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Ecuador: Correa a sinistra

Rafael Correa vince con il 58% dei consensi su Alvaro Noboa (Prian) che si ferma al 41%. Alleanza Paese (Alianza Pais) raccoglie i frutti che stanno nascendo in ogni angolo del continente. La trasformazione sociale capitanata da Chavez e dalla rivoluzione Bolivariana sta contagiando politicamente e culturalmente masse di latinoamericani sempre più vaste, il socialismo del XXI secolo sta prendendo forma nel processo d’integrazione dell’Alternativa Bolivariana per America Latina e Carabi, che al momento è conformata da Cuba, Venezuela e Bolivia; a breve ci si aspetta la dichiarazione di entrata anche del Nicaragua che ha appena svoltato pagina riportando i sandinisti al potere appena la settimana scorsa.

Oggi Correa diviene capo di Stato in Ecuador su una campagna elettorale impostata su parole d’ordine estremamente radicali: Cacciata delle truppe Usa dalla Base di Manta (la più grande dell’America Latina), non intervento sul Plan Colombia (Plan Patriota oggi), ritiro della firma degli accordi bilaterali di TLC con gli Stati Uniti, impegno nel combattere l’emigrazione e favorire il ricongiungimento delle famiglie all’interno del paese (Ecuador è il paese con maggior emigrazione interna dopo la Colombia), ridistribuzione della rendita petrolifera, potenziamento del credito per agricoltura e industria, ma soprattutto INTEGRAZIONE LATINOAMERICANA, GIUSTIZIA, DIGNITA’ E SOVRANITA’ NAZIONALE.

La prima dichiarazione di Correa è stata quella di annunciare “la fine della notte neoliberale”, durante il suo discorso di vittoria ha già dato un segnale determinante annunciando che per prima cosa lavorerà all’ Assemblea Nazionale Costituente ed ha inoltre annunciato l’entrata dell’Ecuador nell’OPEC e che s’impegnerà al rafforzamento del Blocco Latinoamericano.

In politica estera ha detto “non consideriamo terroriste le FARC-EP, dialogheremo col presidente Uribe perché fa parte del contesto latinoamericano”.

Ha infine concluso il suo discorso dicendo “Il governo di Rafael Correa e Lenin Moreno (vicepresidente) sarà il governo dei migranti; trasformare la patria non è il compito di un’uomo, ma di tutto un popolo”.

Migliaia gli abitanti di Quito sono accorsi per i festeggiamenti e lo stesso è accaduto negli altri principali centri: Guayaquil, Riobamba, Puertoviejo, Lago Agrio, Puyo, Loja, Esmeraldas. Enorme il risalto che la vittoria di Correa ha avuto sulla stampa latinoamericana, entusiasmo è stato riscontrato in molti paesi dell’area dove le organizzazioni di sinistra e rivoluzionarie hanno vissuto la vittoria di Correa come propria. I presidenti latinoamericani si sono complimentati con il nuovo presidente dell’Ecuador commentando positivamente la sua vittoria con l’unica eccezione del Perù, che per bocca del suo ministro del Commercio Estero Mercedes Zaraos, ha espresso la preoccupazione che Correa e il suo nuovo governo possa danneggiare i rapporti tra la Comunità Andina (CAN) e l’Europa; tutto questo secondo lei per i dazi europei che ci sono sulle banane latinoamericane su cui Correa ha promesso d’intervenire: come si suol dire il Perù è alla frutta.

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