QUELLO
CHE AVREI VOLUTO DIRE…MA CHE NON HO DETTO….
Una militante insoddisfatta
10-11
marzo 2007
Conferenza
di Organizzazione di Rifondazione Comunista

Due
giorni di dibattito sulla crisi evidente di Rifondazione Comunista.
Si sono succeduti vari interventi, cercando di analizzare il problema
e di costruire un percorso per il prossimo futuro.
Tante
parole e poche soluzioni. Non c’è alternativa: rimanere
all’interno del governo, cercando, così è stato
detto, di evidenziare il più possibile i conflitti della
nostra società, oppure stare “fuori” non contando più
niente. Non sono intervenuta perché ho “sentito” che
sottolineare il mio malcontento, infondo, non sarebbe servito
assolutamente a niente. Ormai la strada è tracciata, prendere
o lasciare!
Ma
dove sono finiti tutti i valori che abbiamo sempre cercato di
difendere? Non esistono più i principi di democrazia e
coerenza. Dobbiamo adeguarci! Ma perché?? Alla fine è
stato detto che rifondazione comunista non vuole essere una
componente silente del governo, accettando tutto quello che viene
proposto, né vuole essere quella forza che contrasta tutto. Su
temi importanti, come per esempio quello sulla pensione, se ci
saranno dei forti cambiamenti che coinvolgeranno migliaia di persone,
si dovrà fare, insieme ai sindacati, almeno si spera, una
lotta per evitare il peggio. Mi auguro che ci possa essere questa
resistenza su questo tema molto importante, ma speravo anche che, si
fosse sottolineata, l’importanza di portare avanti un vero
discorso sulla pace, contro ogni forma di guerra. Rifondazione, su
questo discorso, è sempre stata molto sensibile, ma ora,
sembra invece, allontanarsi da tutto ciò. In questi mesi non è
riuscita ad incidere niente sull’azione del governo. Le spese
militari sono aumentate, Prodi ha dato la sua approvazione per
l’ampliamento della base Nato di Vicenza, il ministro degli esteri
continua ad affermare la sua disponibilità nei confronti dello
stato d’Israele, non condannandolo a nessuna responsabilità
per l’aggressione al Libano e, per ultimo, c’è la volontà
di riaffermare la nostra missione in Afghanistan. Si è
parlato, in questi due giorni, dell’importanza del forum sociale
mondiale di Nairobi, che ha visto un’alta partecipazione italiana.
Non è stato detto però assolutamente niente sulla
proposta, lanciata appunto a Nairobi, di organizzare una giornata
mondiale contro la guerra, nell’anniversario dell’invasione
americana dell’Iraq. Il 17 di marzo milioni di persone, in tutto il
mondo,chiederanno la fine delle guerre, la chiusura delle basi ed il
disarmo atomico. E noi???
A
questa manifestazione non hanno aderito nessuna delle organizzazioni
più importanti, quali per esempio, l’Arci, il sindacato di
base, i partiti di sinistra. Perché ?? non abbiamo sempre
gridato “senza se e senza ma” ? Perché invece si parla
solo dell’importanza di altre iniziative, per esempio come quella
della “marcia Pertugi-Assisi”? La risposta è semplice ed
elementare: votando a favore per il mantenimento delle nostre truppe
in Afghanistan, non si può pretendere che si scenda in piazza
contro le guerre! Questa si chiama vera coerenza, non quella che
invece pretendo io!
In
Afghanistan la situazione, dopo cinque anni di guerra, è
peggiorata, soprattutto per le donne. La “liberazione” delle
donne afgane è solo teorica. Il sistema giudiziario
ultraconservatore basa le proprie decisioni su interpretazioni della
sharia. Il presidente Karzai ha confermato i principali accordi
internazionali sui diritti umani, ma costruire qualcosa, partendo da
quello che c’è scritto sulla carta, senza fare i conti con
la povertà, l’analfabetismo e la guerra, è tutto
diverso, pressoché impossibile.
La
coalizione occidentale ha fallito gli obiettivi, in Afghanistan.
Sembra probabile invece, tra breve, una ripresa dell’offensiva
degli estremisti islamici contro le forze governative e straniere. Se
così fosse, quale sarà la nostra risposta? Vorrei solo
sapere quale linea politica oggi Rifondazione Comunista vuole
intraprendere e quali sono gli eventuali “paletti” che non
potranno mai essere superati.La preoccupazione è alta, il
futuro molto incerto.