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TASSI USURAI LEGALIZZATI


Nino De Masi ancora non ce l'ha fatta, a vedere affermate le proprie ragioni in un impervio, difficilissimo processo imbastito contro i vertici di alcune fra le maggiori banche del Paese (e di levatura anche continentale: Bnl, Capitalia, Banca Antonveneta) accusate di un gravissimo addebito: aver praticato nei suoi confronti, in maniera non occasionale, tassi usurari.

Quello che segue è l'amaro, amarissimo sfogo di un imprenditore che si vede deluso e tradito non tanto dalla Giustizia (lenta, ma fin qui gli ha pur sempre dato ragione, rinviando a giudizio i presidenti nazionali dei 3 istituti di credito) quanto dalle Istituzioni che nulla farebbero per spingere sull'acceleratore e aiutarlo nella rapida definizione della situazione complessiva che, incredibile ma vero, "nel frattempo" rischia di vederlo fallire.

A tutti gli interessati, come sempre, ampio diritto di replica (valga anche l'email m.meliado@tin.it ).

Facendo seguito alle mie precedenti comunicazioni, voglio prendere spunto dagli ultimi interventi del Governatore Mario Draghi sul credito al sud per evidenziare che per primo in Italia, ormai cinque ani fa, con le mie denunce ho contribuito a porre all’attenzione della magistratura la strana politica del credito attuata al sud dal sistema bancario.

Certo quando è iniziata la mia vicenda il sistema bancario veniva guardato con massimo rispetto e timore, formale e sostanziale, e la visione era ben diversa da quella che si ha oggi. Grazie ai numerosi scandali finanziari che si sono succeduti in questi ultimi anni e che hanno visto protagonisti istituti di credito che con le loro manovre a danno dei piccoli risparmiatori , e non solo, le banche hanno fatto vedere l’altra faccia, forse quella vera, di sistema bancario che è molto debordato.

Anche grazie a questo mutato atteggiamento nei confronti delle banche, oggi vi sono diverse dichiarazioni e prese di posizione che contribuiscono a meglio delineare lo stato delle cose. Mi permetto comunque ricordare brevemente a tutti le tappe della mia vicenda che in tempi non sospetti ha smosso le acque portando a galla la questione del credito al sud:

- nel 2003 con una analitica denuncia mandata a tutte le autorità, tra cui la Procura della Repubblica, espongo quanto a me accaduto nella gestione dei rapporti tra le mie aziende ed alcuni istituti di credito che, con la gestione degli anticipi dei contributi pubblici concessi, hanno fatto pagare interessi ed oneri finanziari esorbitanti, con un costo del denaro che ha raggiunto medie del 25/35%.

- Di fronte a ciò, che solo grazie all’impegno di beni personali miei e della mia famiglia non mi ha portato al tracollo economico, ho denunciato pubblicamente che questa situazione di altissimo costo del denaro di fatto porta all’azzeramento dei benefici concessi alle imprese, ad all’arricchimento del solo sistema bancario che gestisce il danaro pubblico.

- Dopo anni di procedimenti legali, consulenze tecniche e verifiche procedurali, si arriva ad una super perizia richiesta dal GIP ed affidata ad un funzionario di Banca d‘Italia che conferma la presenza di tassi e condizioni di usura in 88 casi sui 120 analizzati, portando così al rinvio a giudizio per il reato di usura dei Presidenti e funzionari di alcuni tra i maggiori istituti di credito nazionali ed all’inizio del processo penale.

Ad oggi, a causa dei numerosi scandali finanziari cui prima accennavo numerosi sono i procedimenti penali a carico dei massimi vertici degli istituti di credito per fatti e responsabilità gravissime, in alcuni casi questi manager sono stati già condannati in primo grado ed è di pochi giorni fa l’ultimo rinvio a giudizio per fatti gravissimi nei confronti del presidente di uno dei maggiori istituti di credito italiani.

Nel corso degli ultimi mesi vi sono state pubblicazioni di autorevoli giornalisti (vedi L’Intrigo edito da Feltrinelli) e dichiarazioni molto forti da parte di autorevolissimi figure dell’economia italiana, come le dichiarazioni del prof. Mario Monti, che ha individuato nel potere ormai senza controllo delle banche il governo occulto del paese, e del prof. Luigi Zingales che ha denunciato la possibilità che i politici possano essere a busta paga dei banchieri.

Gli ultimissimi scandali finanziari vedono poi il coinvolgimento della politica, come nel caso delle manovre finanziarie per acquisire la proprietà dell’Antonveneta e BNL, situazioni poco chiare che hanno goduto anche dell’avallo del massimo sistema di controllo bancario. Tutto ciò, al di là se lecito o meno, dimostra chiaramente, assieme ad altre vicende, la commistione della politica con i centri di potere economico, rafforzando le dichiarazioni sia di Monti che di Zingales.

