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New.gif SPECIALE GOMORRA: UN FILM DI MAFIA

di Ermanno Bugamelli


Il regista Matteo Garrone e Saviano raccontano …

Matteo Garrone con questo film descrive e racconta la realtà dall’interno.

…Mi auguro che questo film possa aiutare a cambiare quel contesto, ma sempre dall’interno, agendo sulle coscienze di chi ne è un protagonista…I proclami lanciati dall’esterno da politici e amministratori servono solo a fare colpo e sensazione, ma poi si fermano lì, come le situazioni…”.

Le tecniche di ripresa usate, danno la sensazione di un film girato quasi in presa diretta, dove lo spettatore si ritrova immerso in una realtà apocalittica e sconvolgente, circondato da immagini sfuocate, buie, suoni ambientali e voci originali. Garrone sceglie di sottotitolare per intero la sua pellicola, lasciando che i dialetti campani con tutte le loro inflessioni, accentuino all’estremo il realismo del suo lavoro. Il regista si è spesso portato dietro la macchina da presa in prima persona per “ …cogliere gesti e movimenti che forse non si ripeteranno..”, rivelandosi bravissimo “…nell’afferrare al volo attimi a volte irripetibili che i suoi attori tracciano sulla scena…”.

Il regista al termine di questa esperienza che lo ha profondamente segnato racconta ancora: “ …Ci si abitua a tutto credo, e si finisce così stritolati dagli ingranaggi della Camorra e dalle sue dinamiche criminali…”.

Un progetto che ha dovuto superare notevoli difficoltà ambientali, a cominciare dalle influenze che i boss stessi volevano esercitare sulla sceneggiatura.

Al riguardo, lo stesso scrittore Roberto Saviano ha dichiarato al Corriere della Sera del 14 maggio scorso: “…All’inizio quando sono iniziate le riprese, oscurando il vero nome del film, abbiamo avuto problemi con i clan e gli ambienti camorristici che volevano leggere la sceneggiatura, porre veti. È stata la festa a risolvere tutto. La festa, mi dirai? Sì, il piacere di girare un film sulla loro realtà. Le persone hanno deciso di farlo, hanno deciso che volevano recitare e così tutti, dai ragazzi di Scampia ai ragazzini Rom, hanno preso parte al film. I boss non hanno potuto che lasciare fare. Nelle Vele, a Scampia, c’era voglia di partecipare al film. Ognuno nella parte di se stesso, o quasi… “.

Saviano in un altro passo dell’intervista, descrive un significativo aneddoto del backstage: “…Credo che Gomorra sia un film che riscrive completamente l’immaginario criminale. A sparare sono attori che spesso hanno sparato nella vita reale. Si spara di fretta e senza alcuna belluria estetica. Le armi sono brutte, hanno rumori secchi senza eco, si conservano addosso senza fondine tra le mutande, tirate su con l’elastico degli slip. Spesso gli attori, mi hanno raccontato, facevano fatica a distinguere la loro vita reale da quello che Matteo gli chiedeva di recitare. C’è una scena del backstage molto bella, gli attori iniziano a litigare su chi deve ammazzare in una scena. Un attore blocca tutto “li devo uccidere io”, e l’altro “mannò, Matteo avevi deciso che li dovevo ammazzare io… “.

LA CULTURA DELLA VIOLENZA

La cultura della violenza camorristica emerge da “ Gomorra “in tutta la sua forza e finisce per sopprimere ogni forma ed espressione di vita. La camorra ha ucciso circa 3600 persone in meno di 30 anni. Un numero impressionante che assume proporzioni inaudite se pensiamo che la cifra è superiore ai morti procurati da Cosa Nostra, dalla ‘ndrangheta, dalla mafia russa; l’ETA in Spagna e l’IRA in Irlanda non sono riuscite insieme ad eguagliarla; il terrorismo in tutti gli anni di piombo ne ha ammazzate 600... Le mafie in Italia hanno ucciso, negli ultimi 30 anni, circa 10mila persone. Più morti che nella striscia di Gaza.

Non è un caso che il regista romano apra e chiuda il suo lavoro con scene di morte. Una violenza che si abbatte sui giovani, sui bambini, sulle loro menti, trasformandoli in un esercito di soldatini da assoldare. La Camorra azzera le strutture sociali e le possibilità di un lavoro onesto, distruggendo con esse la speranza di conquistarsi una esistenza libera dalla schiavitù dell’illegalità. Attraverso il commercio degli stupefacenti poi ( Scampia è definito il più grande supermarket all’aperto di droga del mondo), i clan si appropriano delle vite di chiunque si avvicini al suo commercio, che questi siano l’esercito dei coinvolti nella guerra per il controllo dello spaccio, o i tossicodipendenti schiavi della sua azione chimica. Gli introiti dal traffico internazionale di cocaina, che ha nella rete camorristica i terminali operativi, si aggirano nell’ordine dei miliardi di dollari annui, superiori al PIL di un numeroso elenco di nazioni, decine di volte maggiore al fatturato di aziende italiane come FIAT o BENETTON. Una manovalanza criminale in strettissima collaborazione con i principali cartelli colombiani, ecuadoriani, venezuelani, statunitensi, che attraverso le sinergie con la ‘ndrangheta, è divenuta il riferimento centrale del commercio di coca in Europa ( circa 600 tonnellate all’anno ). Corrieri insospettabili ( famiglie di donne e bambini ), che spaziano per il vecchio continente con la droga cristallizzata e inserita nelle auto sotto le più svariate forme ( dai fili dell’impianto elettrico, alle imbottiture, ai pannelli delle porte laterali, agli interstizi del telaio).

