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Guernica a Modena
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Approfondimenti
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Diversamente Modenesi
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DIVERSAMENTE MODENESI
Indagine realizzata da
G.R.U.P.P.I.
Giovani e Ragazzi Uniti
per Promuovere l'Integrazione degli immigrati progetto promossa da:
YOUTH programme Action 3 della sezione Educazione e
Cultura della Comunità Europea
In collaborazione con
l’istituto Deledda di Modena e ALKEMIA
Inchiesta " Diversamente Modenesi "
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Incontro pubblico
QUALE MOBILITA' TRA SASSUOLO E CAMPOGALLIANO?
Ecco perché serve, non una nuova autostrada, ma una nuova strategia sostenibile dei trasporti delle persone e delle merci.
GUARDA IL VIDEO DEL TRACCIATO
Discussione e confronto, ma soprattutto proposte alternative a questo progetto. Questo è quello che è avvenuto venerdì sera all'incontro pubblico sul “no alla bretella Campogalliano Sassuolo”. Un momento di approfondimento aperto ai temi della mobilità e dei trasporti delle merci di questa provincia e regione. Gli esperti, cittadini, rappresentanti delle associazioni e delle forze politiche, parlamentari e consiglieri regionali che hanno aderito alla petizione hanno evidenziato l'inutilità di questo progetto e l'abuso dei finanziamenti pubblici che saranno sottratti alla comunità. L'ennesimo contorto rapporto esistente tra politica e affari. L'ennesimo progetto regionale sulla mobilità, che predilige il trasporto su gomma e che, ancora una volta, contribuirà ad inquinare e deturpare l'ambiente circostante con ulteriori conseguenze anche sui cambiamenti climatici. Un progetto che, affermano gli organizzatori, deve vedere una partecipazione attiva “dal basso” dei suoi cittadini che attraverso l'uso delle petizioni popolari o dei disegni di legge d’iniziativa popolare, possa fermare tale scempio.
Sono intervenuti:
Paolo Silingardi Comitato promotore
Quale mobilità tra Sassuolo e Campogalliano?
Eriuccio Nora Comitato promotore
Illustrazione Petizione popolare “No bretella”
Le Associazioni e Forze Politiche che hanno aderito alla petizione:
Comitato cittadinidi Marzaglia –Gianbattista Messori
FIAB Mo – Giorgio Castelli
Foreste per sempre -Marco Sassi
Futuro per Campo -Luca Moscatti
LAC -Emilio Salemme
LiberaMente cittadino Formigine-Patrizia Pagliani
Legambiente-Alessandra Filippi
Partito Comunista d'Italia – Mario Ori
Partito Rifondazione Comunista – Stefano Lugli
L’Altra Emilia Romagna – Raffaella Cattinari
on Michele Dell’Orco parlamentare Movimento 5 stelle
on Giovanni Paglia parlamentare SEL
Cinzia Franchini - Presidente CNA autotrasporti Fita
Roberto Vezzelli
INTERVENTI DEL PUBBLICO
Mauro Sentimenti - Comitato promotore
"I prossimi passi"
Per aderire on line
https://www.change.org/p/governo-italiano-no-bretella-sassuolo-campogalliano
Venerdì 27 marzo 2015 - Sala Ulivi Via Ciro Menotti - Modena
Il post alluvione della bassa modenese: analisi di un disastro
Tra polemiche, rabbia e sfiducia, il futuro è uno sguardo al passato
di Ermanno Bugamelli
Una cicatrice nella coscienza del territorio
Domenica 19 gennaio 2014 è una data che lascerà una cicatrice profonda nella coscienza del nostro territorio. Quel tratto rettilineo e in apparenza solido di argine del fiume Secchia che alle 6.25 del mattino si sbriciola alla pressione della massa d’acqua, segna il confine tra il temuto e la realtà, sfonda la barriera dell’inquietudine per sfociare nella paura tangibile. Alle voci disperate ed incredule dei primi abitanti di S.Matteo di Modena che chiamando i soccorsi raccontano di un fiume d’acqua e fango che sta invadendo la statale Canaletto, le case e la campagna, si unirà il grido di dolore di migliaia di persone che nel giro di alcune ore vedranno la propria terra sommersa da una delle più disastrose alluvioni che la storia di Modena ricordi. La sequenza degli eventi segue la pendenza naturale di un territorio che viene mano a mano ricoperto dall’acqua che fuoriesce dalla falla di oltre 80 metri del Secchia. Acqua che frenata ad est dall’argine del Panaro costringe il dramma ad avanzare a nord verso quella Bassa Modenese già martoriata dal sisma del Maggio 2012. Comuni come Bastiglia e Bomporto vengono massicciamente allagati con danni per svariati milioni di euro. In successione verranno sommerse ampie zone dei comuni di San Prospero, Camposanto, San Felice, Finale Emilia, e a Modena la frazione di Albareto oltre alla località San Matteo. Il bilancio è terribile. Una vittima, il generoso volontario di Bastiglia Oberdan Salvioli. Migliaia gli sfollati. Oltre 75 chilometri quadrati di provincia colpiti da alluvione, 2500 gli ettari agricoli sommersi, 1800 aziende coinvolte, 5000 lavoratori interessati. Numeri di un autentico disastro con danni per decine e decine di milioni di euro, la cui conta non potrà definirsi conclusa senza quantificare il mancato profitto dei terreni agricoli che ricoperti dalla melma fluviale risultano al momento improduttivi. Una tragedia privata dell’adeguata attenzione dai media nazionali.
Il fuoco incrociato della polemica
Non si era ancora superata la primissima emergenza, che la polemica esplode incandescente. Sotto accusa l’AIPO (Agenzia Interregionale sul fiume PO), il cui operato o meglio, il non operato in termini di manutenzione e vigilanza sulle condizioni di fiumi e argini, viene posto al centro delle cause della rottura dell’argine del Secchia. Sul fuoco della rabbia che esplode tra cittadini che allo shock, devono sommare il danno per la perdita di case, aziende, lavoro, automobili, raccolti, e la frustrazione per gli innumerevoli appelli inascoltati da anni sulla visibile incuria a cui è soggetto il territorio, alcuni funzionari dell’AIPO rilasciano dichiarazioni che attribuiscono la responsabilità del cedimento alle tane scavate da nutrie, volpi e tassi. Frasi meritevoli di ilarità generale se il contesto non risultasse così drammatico da innescare una reazione collettiva. Il fuoco incrociato impazza: la Forestale apre un’inchiesta sulla gestione AIPO; la Protezione Civile viene accusata di tempi di reazione lenti nella lettura della gravità della situazione, di non aver allertato la popolazione in tempo utile perché mettesse in salvo se stessa, beni e cose. Il quotidiano Il Resto del Carlino in data 8 febbraio 2014 attacca l’AIPO su presunti sprechi e disfunzioni. Sotto accusa le 14 sedi, i soli 80 sorveglianti idraulici su 360 dipendenti (di cui 120 amministrativi), le spese in consulenze (1 milione nel 2011, 1,6 nel 2012) e l’investimento dichiarato di 225 milioni di euro negli ultimi dieci anni nella gestione dei fiumi in regione, non riscontrabili nel reale stato di argini e letti. Nel dettaglio emerge che in provincia di Modena per gestire 285 chilometri di argine ci sono 6 sorveglianti, 3 tecnici e 3 amministrativi. Da più parti vengono richieste le dimissioni di Luigi Fortunato direttore AIPO, il quale oltre a respingerle, nel corso di una audizione in Consiglio Regionale in merito all’indagine sulle responsabilità negli eventi difende l’operato proprio e dell’ente :”…Nonostante il lavoro in queste condizioni sia faticoso, sono pieno di colleghi che amano quello che fanno…”. Riguardo le dinamiche di spesa aggiunge: “…AIPO non ha autonomia di bilancio e non può disporre autonomamente di fondi per interventi strutturali se non in occasioni particolari”, in pratica l’agenzia è soltanto “soggetto gestore ed attuatore ed opera in relazione a quello che è la programmazione”. Una difesa d’ufficio che rimanda alle amministrazioni la patata bollente dei fondi, ma arricchita grazie al cielo anche dalla formale discolpa della fauna fluviale, verso la quale non esisterebbero prove dirette. Un’altra chiave di lettura quanto meno inquietante viene fornita da Alessandro Annovi della LDE (Lega per la Difesa Ecologica). Secondo Annovi AIPO “…è responsabile certamente moralmente e forse giuridicamente. Ma esistono altri responsabili: protezione civile e politica.” L’analisi verte sul coinvolgimento della Protezione Civile nel monitoraggio e nelle previsioni, ma soprattutto punta il dito sulle scelte di una politica che da oltre un trentennio ha smesso di porre al centro delle scelte urbanistiche la difesa di un territorio storicamente soggetto a fragilità idraulica. Annovi però va molto oltre: “Ingegneri e geometri costituiscono una casta autorefenziale e impermeabile…con una intima adesione alla poesia del cemento…” e continua, “…ogni singolo manufatto viene denominato opera d’arte e la manutenzione, intesa come mantenimento della funzionalità è difficile e non dà lustro al progettista e quindi non viene fatta.”
Imbarazzanti paradossi
Se spesso l’alibi invocato è la mancanza di fondi a disposizione e l’assenza delle relative infrastrutture, proprio gli interventi più imponenti effettuati in provincia da decenni, costituiscono un imbarazzante paradosso. Parliamo delle casse d’espansione sul Panaro tra i comuni di Modena, Castelfranco e San Cesario sul Panaro, e di quelle sul Secchia a Campogalliano. Due maxi interventi risalenti agli anni 70-80 che dovevano regolare il flusso d’acqua dei due fiumi e proteggere capoluogo, comuni e provincia dalle disastrose alluvioni della storia. Entrambe sono al centro di polemiche perché inaugurate ma in realtà mai collaudate. Nessuno si è mai preoccupato di allagare le casse e verificare che gli argini delle stesse contenessero l’acqua prevista. I 26 milioni di metri cubi della cassa del Panaro ed i 16 milioni di quella del Secchia, le capienze a progetto dei due dispositivi, sono numeri sulla sabbia. In pratica i capisaldi della sicurezza nella gestione idrica del territorio, (solo quella del Panaro è costata negli anni oltre 30 milioni di euro), potrebbero rivelarsi un catastrofe nell’ipotesi di un utilizzo al massimo della capacità teorica. Una situazione inverosimile e imbarazzante, in quanto a termini di legge senza un collaudo, la cassa di espansione non può essere allagata. Ma sino ad ora politici e funzionari di turno, si sono preoccupati di porle al centro di pompose inaugurazioni a colpi di conferenze e caldarroste, come avvenne nel 1998 per la cassa del Panaro con il ex duo sindaco-assessore provinciale Giuliano Barbolini e Giancarlo Muzzarelli, che la sancirono “finita e funzionante” ma rinviarono la verifica più importante. Forse perché allora come ora nessuno è in grado di garantire che gli argini sono sicuri? Nella recente emergenza di fine gennaio 2014, la chiusura delle nuove paratie (montate solo nel 2012) della diga sul Panaro ha indotto l’allagamento parziale delle casse, ma in un contesto non equivalente ad un collaudo vero e proprio. In attesa di capire come uscirne comitati e cittadinanza hanno negli anni esercitato pressioni su enti e comuni. Tentativi forse riusciti e nelle ultime settimane entrambe le casse sono state oggetto lavori di manutenzione e pulizia. Ma anche qui si cela del marcio, perché l’esigenza degli interventi è nella rimozione delle cataste di legname mosse dalle piene che si ammassano sui dispositivi di regolazione delle acque. Nel caso del Panaro la responsabilità è nel degrado della briglia selettiva che all’altezza di Spilamberto doveva frenare i tronchi impedendo che da monte giungessero alla diga più a valle. I denti di un pettine in cemento armato e acciaio si sono spezzati negli anni con costi di manutenzione rivelatisi inutili prima, e mai più investiti poi. Anche a Campogalliano nella cassa sul Secchia il legname si addossa alla diga ad ogni piena, ma a preoccupare maggiormente sono le infiltrazioni dagli argini verificatesi ripetutamente nel corso delle ultime piene di gennaio. Svariate le segnalazioni dei cittadini allarmati anche per il visibile stato di abbandono in cui appare destinata l’area.
Il futuro è uno sguardo al passato
All'infuori dalle responsabilità che saranno accertate, il futuro non può prescindere da una politica programmatica di gestione del territorio che inverta la rotta degli ultimi decenni. Servono scelte di buon senso frutto di competenza, perché la sensazione è che a volte non vi siano persone capaci nei ruoli chiave. Quando la politica non riesce a collocare le giuste competenze dove servono allora è un bel guaio. Perché interessi di parte, connivenze, clientelarismo, non si celano se le conseguenze delle scelte si misurano in perdite di vite umane e danni materiali che minano il futuro delle esistenze. Quel che sta accadendo è proprio questo: la gente ha perso fiducia nelle istituzioni. Dopo anni di inutili segnalazioni e appelli per un territorio che cede all’incuria, se crolla un argine rettilineo del Secchia il pensiero corre a qualcuno che non ha vigilato, riparato, manutenuto dove serviva. E allora nel pensiero comune, ogni tratto di argine ad ogni piena può divenire pericoloso. Se dopo quel crollo le esistenze di migliaia di persone vengono stravolte con scarse possibilità di ricevere risarcimenti, quella paura diventa frustrazione e rabbia, sentimenti che alimentano ulteriore distacco dalla politica e sfiducia. Per un cambio di direzione serve riprendere le fila del nostro passato. Non sarà casuale che le strade più importanti della bassa modenese portino i nomi di Canaletto e Panaria, oppure che paesi e località si chiamino Bomporto, Navicello, Naviglio. Le piene e le alluvioni da sempre sono fenomeni naturali da contrastare con forza ma insiti nella cultura delle popolazioni. In una terra tra due fiumi, con numerosi canali e torrenti, il rischio alluvione va inserito di nuovo alla base dei criteri urbanistici. I corsi d’acqua devono ricevere attenzione e fondi adeguati per la gestione e manutenzione, vanno rispettati e temuti affinché non generino più paura, anche in presenza di quei fenomeni estremi che il futuro climatico sembra riservarci. Un cambio di marcia che può significare nuovi posti di lavoro da assegnare ad imprese locali nella cura del proprio territorio, un ulteriore via per riallacciare il fondamentale legame che deve unire la gente alla terra in cui vive.
Non sembrano scelte complicate da compiere, e nemmeno troppo innovative…
“Se si vuole veramente la ripresa economica, se si vogliono determinare nuove possibilità di occupazione, se si vuole avere garanzia per l’aumento della produttività e quindi del reddito nazionale e il benessere delle popolazioni, le scelte da farsi in primo luogo sono quelle della difesa da così vaste ondate di piena dei fiumi e non la televisione a colori o le autostrade”
Domenico Pietri, Sindaco di Campogalliano, in occasione delle alluvioni del 1972 e 1973
Alkemia, 2 marzo 2014
GUERNICA 7.0
NUOVO SGOMBERO A MODENA
di Boris
“Ancora una volta a Modena si sgomberano spazi sociali, percorsi di socialità dal basso cultura e politica”. Inizia così il comunicato del centro sociale autogestito Guernica di Modena.
“A pochi giorni dalle elezione subiamo il settimo sgombero nel giro di tre anni. Uno sgombero diverso dagli altri, puramente politico, messo in atto da una classe dirigente ora mai incapace di dare delle risposte concrete alla città e che vede nel Guernica il male assoluto proprio perché esso pone problematiche concrete e lo fa in maniera chiara, coinvolgendo i soggetti direttamente interessati dalle problematiche stesse: famiglie sotto sfratto, studenti, giovani precari e tutte quelle persone che subiscono maggiormente l'attuale crisi pur non avendone creato i presupposti”.
Non si arrendono i "Guernicafondai" e ancora oggi, nonostante l'ennesimo sgombero, rilanciano la loro indignazione e rivendicazione.
“... certo è che non staremo fermi a guardare, come abbiamo detto sin dal primo giorno dell'occupazione, in caso di sgombero, in poco tempo il Guernica ritornerà in città e così sarà”.
Presente allo sgombero anche il sindaco Pighi che pare abbia forse finalmente compreso che il Guernica è un problema di bisogni cittadini e di socialità e non un problema meramente di ordine pubblico.
Comprendo la necessità politica di ristabilire l'ordine e il rispetto delle regole ma non riuscire a trovare un luogo al Guernica in una città dove gli spazi abbondano, mi sembra impossibile.
Sembra assurdo che questa città e in particolare questa amministrazione non riesca a comprendere, come già avviene in altre città d'Italia, che questa “forma di socialità underground” potrebbe rappresentare una nuova forma di rilancio diretto ed attivo alla vita culturale “fuori dagli schemi” di questa città. A testimonianza sono le attività da sempre svolte presso quelle fracide, dipinte e spontaneamente decorate mura occupate. Non solo cultura e musica ma momenti di riflessione libera da schemi predeterminati.
La creatività di questi giovani non può essere soffocata dalla rigidità delle regole. Soprattutto quando queste vengono utilizzate esclusivamente e solo nei confronti di chi consapevolmente è fortemente critico verso una società, nazionale ed internazionale, che crede nelle future generazioni solo come meri consumatori e non fruitori diretti di Democrazia.
Non comprendere che zone urbane periferiche abbandonate, degradate e pericolose possano trasformarsi in luoghi dove la socialità è chiaramente espressa, mi sembra un limite profondo soprattutto da chi ancora oggi ritiene ed afferma, forse strumentalmente, che “un modo nuovo di pensare al futuro faccia bene al futuro stesso della città e della nazione”.
Spero che la presenza del Sindaco forse potrà indicare qualcosa che si muove o forse è solo figlio di una sua “personale presenza” alla necessaria giustificazione nei confronti di un intervento obbligato per le imminente elezioni politiche nazionali.
Inutile farsi illusioni in merito e il Guernica: continuerà il suo percorso politico anche attraverso le sue occupazioni.
“Un percorso da sempre incentrato attorno alle lotte per i diritti e per una migliore qualità della vita...perché Modena ha bisogno e pretende spazi sociali”.
15/02/2013
RISPETTARE IL VOTO REFERENDARIO:
MULTIUTILITY: SINDACO GIORGIO PIGHI VS MARCO BERSANI
IL RUOLO DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI
di Novara Flavio
La recente fusione Hera-Acegas Aps ha evidenziato in più di un territorio la contraddizione insita nel modello pubblico-privato delle multiutility, ovvero il distacco tra gli obiettivi espressi dal management del gruppo, orientati prima di tutto alla moltiplicazione dei dividendi e del profitto, e quelli dei Sindaci e delle Amministrazioni socie, che non riescono più a incidere come dovrebbero nel loro governo. ( vedi art. "Approvata la fusione tra HERA e ACEGAS")
Il Comitato Modenese per l'Acqua Pubblica ha espresso una forte opposizione alla fusione, così come alla modifica statutaria di Hera che consentirà a Cassa Depositi e Prestiti (di proprietà al 70% del Ministero del Tesoro) di entrare nella compagine sociale del gruppo sostituendosi di fatto agli Enti Locali.
