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Medio Oriente » Combattenti per la Pace  
I COMBATTENTI PER LA PACE



Ex soldati israeliani ed ex prigionieri palestinesi, dal 2005, si sono uniti per creare l’organizzazione “combattenti per la pace” con l’obiettivo di porre fine all’occupazione militare israeliana riportando la legalità e la giustizia nei Territori Occupati, attraverso gli strumenti della “non violenza”. Non è facile credere nella “non violenza, quando, da una parte, c’è il dominio territoriale di uno stato, mentre dall’altra, ci sono persone costrette a vivere accerchiate in zone controllate da ogni parte, all’interno di un muro. A volte, però, i miracoli, sotto la veste della “conoscenza”, si avverano.

La maggior parte dei soldati israeliani, fino all’età dei 18 anni, data in cui inizia il servizio militare, non conosce la realtà palestinese. Gli insegnamenti scolastici non prevedono certamente uno studio inerente alla “Nakba” catastrofe palestinese, ma sono indirizzati invece solo verso la Shoah, inculcando così solo sentimenti di odio e di paura.
Capita, quindi, che quando il proprio cammino è attraversato da chi rappresenta il proprio nemico, si prenda coscienza della realtà in cui si vive e, a volte, può, quindi, scattare il dubbio verso il proprio coinvolgimento nella politica del proprio governo. L’alternativa al servizio militare obbligatorio (tre anni per i ragazzi, due per le ragazze) in Israele è la prigione. Esistono comunque alcuni espedienti più semplici, come per esempio, la possibilità di andare a studiare all’estero almeno fino ai 24 anni, così si è reclutati solo per un anno, oppure di presentare un certificato medico falso in cui si attesti un’instabilità mentale. Occorre quindi maturare una motivazione forte per arrivare ad un’opposizione al servizio militare, tenendo anche conto delle conseguenze psicologiche, oltre a quelle sancite dall’esercito, per l’ostilità espressa dalla maggior parte della società israeliana e dei propri coetanei. Lo stesso discorso sulla conoscenza dell’altro può essere valido anche per l’ex combattente palestinese. Dopo un percorso di violenza subita ed effettuata si può arrivare, a pensare di percorrere una strada non violenta per arrivare alla soluzione di un conflitto che dura da 64 anni. I

Combattenti per la Pace, dunque, promuovono azioni ed iniziative che mirano al dialogo, alla conoscenza e alla comprensione reciproca. Credono nella necessità di cessare l’occupazione e di ogni forma di violenza, nell’educazione all’ascolto e nel rispetto, attraverso letture pubbliche e racconti di veterani di entrambi gli schieramenti, nella creazione di progetti per l’educazione alla non violenza, nella richiesta della nascita di uno Stato palestinese affianco a quello israeliano, con capitale Gerusalemme Est.

“I palestinesi sono vittime di un popolo di vittime, ma il messaggio che voglio dare al mio popolo è che dobbiamo essere forti abbastanza per non essere più vittime di nessuno.”  Queste sono le parole di Bassam Aramin, uno dei fondatori palestinesi dell’organizzazione “Combattenti per la pace”.


Avner Wishnitzer, l’attuale coordinatore della sezione israeliana, commenta: “Se milito in Combatants for Peace non è solo per altruismo o generosità: lo faccio per la mia società. Combatants for peace non è un gioco a somma zero”. Gli fa eco Aramin: “Non schieratevi con un popolo o con l’altro. Non prendete parte per gli israeliani o per i palestinesi. Prendete parte per l’umanità. E   per la Palestina libera”.

 

Modena, 5 luglio 2010

I rappresentanti dei Combattenti per la Pace


Ashraf Khader (Palestinese)

 

 

 

 

 

 

 

 

Liri Mizrachi (Israeliana)

 

 

 

 

 

 

hanno rilasciato a Modena le loro testimonianze  


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