Il potere delle lobby bancarie è evidente anche in alcuni provvedimenti del Governo, infatti della paventata eliminazione della commissione di massimo scoperto prevista nel decreto Bersani non se ne parla più.

Le ultime e coraggiose dichiarazioni rese dal Governatore di Banca d’Italia, che hanno dato ulteriore conferma della Sua levatura morale e del nuovo ruolo dell’Istituto, non più come giocatore interessato di una partita, ma come organo di controllo e gestione del sistema finanziario italiano, hanno messo in forte evidenza ciò che silenziosamente si sapeva ma che nessuno aveva il coraggio di dire e denunciare pubblicamente per non mettersi contro quei poteri economici, dei quali tutti sono terrorizzati.

Il Governatore ha, in diverse occasioni, chiaramente affermato che in Italia il costo del denaro è il più alto dei paesi in area euro, e queste condizioni mettono fuori gioco il sistema produttivo nazionale, raccomandando quindi alle banche di utilizzare le sinergie delle fusioni per ribaltare i benefici sui clienti. Ma è stato recentemente, in un suo intervento nel corso di un’audizione alla commissione bicamerale Antimafia, che il Governatore ha dichiarato che al sud è aumentato il rischio di insolvenza, in quanto le imprese e le famiglie, a causa degli alti tassi di interesse non sono più nelle condizioni di onorare i debiti contratti.

La gravità delle dichiarazioni di Draghi di fatto pongono finalmente l’attenzione istituzionale e politica sul fatto che il sud rischia una implosione economica. Questo dato allarmante e gravissimo deve porre al centro della questione nazionale il vero problema della crescita e dello sviluppo del sud analizzandone i fattori che di fatto hanno annullato gli effetti dei fiumi di denaro pubblico investiti per il decollo e la crescita economica e sociale di una parte del nostro paese.

I problemi infrastrutturali e quelli della criminalità sono stati posti sempre al centro della questione meridionale; secondo me ciò ha rappresentato un parziale alibi perché anche in presenza di tali e drammatici problemi quella poca e piccola economia esistente doveva in qualche modo crescere, ma in questi anni ha fatto invece passi indietro. Le analisi del Governatore questo dicono, ed io pongo al centro del problema un sistema paese che ha nel sud un territorio che non riesce ad essere competitivo neanche in presenza di ingenti aiuti e sostegni finanziari alle imprese e sino ad oggi nessuno si è voluto domandare il perché.

Provo, partendo dall’autorevolezza delle dichiarazioni del Governatore, a far presente quanto, in oltre cinque anni di battaglie legali, sto affermando:

- non è veritiero affermare che il costo del denaro al sud è maggiore dell’1% rispetto agli altri paesi europei, in quanto la differenza dell’1% nasce da una media dei tassi di tutto il paese confrontati con quelli degli altri paesi europei. E’ sufficiente, a conferma di ciò, analizzare un’indagine sul credito realizzata dall’istituto Guglielmo Taglia carne di Roma nella quale viene fatta un’analisi dettagliata dei tassi d’interesse applicati in tutto il territorio nazionale. In questo caso la differenza tra i due estremi è in tale rilevazione del 5% su una media di tasso del 4% e ciò rappresenta un differenziale del 110% in più. E’ superfluo dire che la provincia più cara d’Italia è Reggio Calabria mentre le altre province calabresi seguono a ruota, pur non essendo queste le più rischiose d’Italia.

- Il tasso di interesse pagato in Italia che da tutti viene enunciato ed indicato come valore che va dal 4 all’11% ca. è un dato assolutamente fuorviante in quanto è il reale costo del denaro che va misurato cioè, in modo semplice e chiaro, quanto è costato aver ottenuto un prestito, costo che è comprensivo anche degli interessi, ma non solo.

Sta sfuggendo difatti alle varie analisi, volutamente o meno, che vi sono delle voci che incidono a volte anche in misura anche maggiore rispetto agli interessi, che si individuano nelle diverse spese e nella famelica commissione di massimo scoperto. Va tenuto conto che anche le spese accessorie applicate sui c/c vengono applicate in tutta Italia in maniera difforme ed incontrollata. A solo scopo esemplificativo si rileva che la commissione di massimo scoperto, che al nord viene applicata al massimo allo 0,50% su base trimestrale, da noi alcuni istituti di credito la quadruplicano con casi eclatanti del 2,125 %. Mentre il costo del denaro, come da perizia fatta sui miei conti dal funzionario di Banca d’Italia, oscilla dal 25 al 35%, stranamente tutti ancora parlano del tasso degli interessi dell’11%.