Durante le Commissioni dedicate dal Consiglio Comunale di Modena alla fusione prima della tanto combattuta delibera, abbiamo ascoltato il Sindaco Giorgio Pighi fare dichiarazioni importanti sul Referendum, sul regime tariffario cui l'Acqua sarà sottoposta, e sul ruolo di Cassa Depositi e Prestiti. Dichiarazioni sulle quali intendiamo aprire un confronto tra le posizioni del Movimento per l'Acqua, che sul nostro territorio ha portato 320.000 modenesi ad esprimersi per la ripubblicizzazione del servizio idrico e l'abrogazione del 7% dalla bolletta, e l'Amministrazione, che
invece ha ritenuto di poter approvare - nonostante quel Referendum - la fusione Hera Acegas-Aps e tutto ciò che ne conseguirà.
Per queste ragioni, martedì 4 dicembre, alle ore 20,30, presso la Sala Polivalente Windsor Park, il Sindaco Giorgio Pighi si è confrontato con Marco Bersani e con gli attivisti e cittadini di Modena, per comprendere il possibile sviluppo dei servizi locali nel nostro territorio. Una discussione aperta al contributo del pubblico non senza momenti di confronto acceso.
Quello che è emerso da un confronto tra i due differenti sostenitori, è proprio una sostanziale differenza di intenti e progetti. Se da una parte Marco Bersani sosteneva la necessità di riportare alla ripubblicizzazione dell’acqua e di tutti i servizi principali creati dalle municipalizzate nate nel dopoguerra che consentivano anche di ottenere fondi da destinare, sotto forma di servizi, alla collettività, Pighi riteneva essenziale mantenere solamente il possesso delle reti di distribuzione. Anche perché, sempre secondo il sindaco, “non è possibile non tener conto delle inefficienze dimostrate nel tempo della gestione dei servizi, nel pubblico”. Paradossalmente però ha anche sostenuto che ha firmato e votato il referendum definendo “giusta” la battaglie sostenuta anche oggi dal comitato contro la privatizzazione dell’acqua. Una sorta di posizione “non posizione” costretta da forze economiche esterne al volere stesso politico del suo operare.
Scontro anche e divergenza sulla questione Cassa deposito e Prestiti, partner fondamentale nella fusione e creazione della multiutility, dove Bersani ricordava che non si tratta più “dello Stato” MA di una cordata bancaria che deve fornire utili ai sui azionisti.
Un dibatti importante d’ascoltare per meglio comprendere quello che sta avvenendo nei nostri territori e come, in assenza di una legislazione attiva e concreta nella difesa di un diritto sancito con il referendum, si stia procedendo ugualmente, in barba alla democrazia, alla privatizzazione di servizi pubblici.
Modena, 6 dicembre 2012
TERREMOTO A MODENA: NOVI UN PAESE FERITO
di Gabriella Baroni
Siamo a Novi di Modena e queste immagini sono state riprese il 31/05/2012, quando ancora la Torre dell’Orologio, che si ergeva nella piazza primo maggio, era danneggiata ma ancora in piedi. Sarà il sisma di magnitudo 5.1 del 3 giugno alle 21,20, a far crollare la torre risalente alla prima metà del 1700, lasciando a terra solo vecchi calcinacci e un vuoto nel cuore del paese.
A distanza di almeno 6 mesi ancora nei giorni scorsi, precisamente il 14 novembre 2012 alle ore 16,03 la terra ha tremato ancora tra Finale Emilia e San Felice e nella mattinata alle ore 8,58 un’altra scossa di magnitudo 2,4 è stata avvertita non solo dalla gente che si è riversata in strada ma anche registrata dagli strumenti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: epicentro ancora nei pressi di Novi di Modena.
Non a caso gli abitanti di queste terre hanno ancora tanta paura. Un ricordo che ancora non si è metabolizzato, è vivo, presente, evidente nella realtà quotidiana. Una voragine interiore che ha cambiato in qualche modo la vita di tutti. Quando siamo venuti a visitare il paese, dopo le scosse del 29 maggio 2012, ci eravamo prefissati l’obiettivo di seguire l’andamento dei lavori per il ripristino della normalità. Ci ha spinto la ricerca e la volontà di voler documentare con i nostri scritti e con le nostre immagini quanto stava e avvenendo.
Siamo andati a visitare una palestra la “Bios Fitness” di Novi di Modena per documentare i danni subiti, e come lei, tante altre piccole e medie attività lavorative che avranno necessità, per tornare alla normalità, del sostegno di tutti.
Abbiamo incontrato Davide Bosi Responsabile Attività Produttive del Comune che a seguito di una nostra domanda sulla situazione delle attività produttive nel territorio, ha risposto:
“Bisogna evidenziare che la gente di Novi di Modena si è subito data da fare, già il giorno dopo all’evento sismico, desideravano ripartire subito nelle loro attività lavorative e si sono rimboccati le maniche con grande determinazione. Molte attività di tipo artigianale di medie dimensioni, prima della messa in sicurezza dei locali in cui operavano, si sono delocalizzate dentro a container o casette provvisorie per poter riprendere quanto prima l’attività, questo dimostra quanto la gente senta profonde le proprie radici nel loro territorio. Da parte nostra a livello istituzionale sono state prese iniziative per un primo sostegno, dando contributi a fondo perduto, anche per agevolare la scelta di delocalizzazione nell’immediato. Inoltre, oltre ai contributi della Regione Emilia Romagna, il Comune di Novi partecipa con un suo bando. Recentemente è uscita l’ordinanza che mette a disposizione contributi per la ricostruzione degli immobili a scopo produttivo, anche per quelle attività commerciali che hanno visto danneggiato il locale e quindi sarà resa necessaria la messa in sicurezza o la ricostruzione. In questo momento siamo nella fase istruttoria e quando questa fase sarà conclusa, darà inizio all’erogazione; sembra sia plausibile pronosticare l’arrivo dei contributi per il prossimo anno 2013.”
Questo è un territorio che non può essere abbandonato e per questo, ringraziandolo, ci teniamo a comunicargli che Alkemia ritornerà per verificare l’andamento dei lavori di ricostruzione e la ripresa del cammino verso la normalità.
LETTERA DI UNA COPPIA D’ IMPRENDITORI DI NOVI
Ecco l'ennesima vergogna del nostro governo, vale a dire il decreto 174/12 con le disposizioni di carattere fiscale che riguardano lavoratori e imprese colpite dal sisma in Emilia.
Innanzitutto i Contributi pare siano stati erogati da Regioni e UE, ma non ancora arrivati nelle tasche di chi ha subito danni e le cosiddette Proroghe dei pagamenti non sono state concesse, per cui entro il 16/12/12 tutti noi, lavoratori e imprese, che con grande sforzo ci siamo rimessi in piedi dobbiamo pagare tutte le imposte arretrate.
Ancora più ridicole sono le regole dettate dai legislatori ai titolari di imprese in difficoltà che per pagare imposte e contributi propri e dei propri dipendenti. Sono "invitati" ancora una volta a rivolgersi alle banche con tanto di autocertificazione e perizia giurata che attesti il danno subito.
Le banche a loro volta avranno i fondi dalla Cassa Depositi e Prestiti. Molti però hanno ripreso l'attività da pochi mesi e non sono in grado di affrontare una spesa così gravosa. Non è stato concessa loro alcuna proroga, come richiesto dalle Associazioni, e come concesso a tutti coloro che hanno avuto danni da sisma (vedi Aquila).
Evidentemente noi non siamo uguali agli altri!
Rimando, per maggiore chiarezza, alla Comunicazione n. tr12085 di Giovedì 11 ottobre 2012 di Confindustria (Allegato) che spiega in maniera semplice quanto qui sintetizzato.
Tassi Goretta e Cattellani Marco
Novi di Modena
26/11/12
Approvata la fusione tra HERA e ACEGAS
In data 8 Ottobre il Consiglio Comunale di Modena città ha approvato la fusione tra Hera ed Acegas con 20 voti favorevoli, quattro astenuti (tutti PD) e 16 contrari.
In una nota, l’amministrazione comunale aveva spiegato: «La nuova multiutility sarà il primo operatore in Italia per rifiuti trattati (3,7 milioni di tonnellate all’anno), il secondo per volumi di acqua venduti (300 milioni di metri cubi all’anno), il terzo nella distribuzione di gas (oltre 1,5 milioni di punti di fornitura e 2,8 miliardi di metri cubi venduti) e l’ottavo operatore nella vendita di energia elettrica a clienti finali (11 Terawattora, TWh, di energia elettrica venduta e oltre 650 mila clienti). E la società sarà tra le prime 30 in Italia per capitalizzazione».
L’operazione di fusione tra le due multiservizi è un modo per ingigantire la scala degli affari da realizzare su acqua, gas, smaltimento dei rifiuti ed energia elettrica. I manager di Hera hanno proposto inoltre una modifica all’art. 7 dello Statuto di HSST-Mo, che contiene le partecipazioni azionarie dei Comuni modenesi, in base alla quale il 51% della proprietà di HERA Spa POTRà NON essere più in mano ai soli Enti Locali. L’operazione permetterà l’acquisizione di una consistente fetta di azioni da parte del Fondo Strategico Italiano (FSI). Il FSI è una holding di partecipazioni il cui azionista strategico è la Cassa Depositi e Prestiti, la più grande Banca Pubblica Italiana (70% Ministero dell’Economia e delle Finanze, 30% Fondazioni di origine bancaria), trasformata nel 2003 in una Spa con capitale pubblico che da allora finanzia gli Enti Pubblici a tassi di mercato, così come fa una normale banca d’affari privata. Sembrerebbe proprio un altro passo nella direzione della subordinazione dei servizi pubblici ai profitti del capitale.
Lo statuto di HERA Spa non va cambiato!
Comitato Modenese per l'Acqua Pubblica
acquabenecomune.mo@gmail.com
Lidia Castagnoli 339 4140222
Mauro Solmi 340 6703188
Evitiamo l’ennesimo colpo mortale al ruolo degli Enti Locali. Hera Spa ha avviato molti mesi fa le procedure di fusione con la veneta ACEGAS-APS. Un’operazione che si inscrive nella corsa messa in atto da questo come da altri gruppi economico-finanziari presenti nelle multiutility, per ridurre definitivamente il ruolo dei territori nella gestione dei Servizi Pubblici Locali e per consegnarne il patrimonio gestionale, organizzativo e infrastrutturale ad un sistema finanziario di dimensione nazionale e internazionale che nulla ha a che vedere con una gestione pubblica locale.
I Comitati emiliano romagnoli per l’Acqua Pubblica hanno più volte manifestato la loro forte opposizione a questa fusione, motivandola con le ragioni sopra citate e con i rischi finanziari di un’operazione che porterà ad un ulteriore indebitamento di HERA colmato solo dall’ingresso di nuovi soci (in questo caso il Fondo Strategico Italiano), che nulla ha a che vedere con il rafforzamento del ruolo pubblico sancito invece dai cittadini con il voto referendario del 2011.
Ma il management di HERA Spa ha fatto di più: ha confezionato e consegnato ai Consigli Comunali una proposta di delibera relativa alla modifica dello Statuto del gruppo che sancisce di fatto la parificazione del Fondo Strategico Italiano agli Enti Locali nel Patto di Sindacato di Hera, preparandone così l’ingresso al posto dei Comuni stessi in una delle prossime vendite di quote azionarie a cui i Comuni saranno “obbligati” dalle difficoltà finanziarie.
La modifica dello statuto prevede infatti all’art. 7 che il 51% della proprietà di HERA Spa NON debba più essere saldamente in mano SOLO agli Enti Locali (Comuni, Province o Consorzi di essi) ma veda anche la presenza di “altri Enti o Autorità Pubbliche”. Un modo per anticipare l’entrata futura del FSI addirittura nel capitale azionario soggetto al Patto di Sindacato, ovvero nella quota vincolata al possesso da parte del Pubblico del 51%.
Ma il Fondo Strategico Italiano NON può essere parificato ad un Ente Locale. NON ha alcun legame con le Istituzioni locali, NON è espressione della volontà dei cittadini di cui quelle Istituzioni sono garanti, NON ha alcun legame con il territorio.
Il Fondo Strategico Italiano è una holding di partecipazioni il cui azionista strategico è la Cassa Depositi e Prestiti, la più grande Banca Pubblica Italiana (70% Ministero dell’Economia e delle Finanze, 30% Fondazioni di origine bancaria) nata a metà ’800 per finanziare gli investimenti pubblici a tassi agevolati grazie alle ingenti disponibilità provenienti dalla raccolta del risparmio postale, ma - guarda caso - trasformata nel 2003 in una Spa pubblica che da allora finanzia gli Enti Pubblici a tassi di mercato, così come fa una normale banca privata.
Non è un caso che il Fondo Strategico abbia come obiettivo dichiarato il “raggiungimento di rendimenti di mercato, tramite la combinazione di dividendi e aumento di valore dell'investimento”. E per questo possiamo prevedere che le sue future strategie all’interno di HERA si combineranno perfettamente con quelle del management finanziario della società, certamente non con la volontà di governo pubblico che gli Enti Locali dichiarano di voler mantenere.
Ci appelliamo quindi al Sindaco Pighi e ai Consiglieri del Comune di Modena che discuteranno la proposta di delibera martedì 2 ottobre in Commissione, così come a tutti i Consiglieri degli altri Comuni della provincia, affinché non sottovalutino il futuro impoverimento del ruolo del pubblico determinato da questa modifica statutaria, né tantomeno mistifichino il loro consenso con la falsa affermazione che essendo il Fondo Strategico di proprietà del Tesoro, la sua natura è pubblica.
Il “Pubblico” si definisce tale in funzione alle finalità perseguite, non solo alla mera proprietà delle risorse che utilizza. Altrimenti non si spiegherebbe l’uso improprio di risorse pubbliche di cui siamo scandalosamente vittima ogni giorno.
Estratti dal Consiglio Comunale
Sulla modifica allo statuto di Hsst-Mo, la holding nella quale gli enti locali modenesi hanno conferito le loro azioni di Hera, approvata lunedì 8 ottobre dal Consiglio comunale di Modena, con il voto favorevole di Pd e Udc, contrario di Pdl e Sinistra per Modena e con l’astensione di Giulia Morini del Pd, sono intervenuti in Aula Davide Torrini dell’Udc, Giuliana Urbelli del Pd e Federico Ricci di Sinistra per Modena.
Giuliana Urbelli, Pd
“si deve fare tutto il possibile per limitare la cessione delle azioni Hera del Comune. La preoccupazione deriva dalla vendita di una quota ingente di patrimonio estremamente remunerativo per far fronte a esigenze di bilancio contingenti, proprio nel momento in cui un’operazione di fusione accrescerà il valore del capitale. L’operazione attraverso Hsst – precisa Urbelli – consente però di non modificare il diritto di rappresentanza dei territori modenesi in Hera ed è inoltre previsto un limite alla vendita delle azioni”.
Davide Torrini, UDC
ha definito “condivisibile” l’operazione: “Il Comune deve procedere con la vendita di queste azioni per le contingenze di bilancio e per il Patto di stabilità. Con la delibera si riesce ad alienare patrimonio riconducibile ad Hera senza diluire il peso del nostro territorio dentro la multiutility. Inoltre – ha aggiunto il consigliere - facendo entrare in Hsst dei privati si potrebbe iniziare a ragionare su sinergie industriali a livello territoriale senza la mediazione di Hera”.
Federico Ricci, Sinistra per Modena
ha ricordato la propria astensione in sede di bilancio previsionale e di variazione di bilancio: “Una delle motivazioni forti della mia astensione era proprio questa operazione di vendita di azioni. Al contrario, mi ero espresso a favore della mozione del Pd che proponeva di limitare fino ad azzerare questa operazione. Conseguentemente – ha concluso – il mio voto di oggi sarà contrario”.
Michele Barcaiuolo, Pdl
ha affermato che “il sistema misto racchiude in sé tutto il peggio del pubblico e del privato: l’alternativa è tornare alle municipalizzate o liberalizzare realmente il mercato, mentre Hera opera da privato in regimi di esclusivo monopolio, creando una serie di evidenti svantaggi per i cittadini”. Il consigliere ha anche lamentato la mancata informazione preventiva sulla scelta di fusione.
Sandra Poppi, Modena5stelle
si tratta “di un’operazione finanziaria”. La fusione “contraddice la volontà degli italiani espressa con il referendum dello scorso anno sull’acqua. Dimostra infatti la volontà di gestire i servizi pubblici locali secondo la logica privatistica del mercato”. La consigliera ha inoltre criticato “le modalità di decisione su questi temi senza alcuna consultazione dei cittadini, né dei consiglieri”.
FASCISTI SOLO SU MARTE?
di Boris
Sembra inverosimile o frutto della fantasia cultural-comica di una kermess comunista o retrò partigiana ma mai come ora quello che è accaduto a Modena negli ultimi mesi ha dell'incredibile o peggio del sospettoso.
“Questa mattina con l'ennesima mossa repressiva, la forza pubblica di Modena ha nuovamente colpito il Guernica e il suo progetto sociale. Quattro compagni agli arresti domiciliari e altri dieci con l'obbligo di firma, tra cui due militanti di Rifondazione Comunista”. Comincia così il comunicato stampa di alcuni giorni fa dello Spazio Antagonista Occupato Guernica.
L'accusa del GIP Domenico Truppa su indagine del sostituto procuratore Lucia Musti riguarda quanto è successo il 28 di ottobre davanti all'Hotel Europa (vedi nostro servizio) dove con fare violento si è cercato di impedire, come è chiaramente riportato in un documento del tribunale, lo svolgimento della cerimonia di commemorazione della marcia su Roma. Ovvero si è cercato di impedire e riconoscere libertà di parola a coloro che chiaramente manifestano e diffondono idee contrarie alla costituzione di questa Repubblica.
