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A Vignola l’ultimo libro di Antonio Ingroia
Viaggio nel labirinto della mafia
di Ermanno Bugamelli
Il magistrato Antonio Ingroia (*), lo scorso 27 maggio è stato ospite della biblioteca Selmi Auris di Vignola (Modena), per presentare l’ultimo suo libro “Nel labirinto degli dei. Storia di mafia e antimafia” (Saggiatore 2010). Al cospetto di una platea gremita anche di molti giovani, ed intervistato da Enza Rando dell’ufficio di presidenza di Libera, Ingroia ha illustrato i contenuti di un testo che sopra ogni cosa vuole essere “…Non un libro di storia, ma un libro di storie…”. Storie di uomini e donne che la mafia l’hanno vissuta sulla propria pelle, dentro e contro l’organizzazione criminale, tutti prigionieri di un labirinto che come il magistrato ci suggerisce nel titolo, è dominato da dei potenti ma non invincibili.
“Il labirinto degli dei” narra in primo luogo della sua esperienza professionale, una carriera che vide gli albori quale giovane magistrato allievo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il loro ricordo è ancora vivo e presente, uomini straordinari che gli trasmisero la passione per uno dei mestieri più difficili, e costituirono un esempio di come l’essere magistrati dal valore assoluto, includeva in primo luogo il saper decifrare l’animo umano. Una eredità di cui aggiungiamo noi, Ingroia si è fatto carico in modo esemplare.
Il magistrato apre poi ad una riflessione profonda su quel labirinto che è la mafia e a volte l’antimafia, degli intrecci della prima con la politica, e del non sempre compatto fronte della seconda; affronta il parallelo tra Vito e Massimo Ciancimino, diverse espressioni di una umanità condizionata dalla medesima matrice culturale mafiosa; non lesina particolari del suo incontro con Silvio Berlusconi del 26 novembre 2002, quando in qualità di pm nel processo a Dell’Utri, Ingroia si recò a Palazzo Chigi per fare luce su alcuni fatti relativi ai rapporti Mangano-Dell’Utri, circostanza dove il premier si avvalse della facoltà di non rispondere, disattendo doverosi chiarimenti in merito a spostamenti di denaro riguardanti le holding Fininvest; si sofferma sulla discutibile evoluzione che progressivamente dal 2001, ha colpito la normativa che regola i criteri con cui lo Stato fornisce protezione ai collaboratori di giustizia, restrizioni (portate alla luce dal recente caso Spatuzza) che oggi disincentivano i mafiosi a pentirsi, e che hanno subito una casuale accelerazione, da quando negli ultimi anni la magistratura ha affondato i colpi sui rapporti mafia politica; ripercorre la drammatica vicenda di Rita Atria, la giovane testimone di giustizia che scelse di togliersi la vita l’indomani l’uccisione di Paolo Borsellino. Borsellino fu l’uomo che indusse Rita a denunciare la cultura famigliare mafiosa, per intraprendere una esistenza al fianco della legalità, ma divenne soprattutto un secondo padre dopo il totale ripudio infertogli dalla famiglia di sangue. La perdita anche di questa nuova famiglia acquisita la gettò in uno sconforto dal quale non riuscì a sopravvivere.
In conclusione il magistrato indica quale è la sua strada per uscire dal labirinto: proseguire con ostinato ottimismo seguendo una via sicuramente lunga, irta e faticosa, attingendo forza dagli esempi virtuosi di coloro che hanno consentito nei decenni di far luce sull’universo mafioso, consentendone oggi una decifrazione impossibile sino a pochi anni addietro, alimentare ed infoltire la spinta di un fronte antimafia che deve radicare i propri connotati culturali oltre che giudiziari.
Di questo e altro ancora Antonio Ingroia ha parlato nel corso della serata, e stimolato dal dibattito conclusivo con il pubblico, non ha mancato di esprimere il proprio rammarico verso una informazione nazionale inadeguata a formare una corretta conoscenza dei fatti, aspetto questo, in grado di deformare il corso della vita democratica di un paese.
Il tour promozionale del libro è diventato così un itinerario di incontri e confronti, aperti ed informali. Occasioni in cui come a Vignola, i cittadini hanno manifestato al magistrato sincero affetto e calorosa gratitudine, ma anche una combinazione di inquietudine, frustrazione e preoccupazione, per la crescente deriva morale che ha sospinto la nostra società sul ciglio del baratro di una illegalità diffusa e patrocinata dalle poco trasparenti condotte di politici e potenti.
(*) Antonio Ingroia è un magistrato italiano. Si forma professionalmente a Palermo, sua città natale, a partire dal 1987, nel pool di Falcone e Borsellino. Quest’ultimo l'aveva espressamente voluto al proprio fianco. Sostituto procuratore a Palermo dal 1992 con Gian Carlo Caselli, diviene un importante pubblico ministero antimafia. Una delle indagini che fanno capo a lui riguarda l'attuale senatore del PdL Marcello Dell'Utri. Durante l'indagine preliminare fu indagato anche Silvio Berlusconi, ma poi la sua posizione fu archiviata. Nel 2009 è stato nominato procuratore aggiunto della procura distrettuale antimafia di Palermo.
1° parte
2° parte
Alkemia, 31 maggio 2011
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