Una camorra che negli anni si è evoluta, e che come ha spesso detto e scritto Saviano in molteplici circostanze, ha esteso e affinato a dismisura il suo raggio d’azione. Non vi sono settori dell’economia nazionale risparmiati dalle sue infiltrazioni, e da alcuni anni i confini degli investimenti spaziano in ogni angolo del pianeta si aprano delle opportunità di profitto. Il denaro sporco viene reinvestito nelle più comuni attività , come costruendo centri commerciali dove noi tutti andremo a fare la spesa, ospedali dove ci cureremo, banche dove riporremo i risparmi di una vita.

La scena in cui l’attrice americana Scarlet Johansson ( nel romanzo era Angelina Jolie ), indossa l’abito fatto a mano dal sarto Pasquale, vuole fornire un esempio eloquente di quali traguardi di qualità assoluta, raggiungano i manufatti in mano ai clan. Ma è sicuramente la storia dell’imprenditore Franco con il racket dello smaltimento abusivo dei rifiuti tossici, ad aprire inquietanti interrogativi su quale immensa bomba biologica cammini, beva, si nutra, una grande fetta della popolazione Campana. Le statistiche sul crescente aumento dei casi di cancro in tutte le sue forme tra gli abitanti di quelle province ( circa + 20-25% ), quando nelle regioni del nord Italia più a rischio è circa del 10-14%), non fa che aumentare la credibilità di chi sostiene come gli effetti di quanto sotterrato negli ultimi 20 anni, inizino solo ora a manifestarsi in tutta la loro gravità, aprendo il futuro a scenari drammatici. Non dimentichiamoci che la antica tradizione agricola di quelle popolazioni, comporta la ricaduta dell’inquinamento delle falde acquifere su una vasta gamma di prodotti ( dalle mozzarelle di bufala, ai pomodorini, alla frutta ), commercializzati in tutta Italia, Europa e mondo: che nessuno si illuda di essere completamente al sicuro.

Del resto “ le imprese “ che per conto dei clan smaltiscono i rifiuti nocivi di ogni tipologia, sono in grado di garantire un prezzo attorno ai 10 centesimi al chilo, contro un costo di mercato che oscilla dai 25 ai 65 centesimi per chilo.

Un servizio pulito, preciso, senza complicazioni, senza difficoltà di reperire le aree di smaltimento, ne la mano d’opera sottoposta a rischi per la salute: l’ideale per ogni azienda del nord, tutte afflitte da incombenti esigenze di bilancio alla voce “ abbattimento dei costi d’impresa “.

Quali speranze

Il contenuto di un film come questo, sembra non lasciare molto spazio alle effettive speranze di invertire la tendenza che domina la scena nelle province teatro del racconto. Ma sono proprio opere come “ Gomorra “, letteraria o cinematografica che siano, con l’immenso successo e seguito che hanno riscontrato, a fornire un messaggio importante. La Camorra come tutte le forme di criminalità organizzata, incontrano nella diffusione mediatica dei loro affari uno dei nemici più pericolosi, perché è il silenzio l’alleato più prezioso. Quando l’interesse generale si concentra sulle loro attività, si alza il livello di attenzione collettiva rendendo più complicata l’opera dei manager malavitosi.

Che il milione e 200 mila copie vendute del romanzo di Saviano ( che da mesi vive sotto continua scorta ), tradotto oramai in 33 paesi, unito ai riconoscimenti di critica e pubblico per il film di Garrone, possano trasformarsi in un veicolo culturale di diffusione di massa per l’anticamorra, può apparire come qualcosa di più concreto che un sogno.

Ma se ci troviamo in sintonia con il regista quando sostiene che è dall’interno che deve innescarsi la cura per questo male terribile, siamo convinti che è dall’esterno che si devono creare le condizioni opportune perché questo possa accadere. Mai come in questa realtà il nostro paese ha bisogno di scelte importanti e coraggiose da parte di uno Stato forte, presente e pulito, in grado di riappropriarsi del territorio, per sostenerne quella porzione sana e volenterosa di mutare il corso del proprio destino.

Un circolo virtuoso che richiede una precisa volontà politica nell’attuarlo, ma è sull’ingombrante significato dei termini “ volontà e politica “, che le speranze di molti cittadini paiono destinate ad accasciarsi e a spegnersi.

Abbracciando idealmente e se fosse possibile anche fisicamente, autentici eroi del nostro tempo come Roberto Saviano, e ci congediamo lasciando spazio ancora ad un suo augurio dove “…ogni spettatore di Gomorra è già una speranza…”.

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