Era stato lo stesso Prefetto Basile, durante la conferenza di fine anno a spiegare del convegno della Fiamma Tricolore che era: " … un incontro a porte chiuse a invito di persone che noi conosciamo che volevano parlare delle loro cose. La situazione – ha continuato il prefetto - è degenerata per l'attacco violento portato da alcuni manifestanti che volevano entrare nell'aula del convegno, l' hotel Europa, per causare disordini. Ovviamente tutte queste persone sono state tutte fermate sul posto. Qualcuno dei dimostranti è rimasto contuso negli scontri, ma si trattava di scalmanati che prima avevano dato dimostrazione delle loro appartenenze politiche a Roma (il 15 ottobre, ndr) dove hanno tentato di assassinare vigliaccamente due Carabinieri: siamo alla presenza di criminali veri e propri".
La contraddizione è talmente palese che lo stesso sindaco di Modena Giorgio Pighi e le organizzazioni democratiche della città, avevano chiaramente espresso il loro dissenso. Il presidio dove ha partecipato anche il sindaco, era situato davanti al monumento ai caduti ma la denuncia pubblica di apologia di fascismo, non ascoltata dal prefetto pur essendo vietata dalla legge, era stata la medesima. Una sottovalutazione del Prefetto che non poteva che scatenare l'ira di chi della militanza antifascista e quindi di difesa della democrazia, ne ha fatto un suo credo politico.
La cosa che lascia ancora sorpresi e al tempo stesso curiosi di sapere, l’insieme delle accuse che hanno condotto alla decisione di procedere per gli arresti domiciliari che, a dire di alcuni militanti del Guernica, sono posti con una visione parziale ed alterata del reale.
Questo pone però qualche domanda la cui risposta, che per il momento non vogliamo credere, viene definita dal Guernica come un “Evidente tentativo di farci passare come criminali, cercando di colpire un progetto sociale riconosciuto oramai da tante realtà politiche e associative della città di Modena, ma anche da artisti e singoli genitori di ragazzi, che stanno vedendo il Guernica come un luogo e un modo di pensare diverso all'interno di questa città e di questa crisi.”
Come lascia perplesso anche il fatto che l'obbligo di firma ai dieci militanti sia stato fissato da subito per le ore 16,00 e solo in seguito adeguato, per alcuni di loro ai turni di lavoro degli accusati. Comprendo che possa sembrare strano sapere che questi “giovani ribelli” lavorino e studino e non siano degli oziosi nullafacenti, ma la realtà è questa.
Per non parlare degli studenti che anche a causa di questo rischiano di ricevere un 5 in condotta che ne potrebbe causare la possibile perdita dell'anno scolastico. Il tutto indipendentemente, è bene ricordarlo, della media scolastica ottenuta nelle varie materie. Un uso politico del voto in condotta e di altre misure repressive (sospensione, esclusione dalle gite) confermato dal Dirigente Scolastico Dott.Sponzilli dell'istituto “Venturi”, che mira a colpire tutti i giovani di Modena che hanno deciso di protestare contro la distruzione delle conquiste sociali e di una scuola pubblica degna di esse chiamata tale.
“Se gli studenti avessero voluto davvero esprimere il loro disagio, avrebbero accettato le giornate di riflessione con esperti che avevo loro proposto”. Secondo Sponzilli quindi, discutere di evidenti disagi nella scuola, è possibile farlo solo con i gli “esperti in materia” proposti dalla scuola stessa. Non male come confronto costruttivo e libertà di punti di vista e progetti per il futuro.
E’ possibile, dunque, giungere alla conclusione che con queste accuse in pratica viene negata a priori, ovvero prima del processo, la possibilità di questi giovani, non di commettere reati contro il patrimonio o spaccio di stupefacenti ma di recarsi a studiare e a lavorare. Ovvero creare oggettivamente le premesse per rovinagli il futuro, ancora prima che questi siano stati giudicati da un tribunale.
Anche Rifondazione Comunista del circolo Gramsci di Modena, infatti, non scherza nella affermazioni che con un comunicato definisce le accuse “ prive di fondamento e messe assieme per costruire un teorema volto a criminalizzare ogni forma di dissenso, in particolare della sinistra di classe”. L'unica colpa - sempre secondo il PRC – è stata quella di animare un presidio antifascista in occasione di un vergognoso convegno di Fiamma Tricolore, avallato dalla Questura di Modena nonostante la chiara apologia di fascismo. Si celebrava la "Marcia su Roma" di Mussolini nel '22, le presunte opere sociali del fascismo nonché gli altrettanto presunti (dai neofascisti) "crimini dei partigiani".
Speriamo, visto che confidiamo nella lealtà della magistratura, che per la maggior parte di loro si concluda in nulla questa triste vicenda anche se questo potrebbe così confermare il nostro sospetto che questi arresti giungano giusto dopo una serie di sgomberi di occupazioni riuscite e una serie di multe subite dal movimento studentesco.
Purtroppo questa vicenda, rischia di identificare ancora oggi, solo la volontà di colpire ancora chi combatte il fascismo mentre si difende chi lo professa anche in modo palese.
6/2/12
IL GUERNICA TORNA AD OCCUPARE IL MOLINARI
Il Guernica torna ad impossessarsi dell'area ex caffè Molinari ad un anno esatto dall'occupazione dello stabile abbandonato nei pressi della stazione FS. Anche se l'edificio non esiste più, a causa della sua immediata demolizione, una volta liberato, sull'area i ragazzi hanno deciso di organizzare una giornata di incontro. “Un occupazione - ci comunica Luca portavoce del Guernica - soprattutto simbolica e politica volta a denunciare l'assenza programmatica dell'amministrazione pubblica sul recupero delle aree dismesse. Meglio demolirle o lasciarle abbandonate al degrado piuttosto che permettere che vengano trasformate in luoghi di socialità e aggregazione”.
L'intervista integrale a Luca portavoce del Guernica:
Il momento della preparazione dopo l'occupazione
QUELLE CASE OCCUPATE A MODENA
di Novara Flavio
“Prendo casa”, questo è il nome del collettivo legato al centro sociale Guernica che a Marzaglia, prima periferia di Modena e in Via Fossa Monda, nei pressi del Centro commerciale Coop “I Portali”, ha occupato degli appartamenti con famiglie in serio disagio economico.
Un'occupazione quest’ultima, attuata giusto a due passi dal moderno tempio del consumo dove attraverso un coercitivo percorso, oltre ad acquistare beni di sostentamento, si rimane avvolti nel piacere e nella gratificazione di poter comprare i più svariati prodotti. Lo stesso piacere che purtroppo, da qualche anno, non tutte le famiglie si possono concedere, siano essi cittadini immigrati o italiani.
L’occupazione, soprattutto per i cittadini ben pensanti, non può che apparire scandalosa, soprattutto in un'organizzazione sociale modenese dove il “bene casa” è stato per anni diffuso e vanto della nostra ricchezza. Una garanzia sociale sorretta e assicurata dall’occupazione stabile ed economicamente riconosciuta, che oggi questa crisi sta progressivamente cancellando.
Ci si scandalizza, infatti, dell’occupazione di codesti appartamenti soprattutto perché questi militanti, non solo hanno evidenziato lo stato crescente di povertà volutamente camuffata e nascosta per fini elettorali, ma anche il totale fallimento delle politiche sociali abitative di questa amministrazione degli ultimi 15 anni.
Com'è possibile che con la mancanza di case e la loro dilagante necessità, è stato permesso che 14 alloggi pubblici, come quelli di Via Fossa Monda n. 4, sono, dal 2005, disabitati ed abbandonati? Com’è possibile che si è aspettato dicembre 2010 per deliberare un intervento di manutenzione straordinaria di un milione di euro?
E’ vero, non possiamo negare che, quest'amministrazione ha ed è in procinto di ultimare alcuni alloggi popolari, ma, se li paragoniamo al volume di territorio dissipato ed al numero d'alloggi privati realizzati ed ancora oggi invenduti o sfitti, possiamo comprendere l’attuale assurda diversità.
Per anni si è percorsa una politica della vendita degli alloggi pubblici in nome di un riequilibrio di bilancio, dissipando così un patrimonio socialmente utile, sia come risposta alle famiglie disagiate e sia sul piano concorrenziale del costo degli immobili e degli affitti privati. Così, è stata negata la possibilità d’interagire nel riequilibrio tra “domanda ed offerta” ancora oggi nettamente dominata dal settore privato.
Mancano oggi le risorse per realizzarli? Ammesso che questo fosse anche vero, perché per anni si è volutamente abbandonata una seria politica della revisione dei canoni d’affitto?
Perché alcune famiglie continuano ad usufruire di queste abitazioni a prezzi d’affitto irrisori, nonostante siano ormai usciti dall’emergenza economica che gli aveva concesso il diritto d’accesso?
Per non parlare poi dei “carrozzoni” di ACER ed enti di gestione dei beni immobiliari pubblici, diventati giust’appunto luoghi di collocazione di raccomandati e servitori di partito dell’ultima ora.
Nessuna legge seria regionale è stata varata, come nessuna proposta è stata depositata in parlamento dai nostri deputati o senatori regionali, ma sono stati favoriti solo ed essenzialmente il mercato immobiliare e edilizio privato, consentendo oltretutto, senza il benché minimo controllo, facili penetrazioni mafiose e camorriste nel nostro tessuto economico locale.
Qui, non si tratta di essere assistenzialisti. Qui, si tratta di rivendicare la casa, come primo fondamentale diritto civile. Gli alloggi privati devono esistere con caratteristiche qualitative anche differenti, ma devono essere accessibili, dai cittadini volontariamente e non obbligatoriamente, per assenza totale di scelta.
Questi 14 appartamenti sono stati occupati da famiglie che hanno lavorato nei nostri campi e fabbriche. Famiglie che per migliorare la loro situazione economica, sono partite da paesi dove non vogliono più tornare, soprattutto perché si considerano ormai di QUESTO PAESE.
Non aveva e non ha più senso, la proposta dei “Prendo Casa”, riguardo alla richiesta di promuovere la formazione di cooperative di sfrattati, al fine di recuperare le case sfitte per potervi in seguito accedervi?
Così non solo si potrebbe rilanciare l’occupazione, ma anche contribuire seriamente alla loro partecipazione attiva e diretta alla vita sociale cittadina.
Certo, occupare può essere considerato un reato, ma la realtà, anche in questo caso, è ben differente da quella che si vuol far credere.
14/2/11
SUL PIANO SOSTA DEL COMUNE DI MODENA
Movimento 5 stelle Modena e provincia
Apprese le ultime novità sul piano sosta del Comune di Modena, previsto a partire dal prossimo anno 2012, non possiamo non porci alcuni interrogativi, data anche l'incongruenza reciproca dei provvedimenti avviati:
- la costruzione del nuovo parcheggio (cosiddetto Novi Park) presso il parco Novi Sad: anziché elaborare progetti di mobilità sostenibile, il Comune punta ancora all'incentivazione all'uso dell'auto anche in centro città, con la creazione di ulteriori punti di sosta;
- l'aumento delle aree di sosta a pagamento ed in contemporanea delle tariffe dei mezzi pubblici di trasporto: certamente, l'utente medio, calcolando la comodità personale, a parità di aumento della spesa per gli spostamenti, continuerà a prediligere la mobilità individuale a quella collettiva;
- l'adozione di tariffe di sosta differenziate: anche nell'uso dell'auto sembra si sia presa la direzione di una fruibilità in base al censo; chi più potrà spendere parcheggerà a ridosso del centro gli altri andranno a piedi;
- la prevista realizzazione di una rotatoria sulla Via Emilia presso Marzaglia: certamente snellirà le code in avvicinamento alla città, ma cosa cambierà se tutto il flusso delle auto continuerà nel tragitto attuale? Nessuno che proponga lì, anziché ancora una volta all'interno dei confini urbani, un parcheggio gratuito scambiatore supportato da frequenti navette di collegamento con il centro. Tutto si gioca ancora intorno ad un inquinante ed inutile circuito automobilistico.
Eppure alternative non mancano: dalla sostituzione (fuorché nelle ore di punta, per chiari motivi) di autobus, spesso vuoti e a lungo percorso, con navette più piccole, versatili, dai tragitti più brevi e mirati; alla valorizzazione di sistemi di mobilità sostenibile come il sistema “C'entro in bici”, il carpooling o Jungo. Una alternativa ancora si presenta oggi alla discussione: il modello della “città compatta”. Esso si basa su due principi: occupare meno territorio possibile costruendo negli spazi vuoti all'interno della città e integrare le destinazioni d'uso, quali abitazioni, esercizi commerciali e uffici. Gabriele Tagliaventi, docente dell'Università di Ferrara e tra i fondatori di Movimento per il rinascimento urbano e di Eco Compact City Network, sostiene che "Si tratta "di recuperare il concetto di quartiere con edifici che mescolano alloggi, luoghi di lavoro e, al piano terra, negozi, servizi e luoghi di intrattenimento. Il tutto inframmezzato da piazze e aree verdi. Un modello che si ripete nelle città più grandi affiancando più quartieri autonomi collegati tra loro da una fitta rete di trasporto pubblico". Un modello che, a seguito dell'eliminazione degli elementi di attrazione provenienti dall'esterno, riduce la necessità di spostamento veicolare e favorisce quelli a piedi, in bici o collettivi, divenuti più efficienti per la maggiore densità abitativa. Un modello nel quale l'auto tornerà utile solo all'esterno delle zone perimetrali per quelle destinazioni non raggiungibili tramite il trasporto collettivo. La riduzione nell'impiego delle auto, sommati tutti i fattori, si traduce in minore dipendenza dal petrolio, in riduzione dei costi sociali, tra cui l'aumento di patologie e della mortalità legate all'inquinamento, dovuti al traffico e in inferiori emissioni di gas serra e inquinanti, a tutto vantaggio della salubrità ambientale.
PER APPROFONDIMENTI:
http://gazzettadimodena.gelocal.it/argomenti/piano+sosta
28/1/11
MODENA, LA GIUNTA SI TASSA PER PROTESTA CONTRO I TAGLI
Campagna di informazione pagata personalmente da sindaco e assessori. “Trenta milioni di euro in meno in 3 anni: manovra brutale, è federalismo al contrario”
Una gomma rossa e blu che cancella interi pezzi di città e che rende praticamente illeggibili parole come scuola, biblioteche, disabili, verde pubblico, piste ciclabili, assistenza domiciliare, sostegno alle famiglie e impianti sportivi.
E' l'immagine che domina su stendardi, manifesti e locandine di una campagna di informazione contro i tagli del Governo alla spesa pubblica, ideata e pianificata dagli uffici del Comune, ma con costi di stampa e di installazione pagati personalmente dal sindaco di Modena Giorgio Pighi e dai dieci assessori della Giunta (complessivamente 2 mila 600 euro da dividere per 11).
Stendardi, manifesti e locandine saranno collocati, a partire da oggi, in vari luoghi comunali e in altri luoghi pubblici, tra cui il Municipio sul lato di piazzetta delle Ova (dove sabato 6 novembre dalle 16 alle 19 sindaco e Giunta spiegheranno l'operazione ai cittadini), il Palazzo dei Musei, la biblioteca Delfini e il Teatro Storchi.
"La situazione è molto pesante - spiega il sindaco - e per questo abbiamo voluto informare i cittadini senza gravare ulteriormente sulle casse comunali. Ci siamo quindi autotassati per poter spiegare che ciò che sta avvenendo ci costringe a cancellare pezzi di città". L'elenco è lungo e viene puntualmente riportato sopra l'immagine della gomma che cancella: scuola, asili, biblioteche, musei, residente per anziani, disabili, sostegno alle famiglie, ma anche verde pubblico, piste ciclabili, assistenza domiciliare, manifestazioni, centri giovani, contributi all'associazionismo e impianti sportivi.
"Si tratta di una manovra di inaudita violenza, mai vista nella storia repubblicana", spiega Pighi. "Il Governo scarica sui Comuni la propria incapacità di controllare la spesa e i tagli incideranno sulla vita dei cittadini perché quando si parla di casse del Comune si parla delle casse di tutti". Stendardi, manifesti e locandine evidenziano solo tre numeri, tutti con il segno meno: 4,5 milioni nel 2010, 12 milioni nel 2011 e 16 milioni nel 2012. Complessivamente oltre 30 milioni di euro in tre anni. "Sono i soldi che mancheranno nei prossimi tre anni - precisa il sindaco - e che costringeranno la città a durissimi sacrifici, anche se nel definire le priorità metteremo al primo posto i servizi sociali ed educativi. Non si tratta solo di garantire l'assistenza, ma di considerare il welfare un elemento fondamentale nella tenuta complessiva della società, anche in termini economici e di sviluppo".
La stessa macchina comunale sarà interessata dai tagli in modo consistente: il blocco dei contratti colpisce già duramente i lavoratori del pubblico impiego e a ciò si aggiunge una forte riduzione del turn-over. "Il taglio del personale si traduce in una minore capacità di rispondere alle domande dei cittadini - conclude il sindaco - e con tutti gli sforzi possibili i modenesi pagheranno a caro prezzo questa sorta di federalismo al contrario, questo tentativo evidente di scaricare peso, responsabilità ed eventuali conflitti solo su Comuni, Province e Regioni. Questo brutale tentativo di cancellare con una gomma interi pezzi di città".
4/11/10
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L’ANTIMAFIA DEL POPOLO VIOLA DI MODENA
di Elena Ferrari
Modena, sabato 23 ottobre, ore 20.00: piazza Pomposa è strapiena.
Quattro locali affollatissimi non solo di giovani che sorseggiano birra e un piccolo banchetto viola nel cuore della piazza. Intorno forse una trentina di persone. E’ chiaro che la gente preferisca trascorrere una gioiosa serata piuttosto che ottenebrarsi la mente con i cancri che attanagliano la società ma, non appena iniziano i saluti e le presentazioni, ecco che qualche incuriosito passante comincia ad avvicinarsi.
Una sorpresa per i presenti, scoprire che questa “Notte contro le mafie” non è stata una brillante trovata del Popolo Viola modenese, ma un'iniziativa allargata a tutto il territorio nazionale e forse si sarà anche un po’ vergognato, a pensare che le piazze di Bari, Roma, Napoli, Pisa e Reggio Emilia saranno state senz' altro più ricettive della nostra.
Chi era presente ha imparato dal Pubblico Ministero Marco Imperato che la criminalità organizzata non agisce soltanto nelle soleggiate regioni del sud, ma che si innesta e cresce anche nel settentrione; che il mafioso non è solo il personaggio-stereotipo da fiction con la coppola, il sigaro in mano e l'accento siciliano, ma può anche essere quel distinto imprenditore che vive nella villetta a fianco a noi. L'Emilia Romagna è sempre stato territorio fertile per le organizzazioni mafiose: qui il racket, il traffico di stupefacenti, il riciclaggio del denaro, la manipolazione degli appalti, non sono reati così isolati come siamo soliti pensare. E’ infatti, così che le nostre province diventano isole economiche felici in cui ripulire il denaro proveniente da traffici illeciti. In particolare attraverso l'apertura di esercizi commerciali che hanno la mera funzione di copertura fiscale, o di nuove aziende che, riescono ad agire fuori dalle regole del mercato. Con lo scopo di creare altri utili, offrono servizi a prezzi iperconcorrenziali, sfruttando soprattutto le condizioni dei lavoratori e prodotti di bassa qualità.
