in
un giorno si compie il disegno di più destini
Un
giorno perfetto – voto : 7
Ozpetek apre la stagione
La
nuova stagione filmica si apre con l’ultimo lavoro di uno dei
registi più apprezzati del cinema italiano. Pur nativo di
Istanbul, Ferzan Ozpetek è da considerarsi oramai romano
d’adozione e proprio nella Roma dei giorni nostri ha ambientato “
Un giorno perfetto “. Per la prima volta in carriera, Ozpetek non
modella una sua creatura, mettendosi alla prova nella trasposizione
cinematografica dell’omonimo romanzo di Melania Mazzucco.

Un
racconto vibrante, dal ritmo serrato. Attraverso le 24 ore di un
giorno capitolino, la Mazzucco compie un viaggio tra un intreccio di
storie che si sfiorano e si scontrano, realizzando uno spaccato
impietoso e durissimo del nostro tempo. Il regista ha confessato di
esserne rimasto colpito in profondità dopo la lettura, e il
desiderio di realizzarne un film ha superato lo scetticismo iniziale
di diversi collaboratori: tutti intimoriti al cospetto di uno scritto
così ben articolato, forte e dirompente.
La
pellicola ripercorre la struttura narrativa del romanzo, prendendo il
via quasi alla fine del giorno teatro del racconto, per compiere un
balzo a ritroso di 24 ore e da lì ripartire.
La trama
L’esistenza
di Antonio ( Valerio Mastandrea ), sta scivolando alla deriva da
quando la moglie Emma ( Isabella Ferrari ), e i figli Valentina (
Nicole Murgia ) e Kevin ( Gabriele Paolino ), lo hanno lasciato per
trasferirsi a casa della madre di lei Adriana ( Stefania Sandrelli).
La donna da circa un anno ha ottenuto la separazione, esasperata
dalla gelosia e dai ripetuti atti di violenza del marito. L’uomo ha
smarrito l’equilibrio, e incapace di accettare la scelta della
compagna, continua a molestarla sul lavoro e nella vita quotidiana
per convincerla a tornare insieme. Ossessionato dalla decisione della
moglie, Antonio termina tutte le sue giornate a trascorrere la notte
sotto la casa dove la donna vive con i bambini . Emma intanto
combatte la sua battaglia tra diete improbabili, un lavoro precario,
i soldi che non bastano mai, e le continue richieste dei bambini che
vivono la separazione non senza traumi.
Antonio
è anche autista e capo scorta dell’onorevole Elio Fioravanti
( Valerio Binasco ), parlamentare di maggioranza in forte apprensione
alla vigilia delle elezioni. L’uomo di potere è braccato
dalle autorità giudiziarie per datati trascorsi poco
trasparenti, ed una eventuale non rielezione, segnerebbe la fine
della sua carriera politica. La giovane e splendida Maya ( Nicole
Grimaudo ) moglie dell’onorevole, comprenderà in ritardo
quanto la vita al fianco di un uomo di potere comporti solitudine,
freddezza, obblighi di forma. Ad avvolgere ogni cosa poi, la
percezione di vivere il suo ruolo di donna più come trofeo da
esibire, che vera compagna. Distante anni luce dal padre, Aris
Fioravanti ( Federico Costantini ) tenta di aprirsi una strada
propria, non contaminata dal denaro e dall’influenza di un genitore
al quale non ha mai perdonato quel egoistico cinismo che distrusse la
vita della madre.

