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Medio Oriente » ALKEMIA SALUTA VITTORIO ARRIGONI  

ALKEMIA SALUTA VITTORIO ARRIGONI
di Mirca Garuti


“Ho varcato la soglia di casa, davanti al Porto di Gaza City, dopo parecchi giorni di assenza. Tutto è rimasto come l’avevo lasciato: la bombola di gas continua a soffrire di stenti, e rimpinguarla costa troppo, la corrente elettrica resta tagliata da una cesoia straniera. E’ mutato il panorama godibile dalle mie finestre, non riconcilia più il morale affranto dalla miseria di una vita sotto l’assedio israeliano, ma rigira il coltello nella piaga di un trauma irremovibile: la testimonianza di un massacro. Dalla stazione dei pompieri, a venti metri dal mio uscio, non resta che un enorme cratere in cui, come a voler esorcizzare il terrore dei genitori, bighellona un gruppo di bambini…… Il confine israelo-palestinese non è mai sembrato così marcato come dal tetto della casa di Naema. Da una parte le colline verdeggianti e costantemente irrigate dei kibbutz israeliani, dall’altra l’arsura di una terra saccheggiata di sorgenti e pascoli. Naema mi ha raccontato i suoi ultimi giorni, una testimonianza olfattiva, tattile e uditiva del massacro. Non oculare, perché Naema è non vedente. I soldati hanno intimato l’evacuazione del suo villaggio solo una manciata di minuti prima d’invaderlo. Gli uomini si sono caricati sulle spalle i bambini piccoli e sono scappati trascinandosi dietro anche le donne. Naema ha scelto di restare, per non rallentare la loro fuga. Si è rifugiata tra le sue quattro mura credendosi al sicuro ed ha accolto con sé i suoi vicini che non sapevano dove andare: tre donne, un’anziana, e un vecchio paralitico. Tank e bulldozer hanno sconfinato e iniziato a seminare distruzione, divorando la terra ettaro dopo ettaro, sino ad arrestarsi dinanzi all’abitazione di Naema. L’edificio in cui vive sorge su una collinetta ed è il più alto del villaggio. I soldati di Tsahal hanno giudicato strategica la sua posizione, sono entrati e l’hanno occupato per due settimane. “Durante tutto questo tempo solo due volte ci hanno portato da bere, e il cibo era rappresentato dall’avanzo del rancio dei soldati. Non ci hanno mai consentito di andare in bagno e abbiamo dovuto fare i bisogni in un angolo della stanza.”…..
Ho visto lacrimare gli occhi di Naema nascosti sotto i suoi nuovi occhiali scuri e mi sono parsi i più vividi che abbia mai veduto. In realtà Naema ha visto coi suoi occhi spenti molte più cose di quante una giovane della sua età avrà mai l’occasione di vedere, se non ha la cattiva sorte di nascere in questa terra martoriata. Restiamo umani.
 (da “Gaza Restiamo Umani” il 22 gennaio 2009)


Vittorio è stato brutalmente ammazzato. Prima sequestrato, pestato e poi ucciso.
Vittorio rappresentava  il riferimento, la voce della sofferenza del popolo della Striscia. Attraverso le sue testimonianze, i racconti semplici ma toccanti, ha permesso a noi, uomini e donne impegnati nella causa del popolo palestinese, di entrare nelle case dei gazawi, di “sentire” il loro dolore, la loro solitudine e disperazione. Il suo impegno era totale, si è schierato dalla parte degli oppressi, ha cercato di proteggerli, si è sostituito alle tante istituzioni democratiche che avrebbero dovuto difendere un popolo che è sotto occupazione da più di 60 anni. Faceva da “scudo umano” ai pescatori, ai contadini, cercando di evitare che i soldati israeliani gli sparassero contro, mentre con le loro piccole imbarcazioni provavano a pescare nel mare proibito dall’assedio, o raccoglievano, a ridosso del confine israeliano, verdura per dare da mangiare alle loro famiglie.
Vittorio sbarcò a Gaza per la prima volta nel 2008 (v. art.”Il silenzio sulla Palestina”)  e fu il primo straniero a provare sulla sua pelle il respingimento israeliano nelle acque di fronte a Gaza, nel tentativo di aiutare i pescherecci spesso respinti dalla Marina militare israeliana che,  in nome delle norme imposte dall’occupazione, limitavano quasi totalmente il diritto di pesca degli abitanti di Gaza.
Abbiamo conosciuto Vittorio durante i giorni caotici della Gaza Freedom March (dic.’09- genn.’10) e la notizia della sua prematura e violenta scomparsa ci ha lasciati sconvolti, senza parole, senza alcuna spiegazione logica e con una grande paura per gli sviluppi futuri della situazione palestinese.
In Italia, per fortuna, non tutti seguono fedelmente il nostro governo, c’è una parte, direi cospicua, che sostiene il popolo palestinese, che ha il coraggio di criticare il governo d’Israele, che s’impegna a sensibilizzare altri cittadini su questa questione, che soffre per l’impossibilità di dare delle risposte positive a tutti i profughi palestinesi sparsi nel mondo, ma che, nonostante tutte queste difficoltà, continua, senza mai arretrare di un passo,  a lottare per questa giusta causa.
L’analisi di Cinzia Nachira sull’assassinio di Vittorio Arrigoni spiega molto bene e chiaramente il momento critico in cui ci troviamo, è nostro ora il compito di raccogliere il testimone lasciato da Vittorio e Juliano e cercare di  non spezzare quel sottile legame offerto proprio negli ultimi mesi  dalle rivolte dei popoli arabi.

Restiamo umani
18/04/2011
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