Chi era presente si è reso conto dell’assenza degli enti locali che non sembrano più molto vigili su questo fenomeno. Dalle testimonianze degli esperti manca qualsiasi tipo di collaborazione che conduca l'ente a segnalare le sospette illegalità ai pubblici ministeri che di fatto non hanno ne tempo ne modo di reperire informazioni così settoriali. In misura maggiore lo Stato e le sue leggi, non fanno altro che limitare la libertà di indagini della magistratura; abolendo il reato di falso in bilancio, quello di abuso d'ufficio, bloccando le intercettazioni, limitando la tracciabilità degli appalti, ostacolano di fatto, tutto il lavoro d’indagine svolto lungo le piste più feconde e rivelatrici. Per non parlare poi di provvedimenti deleteri come il prossimo possibile federalismo fiscale che nelle regioni più economicamente arretrate e criminalmente colpite, potrebbe significare la chiusura e la messa all'asta di strutture per la pubblica sicurezza, e il loro conseguente acquisto da parte delle organizzazioni criminali permettendo così che le piccole caserme di provincia divengano, senza poca probabilità, futuri presidi di illegalità; o come il curioso tentativo di estirpare alcuni clan, confinando i boss nelle carceri del nord (con il solo risultato di allargare a più zone d'Italia la loro rete di azione).
Chi era presente ha potuto ascoltare la testimonianza di Gaetano Alessi, il giornalista antimafia e antifascista di Articolo 21 emigrato da Raffadali (AG) e stabilitosi a Bologna che ci confida come la sua attività lo abbia portato ad essere oggetto di isolamento e minacce; di come sia facile in Sicilia divenire personaggi scomodi, pericolosi per se stessi. Ci rivela inoltre che il 5% delle attività in Emilia Romagna appartengono ad organizzazioni malavitose e che nella nostra regione sono presenti ben 63 cosche, di cui: 37 di Ndrangheta, 12 di Cosa Nostra, 1 di Sacra Corona Unita e le restanti di Camorra. Organizzazioni che vivono grazie al racket e alla gestione dei subappalti. A dimostrazione di questo basti pensare che Solo entro le mura di Bologna sono avvenute nove confische di beni appartenenti ad organizzazioni criminali la cui presenza è radicata da lungo tempo.
Chi era presente ha conosciuto Marco Bertelli e il movimento di Agende Rosse fondato da Salvatore Borsellino (fratello di Paolo Borsellino) che dalla strage di via d'Amelio del '92 ad oggi lotta in difesa dei magistrati che si occupano di mafia: sono purtroppo sempre più diffusi i provvedimenti disciplinari falsi e pilotati che decretano il trasferimento dei giudici da una città all’altra, costringendoli così ad abbandonare tutto il lavoro di indagine costruito negli anni.
Chi era presente si è reso conto di quanto le mafie siano una realtà sempre più presenti e minacciose anche nei nostri territori, e di quanto d'altra parte siano un problema sottovalutato o addirittura non percepito... per tutti gli altri, buon happy hour!
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UN RISCHIO INQUINAMENTO CHE VIENE DA LONTANO
di Flavio Novara
Oggi si parla di pericolo inquinamento delle falde acquifere della città di Modena e l'occasione è il nuovo insediamento Peep di via Cannizzaro. Era da tempo che un così accanito approfondimento non interessava le forze politiche presenti sul nostro territorio. Verrebbe da dire: “meglio tardi che mai..” anche se forse è già troppo tardi...
Proviamo a riepilogare: Modena è un luogo dove ben due fiumi, Secchia e Panaro da secoli provvedono ad alimentare gli enormi serbatoi naturali che anche per il futuro dovrebbero garantirci acqua pulita per la flora e la fauna dei nostri territori e potabile, per il mantenimento della vita di tutti noi.
Qualcosa da tempo però ha cominciato a cambiare. L'inquinamento infatti, da metalli pesanti dovuto all'industrializzazione ed urbanizzazione senza regole e l'alta percentuale di nitrati, dovuto al massivo allevamento di suini, sta rischiando di compromettere irrimediabilmente questo equilibrio.
Da tempo era stato segnalato questo pericolo e in particolare questa denuncia, che risale ai primi anni 90', fu argomentata dal gruppo consigliare di Modena del Partito della Rifondazione Comunista di cui ne faceva parte anche l'attuale vicesindaco Alvaro Colombo.
L'occasione di presentare tale obiezione fu in occasione della modifica presentata dall'allora Assessore all'Urbanizzazione Palma Costi, del Piano Paesaggistico. Ovvero la modifica delle tutele previste in base a studi scientifici delle falde acquifere. Specifiche tecniche geologiche che definivano, in sostanza, la possibilità di edificare, realizzare nuovi comprensori industriali o allevamenti di bestiame sul nostro territorio. Una carta dettagliata che suddivideva il nostro territorio in zone definite a: Bassa Pericolosità, Media Pericolosità, Alta Pericolosità ed Altissima Pericolosità. La stessa carta che per esempio definisce la distanza di sicurezza dal gretto di un fiume o torrente dove poter istallare impianti industriali chimici pericolosi o serbatoi e distributori di carburante. Tecnicamente, in tale piano, viene considerata principalmente la differente altezza piezometrica delle aree. Ovvero la distanza in metri dal piano calpestabile e la profondità a cui si trova il flusso dell'acqua della falda da tutelare.
La proposta avanzata dall'allora amministrazione comunale, il cui capogruppo era l'attuale sindaco Giorgio Pighi, fu proprio di eliminare dal piano il vincolo di non edificabilità alle zone ad “Alta Pericolosità”, mantenendo però solo l'impossibilità di installare allevamenti zootecnici. Il che significa via libera a tutto il resto.
A quell'epoca mi occupai personalmente di questo pericolo e coadiuvato da uno staff di tecnici miei collaboratori, presentammo una contro proposta al Piano. Operazione questa mai avvenuta in oltre quarantacinque anni di governo democratico della città.
La nostra relazione, dettagliata tecnicamente e strutturata con osservazioni che in pratica smontava ogni singolo punto della modifica proposta, fu presentata come “osservazioni” previste dalla legge in Provincia e in Regione.
Premesso che tale operazione fu presentata come prima fase di intervento in previsione della successiva stesura del piano regolatore da tempo bloccato, l'operazione per noi, presentava di fatto un illegittimo tecnico di fondo che nascondeva esclusivamente una scelta politica ben precisa. Come mai una zona definita ad Alta Pericolosità, quindi così importante da essere così segnalata dalle carte del CNR di Bologna, veniva considerata alla stregua di quelle di Media e Bassa Pericolosità? La risposta fu esplicitata nel successivo Piano Regolatore presentato che, giusto dopo l'approvazione della modifica al Piano Paesaggistico, concedeva la possibilità di edificare la città in modo selvaggio di questi ultimi quindici anni. Forse con tale modifica bisognava rispondere in modo positivo alle lobby del mattone modenese che dovevano necessariamente ottenere la liberazione da ogni vincolo. Curiosa a tal senso fu la risposta alle nostre osservazioni, fornita sia dai tecnici della Regione Emilia Romagna e della Provincia che di fatto evitava completamente di entrare nel merito tecnico delle nostre osservazioni e ci rispondeva in pratica che venivano respinte perchè si affidavano essenzialmente e solo alla “pluriennale esperienza in questo campo, dei tecnici dell'amministrazione modenese”.
Per questo non mi meraviglio se oggi siamo qui a parlarne...
7/6/10
QUALE LEGAME TRA CASA POUND E IL PDL?
di Novara Flavio
Sabato 27 febbraio a Modena dopo alcuni tentativi ed azioni mirate, l'associazione Casa Pound è riuscita ad organizzare un'iniziativa pubblica sul problema della casa.
Sono stati giorni concitati quelli che hanno preceduto l'evento e diverse organizzazioni antifasciste si sono mobilitate per impedire che anche in questa città, come in altre province, riuscisse ad apparire, a radicarsi. Dalla Fiom di Modena, che è riuscita a far approvare un ordine del giorno di condanna durante il congresso CGIL, alla mobilitazione degli anarchici di Libera o del Centro Sociale Guernica. Per non dimenticare il Partito delle Rifondazione Comunista, unico partito presente e attivo.
Anche noi abbiamo fatto la nostra parte, inviando una lettera al sindaco di Modena Giorgio Pighi e al suo vice Alvaro Colombo. Chiedevamo che fosse inaccettabile che a un organizzazione che si definisce “fascista del terzo millennio perchè abbiamo le radici nell’idea sociale del fascismo e lo sguardo rivolto al futuro” fosse concessa una sala della circoscrizione del centro storico.
Consideravamo questo un'offesa a questa città medaglia d'oro alla Resistenza.
Non era possibile tollerare Casa Pound a Modena soprattutto perchè “un'associazione che si propone di sviluppare in maniera organica un progetto ed una struttura politica nuova, che proietti nel futuro il patrimonio ideale ed umano che il Fascismo italiano ha costruito con immenso sacrificio alla guida di un popolo oggi disorientato» lo ritenevamo un insulto proprio in rispetto di quei valori che hanno guidato la mobilitazione e la volontà democratica di tanti giovani che negli anni bui della dittatura fascista e della sua complicità con il regime nazista, hanno donato la propria vita. Soprattutto all'interno di una struttura del comune, eretta e liberata solo grazie alla cacciata dei padri di quelle disastrose idee.
La contro-mobilitazione delle forze democratiche ed antifasciste volta ad informare la cittadinanza di chi fosse veramente Casa Pound, è stata costruttiva e ben riuscita anche se su alcuni elementi ed azioni emerse in seguito, credo sia necessario riflette.
Mi riferisco soprattutto allo scontro avvenuto tra un militante “alticcio” del Guernica e uno di Casa Pound. Una colluttazione sfociata all'interno della cucina di un pub dove lavorava il militante di destra, che si è conclusa con il ricovero in ospedale e successiva operazione, del militante del Guernica a causa di una ferita da taglio riportata ad una mano. Episodio di violenza politica, su cui la magistratura nei prossimi giorni proverà ad accertarne le responsabilità, che in una città come Modena non avveniva da tempo.
In politica come in fisica, ad azione corrisponde sempre una reazione, viene allora da chiedersi: come mai due giovani devono arrivare a questo punto e perché, in particolare, il militante del Guernica che aveva attivamente contribuito alla realizzazione di una splendida giornata di mobilitazione democratica ed antifascista ha reagito a questa provocazione?
Forse ancora una volta, le responsabilità vanno ricercate in altri ambiti, soprattutto all'interno delle cosiddette istituzioni democratiche che da anni stanno tollerando la libera attività di un'organizzazione fascista.
Qui non si tratta solamente di scontri tra opposti estremismi, qui si tratta di agire subito, pena la nostra sottomissione.
Il sindaco e il suo vice, per esempio, non hanno ancora risposto alla mia lettera e la negazione della sala di piazza Redecocca è stata attuata solo perchè l'associazione non era stata registrata nel comune di Modena. Nessuna altra posizione espressa in merito.
E' questa dunque la posizione della maggioranza di centro sinistra su un'organizzazione di stampo fascista? Gli rimane solo l'applicazione di un cavillo regolamentale?
Ma se un domani, e sono certo che questo avverrà, l'associazione sarà registrata anche nel comune di Modena, questi “orgogliosamente fascisti” potranno organizzare qualsiasi cosa?
Come è possibile che un'organizzazione, che si ispira e si dichiara fascista, possa organizzare all’Hotel Astor, un'iniziativa pubblica? Fascista come la legge vieta di essere. Fascista come quelle organizzazioni che non dovrebbe neanche lontanamente ricevere la considerazione dalle forze dell'ordine, ampiamente schierate in loro difesa?
Cosa sarebbe successo se ex militanti delle Brigate Rosse si fossero radunati per discutere dei valori di quel tentativo di rivoluzione?
Questa città, il Sindaco Pighi e la sua maggioranza li abbiamo conosciuti molto più adirati, quando in città venne a presentare un libro l'ex brigatista Renato Curcio.
La Repubblica va difesa unilateralmente e permettere queste differenze consente facili spazi di inammissibili revisionismi storici.
In questo contesto infatti, è ancora più grave e preoccupante l'atteggiamento tenuto dal PDL cittadino. E’ bene sapere infatti, che in quella sala dove si salutava a braccio teso, era presente anche il consigliere comunale del Pdl Michele Barcaiuolo. Un cittadino democraticamente eletto come rappresentante di una parte importante del nostro paese che la nostra costituzione dovrebbe difendere.
Anche questo è inammissibile e spero che i democratici che votano quel partito ne prendano le distanze o se ne assumano le responsabilità. E’ inammissibile che i ragazzi di Casa Pound, dichiaratamente fascisti, trovano sponde nella destra istituzionale, sedicente moderata e liberale.
Altrimenti abbiano il coraggio di ammettere, che lo slogan utilizzato in questa campagna elettorale dal candidato Aimi “da sempre anticomunista” vuol significare “orgogliosamente fascista”.
In altri periodi storici della nostra repubblica, il legame tra classi conservatrici e organizzazioni avanzate reazionarie, ha portato sopraffazione e perdita di libertà. Proprio nei confronti di quelle classi sociali meno rappresentate e meno servili ad un potere coercitivo e repressivo.
Casa Pound è un cancro che dalla capitale e dalle sedi dell'ex MSI e della destra eversiva, cambiando forma e metodo di comunicazione è riuscita in pochi anni ad accreditarsi la fiducia proprio di quei giovani che poco di storia sanno e che del movimento fascista e del suo successivo regime assassino, ne colgono solo il valore di riconoscimento di un'identità nazionale. Un'identità che in realtà si basava essenzialmente sulla supremazia dell'uomo forte sul debole, sulla forza del dominio, sulla repressione di ogni dissenso e sul classificare gli uomini per razze. Alcune delle quali da sopprimere senza pietà.
Non siamo di fronte alla costruzione di un regime autoritario, come in passato abbiamo conosciuto ma a una nuova forma di democrazia autoritaria che al più presto dobbiamo provare a fermare.
Speriamo che la politica dei partiti veramente democratici, ci aiutino a farlo.
LE INSEGNANTI DEL CAVOUR CALVINO
Fra poco le famiglie dei ragazzini di quinta elementare saranno chiamati a scegliere la scuola media per il prossimo anno. Cosa si troveranno di fronte?
Negli ultimi anni in questo triennio della scuola dell'obbligo sono diminuite le ore di insegnamento, le ore di compresenza e, di conseguenza, è. Drasticamente peggiorata la qualità del servizio offerto ai ragazzi. Già da quest'anno si vedono i danni della riforma attuata: praticamente in quasi tutte le scuole di Modena le ore di lezione sono state ridotte a trenta, sono venuti a mancare i pomeriggi e quella grande occasione di socializzazione che è la mensa.
Il livello e la qualità di istruzione calano non solo perché le ore di insegnamento sono oggettivamente di meno, ma anche perché sono del tutto scomparse le compresenze. Cosa si è perso? Ecco cosa significava lavorare in due su una classe: offrire un aiuto individualizzato ai ragazzini più in difficoltà, insegnare bene l'italiano ai migranti , proporre progetti e attività di laboratorio, organizzare in maniera più semplice le visite didattiche nel territorio. Tutto questo non c'è più. Inoltre, c'è l'aggravante che in caso di malattia di un collega, non avendo più le compresenze e quindi la possibilità di usufruire di queste ore eccedenti, diventa veramente difficile attuare le sostituzioni. Ne consegue, come è intuibile, un forte danno arrecato ai ragazzini costretti ad essere suddivisi e a "migrare" in un'altra classe che li ospiti, arrivando così a superare i 30 alunni per
classe, con i conseguenti problemi di sicurezza che ne derivano.
Siamo orgogliosi di offrire questo modello di scuola alle future classi prime? Noi no, noi crediamo in una scuola di qualità che solo con un organico adeguato, e non sottodimensionato come quello attuale, si può raggiungere.
alcune insegnanti delle scuole medie Cavour Calvino:
Diana Terzi iscritta FLC-Cgil
Silvia Zetti RSU FLC Cgil
Giuliana Zanarini insegnante
GUERNICA: NUOVO SPAZIO ANTAGONISTA A MODENA
Boris
Conferenza stampa del CAM 21/11/09
Detto, fatto! Alcuni ragazzi giunti davanti allo stabile riescono ad entrare senza fatica, il cancello del resto era aperto, mentre subito dopo, altri esponenti dell’Onda Modenese cominciano ad attaccare il loro striscione sul cancello d’ingresso. Da li a poco anche la macchina della Digos giunge sul posto. Una nuova occupazione è cominciata: Guernica è il nome con cui hanno ribattezzato l’ex concessionaria Ford di via S. Anna 651.
Il Collettivo Autonomo Modenese (C.A.M.) lo avevano annunciato mercoledì 19 novembre, durante la conferenza stampa, che un muovo spazio antagonista autogestito sarebbe presto nato a Modena. L’azione la medesima di sempre: occupazione di uno dei tanti stabili vuoti presenti in città. Qualcuno aveva giudicato azzardato e spavaldo, il preannuncio di quest’azione. Tanto da sollevare indignazione tra molte forze politiche di opposizione e di governo di questa città.
Le dichiarazione infatti, non si sono lasciate attendere.
I partiti della città
L’Assessore alla Sicurezza Antonino Marino, già all’indomani della conferenza affermava che: “Il solco tracciato con lo sgombero di Libera è chiaro. Manterremo una linea dura contro le occupazioni. Non tollereremo nuove autogestioni”. Che detto da un funzionario di un partito che si definisce Democratico ed ex PCI lascia alquanto perplessi.
Non vuol essere da meno neanche Andrea Leoni,consigliere regionale e comunale del Pdl, che sottolinea come queste azioni non possano essere tollerate: “La promozione dell’illegalità e dell’eversione non è davvero accettabile. Questi signori dovrebbero andare a lavorare anziché organizzare conferenze stampa per dire che domani commetteranno un reato”. E’ apparso un pò meno intollerante l’avvocato Aimi del PDL che ribadisce, in polemica assoluta con il sindaco che: “Indipendentemente dalle ragioni più o meno nobili di questi ragazzi alternativi, ci dobbiamo domandare se in questa città sia possibile impossessarsi di spazi ed edifici per motivi di "alto valore sociale" nel più totale spregio della legalità. Perché gli anarchici sì e per gli appassionati di taglio e cucito no?”. Almeno l’avvocato, riconosce alcune “nobili ragioni” a quei ragazzi. Non sarà che questo “rammollimento” sia dovuto alla possibilità che presto o tardi rischi di trovarsi a difendere un’altra occupazione attuata in città dai suoi cugini di “Blocco Studentesco” o “Casa Pound?”.