Alla
dottoressa Silvana ( Angela Finocchiaro ), e all’insegnante Mara (
Monica Guerritore ), Ozpetek consegna il ruolo di angeli custodi o
salvatori di anime e corpi. Figure che nel buio del dolore e con la
sola semplice umanità che le accompagna, illuminano di vita e
speranza di chi il destino avvicinerà loro.
Nel
groviglio di sentimenti che si accavallano, scontrano e sfiorano,
questo giorno pare condurci ad un epilogo di pace apparente, dove
ogni cosa sembra collocarsi al posto giusto, per consentire ad ogni
umanità coinvolta e toccata, di godersi qualche attimo di
serenità.
Un
drammatico finale però, ci risveglierà dall’illusione
con la forza di un pugno nello stomaco.
Dal romanzo alla pellicola
Il
regista sceglie di condire diverse porzioni del lavoro con una ironia
non presente nel testo della Mazzucco ( concentrata nei personaggi di
Adriana e Kevin ), e in generale opta per addolcire gli effetti sullo
spettatore di alcune asprezze del romanzo, sia nelle sfumature
caratteriali di molti protagonisti, come nella frenesia dell’incedere
della storia, e così pure nelle sequenze del finale. Aspetto
questo, che ha suscitato parecchie note stonate da parte della
critica, anche se alcune di queste sono risultate pretestuose e
superficiali ( come chi ha speso fiumi di parole sulla calza della
Ferrari rimasta integra nella sequenza della tentata violenza
sessuale ). All’artista viene addebitato un generale appiattimento
degli impulsi emotivi, una superficialità nell’analisi dei
personaggi, e un eccessivo allineamento al testo del romanzo.
Critiche solo in parte condivisibili, perchè la qualità
del lavoro ci sembra comunque buona. La struttura del racconto era
molto complessa e il regista la ripropone in forma chiara anche se
richiede un piccolo sforzo per lo spettatore non lettore. Ozpetek
accentra la sua pellicola sulla storia di Antonio ed Emma, relegando
in secondo ordine gli altri personaggi, ma la chiave di lettura non
viene stravolta. Alcuni di questi subiscono la censura di molte
sfumature estreme come acidità caratteriali e bruttezze
estetiche ( Antonio, Emma, Adriana, Aris, Kevin); altri cambiano
completamente ( Mara ), ma anche questo non snatura l’essenza del
racconto. Possiamo spiegare questo processo di normalizzazione, con
il desiderio di riportare i drammi della vicenda all’interno di un
contesto di assoluta quotidianità dell’epoca. Privare la
trama di quelle tonalità cioè, che potrebbero indurre
lo spettatore a ritenere “ la cosa come questione altrui e non
propria“, sottraendolo dalle riflessioni a cui l’intero progetto
ambiva. Non si scorgono quegli acuti emotivi di passati lavori, ma
l’uso della macchina da presa con intensi primi piani e sequenze
suggestive e forti ( quella del tentato stupro ad Emma ne è un
esempio), o la percepibile atmosfera di grande sintonia tra tutto il
cast, ci regalano un film comunque intenso, in linea con il talento
di cui Ferzan è dotato.
Un cast in forma e
affiatato
Dove
tutti si sono trovati concordi è nel definire eccellente la
qualità degli interpreti. Valerio Mastandrea ha coronato una
carriera in ascesa, con una interpretazione notevole. Antonio è
un personaggio molto lontano dai suoi trascorsi di attore, e Valerio
ha confessato di aver dovuto condannare moralmente nell’intimo il
suo Antonio, per distaccarsene a tal punto dall’interpretarlo al
meglio. Un lavoro interiore che conferma un percorso di maturazione
artistica lento ma costante, e ora Mastandrea ha ottenuto il marchio
doc di attore completo, in grado di assumersi l’onere di ruoli
brillanti, amari o fortemente drammatici. Un elogio alla
professionalità di Isabella Ferrari che sta vivendo una
stagione luminosa. Ha voluto il ruolo di Emma con forte
determinazione, proponendosi lei stessa al regista. Una volta
ottenuta la parte è ingrassata di 10 chili per dare al suo
personaggio quelle forme e connotazioni che richiedeva,
interpretandolo in modo convincente e forte. Una donna eccessiva,
incolta, grezza, molto lontana da quel che la Ferrari rappresenta
come ideale femminile, e la sua ottima prova non fa che accrescerne
il prestigio di attrice.

Le
prove del trio Sandrelli, Guerritore e Finocchiaro, sono perle
importanti sia nell’economia del racconto che come valore artistico
aggiunto, incastonate in un quadro dove Ozpetek ha scelto di
coniugare le prove di artisti di svariate generazioni con un ottimo
risultato ( Grimaudo e Costantini in evidenza).
Ozpetek e il suo pubblico
“ Il
turco di Roma “, ha compiuto una scelta artistica importante. Egli
ha negli ultimi anni emozionato le platee non solo italiane con
pellicole come “ Le fate ignoranti “ ( 2001 ), “ La finestra di
fronte “ ( 2003), “ Saturno contro “ ( 2007 ). Ozpetek ha
conquistato uno spazio privilegiato nel cuore di molti spettatori,
per l’estrema sensibilità con la quale ha plasmato storie
dalla penetrante intimità, dove i sentimenti trattati,
raccontati, vissuti dai suoi personaggi, hanno raggiunto l’anima
del suo pubblico. Temi come l’infedeltà, l’omosessualità,
il nostro rapporto con il destino e le emozioni, lo scontro con la
morte, vengono trattati senza pudore ma privi dell’intenzione di
creare scandalo, finendo così per raggiungere talmente a fondo
lo spettatore da toccarlo e scuoterlo in quegli anfratti dove si
nascondono pregiudizi e preconcetti.
Una rincorsa sorda e cieca
In
questo “ giorno perfetto “, la fotografia scattata sul presente,
è di uno spietato realismo, quasi un condensato di tanti
episodi di cronaca. Uomini e donne impegnati a rincorrere con affanno
la ricerca di una felicità individuale, e a farne le spese
sono gli affetti stessi inclusi nel progetto di felicità,
ostaggi nelle mani del rancore e della ambizione. Una corsa cieca
dinanzi a ciò che ci circonda, sorda ai bisogni dell’intimo,
consumata a perdifiato, senza concedersi pause. Smarriti tra un
ginepraio di sentimenti, si fondono amore, rabbia, orgoglio,
vendetta, speranza, disillusione, sete di potere. Pressati dalle
necessità materiali e all’inseguimento di bisogni effimeri,
ci si sveglia un giorno per accorgersi che la nostra vita non è
quella che si sognava, spesso al fianco di chi non si ama più.
Tante figure circondate dalla solitudine, che invece di leggersi nel
cuore e di cogliere quel attimo sfuggito dove il sogno si è
infranto, passo obbligato per comprendere come nella vita il per
sempre non esiste e tutto cambia e si trasforma, incolpano un “
destino strano” e beffardo. Un destino a volte figlio delle nostre
scelte, in altre sospinto da vita propria, ma in entrambi i casi con
le sue regole, e il non accettarle conduce sempre ad altro dolore.
A
volte vi sono giorni in cui ogni cosa sembra andare al suo posto,
sere dove la notte pare condurci a promesse di pace… ma esiste
sempre un risveglio… quale unico giudice ultimo di molti destini.