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Medio Oriente » Freedom Flotilla2: Amira Hass  

FREEDOM FLOTILLA 2

Gli organizzatori della flottiglia per Gaza si raggruppano in Grecia.
di Amira Hass



GRECIA – Con due imbarcazioni sabotate – quella irlandese non è in condizione di salpare e la greco-svedese-norvegese, Juliano, è ancora in riparazione – l’impulso è quello di partire dal porto e aspettare le altre in mare, insieme al battello francese che ha preso il mare sabato. Questo è pure il desiderio di tutti coloro che sono imbarcati sulla Tahrir, la nave canadese con i suoi 50 passeggeri.
                 

“Gli zaini ammessi sul ponte sono semi preparati, quasi a posto. Le liste dei numeri di telefono sono pronte, nel caso in cui ci sia necessità di affrettarsi per una partenza in tempi rapidi.
 Dal punto di vista psicologico le persone sono sempre pronte a ricevere la chiamata alle tre del pomeriggio o alle due del mattino e sanno a loro volta chi devono chiamare.
Le rigide istruzioni stabiliscono che non si può essere a più di 20 minuti di cammino dall’hotel. E senza dubbio non ci si può sognare di prendere un autobus che faccia il giro dei siti greci antichi, di salire in montagna o di correre il rischio di respirare gas lacrimogeno durante una manifestazione ad Atene. Ma queste istruzioni sono state messe in atto da giorni, quindi il fatto che appaiano a stampa non è sufficiente per alludere al momento della partenza.

Alla conferenza stampa che gli organizzatori della flottiglia hanno tenuto lunedì ad Atene, alcuni giornalisti hanno insistito perché venisse detto dove erano le imbarcazioni. Ma il sabotaggio ha dimostrato quanto fosse logico rifiutarsi di dare una risposta a tale domanda.
In entrambi i casi di sabotaggio, ad essere state prese di mira sono state le bielle che collegano l’albero dell’elica al motore. Due punti in più per coloro che presentano la flottiglia come una dichiarazione di guerra.
Nel caso della Juliano, un’ispezione di routine mentre si trovava in porto ha rivelato il sabotaggio, mentre quello della imbarcazione irlandese Saoirse (libertà) è stato scoperto mentre la si stava collaudando in mare, non lontana dal porto turco dove era ancorata. L’equipaggio aveva trovato che c’era qualcosa che non andava. Hanno valutato che il sabotaggio non era finalizzato a impedire la partenza, ma doveva aggravarsi in mare. In tal modo, le vite dei passeggeri e dell’equipaggio sarebbero state messe in pericolo.
A causa della gravità del danno, il gruppo irlandese si trova in difficoltà a pagare per le riparazioni.

“Israele sta cercando di esternalizzare l’assedio di Gaza alla Grecia e agli Stati Uniti,” ha dichiarato Dror Feiler alla conferenza stampa. In altre parole, trasforma altri paesi in collaboratori nell’imposizione dell’assedio grazie al blocco della flottiglia – con avvertimenti, minacce, ritardi burocratici e l’adozione di una narrativa “di provocazione”. E’ come se i partecipanti alla flottiglia fossero sottoposti a un processo di “gazawizzazione”. Stanno sperimentando di propria volontà, per pochi giorni, alcune delle caratteristiche della vita sotto assedio nella Striscia di Gaza. Contro la loro volontà sono legati all’interno di un raggio limitato di diversi chilometri. I loro progetti vengono ripetutamente contrastati da forze superiori. La loro autorizzazione alla partenza è stata cancellata e sono in attesa che la si rinnovi.

Uno dei partecipanti alla flottiglia è Mohammed Hamou,un insegnante  29enne di storia, matematica e inglese come seconda lingua presso un istituto superiore in Canada e docente di religione presso un’università dell’Ontario.

Non sei preoccupato di come le autorità israeliane ti tratteranno a causa del tuo nome?” gli ho chiesto.

Mi auguro di no. Spero di essere trattato come un cittadino canadese, un cittadino del mondo, e perfino il porre questa domanda dovrebbe farci riflettere sul trattamento subito dai non-occidentali in Israele,” ha risposto.

Circa 1.000 musulmani studiano nella University of Western Ontario, dove ricopre il ruolo di cappellano. Sua madre era nata in Libano, e la famiglia di lei vi era emigrata negli anni 1950. Suo padre era nato in Siria. Lui, in Canada.

Come mai sei sulla nave?

Come un cittadino consapevole del mondo, che vuole fornire assistenza a un popolo che ne ha bisogno ed essere di aiuto a guidare i governi di questo mondo. Sento che non stanno facendo abbastanza. E quindi i cittadini dovrebbero alzarsi in piedi.”

Israele non è il solo bullo della classe nel mondo, afferma, quindi è importante che i cittadini del mondo operino insieme. “I palestinesi hanno bisogno di un sostegno dall’esterno,” afferma Hamou.