- L’economia del sud è retta da ingenti risorse pubbliche italiane e comunitarie finalizzate al riallineamento dei territori in ritardo di sviluppo (zone ad Obiettivo 1) con il resto del paese; somme queste ammontanti a svariati miliardi di euro e totalmente gestite dal sistema bancario che, con il sistema della concessione degli anticipi sugli importi da incassare (meccanismo al quale la maggior parte delle imprese è costretta a rivolgersi a causa dei ritardi burocratici che comportano notevoli ritardi nell’erogazione delle somme) applicano interessi del 25-35%. Ciò porta al quasi totale azzeramento dei benefici concessi in quanto il costo del denaro anticipato spesso può anche erodere quasi totalmente il contributo a fondo perduto concesso. In conseguenza di ciò l’imprenditore si trova ad aver realizzato investimenti importati ed a trovarsi sin da subito in crisi finanziaria a causa delle notevoli somme sottratte dal sistema bancario, portando quindi al fallimento dell’iniziativa prima che la stessa possa divenire operativa.


Questi fatti, che purtroppo per me conosco molto bene avendoli vissuti sulla mia pelle, costituiscono il vero freno allo sviluppo e rappresentano la principale causa di mortalità e di fallimento di tutto il sistema economico. La gestione del credito ad arte e con fredda lucidità adottata dal sistema bancario con il solo scopo di appropriarsi di ingenti soldi pubblici finirà solo per portare alla morte delle imprese del sud e dell’economia di tutto il territorio. Ma con la cultura del massimo profitto non si guarda in faccia a nessuno e, come in questo caso, neanche la legalità.

Questi sono i fatti. Io di tutta questa storia purtroppo per me ne sono un protagonista perché sono, penso uno dei pochi, che ha avuto l’ardire, l’incoscienza, l’irrazionalità, la stupidità di denunciare le banche mettendosi contro poteri fortissimi lasciando solo immaginare le conseguenze che ho subito come ritorsione alle mie denuncie. Il farmi terreno bruciato attorno, il tentativo di farmi fallire, gli interventi, purtroppo per loro scoperti in tempo, di distruggermi, le minacce palesi di rovinarmi ricevute per ritirare le denunce, sono solo la punta dell’iceberg di un sistema e di una mentalità arrogante che nel nome dei soldi ha portato alla fame decine di migliaia di risparmiatori ed ha depredato un intero territorio: i soggetti sono sempre i medesimi.

Tutto questo io l’ho portato da solo e con queste conseguenze sui tavoli preposti a fare giustizia, ho scritto lettere a tutti, sono stato additato da politicanti miopi come colui il quale rompeva le scatole al prossimo, come un pazzo che gridava alla luna. Aspetto giustizia dal Tribunale, spero solo di essere all’altezza di competere con i principi del foro messi in campo dalle banche, avvocati che spesso si confondono con il ruolo di importanti politici che per la tutela degli interessi della collettività, almeno così dicono, si fanno portatori di leggi e norme che tutelano i loro clienti, amici, colleghi e fratelli banchieri alla faccia del principio dell’uguaglianza davanti alla legge.

Di fronte a ciò mi chiedo dov’è la politica, quella sana che ha come obiettivo primario gli interessi di un territorio e che dovrebbe girarsi le maniche a fare qualcosa per debellare questo male che impedisce lo sviluppo e rappresenta una pesantissima zavorra per le prospettive di crescita.

Al di là di tutto, comprendendo la prudenza degli anni passati nei quali vi erano solo poche, sparute, dichiarazioni ed uno dei pochi procedimenti giudiziari contro il sistema bancario, oggi, vista la drammaticità di un’economia meridionale stagnante, non ci dovrebbe essere una seria presa di posizione di tutta la politica, le istituzioni, le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria che hanno l’interesse a sperare ancora ad un possibile, anche se difficile risorgimento del ns. territorio? Non ci sono ancora le condizioni per dire basta ai soprusi e per pretendere dignità e rispetto come nelle altre aree del paese? Non vi è nessuna giustificazione che possa avallare questo illegale, illegittimo, immorale comportamento del sistema bancario, nemmeno quello sbandierato da alcuni della rischiosità del credito che è solo l’effetto di questo tracotante comportamento e dell’applicazione di oneri finanziari che di fatto hanno depredato l’economia del territorio impedendole di crescere.

Io ho fatto la mia parte e non so per questo come andrà a finire, ho operato nella legalità e nella correttezza, mi auguro che ci sia l’interesse e la volontà di tutti ed in modo particolare anche dei mass media ad occuparsi delle conseguenze di decenni di politica creditizia illegale. Confido e spero, come ho sempre fatto, negli uomini di buona volontà e nell’onestà intellettuale delle persone che sanno distinguere il giusto dallo sbagliato, scegliendo la via che non sempre è la più comoda, ma è sicuramente quella giusta.


Pubblicato da Mario Megliado in “il vizio della memoria” su www.calabria.blogosfere.it

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