Uno stabile per tutti
Durante l’attesa e il dialogo con le forze dell’ordine su quello che sarebbe potuto accadere nelle successive ore, si avvicina Paltrinieri Luigi che con fare educato annuncia di essere il proprietario dello stabile. Dichiara inoltre che all’interno dello stabile è presente numerosa merce pignorata di cui attende lo sgombero. Una possibilità assai remota nell’immediato, a parer degli occupanti, a causa della loro mancata assegnazione durante l’asta tenutasi il passato 18 novembre.
La trattativa prosegue anche alla presenza degli esponenti della DIGOS, dove i militanti del CAM si offrono garanti del materiale presente e della loro disponibilità a pagare un affitto per la parte dell’immobile da loro occupato, sino al suo necessario riutilizzo. Una trattativa che sembra proseguire senza intoppi ma che si conclude con l’arrivo dell’avvocato del Sig. Parltrinieri che annuncia di sporgere denuncia per tutelare il suo cliente da eventuali danni che potrebbe subire lo stabile e contemporaneamente, di essere impossibilitato a concludere alcuna trattativa perché l’ex concessionaria Ford “Motorstor” è fallita e lo stabile è della società FIMAR ma sotto il controllo del curatore fallimentare dott.sa Esterina Littardi. Curatore fallimentare con cui sta trattando per riuscire a breve di rientrare in possesso della sua struttura.
Ma quali sono state le ragioni fondamentali dell’occupazione?
Il portavoce del CAM, esprime innanzitutto “la convinzione che uno spazio sociale sia un esigenza per la città di Modena. Infatti in questa difficile fase ulteriormente aggravata dalla crisi, sono sempre di più i bisogni ai quali le istituzioni preposte non riescono più a dare una risposta.
Alcuni esempi sono le numerose scuole superiori che si trovano a cessare le attività di laboratorio e i rientri pomeridiani per la mancanza di fondi e spazi, o il fatto che tutte le palestre modenesi a prescindere della disciplina svolta, hanno prezzi insostenibili per un precario o un giovane figlio di lavoratori. Pensiamo quindi che la realizzazione di laboratori fotografici di sale di registrazione o di una palestra popolare, possa essere una risoluzione dal basso di questi problemi che anche a Modena sono sempre più diffusi. Riteniamo inoltre che la messa in atto di una socialità non mercificata ed aperta a tutti, possa rispondere al degrado attraverso percorsi di dialogo e partecipazione diretta dei cittadini alla vita pubblica. Accantonando così politiche che non risolvono il problema reale e danno solo il pericoloso effetto di creare diffidenza diffusa e paure che vanno abbondantemente oltre quello che è il problema realmente esistente.
Ciò che ci interessa non è tanto sottolineare l'inerzia della pubblica amministrazione nella valorizzazione di un patrimonio pubblico che non viene utilizzato, quanto nella necessità di ricostruire una prospettiva di gioiosa riappropriazione del presente da parte di generazioni che i vecchi politicanti e padroni vogliono condannare alla disperazione ed alla miseria.
Vogliamo iniziare a costruirci qui e ora nella concretezza del quotidiano una vita che sia degna di essere vissuta”
La posizione del Questore di Modena
Nei prossimi giorni inizieranno le trattative e si vedrà se i militanti del CAM riusciranno a rimanere all’interno della struttura occupata. Il loro sgombero per il momento non sembra essere immediato soprattutto se si attestano le dichiarazioni rilasciate dal questore Salvatore Margherito secondo cui
“Noi possiamo intervenire solo se il proprietario dello stabile sporge querela. Querela che deve
registrare anche la pretesa di sgombero. Spesso magari anche al proprietario conviene avere qualcuno che si prende cura dello stabile. Dobbiamo tenere presente che queste azioni hanno un carattere più politico che criminale”.
Per il momento i fondatori della nuova Guernica ci credono tanto dall’aver già organizzato delle iniziative anche per i prossimi tre giorni.
20/11/09
“PISTA PROVE DI MARZAGLIA, IL PROGETTO ANDRÀ AVANTI”
La risposta dell’assessore Poggi all’interrogazione di Ballestrazzi (Modena a 5 stelle)
"Gli obiettivi del progetto della pista prove di Marzaglia non vengono messi in discussione dalla crisi economica. Il progetto va avanti e da parte dell'Amministrazione non ci sono stati errori, ma atti formali legittimi". Così l'assessore al Patrimonio Fabio Poggi ha risposto in Consiglio comunale all'interpellanza del consigliere Vittorio Ballestrazzi della lista Modena a cinque stelle, sul tema "Un anno fa è stata sgomberata Libera". Ballestrazzi ha affermato che "allo sgombero del centro sociale anarchico Libera è intervenuta la forza pubblica e c'è stata anche una manganellata nei confronti di un'attivista. A distanza di un anno in quell'area, che sarebbe così importante dal punto di vista ambientale, non è stato realizzato nulla a parte la recinzione".
L'assessore Poggim nella risposta, ha sottolineato che "il progetto della pista prove è stato approvato in modo formale dal precedente Consiglio comunale, non si tratta dunque di un errore ma di un atto legittimo". Poggi ha ricostruito la cronistoria del progetto: "l'idea dell'autodromo - ha ricordato - risale all'inizio degli anni '70, fino a quando intorno al 2004 su proposta di Democenter si arrivò al progetto di centro guida sicura da realizzare da parte della ditta Vintage. Il 24 gennaio 2005 il Consiglio approvò la transazione e il primo settembre 2005 si firmò un preliminare che fissava la consegna alla ditta Vintage per fine giugno 2006. Il possesso dell'area è stato attribuito a Vintage dal giorno del rogito, nel 2007, in diritto di superficie, con un canone annuo di 41mila euro per 55 anni. Nel 2008 si è approvato il piano particolareggiato e il 30 maggio è stato autorizzato l'intervento di demolizione. Libera non ha mai accettato nessun tipo di transazione rispetto agli spazi e ha continuato ad appellarsi a una concessione unilaterale risalente al 2002. Dopo numerosi sforzi per trovare un accordo, l'ordinanza di sgombero emessa il 9 luglio è stata resa operativa l'8 agosto. Nei 12 mesi dallo sgombero dell'area - ha concluso l'assessore - sono stati effettuati sopralluoghi archeologici e si è preparato l'intervento, per un progetto di pista prove che mira a valorizzare servizi e promuovere la sicurezza stradale".
Nel dibattito, il consigliere Pd William Garagnani ha osservato: "nel Consiglio che approvò il piano particolareggiato si ribadì l'importanza per Modena di questo impianto, che risponde alle esigenze della nostra industria automobilistica. Lo sviluppo della nostra industria non contrasta con la mobilità sostenibile e la valorizzazione della bicicletta". Sandro Bellei, Lega, ha sottolineato "la possibilità di impiegare questa pista in sostituzione di un autodromo che da un po' non c'è più. Anzi - ha proseguito - mi stupisco che la nostra città non abbia un museo dell'automobile sportiva per valorizzare le nostre auto da sogno". Giancarlo Pellacani, Pdl, ha affermato: "la pista permette oltre a insegnare la guida sicura, anche di creare un vero laboratorio avanzato per la sperimentazione di nuove auto e nuovi motori. Temo che il vero problema sia il ritardo con cui viene realizzato: quando si farà sarà ancora utile?". Sergio Celloni, Pdl, ha detto: "è importante che il progetto si realizzi, dopo tutti i dibattiti fatti sulle falde e sul bosco di pino strobo. A suo tempo esaminammo molto attentamente le cose e il nostro territorio ha diritto ad avere una realtà del genere per le proprie industrie". L'assessore alla Qualità e sicurezza della Città Antonino Marino, già assessore al Patrimonio, ha dichiarato: "credo che la nostra città abbia bisogno di un luogo di questo tipo, per sperimentare e produrre innovazioni tecnologiche e allo stesso tempo frequentarlo per corsi di guida sicura, rispondendo alla legittima passione degli amanti dei motori. Rispetto allo sgombero, voglio sottolineare che con i ragazzi anarchici si aprì una trattativa. Decidemmo per lo sgombero anche per la loro sicurezza e il dialogo si interruppe per causa loro". Vittorio Ballestrazzi si è detto non soddisfatto delle risposte ricevute: "nel 2005 si discusse qui una delibera di iniziativa popolare, relativa all'ambiente. Fu respinta ma dopo un dibattito molto partecipato. Nella zona di Marzaglia è stato realizzato un Centro di educazione ambientale e vorrei sapere cosa ne penseranno gli operatori di un autodromo proprio di fronte alla sede, che inquinerà moltissimo".
GAS a Rivara: adesso tocca alla Regione
Lidia Castagnoli
Anche la nuova Commissione Tecnica provinciale costituita a settembre ha detto NO al deposito di Gas proposto a Rivara dalla Independent Gas Management.
Dopo il NO di 2 anni fa della prima Commissione provinciale, e dopo il parere negativo interlocutorio del Ministero dell'Ambiente, la società privata che vorrebbe trarre vantaggi economici dallo stoccaggio del gas nel sottosuolo modenese ha dovuto incassare un'altra bocciatura. Una bocciatura che testimonia ancora una volta quanto il progetto sia lacunoso e privo delle garanzie necessarie a soddisfare il bisogno di sicurezza delle popolazioni e quello di tutela dell'ambiente. Non solo: a sollevare grandi perplessità è anche l'attendibilità delle "analisi costi - benefici" formulate, inficiata proprio dalle gravi incertezze della proposta tecnica. Dopo 2 anni, quindi, la risposta è la medesima, e forse anche più netta e pesante.
Nel frattempo, però, si è consumata una campagna elettorale durante la quale tutte le forze politiche hanno contrastato il progetto e appoggiato i Comitati NO GAS, con l'unica eccezione del PdL, che, a pochi giorni dal voto, ha dovuto gestire il blitz di Carlo Giovanardi e i suoi tentativi di imporre una visione strategica "superiore" che annullava il diritto dei cittadini della nostra provincia di rifiutare un progetto dannoso per l'ambiente e pericoloso per la loro salute.
E, sempre nel frattempo, l'Italia ha continuato ad acquistare gas, tanto da autorizzare gli analisti a parlare di un surplus che potrà essere consumato non entro il 2010, come inizialmente previsto, ma in un arco di tempo non inferiore ai 10 anni.
Come e dove verrà stoccato questo GAS? Davvero, come è stato detto anche ieri a Bologna dall'Assessore alle Attività Produttive Campagnoli, l'Emilia Romagna potrebbe diventare un importante hub europeo del commercio del gas, con Minerbio affiancata da nuovi siti?
Perchè la Regione Emilia Romagna non affronta subito il problema, e si esprime con l'autorità e il potere legislativo che le competono? Non vorremmo scoprire troppo tardi che la strategia regionale è altra da quella provinciale. Un'ipotesi pericolosa, sulla quale pesa anche l'omissione della Valutazione di Incidenza che, per delibera regionale 1191 del luglio 2007, doveva invece essere realizzata a tutela delle zone ZPS (Zone Protezione Speciale) comprese nell'area interessata dal progetto, ovvero le Valli Mirandolesi e le Melenghine.
* Liste Civiche a 5 Stelle dell'Area Nord
31/10/09
L’intervista
IL CAM DI MODENA: “L’ESEMPIO DEGLI STUDENTI…”
di Boris
Il C.A.M. (Collettivo Autogestito Modenese), con un comunicato saluta con rispetto l’Onda studentesca modenese per l’importanza dell’argomento che viene agitato. E’ da tempo che questo Collettivo si schiera a fianco degli studenti dell’Onda e non è un caso se proprio alcuni di loro ne facciano parte. Ne parliamo allora, con alcuni loro militanti che con molta tranquillità accettano di esprimere senza remore il loro parere.
“In questa fase di crisi internazionale, in cui si aiutano i ladri e si puniscono le vittime, ovvero si danno soldi alle banche e si tolgono ai lavoratori, gli studenti cominciano ad indicare un obiettivo concreto sul quale mettere un punto fermo: LA CRISI NON LA VOGLIONO PAGARE LORO”.
Uno slogan che non si può negare, non abbia dato seguito a una pratica di lotta che inizia infatti, a trasformarsi in attiva mobilitazione accentrata su di un problema reale che coinvolge gli studenti e le loro famiglie: il caro trasporti.
“In una società devastata dal traffico veicolare, in cui l’aria che respiriamo – proseguono - diventa una minaccia in particolare per i giovani (altro che spinelli!)si rende sempre più caro ed inaccessibile il trasporto pubblico. Non è possibile per noi accettare i discorsi di “buon senso” dei vertici di ATCM che dicono che le compatibilità non permettono di fare meglio e che gli abbonamenti possono essere dilazionare ma devono comunque essere pagati. In altri termini, non è possibile per noi accettare che sia sempre scaricato sulle famiglie il disastro dello stato sociale italiano”.
Quale messaggio allora inviate agli amministratori locali e ai vertici di ATCM?
“Insieme agli studenti diciamo che I NOSTRI BISOGNI NON SONO NEGOZIABILI e pretendiamo che la spesa pubblica venga rivolta alle classi sociali più sfruttate, alle classi dei lavoratori, peraltro sempre meno tutelati. Non ci importa dove troverete i soldi.- la passione politica comincia ad emergere - Volete alcune indicazioni:smettete di spendere soldi per fare autodromi, nuovi inceneritori, insensati piani cave, aerei ed elicotteri da combattimento, speculazioni ambientali di ogni tipo, finanziamenti alla accademia militare e per tutte le vostre schifose guerre: vedrete quanti autobus potete far girare e quanti libri potrete offrire ai ragazzi che si affacciano ora al mondo della conoscenza. Smettete di prendere milioni di euro per voi stessi, per i vostri giornali o per le consulenze assurde di cui esistono ottimi esempi anche a Modena”.
I ragazzi del CAM sembrano molto determinati e salutandomi uno di essi mi urla: ”Digli che comincino a pensare che non li sopportiamo più! RICORDATE CHE VOI PADRONI, VOI FINANZIERI, VOI POLITICI AL SERVIZIO DEI POTENTI SIETE POCHE MIGLIAIA, MENTRE NOI SIAMO MILIONI, SIAMO I MILIARDI DI ESSERI UMANI CHE SAPRANNO MANDARVI DOVE DOVETE STARE: NELLA SPAZZATURA DELLA STORIA!
NOI LA CRISI VE LA CREIAMO… IL TRASPORTO PUBBLICO DEVE ESSERE GRATUITO!
28/10/09
Problemi e disservizi: L’ Onda Modenese incontra i vertici Atcm
Gli studenti modenesi sono tornati in piazza per ribadire nuovamente i propri diritti.
Lo scopo principale della manifestazione era il caro biglietti e il diritto alla mobilità per gli studenti, nonché la richiesta di un tavolo diretto di trattativa con gli esponenti ATCM (azienda trasporti) per poter affrontare queste problematiche e tutti gli altri disservizi che gli studenti modenesi incontrano nel tragitto casa-scuola, tavolo fino ad oggi negato da parte dei vertici dell'azienda.
L'appuntamento era fissato per le 8.30 in P.zza S. Agostino dove si sono radunati circa un migliaio di studenti appartenenti alle scuole superiori e alcuni universitari.
Alle 9.20 il corteo ha lasciato la piazza per snodarsi lungo le arteria principali del centro di Modena, terminando in Piazza Grande. Durante il percorso sono state effettuati diversi interventi, una per ogni punto nevralgico (accademia militare, palazzo di giustizia, Prefettura, rettorato dell'Università e Comune).
Una volta giunti a destinazione i partecipanti hanno deciso di proseguire compatti verso l'autostazione con l'intenzione di occupare nuovamente (come già fatto il 12 Ottobre scorso) le corsie di partenza degli autobus, ripercorrendo via Emilia Centro con un corteo non autorizzato lanciando slogan a gran voce. Motivo di questa decisione proprio l'osservata indisponibilità da parte dei dirigenti ATCM di aprire un dialogo diretto con gli studenti al fine di affrontare concretamente i disagi quotidiani che gli utenti subiscono.
Il blocco della stazione delle corriere è durato all'incirca mezz'ora. Gli esponenti dei collettivi presenti (Onda Anomala Modenese e Collettivo Studenti Modena Uniti) hanno richiesto e ottenuto, agli agenti della DIGOS e ad alcuni dipendenti Atcm presenti sul posto, di poter incontrare i dirigenti dell'azienda trasporti.
Al termine della trattativa gli studenti si sono impegnati a porre fine al blocco dell'autostazione.
Verso le 12 cinque delegati degli studenti sono dunque partiti per raggiungere la sede amministrativa dell'ATCM dove sono stati, quasi nell'immediato accolti all'interno di una sala riunioni dove erano presenti giornali e tv locali e quattro dirigenti ( in primis il presidente Odorici e l'amministratore delegato Ferrari)
La conferenza stampa durata poco più di mezz'ora si è svolta in un clima civile e con ampio scambio di opinioni tra rappresentanti dei movimenti studenteschi (che hanno ribadito con fermezza le proprie posizioni) e i vertici dell'Azienda Trasporti. Durante l'incontro i delegati dei collettivi hanno portato alla luce problematiche quali caro biglietti, sovraffollamento dei mezzi con conseguente ripercussione sulla sicurezza dell'utenza, precarie condizioni di alcuni mezzi e altri disservizi.
Alla luce di tali dichiarazioni i dirigenti ATCM si sono detti disponibili a mantenere aperto un tavolo di trattative e a incontrare, nel caso fosse richiesto, nuovamente gli studenti. Hanno inoltre assicurato che l'azienda si sta già mobilitando al fine di risolvere alcune delle problematiche esposte durante l'incontro, una su tutte il sovraffollamento delle linee extraurbane negli orari di punta scolastici e la precarietà delle condizioni dei mezzi.
Per quanto riguarda l'eccessivo costo si sono invece detti pronti a cercare, specialmente in questo periodo di crisi, a venire incontro all'utenza provando ad adottare nuove forme di pagamento (quale quello rateizzato), senza lasciare però grossi spiragli ad una probabile riduzione del costo dei biglietti, in quanto l'ATCM sembrerebbe già in netta perdita economica e le istituzioni pubbliche poco disponibili ad ulteriori finanziamenti in favore della mobilità pubblica.
