusati di
estorsione a danno di imprenditori edili operanti a Modena.
L'operazione dei militari, ancora in corso tra Modena e
Caserta, e' contro affiliati all'organizzazione camorrista del
''clan dei Casalesi''.
Sono cinque gli arresti compiuti dai
carabinieri di Modena nei confronti di affiliati al 'clan dei
Casalesi'. Tutti sono accusati a vario titolo di associazione per
delinquere finalizzata all'estorsione.
Secondo le indagini,
avvalendosi della forza intimidatoria del sodalizio camorristico a
cui appartengono, avevano estorto agli imprenditori edili somme tra i
50.000 e i 100.000 euro a
cantiere. Sono state eseguite anche
perquisizioni a vari esponenti del clan. Agiva soprattutto nella zona
di Bomporto, Ravarino e Bastiglia, fra Modena e la Bassa modenese, la
banda di casalesi che taglieggiava piccoli imprenditori edili,
costringendoli a pagare tangenti, e che ha portato al
fermo di
cinque affiliati nell'operazione Le indagini dei Carabinieri del
Reparto operativo di Modena hanno permesso di ricondurre a questa
gang anche un episodio, avvenuto la scorsa estate proprio a
Bastiglia, quando vennero sparati due colpi di fucile in direzione di
un cantiere: era
evidentemente un atto intimidatorio nei confronti
di un imprenditore che non voleva sottomettersi alle richieste del
racket.
''Certo, la provincia di Modena e' sicuramente appetibile
per gli interessi di organizzazioni criminali'', ha sottolineato il
colonnello Marco Rizzo, comandante provinciale dei Carabinieri
di
Modena. ''Ma e' giusto che ai primi segnali i cittadini collaborino,
perche' queste infiltrazioni possano essere scoperte e stroncate al
loro nascere''. (ANSA).
RACKET: COSTRUTTORI MODENESI
PORTATI DA CAPICLAN/ANSANAPOLI
- Erano costretti a lavorare
nel terrore gli imprenditori edili vittime delle estorsioni
nel
Modenese: per costringerli a pagare le tangenti li prelevavano
di forza dalle loro abitazioni e li portavano al cospetto dei capi
del sodalizio criminale per esercitare nei loro confronti
un'intimidazione ancora maggiore. E poi, l'obiettivo, insieme con la
riscossione delle tangenti, era quello di sostituire gli imprenditori
che si erano aggiudicati gli appalti con altri, organici ai clan
della camorra, per monopolizzare il settore edile.
Sono alcuni dei
particolari delle indagini che hanno portato al decreto di fermo di
cinque affiliati al clan dei Casalesi (tra i quali tre imprenditori)
per estorsioni in provincia di Modena.
I provvedimenti sono stati
emessi dal pm della Direzione distrettuale antimafia della Procura
presso il Tribunale di Napoli, Raffaello Falcone, al termine delle
investigazioni coordinate dal procuratore aggiunto Franco Roberti e
affidate ai carabinieri del reparto operativo di Modena. I fermati
sono i
pregiudicati Vincenzo Della Corte, di San Cipriano d'Aversa
(Caserta), di 51 anni e Nicola Nappa, di Napoli ma residente a
Bastiglia (Modena), di 40 anni e gli imprenditori edili Antonio
Pagano, di 38 anni e Antonio Pellegrino, di 33 anni, entrambi di San
Cipriano d'Aversa ma il primo residente a Bomporto (Modena) come
anche il terzo imprenditore edile fermato, Raffaele Picazio, nativo
di Torre Annunziata (Napoli), di 27 anni.
Il prezzo dell'estorsione consisteva
principalmente in denaro (accertato il pagamento di somme tra i 50
mila ed i 100 mila a cantiere) ma gli appartenenti all'organizzazione
non disdegnavano di farsi consegnare ingenti quantita' di costosi
materiali edili; inoltre, ed e' questo che il procuratore
aggiunto
Roberti giudica piu' allarmante, riuscivano talvolta a subentrare al
100% nei lavori commissionati alle ditte aggiudicatrici degli appalti
attraverso l'impiego di imprese edili a loro stessi riconducibili. I
carabinieri hanno anche ricostruito i metodi mediante i quali gli
appartenenti al sodalizio criminale operavano ed intimorivano gli
imprenditori presi di mira, prelevandoli dai
cantieri o dalle
private abitazioni per portarli di fronte ai capi dell'organizzazione
o recandosi direttamente nei cantieri. Non solo gli imprenditori
edili impegnati con propri cantieri nella zona della provincia di
Modena erano gli obiettivi del clan, ma anche imprese compartecipi in
subappalto o i fornitori di materiale necessario all'esecuzione dei
lavori. I fermati, secondo l'accusa, si sono avvalsi dell'uso
delle armi in alcune occasioni, danneggiando, con alcuni colpi la
parete esterna della baracca adibita ad ufficio del titolare di una
delle imprese vittima di estorsione o mostrando in pubblico una
pistola calibro 7,65 e una Beretta e ostentandole a scopo
intimidatorio. Le indagini erano partite nel 2004 in seguito alla
ricerca di Giuseppe Caterino, all'epoca latitante, uomo di
spicco
del clan dei Casalesi e referente per l'organizzazione criminale per
l'Emilia. L'uomo fu successivamente arrestato, nel giugno del 2005, a
Tropea (Vibo Valentia), stanato proprio dai
carabinieri di Modena.
Da li' erano scaturiti gli interessi illeciti della camorra nel
Modenese. (ANSA).