Documento
segreto ThyssenKrupp di Torino: operai considerati come eroi, città
e governo comunisti.
Fatti
orribili vengono messi in evidenza da un documento trovato a casa dei
massimi dirigenti della Thyssen Krupp
Tratto
da: altrenotizie.org
C’è
da rabbrividire nel leggere alcuni stralci di un documento,
assolutamente riservato agli addetti ai lavori, sequestrato dalla
magistratura nel corso di alcune perquisizioni nelle abitazioni di
tre fra i massimi dirigenti della Thyssen Krupp di Torino,
l'amministratore delegato Harald Espenhahn, Gerald Priegnitz e Marco
Pucci, già iscritti nel registro degli indagati per omicidio e
disastro colposo. Si tratta di un’analisi interna aziendale della
situazione politica italiana, un dossier scritto in tedesco, in modo
da non essere immediatamente fruibile da indiscreti occhi italiani,
che meglio di ogni altra testimonianza, metterebbe in evidenza
l’atteggiamento sprezzante e privo di scrupoli del board della casa
madre delle acciaierie di Essen rispetto alla gestione della
situazione dopo l’incidente di Torino.
Nella nota, secondo
quanto emerso da indiscrezioni trapelate dalla Procura, si analizza
la storia e la realtà della città di Torino, dove
esiste - registrano i funzionari Thyssen Krupp - “una lunga
tradizione sindacale di stampo comunista” e dove, già negli
anni precedenti alla tragedia, le “condizioni ambientali”
apparivano sfavorevoli al mantenimento dell'attività
produttiva. Non mancano i cenni remoti alla storia italiana e
torinese degli “anni di piombo”, nei quali chi firma l'analisi
ricorda come alcune delle pagine più sanguinose del terrorismo
brigatista siano state scritte proprio a Torino.
Poi si passa
a esaminare la situazione dei 20 giorni di dicembre che hanno fatto
seguito alla tragedia, durante i quali il sacrificio degli operai, le
loro condizioni di lavoro, le dichiarazioni di dura condanna da parte
delle istituzioni e delle forze politiche e sindacali italiane hanno
occupato le prime pagine dei giornali e dei telegiornali. Ai vertici
aziendali che dalla Thyssen tedesca hanno evidentemente richiesto
elementi per poter meglio valutare la situazione e per poter quindi
decidere la propria strategia sia di comunicazione sia legale, lo
sconosciuto relatore dell'analisi trasmette i propri
commenti.
Commenti che già nel tono fanno ben emergere
la visione del lavoro di stampo ottocentesco che permea queste figure
manageriali di un’azienda che, per storia antica ma mai sepolta
(producevano i cannoni del Terzo Reich e anche i Panzer), è
sempre stata poco avvezza a relazioni umane paritarie con i propri
sottoposti. E, infatti, nel dossier trapela il profondo fastidio dei
vertici aziendali circa il modo in cui i media italiani enfatizzano
la sopravvivenza degli operai scampati al rogo della linea 5. I
sopravvissuti e i compagni di lavoro delle vittime “passano di
televisione in televisione “ e vengono rappresentati “come degli
eroi”.
Un fatto, quest'ultimo, particolarmente sgradevole,
che impedisce ogni possibile misura di censura o di richiamo a questi
testimoni, che sono ancora e a tutti gli effetti dipendenti della
società, ma che in questo momento sarebbe inopportuno colpire
sul piano disciplinare, anche se non si esclude di poter prendere in
considerazione questa ipotesi per il futuro, dopo un'attenta analisi
degli aspetti formali e delle rassegne stampa cartacee e televisive.
Infine, viene tracciato un affresco a tinte fosche della situazione
politica italiana in generale, facendo notare come lo stesso governo
guidato da Romano Prodi, che attraverserebbe comunque un periodo di
“crisi”, possa trarre vantaggio dall'estrema attenzione dei media
sul rogo di Torino, che può esercitare, se non altro, un ruolo
di calamita capace di distrarre l'attenzione dei lettori e dei
telespettatori da altri e più urgenti problemi di politica
interna.
Fin qui le poche righe di indiscrezioni che, anche da
sole, hanno innescato una valanga di proteste e commenti. Come quello
del leader Fiom, Giorgio Cremaschi: “Sono degli autentici
mascalzoni – ha commentato – e tra le righe si intende che si
preparano ad intimidire i lavoratori che dovranno testimoniare in
tribunale”. “Un inquietante volta faccia dei vertici Thyssen –
è stato invece il commento a caldo del sindaco di Torino,
Chiamparino – perché quando l'Ad della Thyssen Italia,
Harald Espenhahn, e altri suoi colleghi sono venuti da me, hanno
usato ben altre parole nei confronti della citta' e degli operai,
bisogna capire ora se i pensieri contenuti in questa nota
rappresentato il parere dell' azienda o di qualcuno in specifico.
I
riferimenti su Torino e sulla storia democratica e sociale, disegnata
come una caricatura - ha concluso, con disappunto, Chiamparino - sono
comunque ignoranti e strumentali, e quelli sui lavoratori della
Thyssen di Torino gravissimi'”. Piu' duro Giorgio Airaudo,
segretario cittadino Fiom: “Sappiano i vertici Thyssen che questi
lavoratori non saranno mai lasciati soli e che verranno difesi. E'
gravissimo che l'azienda possa dire certe cose e pensare a vendette
nei confronti dei suoi operai dopo averli esposti a rischi così
pesanti''.
Inutile dire lo sconcerto e il rinnovato dolore che
il ritrovamento di questo documento ha destato negli operai della
Thyssen: “Dopo il danno, la beffa - ha commentato, con amarezza,
Antonio Boccuzzi, un sopravvissuto - nessuno di noi va di in tv in
tv, come loro asseriscono, per cercare di diventare un divo; vogliamo
solo raccontare cosa non funzionò quella notte e cosa non
funzionava in quel periodo. Credo che sia ancora una volta una totale
mancanza di sensibilità e di umanità da parte
dell'azienda. Non riesco a capire che tipo di provvedimenti possano
prendere perchè nessuno ha raccontato cose non vere”.