L'incontro si è chiuso verso le ore 13 e gli studenti hanno fatto ritorno verso il centro di Modena per riportare ad altri membri dei collettivi quanto detto durante la conferenza stampa, conferenza tutto sommato proficua anche se le problematiche rimangono tutt'ora da risolvere.
24 ottobre 2009
ONDA ANOMALA MODENESE
PRESIDIO CONTRO CARO BIGLIETTI E IL DIRITTO ALLA MOBILITA'
LUCA
Lunedì 12 ottobre, ad un anno dalle mobilitazioni che hanno interessato tutte le città d'Italia compresa Modena, gli studenti dell'Onda Anomala Modenese sono tornati di nuovo allo scoperto!
In concomitanza e solidarietà con lo sciopero dei dipendenti ATCM (azienda dei trasporti), gli studenti hanno organizzato un presidio contro il caro biglietti e per il diritto alla mobilità.
Alle ore 13 è iniziato il concentramento di fronte all'autostazione modenese, dove i 200 studenti, tutti molto giovani, hanno affermato il loro diritto alla mobilità lanciando slogan e producendo sul posto striscioni.
Alle 13.30 l'Onda modenese si è mossa compatta verso le corsie degli autobus ritardando la loro partenza. Le forze dell'ordine presenti sul posto sono entrate all'interno del presidio senza diritto e immotivatamente. In seguito a questa vile provocazione, uno studente "colpevole" di parlare al megafono è stato condotto all'interno del posto integrato di polizia.
La manifestazione, fino a quel momento pacifica, ha avuto attimi di leggera
tensioni causati, come spesso accade, dall'irruenza della polizia che ha nei fatti attaccato il presidio. Dopo qualche minuto uno studente universitario, fermo sul marciapiede, Ã stato posto in stato di fermo subendo lo stesso incomprensibile trattamento. Tale atto repressivo sembra giustificato dall'accensione, avvenuta minuti prima, di un fumogeno da parte di un manifestante. Dopo questo irragionevole episodio i manifestanti hanno chiesto a gran voce l'immediato rilascio degli studenti.
Azioni di questo tipo, attuate contro il presidio degli studenti medi, con tanto di identificazione di altri partecipanti, riscuote la più totale condanna. Ciò anche in virtù della mancanza di volontà di offendere da parte degli studenti, che legittimamente solidarizzavano con i lavoratori ATCM, chiedendo l'apertura di un tavolo con le parti interessate a proposito della politica della azienda ritenuta inadeguata ed insensibile alle esigenze degli utenti.
Tutto ciò far parte di comportamenti repressivi che mirano ad impaurire e
scoraggiare la libera manifestazioni di dissenso con la volontà di indebolire il movimento dell'onda.
NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!
LIBERI' TUTTI' – LIBERI' SUBITO
Onda Anomala Modenese - Kollettivo studenti medi Modena
I filosofi della piazza contestano la giunta di Modena
Inconsueto episodio venerdì 18 settembre a Modena durante il Festival della Filosofia, al termine della Lezione Magistrale tenuta dalla filosofa Vandana Shiva.
Una ragazza, durante le consuete domande di fine conferenza, ha chiesto alla filosofa, che durante la sua esposizione aveva esposto la necessità di riappropriarsi degli spazi pubblici, se era concorde nello sgombero del centro anarchico autogestito Libera per lasciare posto alla pista di Marzaglia.
Vandana ha risposto che se questo era vero, era molto stupido pensare nel 2008 ancora ad investire sull'automobile.
A quel punto l'assessore Mario Lugli che era al tavolo a fianco di Vandana ha preso la parola per difendere quello sgombero e quel progetto che come assessore aveva votato e condiviso.
Nemmeno il tempo di articolare che la piazza è esplosa in urla e fischi tanto che l'assessore ha preferito desistere dal replicare.
Subito viene in mente lo striscione che con palloncini pieni di elio i militanti di Libera avevano innalzato fino alle finestre del consiglio comunale il 24 gennaio 2005 il giorno della prima approvazione dell'autodromo. Sopra lo striscione era scritto: "La gente è con noi".
Il sindaco Giorgio Pighi, quel giorno disse che “... mi affacciai alla finestra ed erano solo una quarantina”.
Sabato invece, a Modena è avvenuto questo. La ragazza infatti raggiunta dai giornalisti ha dichiarato di non appartenere a nessuna organizzazione ma di essere una comune cittadina.
Poco tempo fa il sindaco Pighi ha parlato della scelta dell'autodromo come di una scelta impopolare iniziando ad ammettere che forse i ragazzi di Libera, non erano poi così soli.
24/2/09
“MODENA DIFENDE IL DIRITTO ALLA SALUTE DEGLI STRANIERI”
L’assessore alla Salute Arletti ha risposto ai consiglieri Pd Caropreso e Vetrugno
"L'Amministrazione comunale di Modena farà tutto il possibile per ricorrere con ogni strumento utile contro la norma che di fatto obbligherà i medici e gli operatori sanitari a denunciare gli stranieri clandestini che si presentano per ricevere cure. Mi auguro però che i numerosi appelli della società civile portino a modificare questa normativa, che è contraria al giuramento di Ippocrate, alla Costituzione italiana e alla Dichiarazione internazionale dei diritti dell'uomo". Lo ha detto l'assessore alle Politiche per la salute del Comune di Modena, Simona Arletti, rispondendo in Consiglio comunale alle due interrogazioni dei consiglieri Pd Achille Caropreso e Teodoro Vetrugno, trasformate poi in interpellanze per consentire il dibattito consiliare. Nella sua interrogazione, Achille Caropreso aveva chiesto lumi all'assessore sulle conseguenze della legge, già approvata al Senato e in discussione alla Camera dei deputati. "Anche a Modena - ha chiesto Caropreso - i medici potranno denunciare i clandestini?". Vetrugno ha sottolineato: "la salute è un diritto dell'individuo e non del cittadino. Perfino nella legge Bossi-Fini la possibilità di denuncia degli extracomunitari clandestini era stata stralciata".
L'assessore Arletti ha precisato: "sono rimasta sbigottita dall'approvazione di questa norma nel pacchetto sicurezza che modifica il testo della Bossi Fini abolendo il divieto di denuncia degli stranieri clandestini che accedono ai servizi sanitari, e stabilendo anzi un obbligo di fatto. Il funzionamento pratico, oggi, è che all'accesso ai servizi viene compilato un tesserino detto Stp, straniero temporaneamente presente, che permette l'accesso alle cure di pronto soccorso, ai servizi ginecologici e di assistenza alla maternità e alla pediatria di comunità. Un operatore sanitario inserisce dati anagrafici in un database per assegnare il tesserino. È dunque possibile risalire sia ai dati dello straniero sia dell'operatore che inserisce i dati. Già oggi - ha proseguito l'assessore - gli operatori sociali del settore segnalano che si è diffusa negli stranieri clandestini una paura tale da fare loro rinunciare alle cure. Molti professionisti hanno stimato un calo del 20% degli accessi degli stranieri non in regola alle prestazioni sanitarie. Se la norma sarà approvata - ha concluso Simona Arletti - ci sarà un rischio effettivo per la salute pubblica a causa della rinuncia a ricorrere alle cure da parte degli stranieri".
Nel dibattito, Angela Bellei, Prc, ha detto: "condivido il contenuto dell'interrogazione e mi associo alle preoccupazioni dell'assessore Arletti. Ci troviamo di fronte a una deriva inquietante: medici sceriffi, schedature dei clochard, tassa sui permessi di soggiorno, ronde, sono derive xenofobe segno di razzismo di stato".
Sergio Celloni, Ppl, ha osservato: "la legge che obbliga i dottori a denunciare gli immigrati è da valutare con attenzione. È comprensibile la volontà del Governo di arginare questa forma di clandestinità oramai incontrollata. Capisco però anche le esigenze dei medici e non posso che simpatizzare con coloro che hanno espresso pareri per tutelare i pazienti. C'è il rischio che nascano sistemi sanitari paralleli privi di controlli. Ogni persona deve essere accolta in una struttura ospedaliera in base alle cure che necessita, e lo storico delle sue cartelle cliniche deve essere a disposizione per esigenze di pubblico interesse".
L'assessore alle Politiche sociali Francesca Maletti ha affermato: "con questa norma, non ancora approvata, sono già calati i dati sull'affluenza degli stranieri ai servizi sanitari, e questo mette a rischio la salute di tutti. Se poi pensiamo che per i bambini stranieri vale l'obbligo scolastico, la norma appare molto incoerente. Per controllare la clandestinità si possono mettere in campo molti altri provvedimenti più efficaci, questa norma non serve a nulla e già sta avendo effetti negativi".
Mauro Tesauro, Verdi, ha sottolineato: "questo provvedimento ci preoccupa così come quello sulle ronde. Il paradosso è che mentre si cerca di salvare a ogni costo vite come quella della Englaro, dall'altra parte si stroncano delle vite altrettanto innocenti. A fronte del rischio di denuncia, i clandestini non si rivolgeranno più ai medici. Secondo noi, clandestino non equivale a criminale. Rinasceranno a causa di questo provvedimento le strutture mediche clandestine che esistevano una volta, queste sì davvero criminali".
Andrea Leoni, Fi-Pdl, ha dichiarato: "l'obbligo di denunciare i clandestini non esiste, ma è stato inventato dalla stampa e ripreso da autorevoli personaggi della nostra città. Il provvedimento chiede di segnalare all'autorità competente se determinate malattie sono di pericolo per la persona o per l'intera comunità, come succede per gli italiani e per gli immigrati regolari. Sul rischio di epidemie, questa norma riporta il nostro paese nell'alveo di tutti i paesi europei. In Germania addirittura c'è l'obbligo di denuncia, non mi risulta sia una terra di epidemie. Se fossi alla Camera dei deputati voterei questa norma senza esitare".
Andrea Galli, An, ha definito le due interrogazioni "esempi classici di disinformazione e malafede". Secondo Galli, "la denuncia dei clandestini è una possibilità e non un obbligo. La nostra Costituzione è oramai anziana, ha 70 anni, dobbiamo rispettarla ma anche essere consapevoli che va introdotta un po' di flessibilità. Quando la Costituzione è stata emanata il concetto di individuo corrispondeva a quello di cittadino italiano. Nessuno immaginava saremmo diventati terra di immigrazione. Oggi deve finire l'epoca dell'arrivo indiscriminato di tutti. Noi diamo servizi a persone che non solo non li pagano ma non sono in regola con le nostre leggi".
Alvaro Colombo, Prc, ha detto: "questo provvedimento non è solo xenofobo, razzista e vergognoso, ma anche stupido. La salute non è un bene individuale ma collettivo: non garantire l'accesso ai servizi a parte della collettività significa attaccare la salute di tutti. È una cosa banale che conosce ogni persona che si occupa di medicina. Questa norma non è solo ingiusta e razzista ma stupida. E si inserisce in un contesto generale: questo Governo ha una lunga tradizione di violazione della giustizia e dell'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. È la stessa cultura del Governo che promulga il Lodo Alfano".
Michele Barcaiuolo, An, ha affermato: "mi chiedo di che cosa stiamo parlando. La norma in questione non lede minimamente il diritto alla salute. Credo si debba garantire la salute di tutti in modo pubblico, ma su questa norma si sta facendo confusione. Dare la possibilità a un medico di denunciare una situazione di irregolarità è ben diverso da quanto si è letto in questi giorni sui media. Le cure vanno comunque prestate, ma il medico che vuole segnalare una situazione di irregolarità ha il diritto di farlo. La lettura strumentale di questa norma punta a confondere tra diritti degli individui e dei cittadini".
Fausto Cigni, Pd, ha dichiarato: "bisogna chiedersi se la nostra società ha o meno bisogno degli stranieri. Esiste in questo paese una legge, la Bossi Fini, che fa di tutto tranne che l'integrazione. Per rinnovare un permesso di soggiorno ci vogliono dai sei ai dodici mesi. I bambini devono avere non soltanto gli stessi diritti, ma devono essere aiutati a crescere. Voi siete una destra rozza e populista, ma non sapete neanche di cosa state parlando. Milioni di italiani sono andati all'estero ed eravamo incavolati nel vedere che non avevano diritti. Se ora facciamo lo stesso agli stranieri qui da noi, c'è di che vergognarsi".
William Garagnani, Pd, ha affermato: "anche chi sostiene che ci siano uomini di serie A e di serie B deve comunque tutelare la salute di tutti, per difendere il popolo di serie A serve comunque che anche gli altri siano sani. Proposte come queste sono prive di buon senso. Il colonialismo italiano in Africa fu criminale e straccione. Continuiamo a riprodurre questo modello, questa intenzione di fare colonialismo squallido alimentando la paura".
Ferdinando Tripi, Pd, ha ricordato: "considerare gli stranieri semplicemente come esseri umani meritevoli di cura è importante. Introdurre la segnalazione, la delazione, anche se facoltativa, mina alla base il rapporto di fiducia tra medico e paziente e lede i diritti degli esseri umani alla salute".
Il sindaco Giorgio Pighi si è detto "colpito della manipolazione comunicativa. Non è vero - ha detto il Sindaco - che la denuncia sia facoltativa per i medici. Ad oggi è fatto divieto al medico di comunicare che gli stranieri sono irregolari. La norma proposta elimina questo divieto, ma introducendo il reato di clandestinità la denuncia diventa di fatto obbligatoria. Questa norma mette le persone malate nell'alternativa di essere curate o di essere denunciate e lede il loro diritto alla saluta. È una norma che non serve a nulla se non a sottolineare la disuguaglianza, come le classi differenziali, le impronte digitali, la tassa sul permesso di soggiorno, eccetera. Si parla a un'opinione pubblica che vede nella xenofobia un valore".
Ivo Esposito, Fi-Pdl, ha sottolineato: "nei Cpt c'è un'assistenza sanitaria 24 ore su 24. Comunque, fino a quando non ci renderemo conto che la maggioranza degli italiani stanno vivendo una situazione problematica non saremo in grado di rispondere ai loro bisogni. Noi cerchiamo di garantire i doveri e i diritti a tutti. Lo stesso Obama, il dio sulla terra secondo la sinistra, vuole riformare il sistema sanitario inserendo l'obbligo di essere identificati. Il paese di Bengodi è finito, basta con la demagogia!".
Mauro Manfredini, Lega Nord, ha detto: "il medico può e non deve denunciare l'accesso ai servizi di stranieri clandestini. Chi contesta questa norma fa una discriminazione: i cittadini stranieri con permesso di soggiorno o i cittadini italiani sospetti di commettere reati verrebbero automaticamente segnalati all'autorità competente. La norma di oggi consente ai medici la libertà di coscienza, ma se arrivasse per esempio un clandestino che si riconosce come possibile autore di un reato, il medico che non l'ha segnalato può essere denunciato".
Enrico Artioli, Pd, ha affermato: "già oggi è possibile identificare chi ha una malattia particolare e rischiosa. Mi pare che non ci si sia chiesti quali saranno gli effetti di questo provvedimento. Le persone tenderanno a rivolgersi meno all'autorità sanitaria. Potranno nascere aree non controllate di sviluppo delle malattie. E anche, di conseguenza, di una sanità clandestina. Infine, i danni psicologici alle persone, che sanno di non poter godere di assistenza sanitaria se ne avranno bisogno. Un clandestino non è un malvivente, può essere anche una persona che ha perso il lavoro. Il vescovo ha fatto benissimo a denunciare questa norma".
Alberto Caldana, Pd, ha dichiarato: "l'assistenza a clandestini e irregolari è in buona parte affidata nel nostro paese a medici volontari, che chiaramente non denunceranno mai, come queste organizzazioni hanno già dichiarato anche pubblicamente. Uno dei capolavori della Bossi Fini è di avere toccato i massimi livelli di produzione della clandestinità: dopo 6 mesi di disoccupazione si perde il permesso di soggiorno e anche il diritto alle cure, per sé e per la propria famiglia".
Al termine del dibattito, ha ripreso la parola Achille Caropreso, osservando: "mi auguro che la Camera dei Deputati modifichi questa legge, o che il Capo dello Stato la metta a confronto con i principi fondamentali con cui contrasta. Altrimenti, questa legge sarà la più disattesa dell'ordinamento giuridico italiano. Sono troppe le persone che hanno manifestato contrarietà a questa legge a livello nazionale, come l'ex ministro dell'Interno Beppe Pisanu, ma anche nella nostra sanità modenese. Se si parla dell'obbligo di segnalare all'autorità sanitaria le malattie pericolose, questo esiste già. Come esiste già l'articolo 362, se non sbaglio, del codice penale che rende obbligatorio denunciare i casi di rissa, accoltellamento, uso di armi da fuoco con prognosi superiore ai 10 giorni".
Teodoro Vetrugno, Pd, ha ringraziato l'assessore Arletti e i colleghi che sono intervenuti sul tema. "Non ho dubbi - ha detto Vetrugno - che questa norma è razzista. Penso anche io che questa norma non sarà applicata, o che sarà dichiarata incostituzionale dalla Corte. Temo che questa legge avesse soltanto l'effetto dell'annuncio, dell'avvertimento. Il problema è di natura giuridica ma anche di cultura politica: il collega Galli ci ha ricordato che la norma serve a dire ai medici che è finita la pacchia, che bisognerà tagliare su alcuni servizi, e chiarire chi sarà a rimetterci. Mi aspettavo su questa norma un allarme anche da parte dei cittadini immigrati, una risposta di paura sulle conseguenze".
L'assessore Arletti ha concluso affermando: "introducendo sia la facoltà di denuncia sia il reato di clandestinità, il medico è costretto alla denuncia altrimenti può essere perseguito. Sono già stati avviati controlli nei consultori familiari della regione, nella zona di Rimini, dove sono stati chiesti gli elenchi delle donne immigrate assistite. Chi dice di lavorare a tutela della maternità non può comportarsi in questo modo. In Germania, dove vige una norma simile, quello che è accaduto è che molti medici fanno obiezione di coscienza e si sono riscontrati già problemi conseguenti alle norme: irregolari che usano farse generalità o ricorrono alla sanità parallela. In tutti gli altri paesi non c'è l'obbligo. L'Europa parla molto chiaramente e dice che i diritti fondamentali vanno garantiti anche ai migranti irregolari, cui occorre riservare un trattamento umano e degno. Credo che in questo rispetto della dignità vadano considerate incluse le cure sanitarie e spero che anche il centrodestra si renda conto della gravità di questa norma, stupida, pericolosa, e incoerente con la tutela della vita che tanto viene sbandierata".