(tradotto da Mariano Mingarelli – www.amiciziaitalo-palestinese.org)
 
01.07.2011 - Haaretz.com

http://www.haaretz.com/print-edition/news/with-multiple-ships-disabled-gaza-flotilla-organizers-regroup-in-grece-1.370527


 

FREEDOM FLOTILLA 2: Gli attivisti della Gaza flottiglia sono determinati a salpare nonostante gli ostacoli. (Amira Hass)
 
                                                                              
“Il ritardo della partenza della flottiglia ha creato una tensione finanziaria a carico delle organizzazioni partecipi, nonché sui convenuti che devono pagare il viaggio e la permanenza prolungata negli hotel.
Gli organizzatori hanno affermato che, fino ad ora, nessuno dei passeggeri si è ritirato. Anche se il ritardo ha alterato i loro progetti personali e ha portato a spese in più. Ma uno dei promotori ha dichiarato che oltre alla crescita della pressione economica, si è determinato un aumento della tensione psicologica – che, ha aggiunto, rientra evidentemente negli intenti di coloro che sono responsabili dell’intoppo.
In tal modo se il ritardo della partenza della flottiglia dovesse protrarsi per un tempo prolungato, è lecito ritenere che alcune persone rinunceranno a partecipare.
D’altra parte, questa guerra di logoramento, a proposito della quale i partecipanti incolpano Israele, ha reso possibile la fusione del gruppo. Ritengono che la solidarietà di gruppo sia loro di aiuto per affrontare meglio le difficoltà in più che immaginano li attendano avanti. Tra i passeggeri che hanno in programma di salpare sulla Tahrir, è facile notare come da questa esperienza è risultata incrementata l’amicizia e un senso di responsabilità collettiva.
Segnalazioni di ostacoli burocratici e tecnici hanno fornito agli organizzatori l’occasione di restare sotto i riflettori, e hanno concesso frequenti interviste a proposito di Gaza a organi di informazione sia ufficiali che alternativi. Nell’era dei blog su Internet, di Facebook e Twitter, ogni componente condivide la sua esperienza con la propria comunità, facendo spesso paragoni tra il ritardo e il blocco di Gaza. Come risultato è cresciuta la consapevolezza del problema che sta a cuore alla flottiglia, le politiche di Israele nei Territori Occupati in generale e a Gaza in particolare.
A causa degli atti vandalici scoperti lunedì sul propulsore del battello greco-svedese Juliano, i partecipanti alla flottiglia hanno organizzato turni di servizio a guardia di ciascuna imbarcazione che avrebbe dovuto salpare per Gaza. La Juliano è stata rimorchiata per le riparazioni in un altro porto; la valutazione è stata che, a partire mercoledì, avrebbe richiesto altri due giorni di lavoro.
La nave americana della flottiglia, non è stata ancora certificata adatta a salpare, dopo un reclamo della settimana scorsa secondo il quale non era sicura. Mentre un’imbarcazione canadese, che una denuncia anonima aveva etichettata come non idonea a prendere il mare, è stata ispezionata di nuovo, ed ha ricevuto l’autorizzazione alla navigazione.
Contrariamente a una notizia iniziale secondo la quale un battello irlandese della flottiglia era già partito per Gaza, ora salta fuori che anche la sua partenza è stata ritardata. I motivi di questo intoppo non sono ancora chiari al momento di andare in stampa.
Le affermazioni israeliane che i passeggeri della flottiglia hanno accumulato sulle imbarcazioni prodotti chimici e lanciafiamme per utilizzarli contro le forze israeliane inviate per intercettarle vengono interpretate dagli organizzatori come guerra di propaganda. Il comitato direttivo della flottiglia ha rimarcato che ogni parte del bagaglio personale che è stato portato a bordo delle imbarcazioni verrà ispezionato.
Parlando con gli organi di informazione internazionali, i membri del comitato direttivo hanno citato ripetutamente le restrizioni contenute nelle normative che sono state sottoscritte da tutti i passeggeri della flottiglia, tra le quali il divieto di dare inizio al contatto con i soldati o il lancio di oggetti contro di loro (prodotti chimici inclusi).
Alcuni partecipanti della flottiglia che soggiornano nei quartieri vicino alla flottiglia hanno riferito di aver notato attività sospette. Ad esempio, alcuni hanno affermato di essere stati aggrediti per strada in luoghi diversi e che gli erano stati rubati i telefoni cellulari. Ci sono notizie sulla comparsa improvvisa di “pescatori” in prossimità di acque inquinate di benzina e di carburante diesel, pescatori che non avevano né esca né secchi. Anche senza un retaggio di particolare intelligenza, i delegati hanno concluso che quello strano pescatore aveva a che fare più con la flottiglia che con il pesce. I pescatori senza esca sono già diventati oggetto di barzellette tra i componenti della flottiglia”.

(tradotto da Mariano Mingarelli www.amiciziaitalo-palestinese.org)

30.06.2011 -  Haaretz.com

http://www.haaretz.com/print-edition/news/gaza-flotilla-activists-determined-to-sail-on-despite-obstacles-1.370376
 
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