“RIMOZIONE AMIANTO, IL COMUNE LAVORA CORRETTAMENTE”
Gli assessori Marino e Orlando hanno risposto a cinque interrogazioni presentate dai consiglieri Rossi (Idv), Artioli (Pd), Mazzi (Fi), Flori (Moc), Tesauro (Verdi)
"La presenza di amianto negli edifici pubblici cittadini è sotto controllo e l'Amministrazione ha in atto un piano per la sua progressiva rimozione, per esempio dai pavimenti delle scuole. Nel caso della sede della Polizia Municipale, i lavori di rimozione dell'amianto stanno avvenendo nella forma più corretta, come dimostrano i sopralluoghi di Asl e Arpa, e continueranno soltanto in giorni e orari di chiusura delle vicine scuole Pisano". Lo hanno precisato in Consiglio comunale Giovanni Franco Orlando, assessore all'Ambiente, e Antonino Marino, assessore al Patrimonio, rispondendo alle interrogazioni presentate dai consiglieri Eugenia Rossi (Idv), Enrico Artioli (Pd), Dante Mazzi (Fi), Baldo Flori (Moc), Mauro Tesauro (Verdi).
Eugenia Rossi, Idv, ha detto: "sono arrivate numerose segnalazioni sulla presenza di amianto nell'ex edificio della Polizia Municipale, soprattutto dalle famiglie dei bambini che frequentano le scuole del quartiere. I lavori - ha sottolineato - vanno rimandati alla data della chiusura delle scuole ed eseguiti nelle ore notturne".
Enrico Artioli, Pd, ha affermato: "i problemi riguardano il quartiere in generale, e anche il resto della città. Vorrei capire quali altre realtà ci sono nel territorio modenese che presentano amianto o eternit nelle loro strutture e come si prevede di bonificarle".
Dante Mazzi, Fi-Pdl, ha osservato: "bisogna tutelare la salute dei cittadini evitando la presenza di materiali pericolosi come l'amianto, e questo va fatto a maggior ragione negli edifici pubblici, come ad esempio la sede della Polizia Municipale. Gli stessi dipendenti della Polizia Municipale sono stati esposti a questi materiali".
Baldo Flori, Modena a colori, ha dichiarato: "molti cittadini hanno dimostrato che le prime rassicurazioni ricevute dai tecnici del Comune non erano affatto tranquillizzanti. Per questo motivo, arriviamo a dubitare della volontà effettiva della Giunta di tutelare la salute dei cittadini. Servono impegni più precisi su tempi, modi e risorse da destinare alla bonifica".
Mauro Tesauro, Verdi, ha infine rilevato: "bene ha fatto il sindaco a sospendere i lavori di rimozione dell'amianto nell'edificio della Polizia Municipale, una volta giunte le segnalazioni sui possibili rischi per la salute. Vorremmo conoscere anche noi quali sono gli edifici pubblici che contengono amianto, e se esiste un piano per la bonifica". Tesauro ha chiesto inoltre di conoscere la situazione delle condotte idriche della città.
L'assessore all'Ambiente Giovanni Franco Orlando ha precisato: "diverse verifiche sulla rimozione dell'amianto nella sede dismessa della Polizia Municipale sono state fatte dopo le segnalazioni di cittadini nel mese di novembre 2008. I cittadini hanno richiesto di rimandare la rimozione alle vacanze estive, ma questo non è stato possibile: la ditta incaricata ha lavorato nel corso del mese di gennaio e i sopralluoghi effettuati hanno dimostrato che i lavori sono stati eseguiti in modo assolutamente corretto. Arpa e Usl, che hanno la responsabilità dei controlli, hanno contattato i genitori delle scuole Pisano per spiegare la situazione. I lavori di rimozione vera e propria riprenderanno nelle vacanze pasquali, con un anticipo di due settimane per la preparazione delle operazioni, e proseguiranno in orari e giorni di chiusura della scuola".
Antonino Marino, assessore al Patrimonio, ha aggiunto: "c'è stato un intervento tempestivo del sindaco per interrompere i lavori che avevano destato preoccupazione nei cittadini. Il Comando di Polizia Municipale è stato dismesso dopo 25 anni e la vendita è servita a finanziare la nuova sede. La presenza di amianto era nota e la rimozione era prevista. Verrà eseguita con trasparenza e rigore sia dai privati incaricati sia dagli enti preposti ai controlli e dai tecnici del Comune. Le prime verifiche hanno mostrato che i livelli rimangono nei limiti consentiti dalla legge. Per quanto riguarda gli altri edifici della città, l'amianto è stato utilizzato per anni e soprattutto nel periodo di maggiore espansione della città. L'Amministrazione comunale si impegna comunque a monitorare la presenza di amianto in città e di rimuovere questo materiale da tutti gli edifici pubblici con piani di manutenzione e bonifica programmati: tra le altre cose, stiamo sostituendo progressivamente i pavimenti delle scuole, lavorando su almeno due edifici ogni anno. Al momento comunque non sono presenti rischi per la salute, come assicurato dai costanti controlli di enti come Asl e Arpa. L'Amministrazione ha ben presente il tema della tutela della salute dei cittadini".
Dopo le risposte degli assessori si è aperto il dibattito consiliare, nel quale Dante Mazzi è intervenuto citando una relazione tecnica, riguardante i lavori sull'edificio della Polizia Municipale, datata 5 agosto 2008: "la relazione parla di lastre di fibrocemento eternit ad elevata presenza di amianto, e sottolinea che la vicinanza della scuola rende indispensabile che si pervenga alla rimozione prima dell'avvio dell'anno scolastico. Allora - ha chiesto Mazzi - perché la rimozione dell'amianto è stata rimandata? Sono interrogativi inquietanti e mi aspettavo risposte diverse. La macchina comunale si è mossa solo quando i genitori hanno sollevato il caso".
Mauro Tesauro ha replicato: "vista la lista dei quesiti posti, abbiamo avuto molte rassicurazioni ma pochi dati certi. Mi chiedo quale sia la situazione delle scuole di via Carbonieri. Anche sul tema delle condotte idriche non ho avuto risposta, perciò non sono soddisfatto e riproporrò gli stessi quesiti".
Sergio Celloni, Ppl, ha evidenziato: "il materiale eternit si utilizza largamente dagli anni '40. In questo caso quello che preoccupa sono le differenze di intervento tra il pubblico e il privato. A Modena e provincia il 40% degli edifici hanno delle componenti in amianto. Questo non deve destare allarmi perché la tossicità non è così diretta, ma ci preoccupano le affermazioni dell'assessore: se un'azienda privata deve fare una bonifica, oltre che essere costosissima, deve intervenire con modalità ben precise, che invece non valgono per l'Amministrazione".
Baldo Flori si è detto non soddisfatto delle risposte ricevute e ha ricordato che "all'istituto Guarini è stato rimosso dalla Provincia dopo forti insistenze. Quello che va capito - ha detto - è se la questione amianto è una priorità, se c'è consapevolezza sui rischi, senza allarmismo, e se si stanno mettendo in campo le misure necessarie. Nel dibattito non mi pare siano emerse abbastanza chiaramente queste soluzioni".
Ubaldo Fraulini (Idv) ha esternato la propria insoddisfazione per le risposte e ricordato che "si deve prestare grande attenzione alla salute dei bambini e dei lavoratori. Il documento citato dal collega Mazzi - ha detto Fraulini - desta grande preoccupazione per la scarsa chiarezza e trasparenza intorno a queste operazioni di rimozione dell'amianto".
Eugenia Rossi ha manifestato dispiacere, affermando: "quanto detto dai colleghi e dal consigliere Mazzi getta ombre inquietanti sulle risposte ricevute. Credo sia inevitabile rimandare i lavori non alle vacanze pasquali ma alla chiusura delle scuole. Certamente questa situazione è stata sottovalutata: i controlli sono stati fatti a gennaio dopo giorni che i genitori chiedevano aiuto".
Nella replica, l'assessore Marino ha spiegato: "l'assicurazione data ai genitori è che i lavori saranno effettuati durante le vacanze di Pasqua e, se necessario, nei giorni successivi ma soltanto negli orari di chiusura della scuola. Non esiste il rischio che la rimozione venga effettuata durante lo svolgimento delle lezioni scolastiche. In ogni caso, vorrei ricordare la differenza tra l'amianto friabile, più pericoloso, e il cemento amianto, che comprende l'eternit e presenta meno rischi. Nel 2008 sono aumentati di oltre il 20% rispetto ai due anni precedenti i cantieri, pubblici e privati, nei quali è stato approntato un piano per la rimozione dell'amianto. Rispetto alla richiesta del consigliere Tesauro, l'edificio contenente una tettoia in eternit vicino alle scuole Carbonieri è già stato bonificato nel 2008. Per quanto riguarda le condotte idriche, esistono condotte di cemento amianto su tutto il territorio nazionale. Sull'acqua potabile comunque ci sono costanti controlli dei competenti uffici dell'Asl".
L'assessore Orlando ha aggiunto: "il piano di dismissione dell'edificio che lei cita in prossimità della scuola Carbonieri è già stato avviato e l'Amministrazione comunale, come ricordava Marino, è intervenuta su questo. Non c'è stata alcuna sottovalutazione da parte nostra rispetto a un tema che sicuramente suscita grande attenzione tra i cittadini e nel mondo politico. Si sta intervenendo con procedure specifiche per bonificare il nostro territorio, nel rispetto della normativa e delle prerogative dei diversi enti incaricati dei controlli".
18/2/09
PROTOCOLLO DI INTESA SUGLI AFFITI AGEVOLATI
Lo hanno firmato il Comune di Modena, i sindacati degli inquilini e le associazioni dei proprietari immobiliari con l’obiettivo di contrastare il mercato “nero” dell’affitto
Un protocollo di intesa tra il Comune di Modena, i sindacati degli inquilini (SUNIA, SICET, UNIAT) e le associazioni della proprietà immobiliare (APE-Confedilizia, ASPPI, UPPI) in materia di affitti concordati. Un'intesa che prevede l'aggiornamento dei canoni e l'ulteriore estensione delle agevolazioni anche ai contratti degli studenti.
Tutti i firmatari condividono l'utilità dei contratti concordati. Insieme alle specifiche politiche dei peep (30% degli alloggi in locazione calmierata per 10 anni) ed all'Agenzia per la casa, è considerato uno strumento fondamentale per calmierare i prezzi degli affitti e per limitare la morosità.
Il Comune di Modena, anche per il 2009, conferma l'aliquota Ici del 2 per mille per i proprietari che concedono gli alloggi in locazione ad affitto concordato. Aliquota che si azzera quando gli alloggi vengono affittati all'Agenzia per la Casa. Queste agevolazioni, nel corso del 2008, hanno determinato un mancato introito da parte del Comune di circa 1.200.000.
La novità dell'accordo sottoscritto oggi riguarda l'estensione delle agevolazioni (Ici al 2 per mille) anche per le abitazioni affittate agli studenti. L'amministrazione ritiene che l'ulteriore mancato gettito possa essere compensato, in eguale misura, da una riduzione degli affitti "in nero".
Nell'ambito dell'accordo per il 2009, si è inoltre convenuto sulla necessità di aumentare i controlli rispetto alla congruità dei parametri relativi ai contratti concordati, sempre con l'obiettivo di contrastare il mercato nero dell'affitto.
I sindacati degli inquilini e le associazioni dei proprietari convalideranno le dichiarazioni di conformità dei singoli proprietari. Quindi toccherà alla Polizia Municipale, con personale adeguatamente formato, verificare le condizioni e la regolarità delle dichiarazioni fornite dai soggetti che usufruiscono delle agevolazioni Ici, che risiedono in alloggi dell'Agenzia per la casa o di Edilizia residenziale pubblica.
17/02/09
GRANDE SODDISFAZIONE PER L’ESITO DELLA GARA SU ATCM
“Un nuovo socio di prestigio -commenta il Sindaco Pighi- che porta capacità industriale e capitali freschi per rilanciare la nostra azienda di trasporto pubblico”
"In ATCM entra un socio di grande valore, che crede nella nostra azienda di trasporto pubblico, come dimostra l'offerta di oltre 10 milioni di euro per acquisire il 49% della proprietà." Il Sindaco di Modena Giorgio Pighi commenta positivamente l'esito della gara relativa all'ingresso di un nuovo socio privato nel capitale e soprattutto nella gestione di Atcm.
L'azienda capofila della cordata che si è aggiudicata la gara, la francese RTP, attualmente gestore della metropolitana di Parigi, secondo Pighi "è impresa di grande spessore, sicuramente in grado di portare un contributo rilevante al rilancio di Atcm, insieme agli altri soci…", tra i quali spicca Fer, e cioè Ferrovie emiliano-romagnole, azienda interamente di proprietà della Regione Emilia Romagna.
"E' importante anche l'entità dell'offerta presentata -prosegue Pighi- sia perché rappresenta l'ingresso di capitale fresco in azienda, sia perché costituisce la dimostrazione esplicita del valore di Atcm. Con questa operazione si avvia una fase nuova per la nostra Azienda di trasporto pubblico, sicuramente impegnativa, ma allo stesso tempo finalmente rivolta ad un rilancio concreto in termini industriali e di servizio."
"Ora abbiamo un socio privato all'altezza e la proprietà ancora saldamente in mano pubblica. Garanzie importanti per il trasporto pubblico locale -conclude Pighi- che è un elemento fondamentale per la gestione del territorio. Per la mobilità, ovviamente, ma anche per lo sviluppo e la tutela ambientale."
“LINGUA UNICA A SCUOLA, A MODENA RISCHIANO 30 DOCENTI”
L’assessore Querzè ha risposto all’interrogazione del consigliere Garagnani
"E' difficile prevedere a quanto ammonterà la riduzione di personale legata alla riduzione dell'insegnamento delle lingue diverse dall'inglese previsto dal Governo, in quanto ciò dipende dalla effettiva scelta delle famiglie e dagli organici effettivamente assegnati alle scuole, tuttavia ritengo che si potrebbe arrivare ad un massimo di circa trenta docenti in meno nel solo Comune di Modena". E' la risposta dell'assessore all'Istruzione del Comune di Modena Adriana Querzè in Consiglio comunale all'interrogazione del consigliere del Pd William Garagnani "Addio alla lingua di Goethe, Cervantes e Stendhal nella scuola italiana?".
Il consigliere, con la sua interrogazione chiedeva di conoscere il numero delle cattedre di lingue comunitarie attive nella scuola modenese "e la conseguente possibile negativa ricaduta sul piano occupazionale del provvedimento Gelmini, e di essere informato sulle eventuali azioni che l'Amministrazione comunale intende realizzare a sostegno delle famiglie che stanno per iscrivere i loro figli in prima media, pur tenendo conto dell'oggettiva difficoltà di approntare un programma informativo ad hoc, visti i tempi strettissimi a disposizione, perché le iscrizioni, già iniziate, e si chiuderanno il 28 di febbraio". Il consigliere ha sottolineato, inoltre, che con questa riforma si finisce per "liquidare dalla scuola italiana il francese, lo spagnolo e il tedesco", per "eliminare conseguentemente 8604 cattedre, oltre 3000 delle quali sono affidate a precari".
"I tempi delle iscrizioni sono in effetti ristretti - ha proseguito l'assessore - ma negli incontri già programmati con i dirigenti scolastici solleciterò le scuole ad informare i genitori della valenza dello studio delle lingue comunitarie anche coinvolgendo i docenti interessati per garantire, nel rispetto delle indicazioni Ministeriali per ora vigenti, una informazione aperta e rispettosa, quanto meno della storia culturale e delle opzioni pedagogiche che le nostre scuole hanno esercitato in coerenza con i vigenti programmi di insegnamento e, come abbiamo visto, con le indicazioni europee sullo studio delle lingue". Per l'assessore Querzè "una lingua è evidentemente ritenuta più essenziale e semplice di due, come lo è un solo maestro e forse un solo grembiulino uguale per tutti i bambini del nostro strano Paese" ha proseguito l'assessore. "Concordo col fatto che la norma della lingua unica (inglese) sia stata inserita impropriamente nella circolare relativa alle iscrizioni alla scuola media, come se si trattasse di una semplice informazione fornita alle famiglie e non della ennesima destrutturazione del quadro organizzativo e dell'assetto culturale della scuola secondaria di primo grado". L'assessore ha poi ricordato che "il Regolamento applicativo della cosiddetta Riforma Gelmini non contiene alcuna traccia di questa possibilità, e non è ancora stato approvato in via definitiva, pertanto la Circolare è, a parere di molti, illegittima tanto che è stata impugnata da sindacati, associazioni di docenti e genitori".
Il consigliere Garagnani ha commentato: "Al coro di critiche sulla riforma Gelmini si è aggiunto recentemente anche il parere del Consiglio nazionale della Pubblica istruzione che ha definito non coerente la scelta. Le persone che perderanno il posto con questa riforma non saranno quelle che svolgono l'attività occasionalmente, ma quelle che da 10-15 anni lavoravano nella scuola".
10/02/2009
UNIONI CIVILI, MODENA SOLLECITA UNA LEGGE NAZIONALE
Il consiglio comunale ha approvato la mozione presentata in aula da Rusticali (Ps)
Il Comune Modena invita il Parlamento italiano a predisporre un Registro delle Unioni civili. Lo ha deciso il Consiglio comunale approvando un ordine del giorno presentato in aula dal consigliere del Partito socialista Sergio Rusticali. Secondo il testo approvato, la definizione di unione di fatto non dipende "dal genere dei conviventi né dal loro orientamento sessuale, ma dalla stabilità e volontarietà della relazione". A favore della mozione hanno votato Pd, tranne due consiglieri astenuti, Rifondazione Comunista, Sinistra per Modena, Verdi, Partito socialista, Società civile, Italia dei valori e Modena a colori. Hanno espresso voto contrario Alleanza Nazionale, Forza Italia, Lega Nord, Udc, Popolari per il centro sinistra. Astenuti i consiglieri Pd Alberto Caldana ed Enrico Artioli.
La mozione "riafferma il ruolo della famiglia, come definito dall'art. 29 della Costituzione, ne sottolinea il valore e l'importanza", premette che "le unioni civili non sono in contrasto con la famiglia" e impegna il Sindaco e la Giunta "per quanto di loro competenza a rispettare il criterio della convivenza anagrafica nell'erogazione di servizi, contributi e nella destinazione di alloggi di Edilizia residenziale pubblica, dando immediata attuazione alla legge nazionale che istituirà il Registro delle Unioni civili. L'ordine del giorno votato è stato emendato in alcuni punti rispetto a una precedente versione presentata nel 2008.
Nel dibattito, Adolfo Morandi (Fi-Pdl) ha definito la mozione "un duro attacco alla nostra Costituzione che tutela la famiglia" e affermato che "il principio di uguaglianza sostanziale verrebbe infranto se si desse trattamento uguale a situazioni diverse: la famiglia matrimoniale e le unioni di fatto. Riconoscere le unioni civili tra omosessuali porterebbe poi a un grave danno sociale. Più volte Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno sottolineato l'importanza di valorizzare la famiglia e opporsi al degrado del tessuto sociale".
Simona Arletti, assessore alle Politiche per la salute, ha ricordato: "questo tema tocca da vicino la vita di oltre 1500 famiglie di fatto nella nostra città che hanno uno o più figli minorenni a carico. Nell'erogazione dei servizi il Comune rispetta il criterio della famiglia anagrafica, ma più volte l'Unione europea è intervenuta chiedendo agli stati di garantire la non discriminazione dei cittadini".
Andrea Galli (An - Pdl) ha affermato: "la sola cosa che condivido di questa mozione è il richiamo al defunto governo Prodi, che non ha affrontato questo tema negli anni in cui avrebbe potuto farlo. Dove questi registri sono stati creati non hanno avuto molto successo, ma solo poche decine di iscritti. Esistono già tanti strumenti giuridici a disposizione per risolvere i problemi concreti come gli appartamenti o le pensioni". Galli ha deprecato la scelta dei parlamentari di poter destinare la propria pensione di reversibilità anche ai conviventi oltre che ai coniugi.
Antonio Maienza (Popolari per il centrosinistra) ha annunciato il proprio voto negativo, in quanto "il dibattito riguarda valori ai quali ognuno di noi crede e dei quali fa testimonianza nella propria vita. Oggi l'istituto della famiglia è in crisi ma va tutelato".
Achille Caropreso (Pd) ha precisato che "il Comune si adeguerà a quanto stabilirà il parlamento in ordine alle convivenze. Sarà consentita la tutela giuridica a coloro che decidono di non contrarre matrimonio".
Rosa Maria Fino (Società civile per il Ps) ha detto: "serve una legge per porre fine alle grandi ingiustizie in materia di diritti patrimoniali e prestazioni previdenziali. I conviventi non possono chiedere permessi di lavoro per malattia del partner, o non possono prendere decisioni in caso di interventi sanitari urgenti".
William Garagnani (Pd) ha affermato che "le nascite fuori dal matrimonio sono in continuo aumento, ma in Italia non abbiamo alcuna normativa. La nostra città ha fatto in modo che coloro che convivono fuori dal matrimonio abbiano gli stessi diritti di coloro che sono sposati in termini di sanità e servizi sociali, così come non faremo mancare questi diritti ai clandestini".
Angela Bellei di Rifondazione Comunista ha osservato: "il nostro ordinamento è in evidente contrasto con gli altri paesi europei, non riconoscendo alcun diritto alla famiglia non fondata sul matrimonio. Le persone omosessuali devono avere accesso al matrimonio o a un diritto equivalente, qualsiasi soluzione di minore portata non risponde al principio di uguaglianza".
Teodoro Vetrugno (Pd) ha stigmatizzato "le condizioni politiche attuali, che non consentono di affrontare seriamente questo tipo di temi" e ha aggiunto che "quello che si chiede non è minare la famiglia, ma riconoscere uno status giuridico".
Alvaro Colombo (Sinistra per Modena) ha affermato l'importanza di "riconoscere l'uguaglianza di diritti e doveri, riconoscere il cambiamento della società e garantire spazi di libertà purché non vadano a ledere le libertà altrui".
Michele Barcaiuolo (An-Pdl) ha detto: "nella realtà questi vuoti legislativi che esistono vengono ampiamente superati, ma l'intervento che serve è di diritto privato. Non posso essere d'accordo sul riconoscimento dello status giuridico: ci sarebbe solo uno spostamento di diritti dalla famiglia tradizionale a quella di fatto".
Eugenia Rossi (Idv) ha negato l'esistenza "di una legge universale, soprattutto adesso in presenza di tanti mondi e tante situazioni diverse". Ha perciò sottolineato il dovere di uno Stato "di tutelare tutti i propri cittadini, anche le famiglie monoparentali e le coppie dello stesso sesso, garantendo gli stessi diritti e doveri".
L'assessore al Bilancio Francesco Frieri ha detto: "non capisco dove risiede l'uguaglianza quando esistono conservatori che, da un lato, si accaniscono verso nuovi diritti, e dall'altro propugnano tagli contro la scuola pubblica e la sanità. Credo che la persecuzione dei conservatori si stia accanendo soprattutto contro l'omosessualità e la diversità".
Alberto Caldana (Pd) ha ricordato che "l'accesso alle case popolari è già garantito anche a chi fa parte di nuclei familiari di fatto. È servito molto di più riconoscere i diritti utilizzando le leve amministrative, piuttosto che istituire i registri". Caldana ha infine annunciato un voto non favorevole all'ordine del giorno.
Mauro Manfredini (Lega) ha evidenziato "la grave forzatura nel mettere in atto un'istituzione alternativa al matrimonio, dimenticando la funzione principale della famiglia cioè accudire e crescere i figli".
Dante Mazzi (Fi -Pdl) ha osservato che "questa iniziativa non fa parte dell'agenda politica del centro destra che ora è al governo, se al governo precedente interessava tanto questa battaglia di civiltà avrebbe potuto fare una legge" e ha ricordato che "si parla sempre di diritti e mai di doveri, mentre molte coppie non sono di fatto ma di comodo".
Paolo Ballestrazzi di Modena a colori ha affermato: "non credo si debbano scomodare le radici cristiane, che io ho avuto ma rinnego completamente. Lo snodo è quello di crescere insieme tenendo fermo il concetto della dignità dell'uomo e del cittadino, portatore di doveri e diritti. Chi fa parte di una comunità e rispetta le leggi non può essere discriminato, e per questo voterò a favore".
Davide Torrini, Udc, ha detto: "questo ordine del giorno non ha nessuna ricaduta amministrativa su questa città, come sottolineato da Caldana e dall'assessore Maletti. Qui stiamo parlando, legittimamente, di riconoscere uno spazio politico a gruppi che nel centrosinistra sono risultati negli ultimi anni sempre più residuali".
Enrico Artioli, Pd, ha dichiarato: "è innegabile che si diffondano sempre più nuovi stili di vita. Ho apprezzato l'emendamento che manifesta e corregge la prima stesura della mozione, ma nonostante questo non posso dare il mio voto favorevole".
Andrea Leoni di Forza Italia ha affermato: "non è vero che ci sono una serie di diritti negati. Nessuna legge, ad esempio, impedisce di visitare il convivente in ospedale. Il convivente può usufruire degli alloggi di casa popolare, oppure subentrare nel contratto di affitto. I permessi retribuiti sono parificati a quelli dei coniugi e molte casse previdenziali private prevedono l'estensione dei diritti ai conviventi".
Ennio Cottafavi, presidente del Consiglio, è intervenuto affermando: "l'argomento in questo caso riguarda il parlamento, che va sollecitato a legiferare in materia. Ho avuto la tentazione di non votare, ma non vorrei che questo desse l'impressione di eludere il problema. Il mio voto sarà favorevole perché l'emendamento fatto tutela le sensibilità espresse da parte di questo Consiglio".
PISTA MARZAGLIA, IL CONSIGLIO DI STATO RIGETTA IL RICORSO
L’organo di giustizia amministrativa ha ritenuto le motivazioni di Italia Nostra “non meritevoli di positiva considerazione”
"Considerando che le doglianze prospettate dalla parte appellante non appaiono meritevoli di positiva considerazione in questa sede di sommaria deliberazione, tenuto anche conto della tardività dell'impugnativa della deliberazione C.C. n° 93/2003 che aveva sottratto l'area a verde pubblico e a verde di uso pubblico, il ricorso è respinto". Il Consiglio di Stato ha messo la parola fine al ricorso presentato da Italia Nostra contro Comune e Provincia di Modena per il Piano regolatore del 2003, che consentiva la realizzazione del Centro Guida Sicura di Marzaglia.
Dopo numerosi esposti volti a contrastare la realizzazione del Centro, Italia Nostra onlus, l'Associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione, ha fatto appello al Consiglio di Stato, dichiarando il Piano regolatore presentato nel 2003 illegittimo. Il Consiglio, nella seduta del 30 gennaio 2009 ha rigettato il ricorso, ritenendo le motivazioni presentate "non meritevoli di positiva considerazione".
"Arriva anche dal Consiglio di Stato la conferma che il Comune ha agito nel pieno rispetto delle norme - commenta l'assessore alla Progettazione e Gestione del Territorio del Comune di Modena Daniele Sitta - e che le motivazioni addotte negli innumerevoli ricorsi fatti in questi anni erano completamente prive di fondamento e hanno avuto solo l'esito, come spesso succede, di fare perdere soldi e tempo alla collettività".
3/2/09
SUL FESTIVAL FILOSOFIA PREVALGA L’AMORE PER MODENA
Dal Sindaco di Modena Giorgio Pighi una proposta di mediazione: il Festival svincolato dalla Fondazione S.Carlo e affidato alla direzione di Michelina Borsari
"Nella situazione che si è creata è necessario, anzi indispensabile che ognuno faccia la sua parte fino in fondo per tentare di sbloccare una situazione che non serve a nessuno: non al San Carlo, non al Festival Filosofia e, soprattutto, non alla città." Il Sindaco di Modena Giorgio Pighi interviene così nel confronto in atto sul futuro della manifestazione.
"In questi giorni -prosegue- ho sentito e letto giudizi ingenerosi e, credo, immotivati sulla Fondazione Collegio San Carlo, sul futuro del festival e addirittura anche sulla città di Modena. Giudizi decisamente sopra le righe, ma la storia millenaria della nostra città ci mette al riparo anche da questi eccessi."
"Il punto vero -afferma il Sindaco di Modena- è trovare una soluzione che garantisca lo svolgimento del festival ai massimi livelli e per questo mi sento di avanzare una proposta a tutti gli attori in campo, una proposta pubblica, alla luce del sole, che quindi preveda un confronto altrettanto aperto, nell'ambito del quale ognuno possa trovare ragionevole soddisfazione, garantendo al contempo senso di responsabilità e, mi sia consentito, amore per la nostra città".
"La proposta -sostiene Pighi- è di anticipare i tempi di una soluzione già individuata per garantire prospettiva e continuità al festival e cioè lo scorporo delle attività connesse alla manifestazione da quelle della Fondazione Collegio San Carlo. In questo quadro il Comitato degli enti promotori (Fondazione S. Carlo, Fondazione Cassa di Risparmio, Provincia di Modena, Comune di Modena, Comune di Sassuolo e Comune di Carpi) dovrebbe trasformarsi in un ente dotato di personalità giuridica, assumendosi l'onere non solo delle promozione, ma anche della gestione del Festival Filosofia. Alla manifestazione verrebbero garantite strutture, personale e risorse economiche per poter funzionare adeguatamente, per lo meno ai livelli delle ultime edizioni. La direzione scientifica del Festival viene quindi offerta alla dottoressa Michelina Borsari per l'edizione del 2009 e per avviare un percorso di consolidamento della nuova forma gestionale."
"Con questa proposta -conclude il Sindaco- credo si liberi il campo da ogni equivoco. In queste situazioni si dice che ognuno deve fare un passo indietro, ma io credo che nel nostro caso si debba invece tutti fare un passo avanti, un colpo d'ala avendo ben chiaro che l'obiettivo è l'interesse pubblico prima di quello personale, delle Istituzioni prima delle pur legittime ambizioni personali."
2/2/09
“STUPORE PER IL CACCIABOMBARDIERE DAVANTI A INGEGNERIA”
La risposta del sindaco Pighi all’interrogazione del consigliere Vetrugno (Pd)
"Rispetto le regole istituzionali e l'autonomia dell'Università, ma la scelta di collocare un simbolo di guerra davanti alla Facoltà di Ingegneria ha stupito molti cittadini". Così il sindaco di Modena Giorgio Pighi ha risposto in Consiglio comunale all'interrogazione presentata da Teodoro Vetrugno (Pd) sulla collocazione di un cacciabombardiere F 104 Starfighter davanti alla Facoltà di ingegneria di Modena.
Teodoro Vetrugno (Pd) ha presentato l'interrogazione affermando: "nello spazio antistante i nuovi edifici della facoltà di Ingegneria del Polo Universitario di via Vignolese è stato recentemente collocato ed eretto a monumento un cacciabombardiere F-104 Starfighter, notoriamente utilizzato nella guerra del Vietnam e più recentemente in quella del Golfo. Ci risulta che sia costato circa 45 mila euro. Vorremmo perciò chiedere al sindaco se non intenda suggerire di sostituire il cacciabombardiere con un altro più rappresentativo prodotto, simbolo della tradizione meccanica e della capacità di innovazione tecnologica di Modena, ad esempio un trattore, una macchina utensile o un motore per auto".
Il sindaco nella sua risposta ha ribadito: "l'autonomia dell'università non si discute. La collocazione di un cacciabombardiere davanti a Ingegneria è stata spiegata con il riferimento all'avanguardia tecnologica. La discussione su questo monumento si sarebbe dovuta fare prima, come hanno segnalato diverse associazioni e personalità di Modena. Ci sono ambienti in città che considerano quell'oggetto come una ferita rispetto alle nostre tradizioni di pace".
Mauro Tesauro (Verdi) ha espresso il disappunto del gruppo dei Verdi "per un'installazione costata circa 50 mila euro, risorse che potevano essere indirizzate altrove, per collocare un'inaccettabile macchina di morte in un luogo di sapere. Attendiamo una spiegazione sul perché sia stato scelto questo simbolo".
Adolfo Morandi (Fi-Pdl) ha osservato: "dire che è stata una scelta che la città non condivide, e usare certe affermazioni, mi pare quasi fuori luogo. Il nostro Comune ha già utilizzato un aereo militare come monumento al Parco Ferrari e nessuno ha parlato all'epoca di uno schiaffo alla pace".
Andrea Galli (An) ha detto: "un cacciabombardiere di per sé non vuole dire nulla, a meno che non si ritenga l'esercito in sé uno strumento di guerra. L'attrezzo bellico, in sé, può essere uno strumento di offesa o di difesa. Lo Starfighter è uno strumento che ha portato l'Europa a essere terra di pace per oltre 60 anni. Ben diverso sarebbe stato avere, come certo voi avreste preferito, un carrarmato russo. Per me quell'F 104 ha lo stesso valore di un trattore".
Achille Caropreso (Pd) ha osservato: "si sarebbe almeno dovuto mettere un cacciabombardiere italiano, simbolo dell'eccellenza della nostra ricerca".
Vetrugno ha replicato: "l'equivoco è se i consiglieri di centrodestra siano intervenuti per difendere il cacciabombardiere in sé o il candidato sindaco ed ex rettore Giancarlo Pellacani. Comunque - ha affermato - ritengo assurdo che l'Università si faccia vanto di ospitare uno strumento di guerra. In questa città sono in tanti a condividere il nostro sentimento se parliamo di pace".
Il sindaco ha concluso precisando: "quello che è mancato è stato un confronto sul tema della collocazione di questo oggetto.
26/1/09
LOTTA SENZA QUARTIERE AI DOCUMENTI FALSI
Modena, gli operatori della Polizia municipale e Polizia provinciale dotati di nuove strumentazione per verificare la genuinità dei documenti esibiti
Gli operatori della Polizia municipale di Modena e della Polizia provinciale hanno in dotazione una serie di nuove strumentazioni per le pattuglie che operano nell'attività di polizia stradale che consentono di stabilire l'autenticità dei documenti esibiti
(patente di guida, carte di circolazione, certificati assicurativi, permessi internazionali di guida, contrassegni invalidi). Le amministrazioni comunale e provinciale modenesi hanno deciso di dotare i propri corpi di polizia di un di un sistema complesso di controllo, che può essere impiegato in ufficio, sul furgone dell'infortunistica o in un aula di tribunale, 5 set portatili per controlli nei servizi esterni ed un sistema per la verifica dei numeri di telaio dei veicoli.
Il sistema più complesso destinato allo studio dei documenti (il cui nome è Modello SCD 2001) consente di evidenziare le difformità del documento esibito rispetto all'originale. Le difformità vengono evidenziate attraverso l'analisi con l'infrarosso,, l'ultravioletto, con il piano luminoso, l'osservazione con le lenti di ingrandimento ed il microscopio illuminato ad immagine rovesciata.. Tutte questi sistemi di analisi permettono di visionare il documento, in particolare le parti legate ai così detti sistemi di sicurezza che consentono di stabilirne l'autenticità. Questo sistema ha anche una microcamera con osservazione in luce radente e in luce incidente. La macchina, già in dotazione a comandi di polizia locale come Milano, costa 4 mila 500 euro.
Le pattuglie della Polizia municipale e della Polizia provinciale avranno a disposizione anche 5 set portatili per controlli durante i servizi stradali con funzioni in grado di garantire un esame preciso. Ogni valigetta costa 250 euro.
E' entrato in servizio anche il Sistema SCT per la verifica dei numeri di telaio dei veicoli dotato di telecamera che permette il controllo dei numeri di serie di tutti gli elementi del veicolo, anche quelli più difficili da raggiungere visivamente. Il costo del sistema è di 3 mila euro.
25/01/09
“A MODENA E’ ALTO IL BISOGNO DI CASA A PREZZI CONTENUTI”
L’assessore alle Politiche abitative del Comune di Modena Daniele Sitta interviene nel merito di quanto annunciato da Abitcoop nei giorni scorsi
"L'Amministrazione comunale plaude alla decisione assunta da Abitcoop di ridurre dal 4 al 3,5% il rendimento dei canoni di affitto per gli alloggi Peep. Si tratta di un taglio consistente (12,5%) che riduce mediamente di 80 euro al mese i costi per le famiglie. E' un atto di forte sensibilità sociale e di concreto aiuto alle famiglie e all'economia modenese in un momento così difficile.
Prendiamo, inoltre, atto del messaggio che Abitcoop invia all'Amministrazione e a tutto il mondo politico della nostra città sui fabbisogni abitativi: il bisogno di casa a Modena è alto, e soprattutto è forte la necessità di alloggi Peep con prezzi di vendita e canone per l'affitto contenuti.
Credo sia necessario rispondere con coerenza ad un bisogno primario ineludibile, che trova ostacolo nella miopia di chi vuole bloccare ogni cambiamento in questa città, e che bolla come "cementificazione" o ancor peggio "speculazione" il dovere di dare una risposta abitativa ai nostri figli. I dati che Abitcoop ci consegna certificano la correttezza e la serietà delle politiche abitative che stiamo proponendo alla città, politiche che tengono ovviamente conto delle regole, del pieno rispetto di ambiente e territorio, ma che non possono non andare nella direzione di consegnare un futuro ai giovani che vivono nel nostro territorio".
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